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HNK - TIR - 29 - Before The Storm





Before The Storm


New Hope, sedici giorni dopo

La città era più silenziosa del solito. Nonostante fosse mattina inoltrata, tutti quanti erano via dalle loro case, lavorando per la loro ultima, grande impresa. Chiunque, dal fornaio all’armaiolo, era impegnato nel lavorare per la loro causa comune. La maggior parte delle energie erano concentrate nelle nuove fucine, dove sotto le indicazioni di Bucky stavano costruendo ciò che suo zio aveva lasciato in eredità per lui. Green passava la maggior parte del suo tempo lì con il ragazzo, colmando le sue lacune tecno scientifiche e supportando il suo lavoro. Nonostante i dubbi, Bucky si rivelò un ottimo costruttore delle armature speciali che Ferdinand aveva ideato: leggere, sottili e più resistenti dell’acciaio.
Cole passò tutto il suo tempo con Daisy, Blue e Sur, ideando la strategia da adattare nel momento in cui tutto sarebbe stato pronto per muoversi. Di solito si vedevano di fronte il laboratorio della donna, dove c’era abbastanza spazio affinché Articuno potesse riposare sull’erba fresca, in compagnia della sua amica. Daisy, in effetti, non aveva mai detto di averla catturata. Bensì, le due condividevano un legame di profonda amicizia e si spalleggiavano a vicenda, nel momento del bisogno.
- Era andata ad aiutare i suoi compagni a Kanto – spiegò a Blue, la prima volta che vide Articuno, perdendo il fiato per l’enorme bellezza del Pokémon.
Gold e Zitanna, invece, furono mandati per tutta la Regione per passare la parola a tutti coloro che ancora combattevano per la libertà: l’ultima guerra degli Impuri era ormai alle porte. I due riportarono ottime notizie a New Hope dalle altre zone del mondo: Kanto era ormai liberata, così come tutte le altre Regioni, dove la caccia ai Sacerdoti era diventata l’ultimo pezzo del puzzle. Persino Hoenn, distrutta all’inizio della presa di potere di Sua Santità, stava lentamente rinascendo dalle sue ceneri. Tutti coloro che erano sopravvissuti poiché lontani al momento dell’implosione, erano finalmente riusciti a trovare Groudon e Kyogre. Col loro aiuto, il gruppo capitanato da Fiammetta e Rocco, stava riuscendo a ricreare l’intero continente che conteneva la Regione. Tale era la forza di Groudon da poter riplasmare ciò che l’essere umano aveva distrutto.
Queste notizie, in un momento così delicato, erano tutto ciò che si potesse desiderare ascoltare. Le parole dei due messaggeri erano rincuoranti per tutti loro. Nonostante ciò, i rinforzi erano ancora lontani troppo tempo, dato che tutti erano ancora impegnati a estirpare l’erbaccia dalla propria Regione. Quindi, per quanto rincuorati, erano loro contro Astoria e Sua Santità, ormai in possesso di tre Pokémon dalla forza devastante.
Nonostante tutto sembrasse a loro sfavore, gli abitanti di New Hope e tutti i loro compagni erano più che decisi a eliminare ogni pazzia di Artorius.
Una volta ritornati dalla Vetta Lancia, Cole e gli altri avevano attuato diverse riunioni a cui presero posto tutti quanti, per poter spiegare ciò che era avvenuto e le loro preoccupazioni.
Kyle si meravigliò quando nessuno parve obiettare la parte in cui un ragazzino diceva di venir contattato telepaticamente da Reshiram che lo avvisava del pericolo imminente e dei piani del Sacro Ordine. Tutti erano decisi a finire una volta per tutte quell’orribile guerra e non provavano il minimo dubbio nei confronti di Cole, che prese la parola più volte. Avrebbero seguito il loro condottiero anche nelle fauci di Giratina, se lui glielo avesse chiesto.
Mancava ormai davvero poco al mobilitarsi di tutti.

Tutti quei giorni furono completamente diversi per Kyle e Alice. I due, dopo aver aiutato Kalin a seppellire suo fratello, lo convinsero che ormai Alice non necessitava più di una guardia del corpo ventiquattr’ore al giorno. Così, il ragazzo, decise di passare le sue giornate ad allenare e addestrare quante più persone possibile, insegnando loro i metodi di combattimento dei Sacerdoti e le loro tattiche più utilizzate e, di conseguenza, come evitarle e torcergliele contro. Dopo di questo, i ragazzi furono obbligati da una Daisy armata di mestolo incandescente a evitare ogni sorta di fatica: nel piano ideato da Cole loro due avevano un ruolo centrale. Pericoloso ma centrale.
A nulla servirono le obiezioni delle donne del gruppo, quando venne detto loro in cosa consisteva. Nessuno era del parere che far infiltrare Alice fino alle mura della Torre Bianca fosse una buona idea, ma la ragazza era l’unica a conoscere alla perfezione la struttura e il modo di arginare il problema della spessa e immensa recinzione che la circondava. Da qui, Kyle si era imposto di doverla accompagnare, facendo leva sul suo orgoglio e il fatto che Maisy fosse morta per loro due e che avesse ceduto a lui il compito di proteggere la ragazza. Così si era deciso che l’attacco sarebbe avvenuto in due fasi: il grosso degli uomini sarebbe andato a combattere, mentre Cole, Sur, Kyle e Alice avrebbero trovato qualche ingresso secondario per andare diretti alla Torre Bianca e fermare Artorius prima che sia troppo tardi. Almeno, sapendoli lontani dalla guerra vera e propria, Daisy sembrava un po’ più sicura.
Ora, a poco tempo dalla partenza, Kyle e Alice stavano trascorrendo uno degli ultimi giorni in completa tranquillità, senza nulla da dover fare. Anche i loro Pokémon si erano dati al relax ed erano spariti chissà dove fra i boschi e le distese erbose.
Senza una meta precisa, i due iniziarono a vagare per le strade di New Hope, subito dopo la cena. Passarono davanti al “I Bastiodon Ubriachi” dove Bryan li salutò entusiasta e offrì loro della cioccolata da portare con sé. Kyle le raccontò quindi della sua prima volta in quel posto, con Cole, facendola ridere in più riprese. Ma, nonostante lei avesse insistito per entrare a vedere tutte le strane decorazioni in quel locale, Kyle la costrinse a continuare a camminare.
- Devi vedere un posto, questa sera. L’ho scoperto durante i miei momenti liberi in cui camminavo praticamente ovunque. Scommetto che di notte è ancora più bello.
Lei sbuffò ma alla fine, anche per merito della cioccolata, si addolcì ed evitò di irritarsi a un livello tale che solo Kyle riusciva a farle raggiungere. Nonostante questo, il ragazzo riusciva lo stesso a farla ridere, anche se ancora non aveva del tutto superato la scomparsa di Kal.
Il Sole ancora non era del tutto scomparso dai cieli e questo li aiutò non poco, in quanto si stavano dirigendo in direzione del bosco. Armato solo di una torcia elettrica, Kyle apriva la strada, lasciando ad Alice il compito di illuminare i propri passi con la sua luce portatile.
Camminarono per diverso tempo, a volte in silenzio, altre parlando animatamente. Un Weedle selvatico s’impaurì non appena li vide, quando si trovarono faccia a faccia. Cercò disperatamente di fuggire via ma nella fretta non si accorse del ramo di un cespuglio e ci andò a sbattere contro, restando bloccato con il piccolo aculeo frontale. Alice rise di buon gusto quando Kyle cercò di liberarlo, beccandosi in tutta risposta un’abbondante porzione di Millebave in faccia.
- Bel ringraziamento, io volevo solo aiutarti! – gli urlò contro, mentre il Weedle fuggiva via nel sottobosco.
- Magari nella sua lingua questo significa “grazie” – Alice rise ancora.
- Vorrei vedere se fosse successo a te. Saresti impazzita per i tuoi capelli.
- Perché loro sono bellissimi e importanti. E poi sarebbe stato un peccato se si fossero rovinati.
- E i miei no?
In tutta risposta, Alice, vedendolo irritato, staccò un pezzo di cioccolato dalla sua barretta e glielo porse.
- Pensi che il cioccolato possa risolvere ogni cosa?
- Sì – gli avvicinò ancora di più le dita, arrivando sotto al suo naso.
Kyle aprì la bocca e iniziò a mangiare il pezzo del dolce.
- Allora? – gli chiese lei.
- È delizioso, ma questo non cambia nulla – disse lui, con la bocca piena di cioccolato.
Ripresero a camminare e nel frattempo il cielo si tinse di blu scuro portando con sé la notte e infiniti puntini luminosi su, in alto fra le nuvole. La Luna quasi piena si stagliava sulle vette delle montagne alzandosi con una perfetta perpendicolare sulle loro teste.
Kyle si infilò all’interno di un enorme fila di siepi selvatiche che percorrevano in orizzontale la strada che loro stavano seguendo. Aprendola a forza, creò un piccolo varco con le braccia. Fece segno con la testa ad Alice di entrare, e quella obbedì in silenzio. Una volta dentro fu difficile per lei uscire dall’altra parte ma riuscì a coprirsi il volto quanto bastava per non graffiarsi. Subito dopo essere uscita, si accorse che lì gli alberi erano quasi assenti e che l’erba alta dominava ovunque.
Kyle la seguì non appena lei oltrepassò la barriera vegetale. Si scrollò qualche foglia di torno e iniziò a illuminare a raggio l’ambiente circostante. Ne venne rivelata una grossa distesa d’erba, circondata tutt’attorno da siepi e alberi, al cui centro si trovava una piccola struttura.
- L’ho trovata per caso, quando cercavo di rincorrere Riolu e Arcanine, il merito è loro.
Il ragazzo iniziò a camminare, seguito subito da Alice che gli si attaccò al braccio, impaurita.
- Non mi piace questo posto, è spettrale.
- Tranquilla, siamo quasi arrivati – disse lui, liberandosi il braccio solo per poter poi cingere le spalle della ragazza, stringendola a sé.
- Così va meglio?
- Per stare meglio dovresti come minimo darmi tre chili di cioccolata al latte.
Kyle sorrise e spinse delicatamente in avanti Alice.
Una volta arrivati alla porta della piccola casa, lui si fermò.
- Avanti, aprila.
- Io? Nemmeno morta. Se questo è uno scherzo, ti do una testata sulle gengive.
- Aprila e non ti preoccupare.
Lei tentennò per qualche istante ma poi cedette al sorriso di Kyle. Per qualche strana ragione quel ragazzo le ispirava fiducia. Più di quanta avrebbe voluto.
La porta fece resistenza non appena lei abbassò la maniglia, per poi girare sui cardini, lamentandosi. Il cigolio penetrò a fondo nel fitto silenzio che regnava tutt’attorno, dove neanche un verso di un Pokémon selvatico si udiva ormai da quando erano entrati all’interno del muro di siepi.
Alice illuminò l’interno con la sua torcia esplorando, palmo a palmo, tutte le pareti.
- Aspetta, ci penso io – Kyle la spostò di lato, entrando a sua volta. Armeggiò con quello che al buio sembrava un generatore. Un debole ronzio pervase la stanza quando quello si accese con un colpo secco. In conseguenza, decine di piccole luci blu, verdi e rosse si accesero: erano fissate sul tetto, sui muri e, quelle più grosse che emettevano una luce naturale, penzolavano da una parete all’altra, tutte unite in serie. Solo il centro della stanza era lasciato sgombro e si poteva vedere il vecchio soffitto in legno scuro e massiccio. In un angolo, c’erano Kyle e il generatore, mentre gli altri erano occupati da tanti e piccoli mobili, come cassettiere e armadi a mezz’altezza. In una parete si apriva un piccolo buco in marmo che faceva da camino mentre, dalla parte opposta, c’era un vecchio e consumato frigorifero. Al centro del pavimento, era stato lasciato un materasso con coperte e lenzuola consistenti, per combattere il freddo montano. Ma gli occhi di Alice rimasero piantati sulle tante luci colorate che si riflettevano nel verde chiaro delle sue iridi. Una cosa tanto semplice quanto stupenda, per lei.
Kyle richiuse la porta alle sue spalle, per poi spingere la ragazza verso il centro della stanza.
- Spostati un attimo da qui, devo prendere una cosa.
Sganciò una piccola scala da dei ganci dal muro e la posizionò poco prima del materasso. Ci si arrampicò sopra fino in cima e poi tirò due anelli d’acciaio fissati nel legno. Una porzione di tetto scivolò in giù, per poi staccarsi dal resto. Kyle la tirò a sé e la fissò su di un lato con degli altri ganci, lasciando il cielo entrare all’interno. Dopodiché scese, posò la scala al suo posto e, sorridendo, spinse Alice fino a farla sedere sul letto.
- Chiudi la bocca, che entrano le mosche – disse lui, provando a farla rinvenire da chissà quale posto.
Lei parve ricadere sul terreno da centinaia di metri di altezza, riscossa dai suoi pensieri.
- Scusa che hai detto? Mi ero persa.
- Me ne sono accorto – aprì il frigorifero – Sei fortunata, le riserve consistono in: acqua, succo di arancia, succo di pera e succo di mele. Quale preferisci?
- Arancia. Ma lo hai fatto tu? – chiese lei, indicando la struttura.
- Io? No, certo che no. L’ho scoperta mentre girovagavo nei boschi con i miei Pokémon. Mancavano il letto con le coperte, le luci, il generatore e il frigorifero. Ho portato tutti qui quando ancora non mi ero trasferito da Maisy, con l’aiuto dei miei Pokémon. Al generatore ha pensato Arcanine, l’ha caricato lui poco prima che venissimo qui.
Kyle passò l’aranciata ad Alice, per poi stendersi di fianco alla ragazza. Più tuffandosi che sdraiandosi.
- Queste notti, da quando siamo tornati dalla Vetta Lancia, le ho passate quasi tutte qui. Dopo che tutti fossero andati a dormire, saltavo in groppa a Noctowl e con lui venivo qui con i miei Pokémon, a guardare le stelle. Purtroppo sta iniziando a fare troppo freddo qui fuori, di notte, quindi dentro era l’ideale. Poi, con Arcanine vicino, ci si scalda più che a dovere.
- Ma… la mattina ti trovavo sempre a casa, appena sveglia.
- Perché poco prima dell’alba tornavo via, con loro. Sai, Daisy.
- Sì lo so, ti uccide se ti fai del male.
- Proprio quella roba lì. Aspetta, prendi pure tu il cuscino e stenditi, così si vede meglio il cielo, io sono abituato a dormire senza.
- No, tranquillo, preferisco restare seduta – Alice sorseggiò un po’ del suo succo d’arancia, con gli occhi fissi in alto.
Kyle si stiracchiò e poi incrociò le mani dietro la testa, trovando una posizione più comoda. La luce delle lampadine non faceva altro che diventare un contorno sulla finestra che si affacciava sull’eterno e immenso blu scuro, puntellato di stelle.
- Come mai hai aspettato fino a stasera per farmi vedere questo posto? Ci avrei passato la mia intera vita qui dentro.
- Prima ho dovuto portare qui le luci, il letto e tutto il resto. Ci stanno anche delle sedie a sdraio per guardare il cielo da fuori, ma credo ci sia troppo vento per quello. E poi stanotte c’è la Luna piena, è più bello.
- In effetti il suo effetto l’ha fatto. È così stupendo questo cielo, che anche Sur potrebbe rimorchiare se portasse qualcuna qui.
Entrambi risero e Alice sentì un brivido pervaderle la schiena. Poi anche lei si distese di fianco al ragazzo, rinunciando per una seconda volta al cuscino.
- È meglio senza, mi verrebbe il torcicollo.
- Cagionevole come sei, rischieresti di spezzartelo direttamente.
Lei gli diede una gomitata nel fianco, mozzandogli per qualche istante il fiato.
- Zitto e lasciami godere dello spettacolo. Anzi, fa qualcosa, sto sentendo freddo. Entra un sacco di vento da quell’apertura.
- Aspetta, vado ad accendere il camino.
- No, è inutile, troppo lontano.
Kyle allora si abbassò verso il fondo del letto e raccolse le coperte, per poi sommergere entrambi fino al collo.
Passarono pochi minuti, il ragazzo era convinto di aver ormai trovato la pace interiore, quando la voce di Alice squillò di nuovo.
- Non sta funzionando, ho ancora freddo.
- Allora lasciami accendere il camino, vedrai che ti scaldi – disse lui, per poi alzarsi sbuffando.
- Non capisci mai niente – lei allungò una mano verso il ragazzo per poi farlo distendere nuovamente.
Dopodiché, alzò leggermente la testa e l’appoggiò sul suo petto. Lo fissò in volto con una strana espressione, un misto fra voglia di uccidere e pietà per la sua stupidità e la poca capacità di comprensione delle volontà femminili.
Lentamente, soprattutto perché impaurito, Kyle spostò il suo braccio per farlo scorrere sotto il corpo di Alice che si era alzata per permetterglielo e, infine, l’abbracciò. Lei l’abbracciò a sua volta, affondando la testa nei rossi capelli che erano sparpagliati ovunque e solleticavano il mento di lui.
Dopodiché lei annuì e lui fu consapevole che aveva scampato la morte un’altra volta, uscendone più o meno indenne.
Il tempo prese a scorrere sempre più velocemente, mano a mano che la stanchezza aumentava e il sonno giungeva con crescente prepotenza. Alice iniziò ad assopirsi quando Kyle cercò di alzarsi.
- Si sta facendo tardi, dovremmo rientrare – rispose al verso di brontolio di lei, successivo all’improvviso movimento del ragazzo.
- Altri cinque minuti – lei volse il suo sguardo verso l’alto – Fammi guardare un altro poco il cielo e ce ne andiamo.
- Va bene, ma solo cinque minuti.
Kyle stiracchiò la testa e volse uno sguardo intristito al braccio sul quale poggiava Alice, ormai privo di ogni sensibilità. Provò a muovere le dita che risposero al comando e fu sicuro che non era ancora morto.
Poi riportò lo sguardo verso l’alto ma qualcosa nei capelli della ragazza lo catturò. Il loro rosso sembrava risplendere di luce propria al riflesso della Luna e le infinite lampadine dentro la piccola costruzione. Pur sapendo che non avrebbe dovuto farlo, Kyle continuò a fissarle il volto, mentre lei era distratta, cosa che notò essere successa più e più volte negli ultimi giorni. Per qualche istante iniziò a penetrare nella sua mente uno strano pensiero, che non aveva nulla di sensato e razionale. Lei era troppo bella e aveva sempre vissuto con persone illustri e colte. Lui, invece, era solo Kyle.
Proprio mentre cercava di allontanare e accantonare il più possibile quel pensiero irrealizzabile, Alice si girò e incontrò il suo sguardo. Per quanto lui cercò di girarsi e fare il vago, non riuscì a comandare ai suoi occhi di volgere altrove.
Ci furono quattro o cinque secondi o forse minuti interi, Kyle non seppe capire il flusso del tempo in quel frangente, in cui tutti e due si fissarono. Ogni sforzo di voltarsi gli parve inutile, quindi lasciò perdere e decise di aspettare una qualche reazione da parte di lei.
Nulla, però, l’avrebbe potuto preparare a quel momento.
Invece di parlare, di dargli qualche pugno o schiaffo per farlo rinvenire, Alice iniziò a farsi sempre più vicina. Si mosse lentamente, come se avesse paura di fare qualcosa di sbagliato o di rompere qualcosa, di distruggere l’attimo.
Il cervello di Kyle iniziò a rombare e a correre a mille in pochi attimi, lasciandolo leggermente stordito e dubbioso su cosa stesse accadendo. Poi, senza più pensare a nulla, andò a intercettare il movimento di Alice. Fu più veloce e facile di quanto si aspettasse.
L’istante dopo, le labbra sue e quelle di lei, si strinsero in un caldo abbraccio. Intimo, ma delicato.
La sua mano andò a inoltrarsi fra i capelli rossi di lei, spostandoglieli dal viso, per poi adagiarsi dietro il suo orecchio, a sorreggerle la testa. Lei si discostò e lo fissò timidamente negli occhi.
Rise e lui ricambiò. La sua risata gli parve il suono più bello e dolce, in quel momento.
Ripresero a baciarsi, stavolta con più ardore. Kyle venne inondato di capelli quando Alice alzò le coperte e si spostò sopra di lui, per poi richiuderle su di sé. Fece adagiare il suo corpo su quello del ragazzo, spingendo la testa del ragazzo verso la sua, andando a cercare le sue labbra. Nel mentre, lui l’abbracciò con tutta la passione che aveva in corpo. La sua mano andò a stringerle la schiena, quando lei si scostò una copiosa ciocca di capelli che le era caduta davanti al volto e s’era insinuata fra le loro labbra. Kyle spinse nuovamente il corpo di Alice verso il suo, per poi riprendere a baciarla ancora più intensamente. Lei si alzò a sedere, per poi sfilargli la maglietta. Lui imitò il suo gesto e subito dopo venne inondato nuovamente dai lunghi capelli rossi quando la ragazza si abbassò di nuovo su di lui.
- Non avrai più freddo così? – disse lui, sarcasticamente.
Alice gli morse il labbro inferiore, zittendolo all’istante.
- Taci, non rovinare la mezza volta che non ti odio.
Lui gli prese il volto fra le mani mentre la chioma della ragazza ricadeva tutt’attorno, oscurando ogni cosa alla vista, se non il suo bellissimo viso. Entrambi risero per lo scambio di battute e si baciarono nuovamente, stavolta con più calma, sicuri adesso di avere il tempo dalla loro parte.
Quella notte, furono uno nelle braccia dell’altro.
Un corpo solo.


 
- Hancock

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