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Linnea - BC - 7 - Blind (Epilogo)






Finalmente e sfortunatamente questa fic è giunta al termine. Bulletproof Cupid è stata per me un modo per esplorare me stessa e un lato diverso di questi personaggi. Me stessa perché restereste colpiti dalla quantità di dinamiche, plot e scelte estetiche che sono state prese dalla vita reale; e dei personaggi perché spesso Silver è visto come quello serio, e Gold come il cretino di turno. Ma Kusaka è bravo a dare spessore ai suoi personaggi e volevo sfruttare il lato più domestico di questi personaggi, ovvero quello delle insicurezze di Gold, e dell'asciutta comicità di Silver, spero sia stato anche per voi divertente esplorarli. Io mi sono divertita molto, e questa storia mi mancherà.
Sarà difficile iniziare tutto daccapo senza collegare a st'universo, ma ci sono tanti altri spunti interessanti. So già di cosa tratterà la prossima storia, non mi sbilancio né su trama né su quando verrà pubblicata, ma sarà molto diversa da questa, lì mi distaccherò dal "realismo" che mi sono obbligata con questa fic; e con realismo, intendo il pormi come domanda "come agirebbero i personaggi se fossero delle persone reali?" ad ogni bivio. Vedremo. Intanto, godetevi pure la nostra ultima avventura con i "picciotti".


I'd fill every breath with meaning, and find a place we both could hide
Blind


Gold stava iniziando ad odiare Johto. Il tempo era sempre uguale, i posti erano sempre uguali. Poteva indicare la posizione di ogni sasso nel Bosco di Lecci, sapeva distinguere ogni albero; era cresciuto sui fiordi a lanciarsi nudo tra le onde schiumose ad estate finita, per anni era rimasto affascinato dalla torre pendente fino a quando la patina di mistero non si era consumata, ed il suo scricchiolio che rimbombava per le strade della città non lo aveva fatto più sobbalzare. Sapeva dove trovare i Pokémon, e quali erano i ristoranti coi cibi migliori; aveva camminato le lunghezze di quella regione mille e mille volte. Ci aveva costruito la sua vita su quelle strade.
Da piccolo il vento del Percorso trentaquattro aveva portato con sé un profumo particolare.
Adesso, mentre si appoggiava alla staccionata della sua Pensione il vento ancora scoteva l'erba alta e le fronde degli alberi, ma per il suo naso ormai quel profumo ormai era invisibile. Le emozioni erano state lavate via.

"Questo posto è un vero inferno, è per questo che non hanno altri aiutanti oltre me. Te lo dico, Silver, quella vecchia è posseduta ed un giorno mi mangerà il cuore".
"Coso, ne dubito. La fai impazzire, la verità è questa". Gold stava aprendo una bottiglia di sprite coi denti, lasciò cadere il tappo sul sentiero sterrato e si prese il tempo di guardarlo male mentre beveva, lui non poteva rendersene conto, ma i suoi occhi in quel momento erano come la patina di luce che copriva tutto mentre il Sole tramontava sul mare. Silver lo guardò di sottecchi, il vento caldo gli sollevava i capelli, gli accarezzavano il volto mentre lo guardava impassibile; in realtà dentro di sé quegli occhi gli facevano impazzire il cuore.
"Gran pezzo di stronzo, che ne sai tu di quello che passo io là dentro. Lo sai, l'altro giorno mi sono preso un secondo per prendere fiato mentre salivo i cuccioli dallo scantinato. Ah, s'è messa a strillare che non facevo mai un cazzo. M'ha dico io! Mi paghi una miseria, tutti i lavori pesanti li devo fare io e faccio orari disumani. Manco posso prendere fiato, Sil!"
Silver sorrise leggermente, i suoi occhi brillavano; fece qualche passo avanti e si chinò a prendere il tappo della Sprite che Gold aveva sputato a terra. Sollevò lo sguardo da terra, e quello del corvino scivolò dal suo mento puntuto al suo collo snello, in mezzo alle scapole, lì dove la canotta cadeva male e gli lasciava vedere i piani bianchi del suo stomaco. Lo fissò per un istante, poi i suoi occhi si rincollarono a quelli argentei di Silver. Si sentiva strano.

Due braccia lo strinsero da dietro, un mento puntuto gli si conficcò sulla spalla e tanti sottili fili rossi invasero il suo campo visivo.
"A che pensi?" non si sarebbe mai abituato al delicato baritono di Silver e alle vibrazione che il suo petto contro alla sua schiena provocava.
Gold tacque un attimo, restò un istante a fissare la sua pensione di legno, il recinto ritinto da poco e i Pokémon che passeggiavano nel giardino. Quando era iniziato tutto era proprio lì che si trovava, appoggiato alla staccionata a fissare quella enorme cascina di legno.
“Silver, sai, è qua che ho capito di volerti”
“Mh?”
“Stavamo parlando di una cosa, e io ho aperto una bottiglia di Sprite coi denti, ho sputato il tappo a terra e l’hai raccolto e ho pensato, boh, non lo so neanche io che ho pensato. E’ stato dieci anni fa. No, in realtà lo so che ho pensato, penso lo sai anche tu” Silver rise la sua risata tranquilla, si mise accanto a lui a guardare la pensione; le loro spalle si toccavano.
“Abbiamo passato una vita insieme”
“E non è ancora finita” Gold lo guardò ridendo, sembrava quasi una minaccia.
“Non lo è di certo. Ma sai, Sil, quante volte siamo passati di qua?”
“Boh? Che ne so?”
“Ci siamo stati un mucchio di volte, qua”
“Già” Gold si voltò di colpo, fissava Silver con sguardo estatico.
“Silver, senti qua, facciamoci una vacanza. Ho abbastanza risparmi, molliamo la pensione ai dipendenti e facciamoci un viaggio.”
“Ma sei fuori?! Gold, come puoi pensare di gestire la pensione a distanza?”
“Ah, Sil, ti prego, non cominciare. Lavoro in questo posto da quando ho tredici anni, ho bisogno di cambiare. E poi anche tu, ti piace viaggiare, no? Ti sei appena laureato, Sil, è il momento perfetto. Siamo liberi di fare quello che vogliamo! Lascerò la pensione nelle mani di Darmha.” Silver storse la bocca; in effetti erano secoli che non vedeva posti nuovi, con l’età adulta aveva ceduto alla vita sedentaria, agli studi, ad allenare il suo team sempre negli stessi posti sempre alla stessa ora.
“E, ipoteticamente, dove vorresti andare?”
“Non lo so, ci sto pensando adesso. Che ne pensi di, uh, Alola?”
“Troppo calda.”
“Mh.”
“Sinnoh?”
“Coso, troppo fredda. Vuoi che muoia? Senti qua, che ne pensi di Unima?”
“Troppo urbanizzata? Ha senso? Non voglio farmi un viaggio e stare in città.”
“Oblivia? Anzi, Silver, vediamole tutte, cazzo. Non sei mai stato in vacanza, adesso ti faccio recuperare ventisei anni di vita senza vacanze. Che regioni avevamo detto? Dimmele che me le segno, cos’altro vuoi vedere? Il tuo compleanno è arrivato quattro mesi prima. Sono il ragazzo migliore del mondo.”
Gold corse dentro la pensione, al piano di sopra dove abitavano insieme da quando Silver si era laureato.


Ping! Blue afferrò il suo cellulare dal tavolo e sorrise vedendo il mittente del messaggio.
Yellow di fronte a lei beveva il suo thé appollaiata sulla poltrona gialla.
“Chi è?” Blue le mostrò la foto; ad Alola era estate.
“Aw! Che carini”
“Vero, eh? Secondo me non li vedremo tornare più”


Passavano massimo due settimane in ogni regione. Silver non aveva mai viaggiato, anche Hoenn, l’aveva vista solo per poco. Fuori da Kanto e da Johto c’erano enormi montagne e vallate brulicanti di Pokémon, c’erano elementi d’architettura che non aveva mai neanche immaginato, c’erano migliaia di culture che non conosceva; per molte cose Silver era un bambino. Aveva osservato acquari e luci con gli occhi che brillavano, s’era tuffato da ogni scogliera, assaggiato ogni cibo. C’era un lato di Silver che era pieno di meraviglia per il mondo, era timido, sotterrato sotto a tutte le sue esperienza, ma Gold amava quella parte così tanto come tutte le altre sfaccettature che rendevano il rosso una persona sempre diversa.
C’erano lati di Silver che Gold ancora non capiva, e lati contro i quali avrebbe sempre sbattuto la testa, ma mentre lo guardava accendere il fuoco per la notte Gold si rese conto di una cosa. Non era niente di sdolcinato, nessuna grande epifania. Gold si rese conto che non avrebbe usato i risparmi di tutta una vita per pagare un viaggio a nessun altro; si rese conto che non avrebbe combattuto selvaggiamente per tutta la vita contro qualcun altro; non avrebbe sopportato le cattive abitudini di nessun altro (soprattutto il mangiare le barrette ai cereali a letto, e avere un pugno di capelli in bocca ogni volta che gli si avvicinava troppo mentre dormivano, e quel suo sguardo fisso e spesso apatico, ed il suo lasciare lego e pezzi di robottoni giocattolo che poi lui pestava a tutte le ore del giorno e della notte). Gold si rese conto che, che gli piacesse o no, era legato a Silver da un doppio filo, erano complementari, ed in un modo o nell’altro sarebbero sempre stati legati.

Fine.

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