Johikari222
Thank You pt.2
Bundle di Shot Natalizie (fuori stagione)
3.
FranticShipping - "Caffè e
Cioccolato"
«Comunque sei
proprio carina vestita così! Magari però la prossima volta ti aiuto io a
scegliere le scarpe...» diceva Ruby, sorridendo gioviale.
«Cos'hanno le scarpe, che non
va?! E poi il vestito l'ho messo solo perché è Natale! Non li metto, in genere,
lo sai!» obbiettò invece Sapphire, sbuffando vistosamente. Prese un fazzoletto
dal portatovaglioli e cominciò a strapparlo qua e là, nervosa.
Ruby la guardò e sorrise.
«Abbiamo avuto la dimostrazione pratica del fatto che staresti bene anche con
solo un cespuglio addosso...» disse, vedendo la ragazza ridere nervosamente.
Il cameriere arrivò per prendere
le ordinazioni; Sapphire prese una cioccolata calda mentre Ruby un
semplice caffè.
«Resti comunque una donna di
Neanderthal... Non mi sarei sorpreso di vederti con addosso le foglie,
nonostante sia Natale. Se vuoi ci aggiungo le palline per addobbare i rametti».
Fu lì che la castana
appallottolò il tovagliolo che aveva tra le mani e glielo lanciò contro,
adirata.
«Sei solo un grandissimo pezzo
di merda che tira in ballo il passato! Vuoi prendermi in giro!».
Ruby rise e appoggiò i gomiti
sul tavolino, osservando con sguardo perso la sua ragazza.
Amava ogni cosa di lei, a
partire dai suoi capelli, fino ad arrivare ai suoi occhi. E poi la sua pelle morbida.
Era delicata, totalmente in contrasto con la sua personalità ribelle e
iperattiva.
«A cosa pensi?!» chiese
Sapphire, ancora irritata. Cercava di evitare lo sguardo degli altri clienti e
quindi nascose il volto dietro la tazza di cioccolata calda che il cameriere
aveva appena servito.
«Che sei bellissima».
La ragazza per un attimo si
strozzò e arrossì di nuovo.
Pensò che Ruby fosse incoerente, dato che prima la sfotteva e poi le faceva i complimenti.
Pensò che Ruby fosse incoerente, dato che prima la sfotteva e poi le faceva i complimenti.
«Ma ti pare una cosa da dire?!
Sai fare solo il playboy!» sbraitò, tirandogli un altro fazzoletto. In realtà,
anche se non lo avrebbe mai ammesso, le piacevano quei complimenti. E li
apprezzava ancor di più perché era lui a farglieli.
Lo amava, lo amava immensamente.
Ruby era diverso dagli altri, e per quanto a volte fosse irritante non poteva
desiderare uomo migliore.
Da quando erano bambini, sentiva già un forte legame con lui, segnato dal filo rosso del destino. Era stato scritto tutto, il loro incontro da bambini e quel Salamence, e poi quando si rividero nella grotta, la loro collaborazione per salvare Hoenn più volte. Anche i loro sentimenti erano già stati scolpiti nei loro cuori.
Da quando erano bambini, sentiva già un forte legame con lui, segnato dal filo rosso del destino. Era stato scritto tutto, il loro incontro da bambini e quel Salamence, e poi quando si rividero nella grotta, la loro collaborazione per salvare Hoenn più volte. Anche i loro sentimenti erano già stati scolpiti nei loro cuori.
«Ma è vero» disse quello dagli
occhi rubini, ridendo e schivando la pallina di carta. Poi scattò in avanti,
bloccandola per i polsi e sorridendole.
«Smettiamola...».
Prese il menù e lo alzò davanti
al volto, sedendosi nuovamente e spostando la sedia accanto a lei. E poi la
baciò, dolcemente, sentendola aderire al suo corpo.
Frequenti, quei baci.
Speciali, quei baci.
Ovunque si trovassero, a loro
non importava. Nelle labbra dell'altro trovavano le porte del paradiso e vi si
tuffavano per qualche minuto, prima che i loro occhi, rubini e zaffiri nascosti
da palpebre padrone, s'incontrassero.
Quando si staccarono lui sorrise.
Pensò che lei, in quel momento fosse l'essere più splendido su quel pianeta.
«Ho dimenticato il regalo» disse
poi Ruby alzandosi e indietreggiando lentamente.
«Ma se ce li siamo già scambiati
in albergo!» puntualizzò Sapphire, sorpresa, inclinando la testa di lato.
«Ne ho un altro. Ma chiudi gli
occhi o non te lo do» disse. E lei, confusa, fece come lui gli aveva detto.
Assicuratosi che la donna
facesse come gli aveva detto, Ruby mise una mano in tasca e estrasse una
piccolo cofanetto lucido. Lo aprì, e quello rispose con un piccolo scatto nella
parte superiore, rivelando un piccolo brillante azzurro. Sorrise, pregustando
la scena, e poi prese la mano della ragazza.
E poi fu il panico, perché
Sapphire, sentendosi prendere l'anulare, cadde in una spirale di panico ed
euforia. Spalancò gli occhi, vedendo il suo uomo sorridere.
E lei fece lo stesso.
L'anello calzò perfetto per il
suo dito, piccolo e delicato. La donna alzò gli occhi e guardò un Ruby del
tutto felice. La baciò leggermente e sorrise.
«Ora sei la mia fidanzata a
tutti gli effetti».
Sapphire sbatté le palpebre tre,
quattro volte. «... Ruby... non... non era necessario...»
«Sì invece. E adesso tutti sanno
che appartieni a me».
Sapphire sorrise e gli prese la
mano, sorseggiando nuovamente la sua cioccolata.
«E' per farti perdonare della
tua finta amnesia?».
«Oh quella...» sospirò lui,
ruotando gli occhi, stancamente.
«Sì?» chiese quella, portando le
mani ai fianchi.
«Non so di cosa tu stia
parlando» finì il giovane, facendola andare nuovamente su tutte le furie.
Che gran bugiardo.
4. PreciousmetalShipping - "Non sorridere solo questa
notte"
Lo scenario era stimolante, col
freddo tipico del 25 Dicembre che gelava la stanza e li costringeva a stringersi
forte sotto le coperte.
Gold era sopra Silver e lo
riempiva di baci. Il moro lo sentiva tremare sotto i tocchi gentili che le sue
labbra gli donavano. E il letto scricchiolava, ogni volta che il loro peso si
spostava, un po' a destra e un po' a sinistra.
Un po' avanti e un po' indietro.
Fu forse il millesimo bacio che
Gold diede al fulvo a farlo sorridere.
«Ma perché ogni volta che tocco
il tuo corpo hai i brividi?» chiese quello dagli occhi d'oro. Sorrideva
divertito, con quella malizia totalmente padrona dei suoi comportamenti.
Silver distolse lo sguardo e
sbuffò esasperato.
«Cosa cazzo dovrei saperne...
Non lo so, forse è perché mi piace come lo fai... Boh...».
«Modestamente...».
Sorrisero entrambi.
«Modestamente il cazzo,
modestamente...» ribatté l'altro, tirandogli una guancia. Silver sospirò e si
stese accanto a lui, pensando che il suo compagno fosse veramente un tipo
impossibile. Era unico, riusciva a far stare bene Silver nonostante quello
stentasse ancora a lasciarsi andare completamente durante quei momenti.
«Gold...» sospirò quello dai
capelli rossi, legandoli con un codino dietro la testa. Poi gli prese la mano e
lo guardò negli occhi. «Lo sai che non sono bravo con le parole...».
«Quelle cose che voi umani
chiamate parole...» scimmiottò l'altro, ridendo.
«Coglione... Dicevo, tendo
sempre a parlare poco, senza mostrare quello che provo però... vorrei dirti che
quando sto con te io... io sto bene. La mia vita...».
«Quel disastro la chiamavi così?
Cioè, proprio "vita"?».
«Fammi finire di parlare!»
esclamò l'altro tirandogli un pugno sul petto. Quello sorrise e gli permise di
continuare. «La mia "vita" continuava ad andare a rotoli, anno dopo
anno... ora dopo ora... A partire da Blue, e quel rapimento... Impiegai molto tempo
a vincere quel trauma. Quelle maschere... Ogni notte le vedo ancora. E sono il
mio incubo ricorrente...».
Gold lo vide perdersi, con lo
sguardo che nuotava in un vuoto denso e fastidioso, prima che tornasse a
parlare.
«Quando ritrovai mio padre il
mondo mi crollò addosso... Di nuovo... Il solo pensare che lui fosse un mafioso
ed io suo figlio... Bah».
«Non la vedrei così male, io».
«Sempre perché sei un coglione!
Ma sapere che accanto al mio nome si fosse affiancata una facciata di cattivo
ragazzo mi faceva male».
«A te non è mai importato un
cazzo di nessuno...».
«Stavolta sì, Gold!» esclamò,
accorato. «E per quanto lui si sforzasse di essere un buon padre, aveva sempre
messo i soldi prima di me... E sperava anche di farmi felice».
Il moro sospirò. Odiava quella
pesantezza.
«Io però ero già grande»
continuava Silver. «... Se fossi stato quel bambino, a quel tempo sarei rimasto
ammaliato dai giocattoli che mi avrebbe comprato... ma a quattordici anni avevo
il quadro un po' più chiaro, ed era impossibile che mi fottesse coi suoi
giochini. Maschera di Ghiaccio mi aveva insegnato che il mondo è duro...».
Gold sospirò. «Ma poi che nome è
"Maschera di Ghiaccio?"».
«Quello di un incubo».
«Un altro?!».
«Gold...» sbuffò l'altro,
sconfitto. Quello dagli occhi d'oro sorrise e lo tirò a sé.
«So che hai bisogno di sfogarti.
Sto solo scherzando».
Quello si voltò verso di lui e
sospirò, baciandolo delicatamente.
«Se vuoi continua» aggiunse.
«Penso soltanto che senza Blue
ora non sarei qui. Per anni ho pensato d'essere in attesa di... di una morte
che arrivava ovunque guardassi. Nella mia testa c'era soltanto l'inferno...».
«Sono curioso di sapere come si
comportava Blue, a quei tempi...».
«Esattamente come ora» ribatté.
«Zoccola già da bambina?».
«... Ti ammazzo...».
Gold sorrise e lo baciò
nuovamente. «E poi sono arrivato io!» esclamò dopo. Gli scompigliò i capelli e
rise, quando quello cercò di liberarsi dalla morsa del suo abbraccio. Era però
troppo stanco e si limitò a sorridere, sconfitto.
«Quando sei arrivato tu mi hai
cambiato la vita...» fece poi, osservando il vuoto. «E nonostante tu sia il
cazzone più cazzone sulla faccia di questa terra, sei l'unico che riesce a
farmi provare quest'emozioni... Non riesco neppure a opporre resistenza».
Il silenzio avvolse i corpi dei
due, prima che Gold sorridesse. «Hai sprecato tutto questo tempo della mia vita
per dirmi che sono meraviglioso? Lo sapevo già!» esclamò.
«Sei il solito coglione».
Gold salì nuovamente su di lui,
sorridendo a denti stretti, maliziosamente. «Volevi dire che sono "il
solito coglione malizioso che si diverte a vederti urlare sotto il suo
corpo", vero?».
Silver fece cenno di no col
capo, sconfitto ma anche divertito. «Sei una piaga. Però sei l'unico che riesce
a farmi stare bene...».
L'altro sorrise e lo baciò
dolcemente, carezzandogli gli addominali scolpiti e intirizziti dal freddo.
«E aspetta un attimo...».
«Questa filippica deve ancora
finire?!» esclamò, spalancando gli occhi.
Silver sorrise nuovamente. «Hai
letto il dizionario che ti ha regalato il Professor Oak?».
«Sì, sono arrivato alla acca»
sorrise l'altro.
E il rosso fece altrettanto.
«Come farei senza di te?».
«Immagino non faresti...».
«Già. Sarei probabilmente morto
dentro. Senza di te questo mondo non è altro che una grandissima merda. Mi hai
salvato quando stavo letteralmente per morire e tuttora riesci a farmi
sorridere, nonostante i guai che ho passato».
«Sei stato davvero fortunato a
incontrarmi, effettivamente».
«Tu pensi?» sorrise il
rosso.
«Dovrei farci delle magliette,
con questo slogan...» pensò, alzando gli occhi al cielo, per poi ricrollare sul
fianco. Guardò Silver e aspettò che riprendesse a parlare, per finire quello
sfogo colmo di gratitudine.
«Che cuciniamo per dopo?» chiese
invece. Gold inarcò le sopracciglia e sbatté le palpebre per tre o quattro
volte.
«Ma tu non odiavi le feste? Hai
rotto le palle a ogni compleanno e non hai mai voluto festeggiare e ora che a
Natale sei virtualmente costretto ad aprire le cosce hai intenzione di andare
di là e cucinare?!».
Silver avrebbe voluto dirgli
migliaia di cose, dalla peggiore delle offese al più melenso complimento
amorevole, ma si limitò a sorridere e a pronunciare due parole che riassumevano
tutto il concetto che stava esprimendo da qualche minuto a quella parte: «Grazie,
Gold».
E lo disse come in un sussurro,
carico di quell'insicurezza che si portava dietro fin da bambino.
Gold annuì. «Prego» fece, e poi si beccò un'altra manata
sul volto da Silver, che aveva preso a sbraitare sulla sua perenne mancanza di
serietà.
«Sto scherzando!» urlò poi,
cercando di sovrastare i lamenti del suo ragazzo. «... E vorrei dirti che un
ragazzo come te non può esistere... Quasi mi pari sprecato, con uno come me»
ammise, storcendo il muso. L'altro si stoppò immediatamente, e colorò il suo
viso di un dolce rossore, a pizzicargli le guance. Lo baciò dolcemente e poi si
lasciò andare a un abbraccio caloroso.
Gold continuò: «So di non essere
una brava persona come te... All'inizio manco ti trattavo bene, ma non avrei
mai potuto sapere che sarebbe nato tutto questo fra noi».
«All'inizio non ti sopportavo»
ribatté l'altro.
«Reciproco, testarossa... Ma adesso
voglio che tutti sappiano che sei solo mio e che nessuno può portarti via da
me...».
Silver sorrise. «Sai che non ti
facevo così geloso?».
«Strappo gli occhi a chiunque
provi a guardarti» fece, e poi gli strinse la natica destra nella mano. «Questo
culo è solo mio».
Il rosso allargò il sorriso e lo
trasformò in una risata, poi si sollevò e si sedette sull'altro, attento a non
farlo male.
«Solo tuo» ripeté.
«Non lasciarmi. Sei l'unico ad
avermi fatta maturare, almeno un po', e io sono l'unico che può farti
sorridere».
E successe: Silver sorrise
davvero, abbassando lo sguardo, imbarazzato.
«Ti prego» aggiunse quello dagli
occhi dorati, alzandogli il mento con l'indice. «Non sorridere solo questa
notte».
I loro occhi s'incrociarono e da
quelli del rosso caddero caldi rivoli di lacrime, sapidi e quasi dolorosi. Gold
gli asciugò il viso coi pollici e gli baciò la guancia. Poche volte lo aveva
visto piangere.
«Sei uno stronzo, però» disse il
rosso esplodendo in una risata educata, con ancora le lacrime agli occhi.
E fu lì che Gold lo strinse tra
le braccia, sorridendo. Affondò il naso nel suo collo e inalò il suo profumo.
«Buon Natale, Silver» disse
infine, sospirando.
«Buon Natale».
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