Circa un anno prima, Sinnoh, nei pressi della Fonte Saluto.
Cole correva a perdifiato fra gli alberi, col cuore che gli martellava nel petto. Lui e Green avevano appena attaccato un convoglio di Sacerdoti, liberando circa una sessantina di prigionieri. Quest’ultimi li seguivano correndo come meglio potevano, deboli e feriti com’erano. I sacerdoti, quei pochi rimasti in vita, continuavano a inseguirli, restando alle loro calcagna.
Cole voltò bruscamente a destra, venendo emulato da tutto il gruppo. Si lasciò cadere lungo un pendio, scivolando fra piccole rocce e foglie secche lasciate cadere dalle vette più basse di pini e querce che si trovavano tutt’intorno. Un grosso ramo gli frustò il viso, lacerandogli la bandana che portava sul viso, a mo’ di maschera. La camicia si ruppe in più parti quando scivolò fra le radici, mentre il pantalone paramilitare tenne agli urti e gli strappi. Si alzò una volta giunto dove il terreno ritornava dritto, per poi controllare il resto del gruppo.
Guardò a destra e sinistra, in cerca di una strada da percorrere o un nascondiglio. Lo trovò in un piccolo incavo nel fianco della montagna, che sembrava abbastanza spazioso per tutti. Aspettò che tutti giungessero nei suoi pressi, con Green che faceva da chiudi fila. Li diresse tutti verso il nascondiglio, prima di andarci a sua volta. Da quella posizione, erano invisibili dalle minacce dall’alto.
Tutti ne approfittarono per riprendere fiato. Cole controllò il suo fucile d’assalto staccandone il caricatore. Restavano otto colpi in totale, contando quello in canna. Inserì la modalità semiautomatica e ripose il fucile a tracolla.
Fu solo in quel momento che Green prese la parola.
- Non dovevano essere solo una decina di Sacerdoti? Saranno almeno in trenta! – sbottò, indirizzato verso di Cole.
- Beh, forse ho contato male – rise lui, estraendo il grosso coltello da caccia, per poi liberare gli ultimi con ancora i lacci alle mani.
- Avremmo dovuto essere in più, ci hai fatto rischiare grosso, Cole.
- Non potevamo aspettare i rinforzi, questa gente stava andando a morire e tu lo sai bene.
- È comunque stata una cosa da incoscienti. Sembravi Gold mentre ti lanciavi dall’albero con una liana. Pensavi di essere Tarzan?
- Si chiama effetto sorpresa. Più un pizzico di fantasia.
- È stata pazzia.
- Comunque ne ho uccisi cinque solo mentre scendevo.
- Ci servivano comunque più uomini – obiettò Green, indicando gli schiavi da loro soccorsi.
- Se tu ti decidessi a usare delle armi da fuoco, non ne avremmo avuto bisogno.
Green sospirò, passandosi una mano fra i capelli, per poi allentarsi un po’ la cravatta blu con le paperelle.
Cole lo guardò da sott’occhio, mentre liberava anche l’ultimo paio di mani.
- Sì lo so, lo so. Tu non uccidi, non ti preoccupare, c’è lo zio Cole qui.
Green fece segno di fare silenzio e tutti si ammutolirono all’istante. Si alzò una manica della lunga tuta tattica, estraendo il suo palmare legato al braccio.
Eseguì una rapida scansione del terreno circostante, collegandosi con un segnale pirata ai satelliti utilizzati dal Sacro Ordine. Un gruppo di circa una dozzina di Sacerdoti si stava avvicinando al nascondiglio, portando i Pokémon fuori dalle sfere.
- Arrivano, Cole. Sono troppi.
Cole guardò gli schiavi, tremanti di paura e con le spalle al muro, quasi piangere pensando alla sorte che li stava raggiungendo.
Strinse l’impugnatura del suo coltello, inspirando a fondo.
- Green, portali al punto di estrazione. Io distraggo i Sacerdoti. Li condurrò nella Grotta Ritorno così li faccio tutti fuori mentre sono disorientati fra le stanze, poi ti chiamo col palmare.
- Sei pazzo? Sono troppi, continuiamo a fuggire e nel mentre richiedo l’estrazione.
Ma Cole si era già lanciato fuori dal rifugio, correndo nella direzione in cui Green aveva avvistato i Sacerdoti. A nulla servirono le grida di quest’ultimo, che dalla piccola grotta cercava di far ragionare il suo compagno.
Green sospirò, prendendo a calci una radice di rampicante che lottava per crescere su di un tronco morto.
Green aspettò una decina di minuti, lasciando il tempo necessario a recuperare le forze, anche ai più deboli.
Chiamò fuori dalle sfere Machamp ed Heracross, rendendo più sicuri i prigionieri, consci delle nuove braccia appartenenti alla loro scorta.
- Machamp, Heracross, caricatevi le persone che vi sembrano più deboli e impossibilitate a muoversi e seguitemi. Chiuderete voi la fila, va bene?
I due Pokémon acconsentirono e si misero immediatamente a disposizione: il solo Machamp era in grado di trasportare quattro per ogni braccio superiore. Lasciò gli arti inferiori liberi, sotto consiglio di Green, in modo da potersi difendere immediatamente in caso di attacco. In effetti, staccò dal muro della grotta due grossi pezzi di terreno, pronti a essere usati come armi da lancio.
Green fu il primo a fuoriuscire allo scoperto, cauto e non prima di aver scannerizzato un’ulteriore volta la zona circostante col suo bracciale tecnologico.
Non c’era anima viva. Soltanto qualche Dustox che si librava nell’aria, quasi in stasi, cercando fiori da cui attingere nutrimento e dei Wurmple che strisciavano fra le radici degli alberi, senza degnare dell’alcun minima attenzione i nuovi visitatori della foresta.
- Ok, via libera. Andiamo.
Green incitò gli altri a seguirlo, mantenendo un’andatura costante e non troppo spedita, per favorire i deboli. Si orientò tramite il proprio palmare, trasmettendo ogni dieci minuti la propria posizione al campo base, dove li aspettavano i soccorsi. Non potevano spingersi troppo in profondità nella foresta, dove ora si trovava Green, o rischiavano di essere intercettati troppo velocemente dalla guardia dei Sacerdoti.
Quindi la loro unica soluzione, al momento, era camminare.
E fu quello che fecero.
Cole correva a perdifiato, evitando rocce e radici. Durante il primo contatto visivo aveva esploso sei cartucce dal suo ARX-160, con altrettanti colpi a segno. Ora i Sacerdoti alle sue calcagna erano otto, con soli due proiettili. Non sapeva nemmeno lui come avesse fatto a uscire dallo scontro a fuoco illeso, data la schiacciante superiorità del nemico. Fatto sta che aveva iniziato a correre dopo aver accertato le morti visivamente e non si era ancora fermato.
Non riusciva a sentire gli Absol che gli erano alle calcagna, dato che quei Pokémon non emettevano alcun suono neanche calpestando i rami. Ma ne sentiva la presenza, e per questo era più che deciso a raggiungere il prima possibile la sua meta.
Correndo, lasciò cadere delle trappole dal suo cinturone.
- Ti prego, Blue, fa che questi cosi funzionino. Se mi salvi il culo, giuro che smetto di sfottere Green… per una settimana.
Dopo qualche attimo, lo schermo del suo computer da polso si illuminò di rosso, a conferma dell’avvenuta esplosione della trappola.
Cole si fermò e si concesse un attimo di tregua, volgendosi verso i suoi inseguitori.
Sei Absol erano bloccati fluttuanti sopra il punto in cui era caduta la sua granata sperimentale. Erano avvolti in una bolla blu di stasi. Cole sogghignò, entusiasta della riuscita della trappola.
- Cole è un uomo felice quando gli vengono dati nuovi giocattoli – disse fra sé.
Diede un ultimo sguardo agli Absol bloccati nel loro balzo, per poi guardare il suo computer da polso.
- Secondo Blue, questa specie di bolla dovrebbe durare almeno trenta minuti. Peccato non potermene accertare.
Sentì i Sacerdoti farsi più vicini. Riusciva a sentirne perfino i passi nel sottobosco. Erano così sicuri dell’essere fuori pericolo che non si preoccupavano minimamente del baccano da loro provocato.
Ma per sua fortuna, Cole non era così sbadato. Si accorse in tempo del loro arrivo e riuscì, senza troppa fretta, a distruggere quasi tutte le sue tracce. Eccezion fatta per un paio di pedate nel fango, che utilizzò come ulteriore trappola. Mise un paio di mine nascoste fra erbacce e fanghiglia, prima di riprendere la sua corsa verso la Grotta Ritorno.
Ebbe un’idea migliore: dopo circa venti metri si fermò ai piedi di un grosso albero, estrasse il rampino dalla cintura che aveva ideato Green e lo utilizzò per issarsi su di uno dei rami più in cima ma abbastanza robusto alla vista, in grado di poterlo reggere. Una volta salitoci, si nascose come meglio possibile utilizzando il fogliame dei rami sottostanti. Premette un pulsante sulla sua cintura e un sottilissimo strato di materiale riflettente lo avvolse, rendendolo quasi impossibile da vedere: la luce veniva riflessa dal marchingegno, mimetizzando il suo corpo con l’ambiente naturale. Anche il suo odore venne coperto, seppur non completamente.
I Sacerdoti si avvicinarono alla bolla di stasi, con lo sguardo fisso sui corpi dei loro Pokémon. Erano troppo impauriti dal poter fare la stessa fine e quindi evitarono di anche solo avvicinarsi alla sfera blu volante, generata dalla granata di Cole.
Si limitarono a lanciare un paio di sassi verso di essa. Videro che nessun effetto veniva attivato, esclusione fatta per il fatto che la bolla assorbì anche i sassi, inglobandoli e mettendo in stasi anch’essi.
Decisero che era meglio starne lontani e quindi andarono avanti nelle loro ricerche.
Uno di essi chiamò fuori dalla Poké Ball un Houndoom e gli ordinò di rintracciare l’odore che stavano inseguendo. Il Pokémon girò intorno alla sfera un paio di volte, sfrecciando avanti e indietro per il terreno. Alla fine rintracciò l’odore, che seguì spedito attraverso gli alberi, diretto verso la posizione di Cole. Si fermò per qualche attimo al di sotto del suo albero e Cole sperò con tutto se stesso che la nuova tecnologia di Green e Blue funzionasse.
Per sua fortuna, la mimetizzazione parve superare i sensi del Pokémon. Houndoom riprese la sua corsa, in direzione di dove le tracce parevano continuare, per poi perdersi nel bosco. Ma il Pokémon era più che sicuro che la direzione fosse quella giusta. Passò sulla mina laser, senza che quest’ultima si attivasse. Era progettata da Green, quindi non era in grado di uccidere i Pokémon.
I sensori erano in grado di stabilire la fisionomia dell’organismo che entrava nel loro raggio d’azione, limitando la detonazione alla sola presenza di esseri umani. Inoltre, erano in grado di leggere i marcatori genetici delle “razze” di uomini appartenenti ai Ribelli, in modo da evitare feriti da fuoco amico. Ma ovviamente tutto questo era teorico, in quanto Cole ne era il tester ufficiale.
Però sembrò i sensori sembrarono funzionare nell’individuare il Pokémon. Cole sperò che anche il resto funzionasse alla perfezione.
I Sacerdoti si avviarono per poter seguire il loro Pokémon, arrivando in breve tempo nei pressi della mina.
- Forza, fai Boom e rendi felice papà – sussurrò Cole a bassa voce, come se le sue parole fossero dotate del potere di persuadere l’ordigno a detonare.
Il Sacerdote a cui apparteneva Houndoom, seguito da altri due, arrivò in prossimità della mina.
Si sentì un beep di conferma, prima della detonazione. I tre non ebbero nemmeno il tempo di chiedersi mentalmente da dove provenisse quel suono, che avvenne l’esplosione. Del più vicino non rimase che della polpa sparsa sull’erba, mentre i corpi senza vita, maciullati e deformi, dei restanti due, ricaddero poco lontano. La detonazione era stata pensata per essere letale e concentrata in spazi ristretti, quindi l’onda d’urto non si espanse per più di cinque, quasi sei metri.
Cole approfittò del momento di panico generato, per sparare gli ultimi due colpi restanti nel caricatore.
Il silenziatore fece il suo effetto, rendendo quasi inavvertibili gli spari in caso di silenzio e quiete. Grazie all’esplosione, la posizione di Cole era completamente nascosta.
Riuscì a colpire uno dei restanti cinque in pieno viso, dritto fra gli occhi; mentre il secondo venne colpito nel collo, all’altezza delle giugulare. Cercò di far piombare su di loro i colpi quanto più orizzontalmente possibile, ragione per cui scelse i due più in lontananza. Così facendo sperava di nascondere il suo essere più in alto, depistandoli.
I restanti tre non ebbero la benché minima idea di cosa stesse succedendo, finché gli altri due loro compagni non furono morti. Allora Cole lanciò il suo fucile, ormai inutile, lontano, nella direzione in cui si era diretto Houndoom.
Quello che gli parve il capo, il più grosso, urlò diversi ordini ai due restanti, invogliandoli a correre nella direzione da cui provenne il tonfo del fucile. I tre iniziarono quindi a correre, mentre Cole sorrideva soddisfatto.
Passarono i minuti, e quando fu certo di essere abbastanza al sicuro, si lasciò scivolare giù dalla sua protezione. Le batterie del camuffamento erano andate e quindi ora era di nuovo senza protezione.
Una volta a terra, sentì il ringhio di Houndoom, tornato indietro a chiamare il suo allenatore, del quale non restava che una piccola poltiglia.
Il Pokémon fissò Cole, avvicinandosi sempre di più. Lui rimase impassibile, notando i resti della Poké Ball in cui era contenuto il Pokémon.
- Sei libero, non devi più servire quella gentaglia. Non devi più combattere.
Rimase fermo sul posto, senza distogliere lo sguardo dagli occhi del Pokémon.
Quest’ultimo si avvicinò ancora, arrivando quasi a sfiorare il naso di Cole col suo muso.
I due si guardarono per istanti che parvero interminabili, fissandosi dritto negli occhi.
Poi Houndoom si girò e corse via nel bosco, abbandonando tutto ciò che lo legava a quel posto.
Cole si mosse, riprendendo a correre nel sottobosco. Restavano altri tre sacerdoti ma era sicuro che ormai Green fosse lontano e quindi poteva ritornare sui suoi passi.
Si girò e fece per imboccare il sentiero per il ritorno, controllando la strada sul suo computer da polso. Fece appena un passo e un proiettile si conficcò nel legno dell’albero vicino alla sua testa. Schegge di legno volarono nell’aria, alcune rimbalzarono sul casco in grafene di Cole, che probabilmente gli salvò l’occhio.
- Porca puttana! – urlò, mentre si spostò dall’altro lato del tronco, cercando riparo.
- Mi sa che devo mettere in atto il piano “Grotta Ritorno”, ormai ci sono quasi.
Riprese a correre, chino sul terreno, mentre i Sacerdoti recuperavano velocemente terreno.
Dopo una breve radura, ecco che apparve: davanti ai suoi occhi c’era l’ingresso alla Grotta.
Cole non perse un solo istante e ci si fiondò all’interno, seguito a ruota dai Sacerdoti.
Nel frattempo, sul limitare opposto della foresta.
- Forza, ci siamo quasi – Green spronava il resto del gruppo, cercando di accelerare i tempi.
Erano finalmente giunti in prossimità del campo base e riusciva a intravederne i tendoni e le vedette.
Green si bloccò, dando istruzioni agli altri di procedere. Il gruppo si spinse all’interno del perimetro sicuro, venendo infine soccorso dai Ribelli. Machamp ed Heracross si liberarono dei loro fardelli per poi ritornare dal loro allenatore, che ancora aspettava sul limitare del campo.
- Cole, mi ricevi? – disse, premendo il tasto di comunicazione.
- Sì, anche se non perfettamente. Sono nella Grotta Ritorno ora, ti sento da schifo. Non ti preoccupare per me, volate via. Ho sentito i Sacerdoti dire che stanno arrivando i loro rinforzi, io me la caverò, ho sempre il tuo Pidgeot.
- Non me lo trattare male, mi raccomando. Evito di provare a persuaderti perché so che sarebbe inutile. Fa avere tue notizie.
- Certamente, principessa. Qui Cole, passo e chiudo.
Fu solo allora che Green si diresse verso il campo base.
Non perse tempo inutile e preparò la partenza di tutti, organizzando i vari Pokémon volanti e i loro passeggeri. In pochi minuti furono tutti pronti, anche grazie alle precedenti comunicazioni fra Green e gli altri Ribelli, che nel frattempo avevano iniziato a preparare il tutto.
Mancavano pochi minuti alla partenza, quando i radar portatili individuarono grosse truppe in avvicinamento con i Pokémon pronti all’assalto.
- Portate tutti via – ordinò Green.
- E lei, capo? – chiese l’addetto alle comunicazioni.
- Vi raggiungerò in volo. Vi copro le spalle.
E senza dire un’altra parola, si diresse verso i Sacerdoti in arrivo.
Non dovette camminare molto, che vide decine di quest’ultimi avanzare di gran carriera, con Tyranitar e Garchomp vari pronti al combattimento.
Green si fermò per un istante, pensieroso. Continuava a fissare i suoi nemici avanzare.
Decise di non perdere tempo e finire immediatamente quello scontro.
- Non ho voglia di tirarla per le lunghe. Sono molti e forti, ma non sono per niente addestrati, glielo leggo in faccia – espresse il suo pensiero ad alta voce, quando il nemico fu a meno di trenta metri da lui.
Estrasse una Poké Ball, richiamando in campo il suo Charizard. Lui ruggì, affamato di combattimento, come sempre.
Green inserì la Megapietra nel suo Bracciale, innescando la mutazione nel DNA del suo Pokémon. Lentamente, il corpo di Charizard si riadattò alle modifiche subite dall’esplosione di potenza in lui innestata: le corna si allungarono, le ali aumentarono la propria aerodinamicità, mentre un nuovo paio di quest’ultime, in scala ridotta, apparve sugli avambracci nel Pokémon. Inoltre, Charizard, aumentò di stazza e prestanza.
I Sacerdoti iniziarono a esclamare i loro ordini ai Pokémon che, costretti con la forza a ubbidire, non riuscivano a sprigionare la loro vera potenza.
Green non ci diede alcun peso, restando completamente rilassato. Sentì il suo corpo e quello di Charizard entrare in armonia, mentre le loro energie si fondevano e univano.
Un cenno impercettibile del capo del suo Pokémon gli fece capire che fosse pronto.
- Basta contrattempi – esclamò Green.
E immediatamente, delle potenti vampate bianche, lucenti come mille soli, esplosero dalle fauci di Charizard.
L’attacco Incendio colpì violentemente la zona, cancellando ogni forma di pianta in una lunghezza di almeno cento metri, polverizzando l’area a cono subito antecedente i due. Charizard aveva provato a contenere la propria forza, per evitare danni accidentali ai Pokémon selvatici.
Una volta che il bagliore fu finito, tutti i Pokémon avversari erano privi di forze, mentre i Sacerdoti si cercavano di rialzare a fatica, con ustioni su tutto il corpo.
Ma si muovevano ancora, quindi erano vivi. Il patto di Green era stato rispettato.
Senza ulteriori indugi, balzò sulla schiena di Charizard, librandosi in volo per raggiungere il resto del gruppo. Mentre volava via, vide chiaramente che i Pokémon selvatici erano riusciti a mettersi in salvo. Il suo cuore si alleggerì di un ulteriore peso.
Poco dopo, nella Grotta Ritorno.
Cole aspettò diverso tempo, nascosto nell’ombra, per poter sorvegliare l’ingresso. Ma per quanto gli parve di aspettare un’eternità, nessuno varcò la soglia.
Pensò che i Sacerdoti fossero intimoriti dalla fama del luogo, e che avessero preferito che ci pensasse l’oblio a eliminare la loro preda.
Proprio in quel momento, sentì il vociare dei Sacerdoti provenire da diverse stanze di distanza.
- Come diavolo hanno fatto? Ero convinto ci fosse solo quello di ingresso. La cosa è piuttosto sospetta.
Non ebbe nemmeno il tempo di terminare il proprio pensiero, che il debole alito di vento che ravvivava le stanze della Grotta portò alle sue orecchie il suono delle grida dei Sacerdoti.
“Ah, col cazzo che resto ancora qui” pensò, scattando in piedi e dirigendosi a passo spedito verso l’ingresso.
Lo varcò, per poi accorgersi che l’oscurità, invece che essere diradata dal sole, si infittiva sempre di più.
Era rimasto intrappolato all’interno di quel luogo maledetto.
- Grandioso, ci mancavano le porte che si spostano – urlò al vuoto, preso da un attimo d’ira.
Scosse la testa e continuò a proseguire. Trovò un grosso ramo fra due rocce e lo raccolse, chiedendosi da dove potesse provenire. Mano alla Ball di Ryp, continuò a cercare la strada per uscire. Passò diverse stanze, per poi scontrarsi nei cadaveri dei tre Sacerdoti che lo stavano seguendo. Tutti e tre senza arti, le vesti bianche infettate dal sangue.
- Beh, almeno rendetevi utili una volta morti – scavò negli zaini dei tre, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse tornargli utile.
Trovò diverse bende da pronto intervento e dell’alcool. Avvolse le bende attorno al ramo e ci spruzzò sopra l’alcool, per poi dar fuoco al tutto col suo acciarino.
- Ok, problema luce risolto. Peccato gli stronzi fossero senza più munizioni. Pazienza, me la caverò da solo.
Controllò la sua posizione sul computer, notando con ovvia delusione che lì sotto le sue apparecchiature non funzionavano. Non era neanche in grado di accendere lo schermo, qualcosa di tetro vegliava su quel posto.
Rincuorato dal fuoco, e dalla lama in titanio di diciotto centimetri che reggeva nella mano destra, si avventurò all’interno della grotta, per cercare un’uscita. Conscio, però, che stava andando dritto dove quel posto voleva condurlo.
sIl suo sesto senso si attivò, e a Cole sembrò di essere osservato da un paio di occhi attenti, potenti e tirannidi, il cui sguardo sembrava fendere pareti rocciose e macigni, posti al centro di quel labirinto.
Non si sbagliava.
Tramite il calcio del fucile che aveva raccolto dai cadaveri dei Sacerdoti, aveva continuato a fare segni sulle pareti e le rocce delle stanze, senza però riuscire mai a ritrovarne neanche uno. Non ci riuscì neanche quando provò a tornare indietro, non appena superato un antro. Anzi, quella era la cosa più strana: tornando indietro dalla porta d’ingresso di una stanza, si ritornava sempre nella stessa grande sala, al cui centro si stagliava l’enorme pilastro su cui si poteva leggere, a caratteri cubitali, due numeri romani; due enormi “I”, stando a significare due numeri uno.
Cole controllò nuovamente il computer, che non diede la minima risposta. La batteria che era oltre il settanta per cento, era morta d’improvviso una volta entrato in quel posto. Anche l’energia cinetica che accumulava la tuta con il movimento, pareva essere svanita. Nonostante fosse in cammino da molto tempo, non sapeva neanche più lui quanto, il display riportante l’energia totale utilizzabile era addirittura spento. Lì sotto c’era qualcosa che distruggeva ogni forma di tecnologia.
D’un tratto, un fascio di luce investì Cole, partendo da una delle aperture nella nuda roccia. Alle sue spalle, la grossa porta nella terra su cui era visibile un gigantesco bassorilievo di Giratina, sembrò aprirsi all’improvviso.
La luce filtrò all’interno, allontanando l’oscurità. Le restanti tre porte, tuttavia, restarono nell’oblio.
Cole riuscì a vedere il giorno, nell’esterno del mondo. Il Sole brillava alto sulla foresta, in tutto il suo splendore e calore, così tanto che Cole rimase abbagliato e sentì la pelle bruciargli addosso, abituato al freddo glaciale di quel posto.
Si avvicinò, incredulo, all’apertura. Torcia ancora in mano, mentre l’altra andava a tentoni verso l’uscita. Si lanciò verso l’esterno, entusiasta di essere finalmente libero e di rivedere la luce del Sole.
Qualcosa, però, parve bloccarlo dal correre via, permettere alla tuta di ricaricarsi e di trovare un segnale radio con cui chiamare i soccorsi, prima di mettersi in viaggio con Pidgeot.
Si girò verso l’interno della Grotta, sentendo come un richiamo dall’oscurità. Sembrava solo un sibilo del vento, eppure Cole credeva che ci fosse qualcosa lì dentro che stava cercando di trovarlo. La cosa lo inquietava e non poco, soprattutto aggiungendo il fatto che non sapeva come avesse fatto a ritrovare la luce.
“Dannazione, questa non ci voleva proprio. Che cavolo mi prende?” pensò lui, stringendo la Poké Ball di Rhyperior da cui proveniva conforto e calore.
- Che dici, compare, ci buttiamo nell’esplorazione?
La sua mano venne investita da un forte calore, e vibrazioni che erano la manifestazione del ruggito del proprio Pokémon.
- Ottimo, ma tu vieni con me, sia chiaro.
Estrasse la Ball dal cinturone, liberando Ryp. Fuoriuscì con un potente ruggito, imponendosi immediatamente a capo della catena alimentare di quella zona della foresta.
- La tecnologia sembra non funzionare lì dentro, quindi meglio tu mi segua dall’inizio. Inoltre puoi portare molta più legna, meglio non sfidare la sorte.
Cole ordinò a Rhyperior di raccogliere dei vecchi tronchi secchi e ormai morti, che all’occorrenza sarebbero stati fatti in pezzi più piccoli e utilizzati come fiaccole. Inoltre estrasse una grossa radice, anch’essa morta, dal terreno, per poi affilarla con le grosse zanne e consegnare a Cole.
- Sempre meglio che niente… - commentò lui, abbandonando con rammarico il suo fucile automatico preso “in prestito” dai Sacerdoti.
- Non ti preoccupare, Ryp, c’è abbastanza spazio per te, lì dentro. Le porte sono il doppio di te. Ma non hai scuse, quando si torna a casa, dieta!
Raccolse una gran quantità di Bacche varie dagli alberi lì vicini, assieme a una grossa partita di mele, per poi inserire il tutto all’interno del grande spazio vuoto che riempiva le tasche degli zaini che aveva trafugato.
Fatto questo, si avviò all’interno, nuovamente. Stavolta però con una torcia più che consistente e una scorta degna di nota.
C’era pur sempre Rhyperior con lui.
I due, non appena rimisero piede all’interno della Grotta Ritorno, vennero avvolti dall’oscurità. Piombò su di loro come un condor, separandoli all’istante dal mondo esterno.
Cole riprese a camminare, affiancato dal suo Rhyperior. I pesanti passi del Pokémon riecheggiavano in tutto il sistema di gallerie e stanze, facendo vibrare le pareti stesse.
Cole provò nuovamente a procedere in linea retta, poi a zig zag, per poi provare anche ad affidarsi al più disparato chaos, scegliendo una direzione totalmente a caso.
Ma per quanto si sforzassero, i due non riuscirono a ottenere altro che sassi, pietre e stanze che sembravano una identica all’altra, esclusione fatta per il numero di rocce e sassi presenti in ogni stanza.
Ogni tanto ritornavano a visualizzare l’enorme pilastro in pietra che segnava il doppio numero romano. Cole capì che era matematicamente certo che, ogni qualvolta provasse a riprendere la strada da cui fosse arrivato, si ritrovava nuovamente al grande pilastro. Quindi il modo per tornare all’uscita era semplicemente ritornare sui propri passi. E ciò significava ridurre la scelta a sole tre porte. Cosa che però non si rivelò di grande aiuto.
Continuarono per quella che sembrava essere un’eternità, andando di stanza in stanza con le gambe e i piedi dolenti. Poi, quando l’ennesimo tizzone fu utilizzato per accendere l’ennesima torcia, Cole e Rhyperior attraversarono, casualmente, la porta alla destra di quella da cui erano giunti nell’ennesima stanza, ritrovandosi nuovamente d’innanzi al pilastro. Cole perse i successivi cinque minuti a trovare bestemmie sempre più fantasiose.
Poi, mosso da non seppe cosa, si decise a dare uno sguardo al pilastro, notando che i numeri erano cambiati: segnava, in sequenza, un due e un ventotto.
- Allora quello che ho letto su questa Grotta era verità e non solo mito. Quei pilastri sono una specie di collegamento col Mondo Distorto e Giratina. Ecco cosa mi tratteneva qui.
Come evocato dal solo pronunciare quelle parole, Cole avvertì l’aria farsi improvvisamente rarefatta e gelida. Istintivamente, portò la mano alla base del coltello.
- Se è tutto come diceva quel vecchio libro polveroso, questa grotta è un collegamento con Giratina e quei pilastri sono uno dei mezzi per giungere a destinazione. Se non erro, ogni trenta stanze si ritorna a quella di partenza, più o meno; a meno che non si trovino le stanze contenenti tutti e tre i pilastri e, quindi, si giunga da Giratina.
Cole analizzò meglio il pilastro, per essere sicuro delle sue supposizioni.
- Quindi ho solo altri due tentativi, prima di dover ricominciare tutto daccapo. Sono nella merda…
Cole, pensieroso, osservò per brevi istanti il numero ventotto, per poi avere ciò che lui narrò come “la sua illuminazione”.
- A meno che… - indirizzò lo sguardo verso di Rhyperior, con una scintilla negli occhi che il suo fedele Pokémon riconosceva fin troppo bene.
- Ryp, dato che sei così bravo nell’usare Perforcorno, per caso ti andrebbe di scavare un po’?
Base segreta della Resistenza, località confidenziale, nome in codice “New Hope”
Non appena i prigionieri liberati furono coi piedi per terra, vennero accolti da centinaia di persone, fra urla e applausi. Immediatamente venne dato loro cibo, acqua, e qualsiasi cosa di cui avessero necessità o bisogno. Poi vennero portati nei loro alloggi dove, uno alla volta, vennero interrogati per ottenere informazioni su loro familiari o conoscenti che potessero essere ancora in vita e quindi salvati a loro volta. Non venne chiesto loro nulla di personale che non volessero rivelare, al momento avevano solo ed esclusivamente bisogno di riposo. Tutta New Hope parve mettersi a loro disposizione. Eccezion fatta per Blue. Lei era ancora al limitare della foresta, da cui avrebbe potuto vedere arrivare Green.
Era stato riferito ormai da tempo, tramite contatto radio con le truppe inviate come squadra di recupero, che Green aveva preferito restare indietro e coprire la ritirata agli altri, mentre Cole si occupava di altri Sacerdoti nel cuore della foresta. Non era per niente in pena per quest’ultimo: era fin troppo coriaceo e a suo agio sul campo di battaglia, per poter essere fatto fuori. Inoltre aveva il Pidgeot di Green con lui, che l’avrebbe riportato a casa sano e salvo.
E poi, cosa fondamentale, Green era il suo uomo.
Così Blue attese per più di un’ora dall’arrivo dei prigionieri, prima di poter vedere un piccolo bagliore rosso stagliarsi nel cielo, visibile fra le nuvole, nell’ora che precede il calare delle tenebre.
Nonostante fosse molto lontano, impiegò quasi un tempo nullo a giungere fino al punto in cui sostava Blue. Al suo passaggio le nuvole si deformavano per poi creare delle spirali attorno alla traiettoria del Pokémon di Green: volava a velocità così elevata da sembrare fendere lo stesso cielo.
Si bloccò d’improvviso a mezz’aria, investendo Blue di una forte raffica di vento che andò a scombussolarle l’orologio interiore, oltre la capigliatura già discutibile di suo.
Green scese dal suo Charizard, che era ancora nella sua forma Megaevoluta, per poi farlo rientrare nella Pokéball e fargli godere il meritato riposo.
Blue gli corse incontro, tempestandolo di domande.
- Come stai? Cole che fine ha fatto? È successo qualcosa di grave laggiù? Sei ferito?
Blue continuò ancora a lungo, sparando parole a raffica, mentre Green si avvicinava a sua volta, spegnendo l’udito.
Arrivò nei pressi della sua donna, per poi spostarle dolcemente una ciocca dal viso, e baciarla.
Lei inspirò a fondo, assorbendo l’essenza di Green e facendola sua, portando il cuore a trentamila giri.
- Lo hai fatto apposta, vero?
- Cosa? – sorrise Green.
- Il vento, hai detto a Charizard di farlo solo per potermi dare quel bacio. Mi hai rovinato la pettinatura.
- Forse – Green sorrise ancora – Avete avuto notizie di Cole?
Cinse Blue con un braccio attorno alle spalle, per poi controllare eventuali comunicazioni archiviate sul suo computer.
- No, ancora niente da lui. Credi che… gli sia successo qualcosa?
- A Cole? Impossibile, quel bastardo non muore mai. Io vado a farmi una doccia, ne ho un bisogno fisiologico. Se entro un’ora non si sa niente dimmelo, torno lì.
- Perché sempre tu? È pericoloso, ci sono un sacco di uomini ben addestrati e – Green le fece segno di no con la testa.
- È il mio partner, è mio dovere pensare a lui. Finito il tempo a sua disposizione, tornerò lì a cercarlo.
- Inutile provare a farti cambiare idea, vero?
- Direi di sì.
- Allora meglio non sprecare il nostro tempo: abbiamo un’ora.
- Un’ora per? – chiese Green, sicuro di essersi perso qualche dettaglio.
Blue si alzò sulle punte dei piedi, avvicinando la sua bocca alle orecchie di lui, come a marcare la segretezza di quel che stava per dire, quasi sussurrando.
- Per farci la doccia.
Grotta Ritorno, in prossimità dell’antro di Giratina.
- Wohooooo – urlò Cole, fra la polvere e i detriti che fluttuavano nell’aria, roteando e rombando attorno alla sua testa.
Rhyperior si stava aprendo una strada all’interno dell’infinito labirinto generato dalla follia del chaos di Giratina, perforando e polverizzando le rocce più solide come fossero fatte di carta straccia. Il suo corno roteava all’impazzata e, l’enorme energia prodotta dal Pokémon, era tale da creare un’aura azzurra che avvolgeva il suo corpo, partendo dal corno e generando delle spirali di energia pura che polverizzavano ogni cosa che veniva in contatto con loro. Erano quest’ultime a proteggere Cole dall’enorme quantità di detriti che volavano via.
Rhyperior aveva iniziato lentamente, per tastare la resistenza di quei locali ma, una volta capito che non correva alcun rischio, si lasciò prendere dall’euforia e dalla furia incontenibile. Correva a tutta forza, con il capo chino e il corno spinto in avanti, mentre le braccia erano incassate sui fianchi, per ridurre la porzione di corpo a contatto con la roccia.
Così facendo, passarono di stanza in stanza, devastando tutto al loro passaggio. Un paio di volte Cole sentì le cavità da loro attraversate crollare e implodere su loro stesse.
Continuarono così finché, dopo una serie infinita di demolizioni e urla e grida di gioia, si ritrovarono in un’enorme sala, mai vista prima.
Rhyperior precedette l’ordine di Cole e si arrestò, lasciando che l’aura azzurra scomparisse lentamente, dando il tempo a Cole di approfittare della luce emessa per poter riaccendere delle fiaccole. Si avviò verso il cuore dell’immensa sala, il cui soffitto si perdeva nell’oscurità diverse decine di metri sopra le loro teste. A parte le mura da cui erano arrivati con una breccia, non si vedeva altro. Camminò per diversi minuti, sforzandosi di tenere una linea retta nonostante lì non ci fosse alcun metodo per orientarsi. Neanche un misero sasso da prendere come riferimento.
Poi, finalmente, dall’ombra iniziò a spuntare un pilastro. Cole ci si avvicinò, leggendoci il numero tre, in romano, non seguito però da altro.
- Strano… le coppie dovevano essere due.
Al suono della sua voce, un potente fascio di luce illuminò una porta distante, sulla sua sinistra. Non riuscì a vedere l’origine della luce, e questo lo snervava abbastanza.
Ma ormai si era spinto fin troppo oltre per restare sul posto. Se Giratina o chiunque altro voleva che lui passasse per quella porta, trappola o meno, lui non si sarebbe tirato indietro e, nel caso necessario, avrebbe sventato qualunque attacco.
Quindi ci si lanciò incontro quasi correndo, seguito a ruota da Rhyperior.
I due percorsero la grande volta su cui erano visibili diverse incisioni raffiguranti entrambi gli aspetti di Giratina, affiancati da una specie di grosso gioiello che emanava un debole bagliore grigio, nonostante fosse solo un’incisione.
Una voce gli penetrò dritto nel cervello, parlandogli con voce autoritaria e ferma.
- Hai l’opportunità di avvisare i tuoi compagni del tuo stato di salute. Starà a te riuscire a rivederli o meno. Quindi decidi se utilizzare ora il tuo misero aggeggio elettronico o continuare oltre. Tocca l’immagine della Grigiosfera e potrai utilizzarlo.
Cole non ci pensò su due volte e si fidò del suo istinto. Presse il palmo contro la tenue luce grigia, affondando nella nuda pietra. Il suo computer portatile si accese, già inoltrando la chiamata a Green.
Preferì non perdere tempo e quindi, invece di aspettare una risposta, si limitò a lasciare un messaggio.
- Ehy, Green vecchio mio, qui parla Cole. Non preoccuparti per me, ho superato un bel po’ di merda ma sto benone. Più o meno. Io e Ryp ci troviamo adesso nella Grotta Ritorno, i Sacerdoti sono KO ma ho ancora qualche questione da svolgere qui. Quindi non ti preoccupare, sarò di ritorno a breve. Ah Blue, so che stai ascoltando e sarai molto in pena per me, ma non ti preoccupare, sto benissimo. E dato che ti voglio bene, volevo avvisarti che ho “preso in prestito” una collana davvero niente male da uno dei Sacerdoti morti: era una lei, bel culo e tette ma sparava di merda. Ok ora vado, pace a tutti e fate il tifo per il grande Cole!
Cole estrasse la mano senza fatica, nel mentre il computer andava spegnendosi.
Sentì dei movimenti provenire dalle proprie spalle e vide che Ryp se n’era accorto a sua volta. Non ci pensò due volte, lì sotto nulla poteva essere amichevole.
Con un solo scambio d’occhiate Cole diede il comando a Ryp, il quale sparò con violenza immane due grossi sassi dai palmi delle mani, generando una Sassata letale, diretta contro il loro nuovo ospite.
I due sassi si infransero e disintegrarono a mezz’aria, colpendo quello che sembrava uno scudo di energia violastra.
Cole estrasse il coltello, mentre Ryp si mise in posizione difensiva, aumentando notevolmente la densità della sua corazza.
Un essere umanoide si mostrò alla luce della torcia di Cole, avanzando lentamente e con passo sicuro. Appena fu più vicino alla fonte di luce, Cole capì che non era ovviamente umano, dato che aveva una coda viola che si univa poi al ventre e il resto del corpo, completamente grigio. Lui si arrestò, mostrando i suo occhi luminosi, viola.
- Vedo che hai preferito inviare il messaggio – proferì lui, mentalmente.
La voce era maschile, profonda e seria.
- Sì, è stato grazie a te? – chiese Cole.
- Diciamo che è stata una cortesia, prima di procedere.
- Procedere con cosa?
- La valutazione – sentenziò lui, mostrandosi più aggressivo del dovuto.
- Non abbiamo certo paura di una copia cinese di Freezer.
- Dovresti – disse, iniziando a levitare a mezz’aria.
Gli occhi gli brillarono di un blu intenso, mentre le mani si proiettavano davanti al suo viso, protese verso Cole e Rhyperior.
- Io, sono Mewtwo.
- Cosa ci fate nella mia dimora? – domandò, parlando a Cole telepaticamente.
“Vaffanculo” pensò Cole.
- Non c’è bisogno di insultare, umano – disse questa parola con tutto lo sdegno immaginabile – Mi dovete delle spiegazioni: nessuno può venire qui senza restare impunito. E sì, leggo i vostri pensieri.
Mewtwo rivolse loro uno sguardo glaciale e privo di ogni tipo di emozioni.
- Ci inseguivano dei Sacerdoti, sono entrato qui per liberarmi facilmente di loro: ero in inferiorità numerica, e speravo di farli fuori uno alla volta, dividendoli. Ma vedo che ci hai pensato tu.
- Non mi abbasso a simili cose, gli esseri umani non mi interessano minimamente. Saranno stati gli spettri. Ma tu hai avuto la tua possibilità di fuggire, perché sei tornato indietro?
- Colon irritabile.
Mewtwo strinse la sua morsa attorno al torace di Cole, togliendogli il fiato per qualche secondo.
- Parla, umano. La mia pazienza verso la tua razza è finita nel momento stesso in cui sono venuto al mondo.
- Qualcosa mi tratteneva, mi sono sentito attratto da qualcosa, una specie di presenza. Forse eri tu.
- No, mi spiace. Sarà stato Giratina.
- Il grosso serpentone incazzato, me ne ero quasi dimenticato. Tu vivi qui nonostante ci sia quella bestia in giro?
- Sì, è uno dei migliori posti dove incanalare energia. Ma ora basta chiacchiere.
Mewtwo canalizzò l’energia telecinetica e utilizzò il suo potere per poter fare un attacco mentale ai due. In pochi attimi, tutti i ricordi e le sensazioni vennero trasferite a Mewtwo che, così, riuscì ad apprendere tutta la vita dei due, anche ricordi da loro stessi rimossi e dimenticati.
Rhyperior non la prese per niente bene; la sua furia crebbe senza limiti. Si sentì violato nel profondo e ruggì di rabbia. Spezzò i legami telecinetici imposti da Mewtwo e si lanciò rabbioso verso di lui.
- Ryp, fermo! – urlò Cole.
Il Pokémon si bloccò all’istante, col pugno chiuso a pochi centimetri dal viso di Mewtwo, il quale non aveva mosso neanche un muscolo.
- Il tuo animo è puro – disse a Cole – Vi lascerò passare e incontrare Giratina, sembra sia tornato dal Mondo Distorto e vi stia aspettando.
- Oh, molto gentile da parte tua – Cole puntualizzò il suo sarcasmo con un inchino, non appena venne reso libero dalla forza mentale del Pokémon.
- Verrò con voi, non voglio che per colpa di uno scontro si possa rovinare anche questa dimora.
Cole non si interessò molto della cosa, in quanto Mewtwo non parve avere motivi di attaccare. E, soprattutto, sentiva che non era lui ad averlo attratto nuovamente all’interno. Rhyperior invece non fu per niente felice della cosa e si incamminò al di là del grosso portale in pietra con discrezione, quasi ostacolando il contatto visivo fra Cole che lo precedeva e Mewtwo, che veniva subito dopo dei due.
Ci misero qualche secondo ad abituarsi alla forte luce che si sprigionava in quella stanza: le stesse pareti sembravano emettere una pura luce bianca, completamente in contraddizione a ciò che sarebbe dovuto essere quel posto. La stanza era completamente priva di qualsiasi tipo di decorazione od oggetti utili. La sola cosa presente, era un enorme altare posto al centro esatto del quadrato che era la stanza. Si trovava molto più in basso rispetto alla posizione attuale di Cole e gli altri. Il pavimento curvava sempre più ripidamente mano a mano che ci si avvicinava al centro, per poi tornare improvvisamente piano. Qui in fondo, si apriva un’enorme spiazzo di diverse centinaia di metri per lato. Sembrava di essere arrivati nel cuore della montagna, pronti per affacciarsi sull’essenza magmatica della Terra stessa.
Lì, proprio nel centro, si ergeva l’altare che dall’alto non era altro che un puntino. Su di essa, si ergeva un’indistinta massa di materia nera fluida, in continuo movimento nel fluttuare fra gli infiniti atomi che costituivano l’aria.
Cole iniziò a scendere verso quest’ultima, sicuro che non ci fosse alcun tipo di pericolo ad attenderli. Assieme a lui, Rhyperior si mosse automaticamente, riuscendo ormai a pensare come Cole e addirittura predire le sue mosse, tanto era forte il legame da loro due instaurato. Mewtwo li anticipò in velocità, dirigendosi fluttuando verso l’altare. In pochi secondi lo raggiunse, per poi aspettare lì vicino. Cole e Rhyperior, invece, si inerpicarono verso il basso utilizzando la scalinata che, dall’ingresso, conduceva direttamente verso l’enorme spiazzo, in linea retta. Proprio per questo, più si avanzava, più la scala diveniva ripida. L’ultimo tragitto fu il più pericoloso, soprattutto per Rhyperior che era il più grosso dei due.
Dopo diverso tempo, i due giunsero nella zona pianeggiante, per poi dirigersi verso l’altare, ora visibile per ciò che era: un’imponente monolito in ciò che a Cole parve legno massiccio d’ebano, lungo decine di metri e alto almeno cinque, lo spessore era invisibile da quel punto di vista. L’enorme massa fluida informe fluttuava ancora sopra di esso, senza toccarlo in alcun modo; era talmente nera che pareva assorbire la forte luce nella stanza per farla scomparire a favore dell’oscurità che avanzava. Ciò non era solo un’impressione: la massa nera si allargava sempre di più, crescendo in stazza così come aumentava la profondità che trasmetteva.
Mewtwo rimase impassibile, un osservatore neutro nel tutto.
- Sta arrivando, ormai non potrete ritornare indietro. Non contate sul mio aiuto.
Detto questo, si spostò nuovamente, allontanandosi di poco dal monolito e dai due, ma abbastanza vicino da poter osservare al meglio le prossime scene che sembravano promettere una buona dose di divertimento. Senza contare l’enorme energia che avrebbe generato Giratina ritornando nella nostra dimensione e che Mewtwo avrebbe assorbito senza il benché minimo sforzo, ritornando finalmente al pieno della sua potenza, dopo la distruzione della sua Grotta Celeste a causa dei Sacerdoti che erano stati incaricati della sua cattura.
Così rimase in disparte, ansioso di poter accrescere il suo potere fino alla massima potenza.
Cole, invece, rimase impassibile a pochi passi dall’altare, quanto bastasse per poter osservare quello che doveva essere il portale, espandersi, senza dover sforzare il collo. Rhyperior lo imitò, coprendo il suo lato destro.
Dopo pochi attimi, la terra iniziò a tremare e con essa tutto il sistema di gallerie e stanze. Le vibrazioni erano tali che neanche Rhyperior riuscì a tenersi in piedi e fu costretto a ripiegarsi sulle ginocchia, mentre Cole era steso pancia a terra. La sola cosa stabile, in tutto quello, era il monolito, che non risentiva neanche la minima vibrazione. E, ovviamente, Mewtwo.
Di colpo, l’enorme portale collassò su se stesso, riducendosi a poco più che un punto. In un solo istante, l’oscurità calò nell’enorme stanza. La luce stessa parve essere assorbita da quel piccolo buco nero, così come ogni traccia d’aria. Cole sentì il respiro venirgli sottratto e le orecchie esplodere, mentre la vista cadeva nel più completo oblio. Freddo, c’era freddo glaciale.
Dal piccolo buco nero vennero proiettati raggi di luce corvina che gettarono la stanza in un’oscura penombra dai riflessi violenti.
Poi, in un attimo di calma apparente in cui tutto smise di tremare, si aprì un immenso squarcio dimensionale al di sotto del monolito, il quale si spaccò in due, polverizzandosi poco dopo.
Dall’enorme squarcio fatto di pura oscurità parve uscirne il diavolo in persona. Giratina, il signore del Mondo Distorto e di qualsiasi forma di chaos, fece il suo ingresso ruggendo e portando con se fasci di pura oscurità che avvinghiavano il suo corpo. Si materializzò dal terreno, per poi erigersi come un’antica statua potente e indistruttibile, di fronte ai tre. I suoi occhi brillavano di un rosso trasudante morte e distruzione.
Giratina volse la sua attenzione in direzione di Mewtwo, mentre lentamente l’oscurità avanzava, divorando tutto ciò che incontrava sul proprio cammino. Parevano tanti tentacoli di un Tentacruel gigante, intento a stritolare ogni cosa attorno a sé. Tutti, al momento, puntavano in direzione di Mewtwo, come fossero pronti a sferrare il loro attacco. Quest’ultimo non si preoccupò minimamente e non mosse un solo muscolo. Il suo sguardo si incrociò con quello di Giratina.
Cole osservava da poco distante, immobile a sua volta. I due Pokémon parvero fissarsi per quella che a Cole parve un’eternità. Infine, Giratina ritrasse i lunghi bracci oscuri e smise di tenere d’occhio Mewtwo. Ora volgeva il suo sguardo verso di Cole.
Cole avvertì un forte prurito all’interno della testa, seguito da un forte ronzio; poi, come un tuono possente, la voce umanizzata di Giratina esplose nella sua mente.
- Chi sei, umano, per osare sfidarmi e mostrarti al mio cospetto?
Cole non ebbe neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo e soprattutto come, ma sentì Giratina penetrare nella sua mente e farla rapidamente a pezzi. Distrusse ogni sorta di sua difesa mentale e ottenne libero arbitrio sui pensieri di Cole.
Tutti i suoi ricordi, anche quelli che l’uomo credeva scomparsi da tempo, fluirono in un potente fiume davanti ai suoi occhi, corrompendo i cinque sensi e sovrapponendo il reale al passato, per poi fuoriuscire dalla mente di Cole e venir assorbiti da Giratina. Durò tutto pochi istanti, giusto il tempo di venire messi a nudo e privati della propria cognizione di essere umano. Rhyperior non se ne accorse nemmeno.
Una volta terminato il processo, dopo brevi secondi, Giratina si rivolse nuovamente verso di Cole.
- Ho ciò che tu cerchi, uomo che si fa chiamare Cole – disse, come emettendo un editto.
- Ciò che io cerco? – domandò, perplesso – Che cosa intendi dire? Io sono arrivato fin qui perché mi sono sentito stranamente attratto da questo posto.
- Hai risposto al mio richiamo. Ho sentito la tua psiche turbata e inquieta, colma d’odio e rancore; per questo sei ancora in vita.
- Vorresti tipo assorbire la mia violenza?
- No, affatto. Voglio aiutarti a sconfiggere il nuovo impero che è nato dalle ceneri dell’insediamento umano che voi chiamate Rupepoli. Sempre se ti dimostrerai degno di ciò.
- Tu, il signore del chaos, vorresti aiutarmi? Siamo su un programma tv, tipo Scherzi A Parte? Da che parte è la telecamera?
- Sei fin troppo insolente, Cole. Ma Mewtwo ti ha lasciato in vita, quindi ti do una sola possibilità: sconfiggimi, e io ti renderò l’incudine che colpirà con potenza le porte di Astoria.
- Tu vorresti fare cosa? E perché mai, non sei mica Mew, o qualcuno dei buoni. Insomma, ti ho sempre immaginato come quello che appare, uccide tutti stuprando poi i loro teschi dai bulbi oculari, e ritorna nel Mondo Distorto per scegliere dove colpire ancora. E tutto d’un tratto vuoi fare qualcosa di buono?
- Vedo che sono riuscito a imprimere un’ottima reputazione nel mondo degli esseri umani. Ma capisco che voi non abbiate chiaro il vero quadro generale dell’universo. Dimentico che Arceus vi ha resi così deboli e stupidi.
- Ha parlato quello che ha paura di un fottuto Clefairy.
- Ma vedi, bimbo, in quanto adoratore del chaos, è mio interesse ribaltare costantemente i nuovi equilibri e seminare panico in ogni dove. Inoltre questa nuova religione mi offende. E nessuno può sopravvivere a un simile affronto nei miei confronti. Quindi do a te la possibilità di diventare il mio araldo. Devi solo dimostrarti degno: feriscimi, e il patto sarà saldato. Oppure muori nel tentativo.
- Ferirti?
- So che per te è impossibile sconfiggermi in un duello, quindi voglio facilitarti il compito; se riesci anche solo a scalfirmi o a eludere la mia difesa, ti renderò degno e ti darò le armi per poter liberare la tua gente.
- C’è sempre un “ma” quando si tratta di fare affari col diavolo; dov’è la fregatura? – Rhyperior iniziò a spazientirsi durante il dialogo mentale fra i due e iniziò a caricare i palmi, generando una slavina di macigni pronti a essere scagliati.
- Il capo supremo, lui deve essere mio. Vivo.
- Oh se si parla di questo, va benissimo. Te lo spedisco per posta? Però ti avviso, non ho Amazon Prime, ci metterà forse una settimana a raggiungerti. Poi ti conviene mettere un custode all’ingresso o il postino muore prima di riuscire a raggiungerti fra tutte quelle stanze.
- Preferisco tralasciare tutte le idiozie che blateri. Accetti?
Cole guardò Rhyperior negli occhi, venendo rassicurato dalla presenza del suo compagno di vita. Rhyperior parve capire la situazione, e annuì poderosamente, facendo scattare i massi nei palmi, come a caricare un colpo in canna.
- Accettiamo.
Giratina ruggì, e immediatamente l’oscurità s’infittì, coprendo ogni cosa e nascondendo pavimento, soffitto e anche Mewtwo, che era a pochi metri di distanza, muto osservatore.
Il sovrano del Mondo Distorto si eresse in tutta la sua potenza e magnificenza, piantando le sue sei zampe nel suolo. Ruggì ancora.
L’intera montagna tremò di paura al suo grido di morte.
Cole si avvicinò a Rhyperior, brandendo il suo praticamente inutile bastone di legno. In confronto al suo Pokémon, Cole non era altro che una formica, nonostante fosse alto circa due metri e dieci. Si mise alle spalle di Rhyperior, proteggendosi a vicenda.
- Il primo che lo vede, lo dice all’altro, d’accordo?
Rhyperior ruggì in tono basso, e poi dopo il nulla. Attesero per minuti che parvero delle ore, cercando di tendere al massimo l’udito, in quanto la vista si rivalse totalmente inutile. Oltre il muso di Rhyperior, Cole non era in grado di vedere nulla.
Uno spostamento d’aria alla loro sinistra li fece sussultare, risvegliandoli dal loro torpore.
- Ryp, a sinistra! – Cole indicò inutilmente davanti a esso.
La prima scarica di macigni venne sparata nella direzione indicata da Cole, aprendosi a ventaglio, impossibile da schivare. Pochi istanti dopo, sentirono il rumore della roccia che impattava sulla roccia.
Mancato.
- Stai perdendo tempo. Se non riuscirai a trovarmi, come pensi di potermi ferire? – Giratina manteneva vivo il legame mentale fra i due, deridendolo.
Cole e Rhyperior provarono ad attaccare più e più volte, mente le ore scorrevano e Giratina si muoveva sghignazzando per la stanza, senza emettere il minimo rumore.
Un paio di volte apparì un artiglio fatto di pura oscurità, per poi andare a impattare sulla corazza di Rhyperior. Il Pokémon subì pochi danni, data la sua elevata resistenza fisica. Ma non potevano continuare così all’infinito.
Cole cercava di elaborare velocemente una tattica d’attacco, mentre le loro energie andavano via via svanendo. Neanche l’utilizzo di Giornodisole portò delle novità ai loro occhi. L’oscurità era troppo fitta.
Poi, d’un tratto, arrivò l’idea. Cole aprì lo zaino, per poi estrarne il suo casco in grafene. Lo indossò e sigillò la sua tuta dallo spazio esterno. Chiuse i respiratori, dopo aver caricato le riserve d’ossigeno ed essersi assicurato della loro completa funzionalità.
- Ryp, devi fidarti di me. Usa Lucidatura quanto più possibile, poi Terrempesta.
Rhyperior fece come gli disse Cole, aumentando notevolmente la propria velocità, sino al limite sopportabile dal suo corpo. Resistendo alle pressioni delle modifiche del corpo, utilizzò poi Terrempesta.
- Perfetto, adesso tocca a te. Non puoi vederlo – la tempesta di sabbia evocata da Rhyperior era così potente che Cole dovette inginocchiarsi per evitare di venir trascinato via dal vento – Ma sono sicuro che riuscirai a sentirlo. Con tutta la calma che hai, ascolta il mondo attorno a te. Impara il rumore dei granelli di sabbia che sfregano le rocce e trova un punto morto, dove non proviene rumore. Avvisami quando ci riesci.
Rhyperior annuì, per poi spaccare in più parti la nuda roccia davanti a sé, e raccogliere grossi pezzi da utilizzare come arma. Stava caricando la mossa Devastomasso, senza sprecare energie nel generare lui stesso i colpi.
Dopodiché chiuse gli occhi e si concentrò. Lentamente, riuscì ad assorbire ogni singolo rumore generato da ogni granello di sabbia che vorticava violentemente nell’aria. Divenne un tutt’uno con la tempesta, come quando da giovane utilizzava questa tattica per trovare fonti d’acqua o ripari, durante qualche situazione simile. Rimase quel che parve un’eternità in quel modo, semi flesso sulle ginocchia e con le braccia distese lungo il corpo. Inizialmente tutto parve un chaos intorno a lui. Poi, lentamente, la tempesta gli raccontò ogni forma presente in quella sala. Riconobbe Cole, per poi ritrovare i resti dei suoi colpi, e anche Mewtwo. Cercò a fondo Giratina, senza risultati.
Infine, una nuova brezza di granuli rocciosi, portò alle sue orecchie un rumore diverso, come se la sabbia venisse bloccata da un qualche oggetto fluido.
Rhyperior ruggì furioso, per poi sparare un’indescrivibile cannonata di macigni grossi quanto dei pick-up.
Il colpò fu accelerato in maniera esponenziale dal movimento rapidissimo delle braccia di Rhyperior, sfrecciando così veloce da non poter essere seguito da un occhio non ben allenato. Le rocce andarono a schiantarsi, provocando un rumore completamente nuovo.
All’istante, la tempesta cessò e tornò a regnare la luce.
- Bene, vedo che non hai solo la forza fisica dalla tua parte. E sia, avrai il mio aiuto.
- Oh che bello. Cosa abbiamo vinto? Ti prego dimmi che è un lanciafiamme.
- Non hai nulla su cui scherzare, Cole. Ti donerò la forza dell’oscurità. La mia stessa fonte di energia, sarà la tua.
- Vuoi rendere un negro, ancora più nero? Sai che è principalmente questo il motivo per cui mi danno la caccia?
Giratina trattenne a stento la furia e voglia di massacrare quell’insignificante essere umano.
- Taci, per una buona volta, Christopher Coltrane. O ritirerò la mia offerta.
- Togli tutto il divertimento.
- Ti donerò un’arma con cui eliminare i tuoi nemici, e potenzierò la tua armatura, dato che sembri così affezionata a essa. Ti devo avvisare però, l’energia oscura che l’impregnerà segnerà la tua fine: il tuo corpo non è in grado di tollerare una simile potenza, quindi col tempo ti porterà a morire. Più l’indosserai, più il tuo fisico ne subirà le conseguenze. Sarai più forte, ma avrai il tempo contato.
Mewtwo, che era stato in disparte tutto il tempo, ascoltò la conversazione mentale fra Cole e Giratina.
- Fermo, voglio unirmi anch’io. Voglio quel potere.
- Ti rendi conto che, così facendo, sarete legati uno all’altro fino alla morte? – chiese Giratina.
Cole non aprì bocca, muto osservatore.
- Sì. Ma se condividiamo il legame, dovremmo resistere più a lungo all’influsso dell’energia, giusto? – chiese Mewtwo.
- Col tuo potere, il processo diventerà quasi immobile. Cole, sei d’accordo?
- Significa che Mewtwo collaborerà con me?
- Sì, ti aiuterò. Ho scrutato a fondo la tua mente. Non siamo poi così diversi.
- E sia, da adesso in poi, condividerete il legame.
Giratina ruggì, evocando lunghi fasci di oscurità che avvilupparono in pochissimo tempo sia Cole che Mewtwo, creando un bozzolo attorno a essi.
Infine, l’oscurità esplose, liberandoli. L’armatura di Cole era come adesso la conosceva Kyle: nera come la notte, con intarsi e rune di una lingua ormai morta e dimenticata, color argento vivo. L’enorme bastone che reggeva in mano era adesso il suo martello a due mani, decorato allo stesso modo.
Mewtwo invece era immutato, se non per il fatto che urlava di piacere, mentre il potere fluiva in lui, oltrepassando di gran lunga quello immagazzinato in anni e anni di riposo. Superò i suoi stessi limiti, per poco non morì per il troppo potere. Emise potenti scariche psichiche in ogni direzione, lacerando il suolo sotto ai suoi piedi.
Guardò Cole dritto negli occhi, prima di parlargli.
- Non mi sono mai sentito così bene, socio – la voce di Mewtwo gli rimbombò nella mente.
- Infine – disse Giratina – Questa è per poter portare con te Mewtwo ovunque tu vada. Non ti preoccupare, non è una Poké Ball qualsiasi, non verrà stabilito alcun tipo di legame eterno. Mewtwo sarai libero di uscirne quando vorrai. Ma, per la vostra sicurezza, meglio che tu resti nascosto il più a lungo possibile.
Detto questo, una Poké Ball dello stesso tipo dell’armatura di Cole apparve dal pavimento, da una pozza di oscurità.
Cole la raccolse, prima di incamminarsi verso l’uscita. Rhyperior lo seguiva in silenzio, conscio del dolore a cui era posto il suo compagno. Mewtwo li seguiva poco distante, raccolto nei suoi pensieri.
- Non dimenticare la tua parte, Cole – Giratina ruggì, ritornando nel Mondo Distorto.
- Avrai la testa di Sua Santità – disse Cole.
Infine aggiunse, sussurrando – Dopo che sarà stata mia.
- Hancock
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