L’Alba Nuova Scaccia Via Le Tenebre Della Notte
Le ore parvero scorrere al rallentatore, fuori, nel grande giardino di Maisy. Lì Kyle era stato confinato, ad aspettare, finché le ferite di quella ragazza non fossero state medicate. Lui aveva passato tutto il suo tempo a camminare avanti e indietro, fra l’osservare le stelle e le sue nuove Poké Ball. In quel frangete, soltanto Riolu gli faceva compagnia, aggrappato sulla sua schiena e la spalla destra. Non sapendo cosa fare, il ragazzo andò vagando come un’anima in pena, euforico per i nuovi doni ma molto turbato dall’arrivo di quella ragazza che non aveva mai visto, neanche a New Hope. Per di più, il fatto che fosse svenuta subito dopo aver detto il loro nome non lo incoraggiava affatto. Se non fosse stato per Ursaring che l’aveva presa fra le sue braccia, starebbero ancora cercando di trascinarla tra i rovi del bosco.
Piena di tagli e probabilmente con qualche ossa rotte, Maisy avrebbe impiegato giorni a guarirla.
Avendo esaurito le idee e soprattutto le forze, dopo gli eventi della notte che moriva, Kyle decise di stendersi sul prato per provare a riposare ma, per quanto si sforzasse, non fu in grado di dormire neanche per un solo minuto. Rimase però con gli occhi chiusi, cercando di trarre comunque del riposo. Riolu lo scosse d’improvviso e Kyle li aprì a malapena.
- Woah, non ne avevo mai visto uno così.
Lo sguardo dei due era diretto sul Sole che, lentamente e timidamente, stava riemergendo dal suo sonno notturno. Le vette in lontananza, colme di neve, fungevano da enormi riflettori, assorbendo le prime e deboli luci del giorno ed espandendole in ogni direzione. Un debole pallore bluastro iniziò a diffondersi nel cielo, colpendo gli occhi di Kyle. Non dovettero aspettare troppo affinché i primi, veri, raggi di luce nascessero; il Sole spuntò appena dal profilo delle montagne e subito la sua luce esplose nel cielo, intervallata dalle zone d’ombra prodotte dalle vette bianche, formando in questo modo un pianoforte fatto di luce e tenebre. Il fulcro di tutto ciò, il Sole, stava ormai prendendo forze e sempre più velocemente saliva nel cielo, completando la sua rinascita. Con velocità crescente, le ombre iniziarono a diventare sempre più corte, mentre la luce solare scomponeva lentamente il fitto buio delle montagne. Kyle rimase immobile finché la luce non colpì direttamente le sue pupille, assorbendo ogni istante di quel magnifico spettacolo.
Probabilmente sarebbe rimasto lì all’infinito se la voce di Maisy non l’avesse chiamato e la mano di lei non gli si sarebbe appoggiata sulla spalla.
- Ho finito con lei, adesso è stabile. Alakazam ha fatto del suo meglio per guarirla, fra qualche giorno dovrebbe risvegliarsi.
Kyle si voltò e vide le mani insanguinate di Maisy. Lei vide la sua espressione e anticipò la sua domanda.
- Non ti preoccupare, è tutto ok. Ti dispiace tenerla un attimo d’occhio mentre io vado a occuparmi di quel Noctowl? Lo conosco, vive qui vicino con il suo stormo, devo aggiustargli l’ala prima di riaccompagnarlo dove si trovano adesso gli altri.
- Sì, certo – Kyle si sforzò di sorridere nonostante le ansie crescenti.
- Ottimo, lei sta in camera mia al momento, dorme nel mio letto.
- Posso entrare oppure devo restare fuori?
- Entra pure. Solo… lasciala riposare, ok?
- Certo, non ti preoccupare.
Kyle si alzò, seguito da Riolu. Si incamminò verso la casa e nel frattempo fece uscire Arcanine e Noctowl dalle Poké Ball. Dopo essersi assicurato che le nuove dimore fossero di loro gusto, li lascò liberi di scorrazzare in giro, assieme a Riolu che si divertiva a saltare dalla groppa di Arcanine a quella di Noctowl e viceversa, rincorrendosi e lottando per scherzo.
Una volta dentro casa, Kyle si chiuse la porta alle spalle, smorzando immediatamente i rumori del mondo esterno. Ormai il Sole stava velocemente prendendo possesso del cielo e la sua luce stava adesso inondando il piccolo salotto con annessa la cucina. Kyle decise di spegnere le lampade lasciate accese, notando Alakazam che fluttuava a mezz’aria.
- Tu sei… l’Abra di Earl? – chiese a voce bassa, per paura di disturbarlo.
Il Pokémon aprì gli occhi e, lentamente, appoggiò le esili zampe al terreno. I cucchiai d’argento roteavano attorno alla sua testa sempre più velocemente, quasi fossero smossi dalla forza di un uragano. Alakazam, sempre senza distogliere lo sguardo, li lasciò vorticare sempre più intensamente, diretti verso di Kyle. I cucchiai si fermarono d’improvviso ai due lati della sua testa. Kyle sentì i piedi staccarsi violentemente dal terreno mentre un senso di vuoto lo colpì alla bocca dello stomaco come un montante ben piazzato, mozzandogli il fiato. Tutto divenne scuro mentre i contorni delle figure sfumavano e gli vorticavano negli occhi. Si sentì sul punto di vomitare quando finalmente poté assaporare il piacere del terreno sotto i piedi.
Si trovava nella tenda di Earl, assieme a quest’ultimo c’era Alakazam mimetizzato con le sembianze di un Abra.
- Lo so, lo so. So bene cosa stai dicendo, Alakazam. Qualcuno sta cercando di contattare la mente di Kyle. Mi hai ripetuto più volte che assieme a lui c’era una qualche altra presenza secondaria, che stava prendendo forza dentro di lui.
Alakazam annuì vigorosamente, nessuno dei due parve accorgersi della presenza di Kyle. Lui cercò di comunicare in qualche modo ma nessun suono uscì dalla sua bocca. Si osservò il corpo e solo allora vide di avere le sembianze di un fantasma, gli sembrava di essere fatto di luce incorporea azzurra, simile a fumo mosso dal vento.
Earl stava parlando ancora e quindi Kyle decise di restare ad ascoltare, forse si trattava di un ricordo di Abra, in quanto era certo che Earl fosse morto.
- Devi promettermi che lo terrai d’occhio, amico mio. Ed è di vitale importanza che tu gli porti questa Lucarite. Se i nostri dubbi sono fondati, ne avrà più che bisogno.
Earl consegnò nelle mani di Alakazam una piccola borsa di pelle in cui era custodita la Lucarite, presa dalla sua libreria.
- Qualsiasi cosa succeda, deve andare nelle mani di Kyle. Se dovesse accadermi qualcosa, portala a Maisy, lei saprà cosa fare.
Alakazam annuì, prendendo nelle piccole mani la sfera luminosa. La sollevò coi suoi poteri psichici fino a farla roteare attorno alla testa, per poi occultarla alla vista.
In quel momento ci furono diverse esplosioni. Poi, il grido di Sur che chiamava a raccolta i suoi uomini e Pokémon: era iniziato l’assalto alla loro vecchia casa. Earl parve impaurito ma non del tutto sorpreso.
- Alla fine, ci hanno scoperti. Andiamo, hanno bisogno di noi.
Earl udì dei passi molto più vicini, Alakazam assunse una posizione difensiva. Conscio del fatto che fossero diretti alla sua tenda, rimise in atto la sua scena.
- Abra, preparati, stanno arrivando – fece Earl, udendo i passi che svelti si avvicinavano alla sua tenda.
Kyle assistette alla lotta che ci fu in quella tenda, rimanendo spiazzato dalla velocità e facilità con cui Earl si sbarazzò dei suoi nemici. Vide infine il breve scambio di battute fra l’uomo che era apparso dal nulla, quasi scambiato per Cole data la loro somiglianza, con il suo Zekrom. Pochi attimi prima di morire, Earl comunicò mentalmente ad Alakazam di fuggire con la Lucarite. Nonostante il Pokémon si oppose, Earl l’obbedì ad accettare i suoi ordini e fuggì, lasciando il suo allenatore morire nell’esplosione.
Poco dopo, venne trasportato assieme ad Alakazam al cospetto di Maisy. La ragazza strillò appena lo vide, poi lui si accasciò al suolo, col corpo completamente ricoperto di ustioni e gambe e braccia piegate in posizione innaturali. La Lucarite scivolò via dalle dita del Pokémon e rotolò via.
Poi, Kyle sentì nuovamente la sensazione di venir catapultati via e si ritrovò di nuovo al cospetto di Alakazam.
- Chi… chi era quell’uomo? Non era Cole, vero?
Alakazam scosse la testa.
- Tu lo conoscevi?
Ancora la stessa risposta.
- Hai già fatto vedere queste cose a Sur, Cole o qualcun altro?
Alakazam stavolta annuì, poi gli diede le spalle e scomparve nel nulla, diretto chissà dove.
Kyle rimase qualche istante, ancora non del tutto ripresosi dallo shock. Poi si ricordò della richiesta di Maisy e si diresse nella sua stanza da letto, per la prima volta da quando si trovava lì.
Entrò cercando di fare quanto più silenzio possibile e si richiuse la porta alle spalle. L’interno, escluso l’enorme armadio, qualche sedia e il letto a due piazze, era completamente privo di arredo. Sul fondo si apriva un’altra porta che Kyle pensò dovesse trattarsi del bagno.
Le finestre erano socchiuse, la luce del giorno entrava a stento fra gli infissi, diretto verso il letto, per poi fermarsi ai suoi piedi. Il Sole non era ancora spuntato del tutto e la debole luce faticava a farsi strada all’interno della stanza.
Alice stava adesso riposando al di sotto delle coperte, con solo testa e braccia lasciate scoperte. Kyle notò immediatamente le medicazioni fatte da Maisy, fra le quali spiccava l’enorme fasciatura sul cranio che imprigionava gran parte dei capelli di lei e alcune sulle braccia, dove i tagli erano maggiori. A differenza di poche ore prima, l’espressione sul suo viso era serena e il respiro era regolare. Kyle le si avvicinò timidamente, trascinandosi una sedia. Sussultò quando le scivolò da mano e colpì il pavimento. Si affrettò ad alzarla e si voltò verso di Alice, impaurito di averla svegliata ma lei parve non essersi accorta di niente.
Kyle si sedette di fianco al letto, prendendo posto sulla sedia. Non sapendo cosa fare, passò il tempo osservando la camera che pareva ripetersi nello stesso modo, parete per parete. Spinto dalla curiosità, spostò il suo sguardo sulle mani esili di Alice. Il colorito della sua pelle era completamente fuori luogo per lui, abituato a convivere con tutt’altre persone. Gli ricordò quasi una mozzarella, quando sovrappose il suo braccio al suo. Rise, forse troppo forte, perché subito dopo si pentì del suo gesto e tornò rigidamente a essere immobile.
Però continuò a osservarle le bracca, dove i tagli più piccoli si trovavano soprattutto sul lato esterno, e le mani, come se avesse provato a difendersi da qualcuno o qualcosa che la notte precedente li aveva attaccati.
Il tempo scorreva e Kyle continuò a restare immobile sulla sedia, a volte girandosi i pollici, a volte lanciando frugali occhiate ad Alice, soffermandosi per molto tempo sul suo viso. Non voleva farlo, ma era più forte di lui. Fino ad allora, aveva vissuto sempre e solo fra la sua gente e, a parte poche persone come Maisy, Green o Blue, una persona con la pelle bianca era per lui una novità. Soprattutto se si aggiungevano i capelli rossi di lei e le sue lentiggini. Kyle si sporse verso il piccolo ceppo che faceva da comodino a Maisy, lo stesso che lui in persona aveva levigato e da cui aveva rimosso ogni scheggia, rendendolo quasi morbido al tatto. Lì erano appoggiati gli occhiali da vista di Alice, spezzati al centro ma con i vetri ancora intatti. Un paio di giri di nastro isolante tenevano unite le due metà, anche se la simmetria fra i due vetri era stata minata. Era sicuro che ormai non avrebbero mai più trovato la forma originale e che sarebbero dovute essere sostituite.
Li prese fra le mani vedendo, flebile, il suo riflesso nelle lenti. Diede un’altra rapida occhiata ad Alice per assicurarsi che stesse dormendo ancora, poi li inforcò. Divenne praticamente cieco all’istante, vedeva tutto sfocato e gli venne il capogiro in pochi attimi. Dovette toglierli rapidamente, mentre gli occhi iniziavano a lacrimargli copiosamente. Li posò nuovamente sul ceppo con una mano e nel frattempo cercò di riprendere il controllo della vista, ripulendo gli occhi dalle lacrime che sembravano non voler smettere di uscire.
Quando Maisy fece finalmente ritorno, Kyle era stremato dalla notte passata in bianco e l’intera mattinata passata su quella sedia, in posizione scomoda e perennemente con un’ansia addosso che non si sapeva spiegare. Dopo le rassicurazioni di lei sulla salute del Noctowl che aveva trasportato lì Alice, i due andarono a cucinarsi qualcosa. Mangiarono velocemente e senza molto appetito, dopodiché Maisy uscì nuovamente annunciando che doveva mettersi in contatto con Blue e raccontarle dell’accaduto e che sarebbe mancata tutto il giorno.
- Tu riposa, Kyle. Ti chiedo solo di dare uno sguardo ogni tanto alla nostra ospite, non vorrei che peggiorasse. Alakazam resterà qui con te, in caso serva aiuto.
Lui accettò a malincuore, sentendo il peso della stanchezza premere con violenza sulle palpebre. Osservò Maisy prendere le sue cose, per poi uscire fuori e partire, assieme a Ursaring. Arrivata fuori dalle mura, salì in groppa al Pokémon e scomparvero nella foresta. Kyle si spinse fino al grosso portone, per poi chiuderlo e sigillarlo dall’interno, per evitare altre esperienze negative.
- Restate qui, voi, ma se sentite o vedete qualcosa di sospetto, avvisatemi subito. Noctowl tu pattuglia i cieli, fatemi sapere se c’è qualcuno nei paraggi che non dovrebbe essere qui.
Si accomiatò così dai suoi amici e compagni, diretto alla sua camera. Lì si lasciò cadere sul letto e si addormentò quasi subito.
Dopo un breve periodo di tre ore, che a Kyle parvero dieci anni, il ragazzo si risvegliò con la luce del pomeriggio morente che entrava nella stanza dalla finestra lasciata aperta. Sentì dei brividi e in quel momento si ricordò di essersi addormentato senza neanche tirarsi su le coperte e adesso quel vento freddo l’aveva costretto a svegliarsi.
Si alzò e si diresse verso i fornelli, dove rubò del pane per la cena e un paio di fette di bacon essiccato. Mandò giù il tutto con un paio di sorsi d’acqua e andò fuori a osservare i suoi Pokémon che dormivano adesso placidamente all’ombra dell’albero di ghicocche.
Diede un ultimo sguardo al cielo che piano piano tornava ad assumere le tonalità della notte e tornò dentro, diretto in camera di Maisy.
Alice dormiva ancora, noncurante di ciò che le accadeva intorno. Kyle notò, però, che la ragazza stava sudando copiosamente. Si affrettò vicino al letto e le toccò la fronte, scoprendo senza sorpresa che era rovente. Controllò che le finestre fossero chiuse correttamente, in modo che neanche uno spiffero potesse passarci, dopodiché corse fuori a cercare Alakazam che fino a poco fa era in salotto. Non trovandolo, si diresse all’armadio dei medicinali, da cui prese degli antibiotici e dell’acqua. Quando tornò in camera, Alakazam era chino su di Alice, i suoi cucchiai vorticavano lentamente nell’aria, subito sopra la ragazza, emettendo una strana luce verdastra. Kyle si avvicinò timidamente, pauroso di intralciare le azioni di Alakazam. Ma quando quest’ultimo lo vide, si fece da parte, indicando prima le pillole che Kyle aveva in mano, e poi Alice.
- Come gliele diamo? È incosciente, potrebbe affogarsi.
Ma Alakazam insistette. Fu solo quando Kyle si decise ad aprirle la bocca e provò a farle ingoiare i medicinali che capì: Alakazam stava usando i suoi poteri psichici per controllare le azioni del corpo inerme di Alice, muovendo gli organi digerenti per lei. La ragazza riuscì a ingerire senza alcun problema gli antibiotici e parve non essersi accorta di essere stata manipolata contro la sua volontà.
Anche grazie alle cure di Alakazam, Alice aveva perso ogni minimo particolare facciale che tradiva una sofferenza interna, seppur ancora zuppa di sudore.
Kyle le tolse le coperte di dosso, felice del fatto che Maisy si era data pena di cambiarle abito prima di metterla a letto, prestandole una delle sue tute da allenamento. Con delle pezze passategli da Alakazam, Kyle le asciugò il sudore dalla fronte, braccia e gambe, non osando spingersi oltre. Non aveva intenzione di scoprirla ulteriormente senza neanche la sua approvazione. Per non parlare del fatto che non voleva che fosse questo il modo in cui avrebbe visto per la prima volta un corpo femminile. Con cura e cercando di fare meno movimenti possibili, Kyle cercò di legarle i capelli, senza successo, sperando che in questo modo avrebbe sudato di meno. Fu in quel momento, quando le alzò delicatamente la testa, che capì che il letto era zuppo di sudore.
Completamente nel panico, Kyle non sapeva più cosa fare, sicuro che Maisy gli avrebbe dato la colpa per questo. Pensò che la cosa migliore sarebbe stata cambiarle le coperte e quindi sollevò Alice, prendendola in braccio a fatica. La testa di lei gli andò a finire sulla spalla mentre lui gli reggeva la schiena e le gambe. Fece un paio di passi indietro, incerto sul dove andare. Pensò di spostarla momentaneamente sul suo letto ma Alakazam fu più rapido di lui. Con un solo pensiero, aprì l’armadio e ne trasse lenzuola e coperte pulite, compreso un cuscino di riserva. In un attimo spostò le sporche dal letto e lo ricoprì con le nuove, facilitando di molto il compito a Kyle.
- Grazie – bofonchiò Kyle, mentre riponeva nuovamente Alice nel letto.
Lei parve non aver notato alcun cambiamento, tranne per il fatto che adesso respirava nuovamente in modo regolare e già scottava di meno. Kyle la ricoprì con la coperta lasciandole, come prima, le braccia scoperte, distese lungo il corpo.
Si allontanò di poco dal letto, per avere una visione più ampia ed essere sicuro che tutto andasse bene. Alakazam stava prendendo posto su una sedia, anche se non vi era seduto direttamente ma fluttuava a mezz’aria su di essa. Una ciocca di capelli era ricaduta sul volto di Alice, e Kyle si sentì disturbato da quel particolare che pareva distruggere tutta l’armonia che si era creata in quell’istante sul volto ora sereno della ragazza. Senza pensarci due volte, scostò lentamente la ciocca, lasciandola ricadere poi di lato, quasi sfiorò la pelle di Alice nel farlo nonostante si fosse sforzato di evitare di disturbarla oltre.
Quasi urlò di paura quando sentì dei colpetti alla finestra. Si girò di scatto, portando istintivamente la mano alla cintura delle Ball. Fuori, sul davanzale, un piccolissimo Hoothoot trotterellava sul legno, carico di energia e come se avesse una gran fretta.
Kyle si avvicinò alla finestra e l’aprì, facendo entrare quell’Hoothoot che era così piccolo da poter entrare nella sua mano. Legata alla sua zampa, c’era un foglio arrotolato su se stesso e tenuto fermo da un nastro che sembrava molto simile a quelli che Maisy usava per legarsi i capelli. Il Pokémon allungò quella zampa in sua direzione.
- È per me?
A quelle parole il Pokémon parve gonfiarsi d’onore, avendo portato a termine il suo incarico.
Kyle prese il foglio e iniziò a leggere.
Kyle, so che la notizia non ti piacerà affatto. Ho incontrato Blue, anche loro hanno avuto un visitatore inaspettato. Tranquillo, stanno tutti bene qui, però devo correre in delle cave situate su vari punti delle montagne qui intorno, Green e Blue hanno bisogno di vari materiali. Non ho tempo di spiegarti cosa, sto per partire con Ursaring ma fidati di me e non temere, al massimo tre o quattro giorni e sarò da te. Sai dove si trovano le varie provviste.
Ho chiuso il passaggio a chiunque nei paraggi, i miei amici Pokémon pattugliano già i cieli e il sottobosco, non hai di che preoccuparti. A meno che non sia io o uno dei miei, non aprire a nessuno e non uscire dalle mura esterne.
Prenditi cura di Alice, sono sicura che saprai cavartela anche con questa prova.
Rimandami indietro Apollo (sì, è un nome stupido per un Hoothoot così piccolo, ma gli piaceva) con la descrizione della Ball di Riolu, così saprò che sei tu e la lettera non è stata intercettata.
Ci vediamo presto.
P. S. se Alice dovesse svegliarsi, dille che il suo amico è con noi.
Ed ecco che la sensazione di panico lo colpì nuovamente. Era solo, doveva badare a una sconosciuta e chissà cosa stava succedendo di così importante lì fuori, dove lui non poteva neanche mettere piede. Corse lo stesso a prendere carta e penna e a rimandare Apollo indietro con la risposta, mosso soprattutto da un rinnovato senso del dovere. Non avrebbe deluso Maisy per nulla al mondo.
Kyle passò il resto del giorno a organizzare mentalmente il necessario per i giorni a venire. Preparò la cena e, dopo essersi rifocillato assieme ai suoi Pokémon, tornò nella camera di Maisy. Trascinò a fatica il piccolo divano con sé, facendogli prendere il posto della sedia scomoda. Qui si addormentò e passò la notte.
I giorni successivi furono un semplice susseguirsi delle mansioni che svolgeva normalmente, come la raccolta dell’acqua o la legna per il fuoco. Kyle decise di continuare ad allenarsi almeno un’ora al giorno, subito prima del pranzo e dopo aver controllato le condizioni di Alice che, adesso, sembrava essersi stabilizzata. A parte questo, passava tutto il suo tempo vicino al suo letto, come se la sua presenza bastasse a evitare altre complicazioni al recupero della ragazza.
La sera del terzo giorno si stava avvicinando e Kyle aveva appena finito di chiudere tutte le finestre della casa, sigillandole, in previsione della tempesta che sembrava essere prossima allo scatenarsi.
Quella notte i suoi Pokémon entrarono e dormirono in casa, mentre pioggia e vento frustavano ogni cosa all’esterno delle robuste mura della casa. Ma, per fortuna, niente sembrava essere in grado di entrare e il fuoco nel camino rendeva le stanze più accoglienti. Noctowl fu più che felice di appollaiarsi sul divano, più che altro riposando a occhi aperti. Lì vicino, sempre nel salotto, Riolu cercò di ottenere le attenzioni di Alakazam, attratto dal Pokémon che era in grado di manipolare la materia come lui non era ancora in grado di fare. Riuscì infine a ottenere il suo favore e si addormentò sulle sue gambe incrociate, durante uno dei suoi continui periodi di meditazione.
Kyle, invece, si era completamente trasferito in camera di Maisy e, sebbene avesse timore di coricarsi di fianco ad Alice per paura di farle del male in qualche modo, riuscì a trovare un valido compromesso fra il dormire vicino a lei per essere presente a ogni evenienza e la necessità di poter finalmente coricarsi in un posto comodo: Arcanine si era steso di fianco al letto, prendendo posto su un grosso tappeto, Kyle si stese sulla sua groppa dal pelo caldo e morbido. L’aria aperta delle montagne aveva giovato molto al Pokémon, restituendogli la magnificenza che anni di prigionia avevano adombrato.
Il calore che emanava il corpo di Arcanine era tale da non far rimpiangere la coperta del suo letto. Non stava neanche troppo scomodo, anzi, non aveva di che lamentarsi. Quella era, forse, la prima notte in cui avrebbe dormito un po’ più decentemente.
Si girò un’ultima volta verso di Alice, controllando che fosse tutto ok. Il fatto che respirava tranquillamente era un ottimo segno.
Kyle fece posto sul ceppo di fianco al letto, dove erano posati gli occhiali e la Poké Ball di lei e ci mise il suo cinturone con le sue Ball. Quella di Riolu continuava a emanare una leggera luce azzurra, come mossa dalle onde dell’acqua. Il suo tatto rassicurò il ragazzo quando entrò in contatto con le emozioni di Riolu.
Controllò che la fronte di lei non scottasse, dopodiché si assicurò che le mani non fossero troppo fredde, sempre con delicatezza e con timore, quasi come se a toccarla, si sarebbe potuta infrangere come vetro. Rassicurato, affondò la testa nel pelo di Arcanine e si addormentò.
Al suo risveglio, gli avvenimenti degli ultimi giorni parvero sfocarsi davanti ai suoi occhi. Le forze sembravano essere ancora minori di quando era arrivato il sonno, come un macigno in un lago.
Si sforzò di aprire gli occhi e, nonostante la vista annebbiata, riuscì a capire di trovarsi in un posto che non conosceva affatto. Si tirò su a sedere, puntellandosi sui gomiti e fu allora che capì che qualcosa la stava bloccando. Spostò lo sguardo sul suo braccio destro e in quel momento vide un enorme Arcanine, su cui era steso un ragazzo di colore, mai visto prima, che le teneva stretta la mano nella sua.
Lui si stava lentamente svegliando. Il suo sguardò si fermò prima sulla sua mano, poi, come confuso, alzò gli occhi verso di lei. Quando vide che era sveglia, arrossì immediatamente e cercò di ritrarre la mano, non prima però che Alice potesse urlare.
L’Arcanine si svegliò di soprassalto, facendo cadere il ragazzo che imprecò quando colpì il pavimento con la testa. La porta si spalancò ed entrò un piccolo Pokémon che Alice non riconobbe e un Noctowl, forse quello che li aveva trasportati fin lì.
- Calma, calma! – gli urlò lui quando si rialzò e si avvicinò al letto.
Lei provò a colpirlo col cuscino, l’unica cosa a portata di mano. Quelli che dovevano essere i Pokémon del ragazzo guardavano incuriositi la scena.
- Non voglio farti del male, Alice!
Sentendo il suo nome, la ragazza si fermò di botto.
- Come conosci il mio nome?
- Ce lo hai detto tu, prima di svenire. Poi io e Maisy ti abbiamo portato qui e…
- Chi sei? – l’interruppe lei, bruscamente.
- Immagino che non sia il modo migliore per presentarci, scusami ma Maisy mi ha chiesto di prendermi cura di te e dato che pochi giorni fa avevi la febbre forte, ho preferito dormire qui in modo da essere più reattivo, stavolta. Comunque, io sono Kyle, davvero non ricordi niente? – lui gli allungò la mano ma lei l’ignorò.
Lentamente, quando la mano di Kyle tornò al suo posto, Alice riprese a parlare.
- Dov’è Bucky, che gli avete fatto?
- Chi è Bucky? Il Noctowl che ti ha portato qui si chiama così?
- No, Bucky è il mio amico, volava con me finché non ci hanno attaccati… Poi non ricordo più nulla.
Kyle sentì raggelarsi il sangue, non sapeva come dirle che era sola.
- Vedi… quando ti abbiamo trovato, beh… tu eri sola. Sei piombata giù dal cielo con quel Noctowl. Io e Maisy, la mia maestra, ti abbiamo soccorsa e portata qui. Poi ha dovuto raggiungere delle persone, credo che Bucky sia con loro. Maisy dovrebbe tornare a breve, spero. Poi sicuramente ti porteremo da lui.
Alice, a quel momento, si rese conto delle bende che le fasciavano le vari parti del corpo e i vestiti non suoi.
- Non ti preoccupare, ha fatto tutto Maisy, io non c’ero – puntualizzò subito Kyle.
Alice continuò a fissarlo, colma di dubbio e impaurita.
- Non voglio farti del male, davvero. E il mio Arcanine è un cucciolo, non spaventarti per la stazza. Lui invece è Riolu, mi accompagna da praticamente sempre. Di là invece ci sono il mio Noctowl e Alakazam, anche lui ha aiutato a curarti.
- Ho sognato che un Alakazam mi ripuliva il letto mentre qualcuno mi teneva in braccio… - rifletté lei.
Kyle, visivamente in difficoltà, sembrò rimpicciolirsi.
- In realtà, lo abbiamo fatto davvero. Io ti ho presa in braccio mentre Alakazam ha cambiato le coperte. Avevi sudato tantissimo e non potevamo lasciarti così. Ti ho asciugato il sudore e lavato con acqua calda braccia e viso, poi ti ho rimessa a letto.
- Quanto tempo ho dormito?
- Contando anche questa notte, circa quattro giorni.
- E tu sei stato qui tutto il tempo?
- Beh, non proprio tutto, ho anche dovuto mangiare ogni tanto e fare delle cose. Ma sì, la maggior parte del tempo l’ho passata qui. Maisy mi avrebbe ucciso se ti fosse successo qualcosa.
Il piccolo Pokémon, Riolu, balzò sul letto e le si avvicinò. Allungò una zampa e le porse il palmo. Spinta da una strana sensazione, lo prese fra le sue mani. Il contatto del Pokémon la rassicurò e le infuse le sue sensazioni e la fiducia che aveva nel suo allenatore. Vide sprazzi dei suoi ricordi, compreso quello della notte precedente, quando Riolu si era affacciato dentro la stanza per assicurarsi che Kyle stesse bene e li aveva trovati con le mani vicine. Vide il suo salto sul letto e il momento in cui avvicinò le loro mani, finché non si strinsero una nell’altra. Ci fu una debole luce verde ad avvolgere le mani dei tre, poi il senso di dolore dal viso di Alice sparì.
- Ehi, tutto bene? – la voce di Kyle la riscosse.
- Grazie.
- Come?
- Grazie per quello che hai fatto per me.
- Oh… beh, figurati – qui Alice fu certa di vederlo arrossire nuovamente.
Si ricordò della Poké Ball in quel momento.
- Il mio Gallade!
- Tranquilla, è qui.
Kyle le porse gli occhiali, lei li inforcò con una smorfia. Notò subito che le lenti erano state rovinate.
- Mi dispiace, ho fatto del mio meglio per aggiustarle. Sono dovuto ritornare con la luce del sole per trovare la parte mancante. La Poké Ball è intatta, però.
Alice la prese fra le mani, facendo fuoriuscire immediatamente Gallade. Lui le si lanciò incontro, sul letto, per cingerla in un abbraccio.
Dopodiché, il Pokémon si interpose fra lei e gli altri, in posa difensiva.
- Tranquillo, Gallade, sono loro che ci hanno salvati dai Sacerdoti.
- Vi hanno attaccati quei figli di puttana? – a Kyle venne spontaneo l’insulto, stranamente questo la fece sorridere.
- Vedo che l’esercito del mio patrigno è famoso anche qui.
Vedendo l’espressione di stupore sullo sguardo di Kyle, Alice raccontò brevemente la sua prigionia e la fuga, assieme all’amico, tralasciando i dettagli importanti e più significativi, come la morte dei suoi genitori.
- Anche io sarei fuggito. Forse avrei portato un po’ più di mangiare con me. A proposito di mangiare, credo tu abbia fame.
Quelle parole parvero magiche. In quell’istante, Alice sentì il suo stomaco fremere violentemente e si accorse che Gallade era dello stesso avviso.
- Credo fosse un sì – Kyle sorrise.
- Io vado di là a preparare qualcosa per la colazione. Il bagno, credo tu voglia usarlo, è dietro quell’altra porta. Aspetta solo un attimo.
Lui sparì in quello che Alice intravide come il salotto, seguito dai suoi Pokémon. Lo sentì inveire un paio di volte davanti a Riolu che probabilmente aveva provato a sgusciare nuovamente nella sua stanza, finché l’abbaio di Arcanine l’aveva dissuaso dal fare altro.
Poco dopo, Kyle rientrò dentro la stanza, reggeva fra le mani i vestiti nuovi che Bucky le aveva fatto.
- Si è rovinata, ho provato a sistemare la maglia ma non c’è stato niente da fare. I pantaloni sono integri, però.
Glieli consegnò, poi allungò anche l’altra mano.
- Ecco, prendi, puoi indossare questa nel frattempo.
Alice prese fra le sue mani una vecchia maglia degli Arctic Monkeys.
- Era quella in migliori condizioni che io abbia, almeno è qualcosa.
- Grazie ancora – Alice si sforzò di sorridere.
Kyle rimase immobile qualche secondo, poi l’imbarazzo parve impossessarsi nuovamente di lui.
- Beh, io vado allora. Quando hai finito in bagno vieni pure, ti aspetto di là per la colazione. Ti piacciono i waffles?
- Li adoro.
Kyle sorrise, poi scomparì.
Una mezz’ora di bagno bollente, con l’acqua riscaldata dalle fiamme di Arcanine, Alice uscì in salotto. Kyle era solo, indaffarato con piatti e altre cose, i suoi Pokémon erano probabilmente fuori.
- Oh, eccoti. Se vuoi, Gallade può uscire fuori con Arcanine, Riolu e Noctowl. Non c’era spazio per loro, qui, quindi ho preparato fuori.
- Non ti preoccupare, starò bene – Alice lo rassicurò e lo vide uscire fuori.
Immediatamente, Riolu gli si attaccò ai talloni e non si staccò durante tutta la colazione.
- Scusalo, è molto affettuoso, deve aver captato i poteri di Gallade.
Lui gli passò il piatto con i waffles mentre lei si legava i capelli con un codino che aveva trovato nel bagno. Notò che aveva messo sottosopra la cucina nel tentativo di preparare la colazione.
- Nutella o marmellata?
- Marmellata, come ce l’hai? – rispose lei.
- Albicocca, ciliegia e… fragola. Come la preferisci?
- Fragola.
- Oh, allora voi tizi religiosi pazzi avete almeno un buon gusto.
Lei lo fulminò con lo sguardo e iniziò a mangiare.
Kyle si fermò un attimo a osservarla. Alice fu sicura che la stesse fissando anche se aveva la testa abbassata. Quando l’alzò, Kyle sobbalzò.
- È anche la mia preferita – provò a scusarsi lui.
- Allora anche i selvaggi hanno gusti decenti – disse lei, senza alzare lo sguardo.
Si sentì stupida subito dopo averlo detto, non sapeva cosa le fosse preso.
Per fortuna, Kyle rise.
- Almeno io mi lavo ogni giorno, e non una volta la settimana – la punzecchiò lui.
- Ehi! – lo colpì sul braccio con la forchetta.
Per un istante, fu come se niente fosse accaduto e nessun Sacerdote con uno stormo di Salamance l’avesse seguita e attaccata.
Poi, la porta si aprì. Una giovane donna entrò, affiancata da un’imponente Ursaring, entrambe dall’aria esausta.
- Maisy, sei qui! – Kyle balzò in piedi e corse da lei per sorreggerla. Fuori, i Pokémon, iniziarono ad agitarsi.
- Dobbiamo fuggire di qui, i Sacerdoti stanno arrivando. Svelti, a New Hope.
Alice non capì cosa stesse succedendo finché Kyle non le lanciò uno zaino addosso.
- Qui ci sono provviste e le tue cose, svelta, prendi Gallade e andiamo. Ti spiegheremo strada facendo.
Alice ubbidì silenziosamente e si mise a seguirli. La luce del Sole le fece male agli occhi, troppo abituati all’oscurità.
Nel grande giardino, davanti alle porte d’ingresso, c’erano tre Sacerdoti coi loro Salamance.
- Via di qui, a loro penso io.
Maisy sguainò la katana. Ursaring ruggì furiosa, alzandosi sulle due zampe posteriori.
Kyle, conscio del fatto che la sua maestra era irremovibile e sapeva quel che faceva, prese la Poké Ball di Noctowl e lo chiamò. Spinse a forza Alice sul suo dorso e la seguì. Volarono per qualche centinaio di metri, per poi ridiscendere nella foresta.
In lontananza, le grida di battaglia infuriavano.
- Hancock
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