Ghiaccio E Sangue
New Hope, poco prima dell’alba.
Daisy camminava avanti e indietro per le strade di New Hope, insonne e turbata. Blue, che fino a quel momento aveva screditato ogni sua preoccupazione, adesso le faceva compagnia in quello che era un rituale giornaliero. Si erano incontrate per caso, mentre entrambe vagavano fra le case di ignari dormienti.
Dialogando a voce bassa, si erano fatte compagnia una con l’altra, cercando di smentire tutte le brutte premonizioni che una delle due aveva sempre con più costanza. Sapevano che era praticamente impossibile parlare via radio lì sopra, dove c’erano tempeste perenni durante tutti i giorni. Daisy alzò la testa verso la Vetta Lancia, nascosta da nuvole più scure della pece. In quel momento, la sua Glaceon tornò trotterellando dalla fine della strada. Vedendola, il suo cuore mancò un battito. Le si avvicinò titubante, anche Blue si accorse del suo timore nel vedere qualcosa di sbagliato. Nonostante avesse controbattuto così tanto a quell’idea, giorno dopo giorno era diventata anche lei del parere che avrebbe dovuto funzionare.
Glaceon le si avvicinò iniziando a fare le fusa e a strusciarsi sulla gamba della sua allenatrice. Daisy si abbassò verso il suo Pokémon, notando una piccola coroncina fatta di ghiaccio poggiata sulla sua testa. Lei la prese, con le mani tremanti e le lacrime che incominciavano a scorrere dagli occhi. Blue, che non conosceva il significato di quel rituale, si avvicinò di più alle due.
- Daisy, cosa significa questo?
L’amica spezzò la corona in due parti facendola scontrare col proprio ginocchio. Dopodiché lasciò cadere le due metà nell’erba, dove si sciolsero immediatamente, dando vita a due magnifiche stelle alpine.
- Significa che la mia amica ha deciso di tornare da me.
Si asciugò una lacrima sulla guancia usando la manica della felpa. In quel momento, un’enorme ombra calò su di loro, portando con sé un freddo innaturale.
- Ciao, bimba mia – disse Daisy, gli occhi volti al cielo.
Vetta Lancia, ore dopo.
La neve, trasportata dal vento gelido e lacerante, sferzava senza sosta tutt’attorno. Mano a mano che il gruppo aveva fatto strada, salendo sempre più in alto verso la Vetta Lancia, i colori della primavera avevano abbandonato il loro posto, preso poi dal bianco della neve. Adesso, ovunque Kyle volgesse lo sguardo, non vedeva altro che neve, rocce e alberi coperti di neve, vento che ne portava altri fiocchi e, ovviamente, le rovine vicino le quali si erano appostati. Se era vero che Kyurem si fosse stabilito lì e, come spesso gli raccontò Sur, era in grado di controllare e generare ghiaccio e temperature minime, allora tutto quello era il paesaggio ideale.
Il suo gruppo aveva stabilito un perimetro intorno alle rovine, pronto a tendere un agguato a Sua Santità. Avevano stabilito il campo base poco distante, nascosto fra gli alberi coperti di neve, con provviste per circa un mese, escludendo i sei giorni impiegati per giungere fin lì e i tre passati a osservare il nulla. Cole aveva insistito ad arrivarci a piedi, per evitare di venire avvistati.
I problemi durante la salita non erano mancati e spesso si erano ritrovati a camminare uno addosso all’altro, per evitare di congelare. Niente Pokémon, altra idea di Cole.
Nonostante non si vedesse un solo altro essere vivente, Kyle aveva intravisto più volte i gruppi di Ursaring e altre specie, che camminavano a debita distanza ma, inevitabilmente, assieme a loro. Fino a poco prima di giungere sulla cima, gli avevano fatto come da scorta. Forse un ultimo regalo di Maisy e Ursaring.
- Com’è la vista da voi, Kyle? – Cole interruppe il silenzio radio.
- Neve ovunque, il settore ovest è pulito. Io e Alice non abbiamo ancora visto nulla di vivo.
- Bene, fate sapere se vedete qualcosa. Non fate gli eroi, mi raccomando, altrimenti vi ammazzo.
- Qui Sur, dall’alto dei cieli. Nota per voi: mi si sta congelando il mio bel culo negro. Questo stupido albero ha dei rami così scomodi che per stare seduto mi entra la neve pure nelle mutandine.
- Green, lato est libero.
- Ah, tocca a me? Ok, ok, mi ero preparato un bel discorso… Ma l’ho dimenticato. Comunque anche io non ho ancora visto nulla. Sto pensando di dar fuoco al mio perizoma, così almeno mi scaldo un po’.
- Tenete gli occhi aperti. Sur, tu continua a coprirci. Hai il fucile pronto? – chiese Cole, osservando l’ostico sentiero da cui era più probabile che fosse giunto Sua Santità.
- Sempre e comunque, fate attenzione voi a terra.
Kyle scostò il dito dall’auricolare, ricontrollando ancora il cappuccio della tuta e la sua maschera, accertandosi che fossero chiusi per bene. Disteso fra la neve, con indosso vestiti completamente bianchi, si sentiva come una macchia nera su di un muro appena pittato.
Alice, distesa alla sua destra, si iniziò a muovere inquieta, come Kyle aveva imparato a riconoscere durante quel breve periodo. Stava iniziando ad agitarsi di nuovo, forse stanca della stessa posizione per ore intere.
- Qualcosa non va? – chiese lui.
- No, non ti preoccupare. È solo che non mi sento più i gomiti a stare così, ho bisogno di muovermi un po’ – urlò lei, cercando di sopraffare il boato del vento.
Il Sole venne offuscato nel momento in cui lei si alzò, rendendo i suoi raggi ancora più deboli di quanto non fossero stati durante tutto il giorno, soprattutto a causa delle nuvole che sempre in maggior numero si addensavano sopra le loro teste. Lentamente, però, la nevicata stava iniziando a perdere potenza.
Alice allungò una mano a Kyle, dandogli una mano a issarsi. Quasi affondò quando il ragazzo fu finalmente in piedi. Lui, vedendola in bilico, l’afferrò senza pensarci e la tirò verso di sé, evitandole di ricadere di schiena nella neve.
- Grazie, Kyle. Goffa come sono, fossi caduta di schiena, avrei fatto la fine di una tartaruga.
- Beh allora avresti potuto semplicemente rotolare fino a valle, forse saresti riuscita ad alzarti.
Anche se non lo vide, per la maschera, sapeva che aveva riso. Tendeva a infossare il viso nel collo quando lo faceva.
- Menomale che la tormenta sta finendo, non ce la facevo più – fece lei.
- Non nevica ad Astoria?
- Non così spesso e così forte. E poi, io ero confinata quasi sempre nella Torre, la vedevo solo da lontano. Forse è stato un bene, sto congelando.
- Comunque tutta questa neve non è normale. Secondo me è causata da Kyurem.
- Cosa te lo fa credere?
- Beh, per primo, il fatto che adesso ha smesso e non c’è più nemmeno una nuvola.
Kyle abbassò il cappuccio e si tolse la maschera, respirando come si deve, finalmente. Nonostante il gelo sembrò penetrargli nel volto come mille aghi, si sentiva più libero. Alice l’imitò, liberando i capelli dalla tenaglia del cappello che gli stava opprimendo la testa.
- Che hai da ridere? – chiese a Kyle che era quasi immediatamente esploso in una grossa risata.
- Non sono neanche cinque secondi che ti sei tolta cappello e maschera che il tuo naso è già diventato rosso, mi sembri Rudolph.
- Sono freddolosa, non è mica colpa mia! – Alice gli diede le spalle, stizzita.
- Stronzo – aggiunse sottovoce ma abbastanza forte affinché Kyle la sentisse.
Incerto sul da farsi e impaurito dalla follia improvvisamente suscitata nella ragazza, lui preferì non proferire altra parola e rimase immobile.
- Allora? Ti muovi?
- Cosa? – chiese lui, non capendoci più nulla.
- Ti ho appena detto che sono freddolosa.
- E… quindi? – la domanda uscì dal più profondo della sua ingenuità.
- E allora, quando una ragazza ti dice che ha freddo, tu dovresti fare qualcosa per scaldarla.
- Non potevi dirlo direttamente?
- No, lo dovevi capire tu – Alice gli dava ancora le spalle.
Kyle scrollò le spalle, i palmi verso il cielo. Ora capiva quando Sur, Cole, Gold e chiunque altro gli avesse parlato di femmine era sempre stato d’accordo con gli altri su una cosa: sono strane.
Si avvicinò ad Alice a pesanti passi nella neve, facendo affondare gli scarponi. Non sapendo che altro fare, l’abbracciò, portando le mani sul ventre di lei, a incontrare le sue che erano strette in una morsa da broncio.
- Meglio? – le chiese.
- Ho freddo al naso.
- Non ti puoi girare così…
- No – fece di nuovo lei.
Kyle sbuffò, dopodiché la lasciò andare. Fece il giro e le si pose davanti. Dopodiché indicò le sue mani, ancora legate saldamente. Lei le lasciò andare nascondendo un sorrisetto.
- Ora sei contenta? – disse quando l’abbracciò e lei affondò il suo naso gelido nell’incavo fra testa e spalla di Kyle, dove si apriva il giubbotto.
- Forse.
Poi Alice alzò lo sguardo e i suoi occhi andarono a incontrarsi con quelli di Kyle. Il ragazzo sentì improvvisamente così tanto caldo da dimenticarsi di essere sulla neve. Si accorse di quello che stava succedendo solo quando il cuore, allarmato, gli stava comunicando che con altri sei battiti avrebbe distrutto la cassa toracica per poi fuggire via a nascondersi nei boschi. Mano a mano che le loro teste si avvicinavano, e così le loro labbra, Kyle sentiva il corpo di Alice pulsare sempre più forte fra le sue braccia e non poté fare a meno di chiedersi se anche lei stesse provando le stesse cose.
Se Cole avesse iniziato a parlare anche due secondi più tardi, tramite l’auricolare, i due sarebbero finiti col baciarsi.
Tutti conversero verso le posizioni designate. Sua Santità, seguito dai suoi uomini, avanzava lungo il sentiero che Cole osservava ormai da giorni. Il gruppo riuscì a contare altre sette figure avanzare con lui, tutti in quelle che parevano armature futuristiche. Tutte erano rigorosamente bianche, esclusione fatta per l’uomo che camminava di fianco a Sua Santità, completamente nera. Non potendone vedere i volti a causa degli elmi, pensarono che la più appariscente sarebbe dovuta appartenere ad Artorius.
Il gruppo passò fra di loro, ignaro dei ragazzi appostati fra alberi, rocce e cumuli di neve; a quanto pareva, la mimetizzazione stava funzionando.
Li seguirono, muovendosi quanto più piano possibile, nonostante il vento attutisse i loro passi e fossero ormai diversi metri dietro di loro. Cole dovette dissuadere Sur dallo sparare dritto in faccia a Sua Santità. Sicuramente quegli elmi non erano solo per il freddo. Anzi, con tutta possibilità, avevano trovato qualcun altro disposto a creargli quelle armature protettive.
Non capì mai come e quando successe. Kyle si lanciò in avanti al grido di Cole di avanzare. L’ultima cosa che ricordò vividamente fu l’apparizione di Reshiram e Zekrom che iniziavano a sparare fulmini e fiamme diretti verso di loro; in qualche modo, li avevano individuati.
Gli attacchi si infransero su una barriera invisibile davanti al gruppo della Resistenza, senza che nessuno di loro fosse stato anche solo in grado di pensare di prendere le Poké Ball. Quando le fiamme blu e le saette scomparvero, Kyle riuscì a riaprire gli occhi e a respirare altro oltre il fumo e l’odore di alberi spezzati e bruciati. Un’alta figura si ergeva davanti a loro, una mano dritta davanti a lui, avvolta da una specie di fumo violastro.
Mewtwo.
Senza pensarci due volte, Cole lasciò cadere i vestiti mimetici, prese la Poké Ball di Rhyperior e il martello, lanciandosi in avanti. Dietro di lui, anche gli altri chiamavano in campo i loro Pokémon. Uno sparo echeggiò nell’aria, uno dei Sacerdoti cadde a terra. Il proiettile, penetrato di fianco, aveva portato via metà cassa toracica.
- I loro punti deboli sono sotto le ascelle e dietro il collo – proferì Sur.
E da quel momento in poi, Kyle riuscì a seguire poco e niente di quello che successe. Cole era impegnato a lottare contro Zekrom e Reshiram, con Rhyperior e Mewtwo al suo fianco, facendo roteare l’enorme martello contro di Artorius che parve fin troppo agile per essere in quell’armatura.
Kyle, durante i combattimenti, riuscì a vedere Gold e Green lottare contro quello in armatura nera, mentre Sur si era fatto strada fino a lui e Alice.
- Restate con me! – gli urlò prendendo la sua Poké Ball.
Nonostante il freddo, nonostante la neve, Kyle venne colpito nuovamente da quell’odore di erba fresca e alberi in estate. Un’enorme Sceptile e un ancora più grosso Venusaur apparvero davanti ai tre, a fronteggiare i quattro Sacerdoti rimanenti.
- La mia Poké Ball data da Maisy. Figa, eh? Può contenere due Pokémon in armonia fra loro. E guarda cosa succede se faccio così.
Sur girò il quadro dell’orologio che portava al polso ormai da anni. Ci fu una reazione a catena che portò i suoi Pokémon a brillare per un momento poi, Venusaur e Sceptile, riapparvero nelle loro forme megaevolute.
- E scommetto che questo è ancora più figo, eh?
Sur partì all’attacco, coprendo le spalle ai due ragazzi e occupandosi di una coppia di Sacerdoti che lottavano come se fossero in perfetta sintonia, coi loro Electivire e Magmortar.
Kyle non riuscì a notare quali fossero gli altri Pokémon, se non il grosso Machamp che avanzava verso di lui e Alice e i tre Absol che li stavano circondando. Senza pensarci due volte, prese tutte e tre le sue Poké Ball, chiamando in campo i suoi compagni. Arcanine e Noctowl, supportati da Gallade, andarono a scontrarsi contro i tre Absol, con Alice a fargli da compagna.
- Guidali tu, io penso a quello grosso – gli urlò lui, indicandogli i suoi due Pokémon.
Poi, Riolu, si piantò nella neve davanti a lui. Machamp avanzava verso di loro con i pugni che sferzavano l’aria. Il Pokémon Emanazione scansò tutti i colpi con facilità, piccolo com’era. Cercarono di colpirlo in più sequenze, senza però riuscire anche solo a scalfire la resistente pelle grigiastra
Sia sul piano fisico che psichico, Machamp sembrava una montagna indistruttibile.
- Riolu, forza, dobbiamo abbatterlo velocemente! – Kyle urlava, non sicuro di venir capito in tutta quella confusione.
Poi, lo sentì colpire forte nel petto. Un calore innaturale si stava sprigionando dentro di lui. Vide Machamp colpire con tutti e quattro i pugni in contemporanea il viso del suo compagno. Il colpo fu tremendo e il Pokémon venne scaraventato via. Kyle sentì un dolore lancinante nel petto, a causa del legame che si era formato con il suo compagno.
Quest’ultimo volò dritto verso il ragazzo, atterrando a pochi metri da lui. Kyle avanzò a tentoni verso il corpo, riverso di lato e praticamente privo del più piccolo movimento.
- Riolu…? – chiamò, col sangue che iniziava a scorrergli da un lato della bocca.
Prese il Pokémon fra le braccia, non curante di tutto quello che accadeva intorno a sé. Machamp alla carica non esisteva più, per quei brevi attimi. Cercò di cullarlo e lo strinse a sé quando vide che il suo amico giaceva inerte, privo di ogni movimento. D’improvviso sentì una forte presenza nella sua mente, estranea ma familiare.
Machamp caricò un dritto spaventoso, diretto contro il ragazzo. Il pugno parve infrangersi contro una barriera invisibile. Kyle guardò verso di Mewtwo ma quello era troppo impegnato nel seminare distruzione e non avrebbe potuto difenderlo così. Un movimento nelle sue braccia lo destò.
Riolu si stava alzando a fatica e adesso si ergeva fra Machamp e Kyle. Guardò indietro e sorrise al suo allenatore, dopodiché la luce che ne seguì fu così accecante da rendere il mondo oscuro.
Pochi attimi dopo, Riolu non era più lo stesso. Così come fece il suo allenatore, giorno dopo giorno, era finalmente maturato.
Un’arma psichica dalla forma di un osso apparve nella nuova mano di Riolu, per poi abbattersi con innata violenza sotto la mascella di Machamp, che si era lasciato prendere dallo stupore. Volò per diversi metri per poi affondare nella neve.
- Credo che adesso io debba chiamarti Lucario, vero? – Kyle sorrise, sollevato dalla paura presa poco prima.
Riolu, ora Lucario, riprese a lottare con rinnovate forze. Scansava i colpi quasi come se li prevedesse, per poi controbattere con pugni, calci e colpi di palmi mirati nei punti deboli di Machamp. Fu il grido di Alice a distrarli.
Un Absol corse verso di lei, dopo essersi fatto breccia fra i Pokémon, con la lama che scintillava al sole puntato al suo petto.
Kyle non ebbe il bisogno di proferire parola che Lucario si lanciò in avanti.
“Ci penso io” gli comunicò mentalmente. Ma prima che potesse raggiungere la ragazza, gli altri due Absol si lanciarono verso di lui. Lucario li scansò agilmente, assestando due possenti montanti alle loro gengive ma, la perdita di tempo, lo rallentò troppo. Absol era a un passo da Alice.
E poi, accadde. Il sangue schizzò ovunque su neve e ghiaccio, e la ragazza gridò.
Subito dopo, Lucario colpì con così tanta potenza da fracassare la lama sulla testa del Pokémon, per poi afferrarlo per il collo e lanciarlo lontano, mentre Arcanine, Noctowl e Gallade accorrevano e formavano un cerchio di protezione attorno ad Alice. Lei, inginocchiata, piangeva copiosamente. Questo distrasse anche Sur e il suo ultimo avversario che gridò di dolore vedendo il suo compagno di lotte.
- Kal! – si lanciò attraverso il folto gruppo di Pokémon che lo fece stranamente passare, assieme al suo Magmortar. L’Electivire di Kal, che stava ancora lottando contro Venusaur e Sceptile, lasciò perdere il combattimento e si precipitò verso il suo allenatore, seguito da Sur e i suoi Pokémon, ignaro di ciò che stava succedendo.
Kalin arrivò vicino ad Alice e si inginocchiò di fianco a lei, con una mano provò a premere sulla ferita al petto del fratello gemello.
- Dobbiamo portarti via, i medici riusciranno a metterti a posto.
- Principessa, abbiamo promesso di proteggerti, ricordi? – Kal tossì sangue mentre le interiora sporcavano lentamente il suolo ghiacciato. Il casco gli era cascato e ora i capelli inondavano le ginocchia di Alice.
Lei piangeva a più non posso, con il ragazzo stretto al petto.
- Perché? – gli chiese lei, non curante dei Pokémon che lottavano per proteggerla, con Sur al comando.
- Abbiamo fatto un… giuramento.
Kal tossì di nuovo, sempre più bianco in volto.
- Fratellino, tocca a te, proteggi la nostra piccola principessa. Non lasciare che la riprendano…
- Non puoi farlo. Non puoi morire! Cosa faccio senza di te? – Kalin prese a piangere ancora più forte.
- Difendi Alice. Devi ascoltarmi… sono sempre il… fratello maggiore.
Kal esalò l’ultimo respiro. I suoi occhi vuoti fissavano Kalin.
Il suo Electivire sembrò impazzire. Si lanciò nella mischia, puntando i Pokémon dei Sacerdoti. Li colpì tutti, senza timori, con fulmini così potenti da fermargli il cuore.
Solo allora, Kyle si riscosse e si accorse che Machamp puntava dritto su di lui. Nessuno dei suoi Pokémon o degli alleati era abbastanza vicino da poterlo aiutare. Urlò il nome di Lucario e quello si girò immediatamente e si lanciò verso di lui. Ma fu troppo tardi; Machamp era già su di lui e iniziò a sferrare i suoi colpi. Kyle riuscì a scansarne alcuni ma un violento pestone lo fece ricadere spalle a terra. Machamp lo bloccò con un piede mentre il suo ultimo pugno volava verso la sua testa. In quel momento un violento ruggito spezzò l’aria e Kyle vide Machamp volare via. La neve vorticò attorno a lui mentre Rhyperior si frapponeva fra i due. Il Pokémon dalle quattro braccia s’infuriò per la preda rubata e si lanciò all’attacco. Rhyperior era troppo lento per poter scansare tutti i colpi che lo stavano colpendo e quindi si limitò a incassare mentre ricambiava con altrettanti pugni. Machamp lo colpì al petto con tutta la sua forza, facendolo arretrare. Rhyperior s’infuriò e, invece di continuare a colpire, gli afferrò due braccia. Iniziò a tirare con tutta la sua forza, cercando di tenerle ferme.
Il suo avversario continuò a tempestarlo di pugni esplosivi al petto ma non riuscì a liberarsi dalla morsa, le mani di Rhyperior si erano chiuse come una morsa attorno alle sue braccia. L’urlo di dolore che Kyle udì fu tale da spezzargli l’anima. Fu un istante: le articolazioni di Machamp scricchiolarono quando le ossa furono spostate dalla loro giusta locazione e la carne gridò mentre veniva lacerata. Con una forza innata, Rhyperior strappò le due braccia bloccate, facendo urlare di dolore Machamp. Le lanciò via, nella neve, per poi bloccare il suo rivale per le spalle. Azionò il corno sulla fronte e poi si avvicinò lentamente e inesorabilmente al cranio dell’altro. La punta cominciò a penetrare mentre Machamp si dibatteva per liberarsi. Ci fu un sonoro crack e poi le braccia ancora attaccate al corpo del Pokémon, smisero di dibattersi.
Quella fu l’ultima immagine che Kyle riuscì a vedere, prima del glaciale ruggito che bloccò immediatamente i pensieri di tutti. Kyurem era apparso, attratto dalla violenza dei combattimenti, e con lui una tremenda tempesta.
Rhyperior afferrò Kyle e corse a testa bassa, portandolo in braccio, fino al cerchio dove si trovavano Sur, Alice, Kalin e i loro Pokémon. Lì attesero, non potendo vedere nulla, raggiunti poi da Gold e Green conciati piuttosto male. Aspettarono gli uni vicino agli altri per quello che sembrava un tempo infinito. La tempesta si placò improvvisamente e poterono vedere, lì sulle rovine, Cole e Mewtwo intenti a combattere Reshiram e Zekrom. Alle loro spalle, Sua Santità teneva fra le mani uno strano oggetto.
Kyurem si avvicinò a quello ruggendo ma prima che potesse fare altro, venne colpito da un piccolo oggetto sferico che si chiuse all’istante.
- Arrenditi al potere della Poké Ball più potente di tutte. Io credo! – la voce di Artorius si fece largo nella neve mentre catturava Kyurem, con i suoi avversari impotenti.
Kyle vide Mewtwo e Cole lottare con tutte le loro forze ma Zekrom era ancora lì a sbarrare loro la strada.
- Andiamo via. Riprendi Reshiram e andiamo – Artorius diede ordini al Sacerdote in nero.
Quello obbedì, facendo rientrare il difensore della Verità nella sua Master Ball. A uno schioccare di dita, Zekrom fece dietrofront e si mise in volo. Raccolse l’altro uomo e volò via.
Sua Santità guardò Cole e Mewtwo avvicinarsi e rise di gusto. Fece uscire Kyurem, ormai sotto il suo controllo. Si fece alzare da quello e portare sulla sua testa.
- Uccidili tutti.
Vide in quel momento Alice e parve esitare per un istante. Poi sorrise.
- Anche lei, ormai non mi serve più a nulla.
Detto questo, un’immensa pioggia di neve e ghiaccio iniziò a colpire ovunque. Artorius scomparve dalla vista.
Cole si fece strada fino a giungere nei pressi del cerchio di alleati, dove tutti si scaldavano alle fiamme di Charizard e Typhlosion. Kalin seduto al fianco del fratello, per fortuna unica vittima dello scontro. Alice, priva del movimento, giaceva immobile fra le braccia di Kyle che provava a riscuoterla.
- Dobbiamo andarcene di qui o rischiamo di morire – fece Green.
- Facciamo trasportare i feriti e il cadavere dai Pokémon e filiamo via. Mi si sta congelando il culo – aggiunse Gold.
- Non possiamo, c’è troppa neve che ronza qui intorno. Ci perderemo o ci faremo del male – Cole ormai giunto da loro, cercava di farli ragionare.
Mentre i tre litigavano sul da farsi, Kyle non poté fare a meno di accarezzare i capelli di Alice, sporchi di sangue, cercando di darle conforto.
Il tempo parve scorrere all’infinito mentre il freddo s’impossessava dei loro corpi. Si udì un dolce canto in lontananza e d’improvviso il Sole riuscì a entrare a forza nella coltre di neve. In pochi istanti, la tormenta cessò. Tutti si guardarono intorno, alla ricerca della fonte del magnifico suono.
Fu Alice la prima a vederlo e rimase a bocca aperta.
- Cole, appena ti salvo e porto tutti voi al riparo, giuro che ti ammazzo.
Daisy si librava a mezz’aria, cavalcando un magnifico esemplare di Articuno che cantava allegramente. Al dolce, lento muoversi delle sue ali, una piccola brina ricadeva al suolo, creando minuscoli arcobaleni lì dove veniva attraversata dalla luce del Sole. Atterrò e Daisy ne scese, per poi accarezzarle il becco.
- Lei è la mia Articuno, per fortuna siamo arrivati.
Alice si staccò dall’abbraccio di Kyle e, trascinandolo per una mano, lo portò con sé. Corse vicino a Daisy e l’abbracciò.
- Piccola mia, tu vieni con me, d’accordo?
Lei annuì e poco dopo seguì la donna sulla sua Articuno.
- Vi copriamo noi dall’alto, non posso trasportarvi tutti – si alzarono in volo, mentre Articuno cantava di nuovo.
Gli altri, fisicamente e mentalmente distrutti, sembrarono come riscuotersi da un momento di stasi. Raccolsero quello che restava delle loro cose e si diressero verso New Hope, feriti e malconci. Lucario e Mewtwo insistettero per restare fuori dalle Poké Ball e li accompagnarono, facendo da retroguardia.
Dietro di loro viaggiavano Electivire e Kalin, che portava fra le braccia il cadavere del gemello, i cui capelli dorati ondeggiavano al vento.
- Hancock
Commenti
Posta un commento