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HNK - TIR - 24 - Il Dono Della Luna Piena










Il Dono Della Luna Piena
 



Dopo circa un mese di allenamento, Kyle e i suoi Pokémon avevano fatto passi da gigante. Grazie a Maisy, adesso erano in grado di lottare assieme, senza perdere la concentrazione e senza intralciarsi uno con l’altro, come una vera squadra. In particolare, Maisy aveva spinto molto sulla capacita di suggerire mosse e tattiche ai propri Pokémon, mentre si è impegnati in una lotta corpo a corpo con un qualche avversario.
Quella notte, in particolare, fu per Kyle momento di grande gioia, in quanto finalmente era riuscito a colpire Maisy, anche se lei aveva parato il colpo. Fino ad allora lei semplicemente li evitava per poi contrattaccare. Dopo i complimenti fatti da Maisy, Kyle era andato a coricarsi dopo una sostanziosa cena, dormendo all’aria aperta, sul ventre di Arcanine, scaldato dal suo pelo incandescente.
Lontano centinaia di chilometri da ogni possibile fonte di luce elettrica, il cielo su cui si posarono gli occhi di Kyle apparve in tutta la sua bellezza. Se c’era una cosa che adorava del vivere isolati dal resto della società era, per l’appunto, la possibilità di poter dormire sotto il cielo stellato e osservarne le stelle, privo di inquinamento luminoso. Quella notte in particolare, le stelle parvero splendere più del solito; la luna piena spiccava per la luce emanata che veniva riflessa dagli occhi di Kyle, fissi sull’immenso infinito vuoto e freddo.
Al pensiero dello spazio, così vasto e inesplorato, un brivido lo percorse dal cervelletto fino alle unghie delle dita dei piedi. Ebbe un piccolo spasmo che infastidì Arcanine, che sbuffò irritato.
Cercò di sistemarsi più comodamente sul ventre del Pokémon, girandosi da una parte e dall’altra, senza successo.
Troppo irrequieto, decise infine di spostarsi e si alzò in piedi, tra le proteste di Arcanine e Riolu che erano stati disturbati dal loro sonno. Kyle si allontanò un po’ da loro, per evitare di disturbarli ancora di più e si incamminò nella fresca erba, bagnata in parte dall’umidità portata dai primi venti che annunciavano l’arrivo dell’Estate, in parte dalla rugiada che iniziava a formarsi durante la notte. I piedi scalzi affondarono nel morbido manto erboso, godendo della freschezza trasmessa dal contatto. Lentamene, quasi barcollando, Kyle arrivò ai piedi dell’albero di ghicocche e vi si stese nei pressi, dandogli le spalle. Il suo sguardo si poté poggiare su ogni monte che li circondava, illuminati dalla forte luce lunare. Vide qualche vetta scintillare debolmente grazie alla neve che ancora la sommergeva. Il suo sguardo si sporse poi fra i monti, cercando la vetta più alta: il Monte Corona si ergeva imponente sui suoi fratelli minori, con le vette più alte nascoste fra le nuvole ammassate nell’orizzonte.
Mentre la sua vista si inerpicava su fra i fianchi del monte, e lui si divertiva a procrastinare osservando le stelle, qualcosa lo impaurì improvvisamente. Kyle scattò d’istinto, girandosi all’istante quando qualcosa lo colpì delicatamente sul capo. Nonostante la reazione del suo allenatore, Hoothoot era serenamente atterrato sull’erba e non si mosse di un centimetro.
- Mi hai spaventato… Sei arrivato fluttuando o cosa? Non usi le ali?
- Gli Hoothoot sono in grado di volare quasi nel più totale silenzio. Solo i Noctowl li superano in questo – la voce di Maisy rispose al posto del suo Hoothoot.
- Sei ancora sveglia? – chiese Kyle, che fino ad allora non si era accorto nemmeno della sua presenza.
- Sì, ero uscita a vedere che Ursaring stesse bene, stanotte c’è la Luna piena.
- Che c’entra con Ursaring…? – la mente di Kyle lo portò all’orribile pensiero di una qualche specie di lupo mannaro versione Pokémon e questo gli fece rizzare i capelli.
- Ogni volta che c’è la Luna piena, Ursaring si dirige nel bosco. È come attratta da una qualche forma di energia. Ho provato a seguirla qualche volta, ma lei si è rifiutata ed è fuggita via. Quindi preferisco lasciarla in pace, finché sta al sicuro. Per questo, ogni volta, le do il tempo di avanzare per conto suo e poi la raggiungo nella radura dove si ferma con i suoi simili, restando nascosta.
- Ci sono altri Ursaring qui intorno?
- Ovvio, siamo sulle montagne, ci sono alcuni branchi ma la mia Ursaring ha già deciso da tempo che il suo è composto da noi due.
- E non hai paura ad andare da sola?
- Certo che no, finché ho questa, non sono per niente indifesa – Maisy sfilò una katana dalla lama affilata e sottile dal fodero che portava legato sulla schiena tramite un elaborato nastro di stoffa colorata.
In quel momento, Hoothoot riprese a volare attorno alla testa di Kyle. Il ragazzo lo lasciò appollaiarsi sulla spalla con entrambe le zampe. Hoothoot gli beccò amichevolmente la testa, come segno d’affetto. Dopodiché si alzò nuovamente in volo e si allontanò dai due. Fermo a mezz’aria, si girò e cercò di richiamare la loro attenzione fischiando acutamente.
- Credo voglia che tu lo segua, Kyle – Maisy stava trafficando con i capelli, cercando di tenerli fermi in un’elaborata coda.
- Vai pure, penserò io a Riolu e Arcanine, li porterò con me a cercare Ursaring.
Kyle si lasciò convincere da Maisy e seguì Hoothoot fuori dalle porte del muro di cinta.

I due si inoltrarono sempre più a fondo nel bosco, spingendosi verso le cime più alte della montagna. Hoothoot volava sempre davanti a Kyle, sembrava esplodere di eccitazione. Non faceva altro che fischiare e girare continuamente la testa indietro, per essere sicuro di essere seguito.
Mano a mano che si inoltrarono, Kyle notò come delle note musicali pervadere l’aria. Inizialmente pensò che dovesse trattarsi solamente del vento che fischiava fra gli alberi, ma più avanzavano, più Kyle era sicuro che qualcuno in quel bosco stesse suonando qualche strumento musicale a fiato. Il sottofondo si intensificò passo dopo passo, come se un flusso d’acqua scivolasse fra le corde di un’arpa, provocandone leggere vibrazioni che erano udibili in tutto il corpo. Ciò si trasformò in un crescente di pelle d’oca per Kyle, simile alla sensazione che provava ogni volta che ascoltava la banda di Sur che suonava.
Si sentì avvolto dal suono, quasi sollevato dal pavimento; lui non camminava più, non pensava più, non respirava. Semplicemente, ascoltava, e il suo corpo parve muoversi in completa autonomia.
Sentì il volume aumentare e, sicuro di essere più che mai vicino alla fonte di quel suono che lo stava facendo letteralmente impazzire dalla voglia di ascoltarlo all’infinito, decise di aumentare il passo. Dei colpi, percussioni, si aggiunsero alla melodia, assieme a pizzichi di note che Kyle non aveva mai udito prima. La musica gli invase ogni poro, penetrò a fondo nella sua mente e spazzò via ogni pensiero negativo. Per un attimo si dimenticò addirittura di essere braccato da quando era al mondo, solo per il colore della sua pelle. Non aveva altri pensieri se non scoprire da dove venisse quel suono.
Hoothoot scomparve fra gli alberi poco più avanti, dove una debole luce penetrava fra i tronchi. Kyle lo seguì correndo, inciampando e rialzandosi continuamente. Scostò un grosso volume di foglie di un salice piangente che toccavano terra e si sparpagliavano in ogni direzione, per poi essere inondato dal suono più puro che avesse mai sentito. Davanti ai suoi occhi si aprì una grossa porzione di bosco completamente priva di alberi, piante e qualsiasi altro vegetale che non fosse l’erba sul terreno. Una moltitudine di Pokémon delle più diverse specie si era riversato all’interno della radura nascosta, Kyle vide spiccare quelli che dovevano essere i diversi branchi di Ursaring, un folto gruppo di Pokémon Coleottero di cui della maggior parte non ne conosceva nemmeno l’esistenza, e uno stormo di Noctowl in volo, al centro. Questi e altri Pokémon contribuivano al creare il canto che aveva attirato Kyle in quel posto. Hoothoot si avviò, alto sopra le teste dei presenti, al centro della radura, scomparendo nella fioca luce emanata da qualcosa che era oscurata a Kyle dalla moltitudine di corpi.
Non appena il ragazzo mosse un passo, l’intero coro di Pokémon che cantava e suonava si interruppe, tutti si voltarono verso di lui. Kyle, con tutti quegli occhi puntati addosso, si pentì amaramente di ciò che aveva appena fatto, in parte per aver interrotto quella melodia magnifica, in parte perché la sua timidezza lo stava lentamente facendo sprofondare nell’oblio.
Poi, come se la sua presenza fosse stata annunciata già tempo addietro, i Pokémon si allontanarono su due lati, lasciando un corridoio fra Kyle e il centro della radura. Poco a poco, mentre i Pokémon gli facevano spazio, Kyle venne raggiunto da una sempre crescente luce bianca. Un grosso masso, un perfetto semicerchio dal raggio di almeno una decina di metri, si ergeva lì dove confluiva tutto il flusso di Pokémon.
Sentendosi gli occhi di tutti addosso, Kyle iniziò a muoversi con timore. Non sapeva neanche lui il perché ma sentiva di dover raggiungere quello strano masso che sembrava irradiare luce propria.
Ad ogni passo, un nuovo Pokémon riprendeva il canto interrotto prima, mentre gli altri si richiudevano dietro di lui, bloccando il passaggio. Kyle si trovò così ad avanzare in uno spazio angusto, pieno di Pokémon, dai visi pericolosi o indifesi. Passò di fianco un folto gruppo di Ursaring e riconobbe quella di Maisy. Fu lei a rialzarlo quando inciampò in un Metapod che non aveva fatto in tempo a spostarsi al suo passaggio.
Nota dopo nota, la musica tornò ad essere viva e con essa anche la serenità di Kyle. Così, senza accorgersene, fu ai piedi del masso, Hoothoot di fianco a lui. Il Pokémon saltellò su un solo piede, fino a raggiungerlo. Spinse la testa verso il suo polpaccio, come faceva sempre quando chiedeva di essere coccolato. Kyle si piegò sulle ginocchia e lo prese fra le mani, poggiandoselo sulle spalle. In quel momento alzò gli occhi e vide lo stormo di Noctowl volare su di loro, in una serie di perfetti cerchi concentrici. Tra di loro, giungeva la luce lunare dallo spazio siderale, colpendo in pieno il masso che sembrava assorbirla per poi farla esplodere in ogni direzione.
Mentre i Pokémon continuavano ancora a cantare e a utilizzare i loro corpi come percussioni, Hoothoot si alzò in cielo, diretto al centro delle circonferenze descritte dal volo dei Noctowl.
Quando giunse all’altezza dei suoi simili, due Noctowl partirono in una picchiata verticale, diretti verso di Kyle. Gli artigli delle loro zampe si chiusero sulle spalle del ragazzo, tenendolo non eccessivamente stretto, in modo da non penetrare nelle carni. Lo alzarono in cielo, mentre lui iniziava ad urlare per lo spavento. I Pokémon, come se niente fosse cambiato, continuarono a portarlo in alto, mentre la musica s’interrompeva. Lo portarono fin sopra gli ultimi cerchi di Noctowl, così in alto che Kyle a stento distingueva le forme dei Pokémon al suolo. Cercò di dimenarsi, disperato, alla ricerca di Hoothoot che parve scomparso.
D’un tratto, la musica si arrestò completamente, e i Noctowl lasciarono la presa. Kyle precipitò a testa in giù, dritto verso il suolo. Prese così tanta velocità che i suoi occhi cominciarono a lacrimare e non riuscì a vedere nient’altro che la luce emanata dal masso. Il vento gli sferzava il volto e sembrava lacerargli le carni, mentre il pensiero della morte per un qualche specie di sacrificio da rituale si stampava nella sua mente. Il suolo si faceva sempre più vicino, mentre i secondi si dilatavano, trasformandosi in anni, poi in decenni e in un’infinità di sensazioni ed emozioni diverse, fino alla realizzazione dell’accaduto. Non potendo fare altro, Kyle urlò ad alta voce il nome di Hoothoot quando era ormai prossimo al suolo e la luce del masso sembrava potente quanto mille soli.
Chiuse gli occhi, portandosi le mani davanti al viso in un inutile gesto di protezione.
Ci fu un unico, sordo tonfo, e null’altro. Niente dolore, niente paura, niente emozioni. Kyle si convinse di essere morto ed essere finito al cospetto di Arceus, steso su un morbido cuscino.
Poi il freddo scomparve e il calore di un qualcosa di esterno si sviluppò sulla sua guancia e sulle sue mani. Kyle aprì cautamente gli occhi e per un breve istante rimase accecato dalla potenza della luce sprigionata da quel masso che era a pochi passi dai suoi piedi. Qualcosa sotto di lui si muoveva, sentiva le mani serrate attorno a qualcosa di morbido e piacevole al tatto. Abbassò lo sguardo e fu allora che lo vide, ancora luminoso e fonte di luce, il corpo in mutazione di Hoothoot l’aveva afferrato al volo.
La luce emanata dal corpo del suo Pokémon in seguito all’evoluzione in un Noctowl cominciò ad affievolirsi, mostrando i nuovi tratti che aveva acquisito tramite la metamorfosi il suo Hoothoot. La luce si ritrasse lentamente, lasciando per ultimo il capo del Pokémon, girato di centottanta gradi, i suoi grossi occhi castani e profondi lo scrutavano fra un battito d’ali e l’altro.
Noctowl atterrò quando Kyle era ancora troppo stupito per poter parlare o agire, per poi farlo scendere dalla schiena.
Di nuovo coi piedi sul suolo, Kyle giungeva a stento all’altezza dello sterno del suo Pokémon. La nuova figura, col piumaggio impeccabile e gli occhi scrutatori, ostruiva la visuale a Kyle, impedendogli di vedere che in quel momento il masso aveva smesso di emanare luce e tornava a essere una semplice forma del terreno, bianca e immacolata. Il fascio di luce parve ritirarsi da essa e giungere nuovamente sulla Luna, mentre Kyle si fiondò a braccia aperte su di Noctowl, intendo ad abbracciarlo. In quel momento, la musica esplose di nuovo, mentre i Pokémon esultavano per il successo del loro compagno che era riuscito a evolversi senza alcun problema.
Kyle riuscì a staccarsi unicamente quando Noctowl gli beccò gentilmente su di una spalla.
- Ah, questa proprio non me l’aspettavo.
Kyle si girò, vedendo che Maisy e i suoi Pokémon avevano assistito allo spettacolo. Riolu si precipitò verso di lui, seguito a ruota da Arcanine. Dopo averli rassicurati, i due passarono poi a osservare ed elogiare, a loro modo, il nuovo aspetto del loro amico.
- Tu sapevi cosa stavano per fare? – chiese Kyle, incredulo.
- Questa è la celebrazione della Luce della Luna, i Pokémon che vi prendono parte, se pronti, possono provare a evolversi dopo aver superato una prova e aver dimostrato al Masso Lunare di essere degni. O almeno, io così l’ho interpretata. Purtroppo non capisco i costumi dei Pokémon come vorrei.
- Però – aggiunse Maisy – Sono molto felice che tutti e due ce l’abbiate fatta. Credo non ci sia momento migliore per questo.
Maisy frugò nello zaino che aveva portato con sé, i capelli che scintillavano alla luce della Luna, esaltando la bellezza della ragazza che indossava un kimono argentato, con motivi che ricordavano le varie fasi del ciclo lunare.
- Ecco, queste sono le Poké Ball migliori in circolazione, per Arcanine e, dovrei dire, Noctowl. Sono diverse dalle Poké Ball che conosci, queste ricreano l’habitat naturale del Pokémon e sono in grado di facilitare la rigenerazione di energie e cura dalle ferite. Quella di Noctowl è stata fatta con un nucleo di pioppo e per guscio ho usato solo le migliori ghicocche unite al legno di salice.
Maisy gli porse una prima Poké Ball, completamente argentata, col simbolo di una Luna nuova in rilievo, fatto di legno di salice.
- Questa, invece, è fatta con nucleo di pietra vulcanica. Per l’esterno ho utilizzato dell’ossidiana, assieme alle ghicocche. Nell’antichità era anche chiamata Vetro di Drago.
Kyle prese le due Poké Ball fra le mani, soppesandole e venendo a conoscenza del fatto che sembravano non avere peso.
- Forza, che aspetti a provarle? – la incitò Maisy.
Kyle si voltò, con l’intenzione di chiedere ai suoi Pokémon se loro fossero d’accordo ma non ce ne fu bisogno. I due premettero leggermente il capo sulle Poké Ball, che li raccolsero al loro interno senza il minimo sforzo. Immediatamente, Kyle sentì il calore emanata da quella in ossidiana e il profumo di corteccia d’albero dato dall’altra.
Kyle era ancora senza parole, e Maisy ne approfittò per avvicinarsi e gli cinse i fianchi con un cinturone da Poké Ball. Nel farlo, il ragazzo sentì e inspirò a pieni polmoni il profumo di Maisy e ne restò inebriato.
- Questo cinturone invece te l’ho fatto io, pensavo sarebbe stato più comodo viaggiare con questo piuttosto che tenere le Poké Ball in tasca. Il legno è preso da uno dei rami del mio albero di ghicocche, l’ho lavorato apposta per renderlo flessibile e resistente. Neanche un Incendio di un Charizard potrebbe scalfirlo.
Maisy sorrise, quasi sembrò approfittare della situazione per mettere in imbarazzo Kyle e divertirsi in questo modo.
- Ma aspetta a ringraziarmi – lei gli poggiò un dito sulle labbra, smorzando ogni parola e facendogli accelerare il cuore.
- Questo, è il mio regalo per essere riuscito in così breve tempo a finire il tuo percorso.
Maisy estrasse dallo zaino un piccolo fagotto, circondato da stoffa.
- Per te, e Riolu – gli passò l’involtino di stoffe.
Le loro mani si sfiorarono e Kyle ebbe un altro salto nel vuoto al posto del cuore.
Aprì lentamente il pacco e ne estrasse una piccola Poké Ball azzurra. Il colore sembrava danzare continuamente sulla superfice, creando come un’aura emanata dalla stessa Ball.
- L’ultimo regalo di Earl, prima di scomparire. Il suo Alakazam è giunto da me tempo fa, teletrasportandosi. Mi fece vedere tutto ciò che era accaduto quella sera, quando Earl fu assassinato. Mi disse di aver salvato ciò che era tuo di diritto e che Earl l’aveva messo da parte per quando saresti stato pronto. La Poké Ball ha il nucleo estratto dall’essenza della Lucarite, mentre il guscio è stato fatto con i poteri psichici di Alakazam, non so come ma ha reso tangibile la sua energia psichica, dandomi modo di lavorarla per te. È stata la Poké Ball più difficile mai costruita, ma sono fiera del mio lavoro. Questa è la sola che potrai avere in tutta la vita, trattala bene.
Kyle, completamente senza parole, provò a parlare.
- Unica, in che senso?
- Questa Poké Ball rende il Pokémon e l’allenatore in simbiosi: condividerete tutto, stati d’animo, pensieri, energie.
Kyle rimase a bocca aperta.
- Sì, Kyle, energie. Riolu potrà attingere dalle tue energie fisiche e mentali e tu dalle sue, potrete sorreggervi a vicenda in caso di scontro o in qualsiasi attività. Inoltre, non hai bisogno di nulla per la Mega Evoluzione, quando ne sarà il momento capirai.
Riolu, che aveva ascoltato quelle parole, si avvicinò alla Poké Ball. L’annusò e premette il tasto centrale. Dopo essersi espansa, la Poké Ball si aprì, dando la possibilità a Riolu di prenderne possesso. In quello stesso istante, Kyle sentì la presenza di Riolu al suo fianco e dentro di sé.
Vedendolo, Maisy sorrise.
- Allora, che te ne pare?
- Io… non so come ringraziarti – Kyle ancora non si riusciva a spiegare quelle strane sensazioni e pulsazioni che aveva nella mente.
- Ti ci abituerai – Maisy sorrise, dopodiché lo abbracciò e Kyle si sentì sciogliere, fra il terrore di essersi preso una cotta per la sua maestra.
In quel momento, un violento tonfo e stridere di urla li fece scattare.
Ursaring si parò davanti a loro, giunta a velocità inaspettata dal nulla. Un Noctowl giaceva fra l’erba, riverso sulla schiena, con una ragazza al suo fianco.
Kyle e Maisy corsero verso di loro mentre lei iniziava ad alzarsi. Aveva il viso rigato dalle lacrime e sembrava piuttosto scossa.
- Tu chi sei? – chiese Maisy, mettendosi davanti a Kyle.
Lei riuscì a mantenersi sulle gambe ancora incerte. Il suo sguardo andò a incrociarsi con gli occhi di Kyle, sembrava terrorizzata.
- Io mi chiamo Alice…
Lei svenne, i capelli rossi che guizzarono ovunque quando colpì il terreno.


 

- Hancock

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