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Lila May - MangaQuestShipping - Far Away





FAR AWAY.
 
Un'altra
{  MangaQuestShipping  }
By LILA MAY

A una prima, sfuggente occhiata incuriosita, la determinata Crystal di Borgo Foglianova sarebbe potuta sembrare una qualsiasi persona sul procinto di ammalarsi, l’espressione intrisa di sofferenza e il mento immerso per intero nelle pieghe di una sciarpa talmente grande da sembrare infinita. Eppure, la giovane lanciatrice di Pokéball era perfettamente in salute.
Erano altri i motivi che la tenevano distrutta, accasciata alla sedia di quel bar mezzo vuoto in attesa che il coraggio bussasse alle porte del cuore e la rinvigorisse. Lo sguardo intenso guizzava dal paesaggio al volto corrucciato del marito, e viceversa.
E ad ogni balzo il respiro febbrile le si arrestava, sospeso in aria, in preda ad un’ansia quasi corrosiva.
Voleva dirlo a suo marito.
Voleva dirgli di ieri sera, raccontargli quello che era successo con Gold. Il bacio che c’era stato. E che per lei non aveva significato niente, o forse tutto.
Si specchiò nel Granbull Moka bollente che fino a poco prima stava sorseggiando, insicura, confusa, e cominciò a raccogliere le idee, cercando il modo migliore per dichiarare quella tremenda colpa senza far del male al suo uomo. Quel tradimento, ecco come vedeva l’accaduto. Non ci fu bisogno di chissà quale arrovellamento mentale. Il marito sollevò gli occhi dal giornale e la guardò, accigliato. Doveva aver notato il suo scoramento.
Effettivamente, tutti si erano accorti che stava morendo dentro.
Ma solo lei ne conosceva la causa.
« Tutto bene, tesoro? »
« Sì! » Crystal si addentò il labbro inferiore. Che risposta era sì? No, non stava affatto bene, era tesa, nervosa, lo stomaco ridotto ad un ammasso di grovigli inestricabili. Non sapeva bene cosa fosse giusto provare, in quel momento vedeva tutto appannato. Gold le aveva risvegliato un qualcosa di insolito che stava cercando di sopprimere, senza riuscirci, e percepiva un disagio enorme gravarle sulle spalle.
Quanto desiderava che quel qualcosa potesse tornare a dormire in eterno nei meandri del cuore, dannazione.
Faceva così male.
Non poteva credere di essere attratta da lui. Ancora.
Di nuovo.
Di volerlo, dopo quel bacio incandescente che era stato in grado di destabilizzarla completamente.
 Maledetto Gold. Sempre a insinuarle dubbi in testa, passava e sconvolgeva tutto, come un tornado improvviso. E poi, poi toccava sempre a lei rimettere a posto i cocci causati dalle sue azioni avventate.
« Ecco, io… » strinse il manico della tazza con rabbia, le nocche sbiancarono a quella presa ferrea. Irrigidì la schiena, mentre la saliva le si accumulava in bocca per la forte tensione. Non voleva segreti tra lei e il marito.
Al fine di una convivenza pacifica, il giovane dinanzi a lei meritava di sapere tutto. Senza problemi. Forse un’altra avrebbe mentito, avrebbe tenuto tutto nascosto, ma Crys non poteva continuare a respirare ignorando ciò che era successo. Non era forte abbastanza per potersi permettere di tenere suggellato un segreto tanto grave.
Quel tradimento, così continuava a chiamarlo.
Non le importava se Gold ci avrebbe rimesso, non le importava niente in quel momento.
Lo voleva lontano. Voleva che la smettesse di farla precipitare in burroni pieni di domande senza risposta.
Voleva non poter provare neanche un grammo di quel malsano, stupido interesse nei suoi confronti.
« Devo dirti una cosa. »
Il marito si fece attento, e lei desiderò morire quando lui la scrutò curioso. « Che cosa? E’ da questa mattina che ti comporti in modo strano. Tutto bene? »
Crys deglutì per scacciare un improvviso groppo alla gola. Si sentiva in colpa, per tutto. Per aver fatto entrare Gold in casa, avergli permesso di violarle la bocca, anche se per una frazione di secondo.
Averlo lasciato fare.
Non riusciva a capacitarsi di tanta debolezza. Non poteva credere di, per un solo instante, aver quasi apprezzato la situazione di ieri notte. Strinse i pugni, la testa vorticante.
Si faceva uno schifo incredibile. « Io… io… lui… io. » scelse di darsi la colpa. Scelse di proteggere Gold, così, all’ultimo secondo. Anche se non lo meritava. « Ho baciato Gold. In bocca. »
Sciorinò l’accaduto a testa bassa, i capelli blu a farle da scudo protettivo perché non potesse incrociare gli occhi con quelli del marito.
E in ogni caso, non c’era bisogno di guardarlo per capire che quella dichiarazione lo aveva appena pugnalato al petto. L’uomo l’ascoltò in silenzio, permettendole di finire il racconto.
Crys percepiva il suo gelido sguardo fisso su di lei. Il suo orgoglio ferito bruciare di rabbia.
Faceva troppo male.
Quando finì di parlare continuò a tenere le palpebre basse, imbarazzata. Aveva detto la verità - quasi tutta la verità -, e il blocco di marmo che le si era incastonato nel petto si sgretolò una volta che ebbe tirato fiato. Eppure, continuava a tremare di paura.
Paura che lui l’avrebbe lasciata.
Vide il ragazzo alzarsi, venire verso di lei.
Agguantarla per un braccio.
Crys finalmente sollevò il capo, e quello che osservò non le piacque proprio per niente. Il viso del marito era una maschera apatica. Ma dentro, sotto la pelle, fremeva una voglia letale. « Puttana. » sbottò, scuotendola con rabbia. « Portami da sto figlio di merda che lo riempio di botte. »
« Lui non c’entra… io gli ho permesso di entrare, di… di toccarmi. Io ho sbagliato… lui non pensava che… »
« Portami da lui! » uno stormo di Pidgey si levò da un albero a quella richiesta urlata con tanta foga, scomparendo verso il timido sole invernale che si innalzava superbo nel cielo tinto di argento. Crystal sgranò le iridi chiare, mentre una strana paura scavava frenetica nelle vene.
Il cuore prese a battere più forte, sotto gli occhi funesti del ragazzo che amava.
O almeno, che credeva di amare. Che si era convinta di amare, prima che Gold varcasse il pianerottolo di casa sua e la facesse cadere nell’indecisione più totale.
« No. Per favore. »
« Portami. Da. Lui! »
« Cercavi me? »
I due litiganti si voltarono, Crys terrorizzata, l’uomo che le stringeva con brutalità il braccio livido di una furia ceca il cui filo di autocontrollo era appena andato spezzandosi.
Gold.
Lì, davanti a loro.
Il corvino mostrò i canini in un sorriso spigliato, un bagliore fugace gli illuminò le iridi dorate. « Beh, eccomi qui. Volevi parlarmi? Vedo che sei un po’ agitato, non è una bella cosa da mostrare al pubblico qui intorno. Soprattutto per un uomo. » si scostò il ciuffo nero dagli occhi in un gesto superbo, arrogante, per poter guardare meglio il suo obbiettivo. O forse per provocarlo. Farlo arrabbiare, e distrarlo da Crystal. « Sei venuto a sapere cose che era meglio non sapere? Hai davanti il colpevole. Me. Perciò adesso lascia andare tua moglie. E lo fai ora. »
Quella richiesta suonò come un ordine alle orecchie della ragazza, in quel momento paralizzata dal terrore puro. Avrebbe voluto reagire, liberarsi dalla morsa velenosa di quella mano pulsante di odio avviluppata al suo polso. In un secondo momento avrebbe davvero fatto così. Ma credeva ancora di poter risolvere a parole. Credeva ancora che il marito l’avrebbe lasciata e l’avrebbe stretta in un abbraccio, ponendo fine a quel dolore devastante. Tutto per un maledetto bacio. « Gold » cercò di dire altro, ma le parole le morirono in gola, precipitando pesanti nello stomaco.
Voleva che se ne andasse.
Ma lui piantò i piedi a terra, determinato a salvarle la dignità. « Ora, ho detto.  »
< Figlio di puttana! » inveì l’uomo, scuotendo bruscamente la moglie. Non la lasciò andare, anzi, la stretta si fece ancora più opprimente. Crys intravide la mascella di Gold irrigidirsi a quella visione, e in cuor suo sapeva che presto sarebbe scoppiato un tremendo casino.
Rimase immobile, ad occhi sgranati. Incapace anche solo di parlare.
« Hai toccato mia moglie! »
« Non urlare amore… »
Fu tutto inutile. Lui la scagliò contro il tavolino, e il corpo della ragazza rovinò violentemente sopra la colazione. La tazza di caffè cadde a terra e si frantumò in mille pezzi taglienti, così come le sue speranze di salvare quel rapporto ormai reso marcio.
Tutto per un bacio.
Tutto perché Gold si ostinava a volerla, nonostante lei fosse legata ad un altro. E insisteva, in quel modo suadente che non la lasciava vivere, perseguitandola ogni notte.
Accendendola d’amore.
Provò a rialzarsi, ma la profonda fitta alla schiena le impedì il movimento, bloccandola sulle mattonelle fredde dell’asfalto.
« E tu, brutta puttana! Tro--
« Ooooh! » l’urlo selvaggio di Gold sovrastò i sussulti di stupore che si erano formati davanti a quella scena di violenza. Il giovane dal lungo ciuffo corvino si frappose fra Crys e il marito, poi protese le braccia in avanti e lo spinse bruscamente all’indietro. « Come cazzo ti permetti?! » la sua voce arrogante e soave si alterò all’improvviso, dominata dalla furia più nera. Crys non aveva mai visto Gold tanto arrabbiato come in quel momento.
Non sapeva come aiutarlo, voleva solo che sparisse.
« Se vuoi prendertela con qualcuno, prenditela con me. Sono io che ho baciato tua moglie, sono io che l’ho toccata. Non aggredirla più, è una ragazza leale, che ti ha raccontato una bugia solo per proteggermi. Perché mi crede ancora un bambino, ecco perché. Sono io che ho voluto scoparmela sul vostro lettuccio, lei ha solo aperto la porta ad un amico fidato che le ha causato solo troppi disastri. È buona, fedele. Attento a come la tratti. »
« Tu, lercio, lurido… come hai osato… »
L’uomo lo afferrò per il colletto, e Gold lo lasciò fare, sentendo che quella era la punizione giusta per ciò che aveva commesso. Crys si stava rialzando a fatica dietro di lui, protetta dalla sua immensa ombra. Era disperata, la botta le stava provocando un dolore intenso alla schiena e il cuore le pulsava nelle mani a causa della forte adrenalina.
Temeva per l’incolumità di Gold. Se solo fosse stata zitta…
se solo lui se ne fosse andato, al posto di farle da scudo… in quel momento capì che il suo amico non stava affatto scherzando.
Era davvero innamorato di lei. E non si sarebbe tolto di lì fino alla morte.
« E sai una cosa? » continuò il corvino, sfidando la paura. « io sono innamorato pazzo di tua moglie. La trovo bellissima. La trovo unica. Perfetta per me. E non ho intenzione di rinunciare a lei solamente per un anello al dito. Tu sei pazzo, e non la meriti. Non meriti il suo corpo e le sue cene deliziose ogni volta che rincasi. »
Il pugno arrivò, forte e inaspettato contro la mascella.
Il labbro di Gold cominciò a perdere sangue, a pulsare, ma lui parve non badarci. Schivò l’imminente presa al collo e si avventò contro il marito della sua migliore amica, rovesciandolo a terra. Prima che lui potesse anche solo dimenarsi Gold gli fu prontamente sopra, e gli bloccò le braccia contro l’asfalto della piccola cittadella. Era furioso, respirava a fatica mentre la bocca continuava a sanguinare copiosamente. « Non osare toccarla, hai capito?! O ti spezzo tutte le ossa delle dita, una ad una, e ti farò desiderare una morte veloce e indolore! Se devi prendertela con qualcuno, fallo con me! »
« Levati di dosso, idiota! Coglione! »
« Sono io che ho colpa! »
« Basta, voi due! » Crystal si gettò in mezzo ai due uomini, separandoli. Piangeva, stille d’acqua continuavano a inumidirle le gote arrossate di vergogna, e non sapeva il motivo di quei singhiozzi sconnessi. Forse paura, ansia.
Terrore che uno dei due potesse farsi seriamente male, per uno stupido bacio. Era lei la causa di tutto quello, si sentiva un vero schifo. Non aiutò il marito a rialzarsi, e si precipitò da Gold per controllare la sua ferita. Se non avesse parlato a quest’ora il labbro del giovane sarebbe stato ancora tutto intero, florido e fresco di baci femminili, e il marito non si sarebbe ritrovato in quelle condizioni pietose, umiliato dalla donna che amava e atterrato da uno scemo di provincia. Magari sarebbe stato con lei sulla brandina di casa, in quel momento, a giocare con le ciocche dei suoi capelli indaco e a sussurrarle parole dolci.
« Mi dispiace Gold… » si voltò per cercare l’uomo che aveva disintegrato il labbro dell’amico, ma non lo trovò.
Se n’era andato.
… tra loro era finita.
Un senso di vuoto e abbandono si fece strada nel suo cuore smorto, e se non fosse stato per la carezza persuasiva di Gold sul collo sarebbe caduta a terra, sconfitta.
Lo lasciò fare. Non se la sentiva di opporsi. « Ce l’hai fatta Gold. » mormorò, con voce tremante. Si asciugò le lacrime dalle gote, perché non aveva senso continuare a piangere come una bambina. « A rovinare tutto. »
« E’ stata colpa mia. » la voce di lui si fece dolce mentre si chinava per guardarla. Si sentiva in colpa come non mai. Era solito creare casini del genere, aveva sempre trovato divertente mettere pepe tra due coppie felicemente sposate. Rovinarle, vederle sciogliersi dinanzi al suo sguardo deliziato. Gli piaceva vedere le donne struggersi per lui, litigare con i mariti per un lenzuolo macchiato di troppo. Ma le sue intenzioni nei confronti di Crystal erano state tutt’altro che demolitrici. Si passò una mano sul labbro, pulendosi il sangue. Aveva distrutto la vita della sua migliore amica. E, per quanto lo rassicurasse l’idea di quel coglione finalmente lontano da lei, sapeva di aver fatto l’errore più grande che avesse mai potuto compiere. « Crys… scusami. » lo disse in tutta sincerità, allargando le braccia in segno di resa.
Lei lo guardò.
Gold non seppe captare il significato di quell’occhiata imperscrutabile, non seppe capire se lo aveva perdonato o meno. « Scusami. Ti ho rovinato la relazione. Sono un egoista, che pensa solo a come procurarsi piacere. Me ne frego dei sentimenti degli altri. Ma dei tuoi, Crys… »
L’accarezzò ancora, toccò le sue guance vellutate e fresche di pianto. « non so prendermene gioco. Volevo chiarire. Non distruggerti il matrimonio, e sono un coglione per questo. »
Crystal non sapeva cosa dire. Sospirò, mentre il senso di vuoto combatteva contro quello di piacere che le si era formato da quando Gold le era venuto vicino. Sentiva di avere la testa divisa in due, una concentrata sul marito infuriato, l’altra sugli occhi dorati dell’amico.
Che non smettevano di fissarla.
Dio, era davvero così sbagliata?
« Non importa… allontaniamoci da qui, vieni con me. »
Crystal entrò un momento dentro il bar a rimborsare la tazza devastata, scusandosi per la scenata del marito e assicurando tutti che si era trattato di un momento, che tutto sarebbe finito per il meglio, poi trascinò Gold in un muretto di siepi lì vicino. Si sedette per terra, aprì la borsetta con uno scatto nervoso e ne estrasse del disinfettante. « Mostrami la bocca. »
Gold le fermò una mano in aria, stringendogliela con una delicatezza disarmante. « Non ce n’è bisogno. »
« Sta zitto, se parli non riesco a curarti il taglio. »
« Ma--
« Zitto. »
Alla fine permise alla ragazza di disinfettargli la ferita, arrendendosi alla sua testardaggine. Crystal gli pulì il mento dal sangue incrostato, gli tamponò accuratamente il taglio e disinfettò anche i bordi della lacerazione. Poi assicurò il tutto con un piccolo cerotto tondeggiante, di modo che l’aria non deturpasse il taglio scarlatto e lo infettasse in qualche maniera.
Gold non smetteva di guardarla mentre lei ritraeva le mani in borsa per rimettere quegli utensili al suo interno. Era grato per quel gesto di affetto, ma la rabbia rodeva ancora il suo cuore adirato. Non l’avrebbe più baciata, ne cercata.
Non voleva che quell’evento ricapitasse, e che lei ne rimanesse coinvolta anche fisicamente. In quanto a lui, se ne sarebbe andato in un’altra regione, perché se fosse rimasto a Johto avrebbe sempre cercato lei. Sarebbe sempre venuto alla sua porta strisciante.
A farle capire che era cambiato, che l’amava, dio se l’amava.
Crystal era il suo universo, avrebbe continuato a girarci intorno all’infinito.
 « Mi arrendo, Crys. »
Vide le spalle della giovane sobbalzare, gli occhi chiari dilatarsi di sorpresa a quell’affermazione.
Si guardarono, lui convinto.
Lei sconvolta.
Gold si sollevò da terra, sorridendo mesto. Faceva male. Ma era meglio così per entrambi, Crystal meritava una vita felice e serena lontano da lui, e non c’era bisogno di parole o altro. Aveva pensato di poterla proteggere, invece l’aveva solo cacciata nei casini. Perché? Perché lui le andava dietro? Perché la voleva? Quella storia doveva finire, o lei avrebbe continuato a soffrire inutilmente. E lui a desiderare una donna che si era già promessa ad un altro. « Ti amo Crys. Spero tu possa capirlo un giorno. »
Non le diede il tempo di ribattere. Si voltò e se ne andò, camminò fino a perdersi in mezzo alle persone, quei volti tutti uguali, monotoni, nessuno bello e intelligente come quello della ragazza che aveva lasciato metri indietro, a torturarsi di domande.
Si girò ancora, ma quello che vide fu sono nebbia.
Aveva davvero pensato, anche per un solo momento, che lei lo avrebbe seguito?
Per la prima volta nella sua vita, il temerario Gold si vide costretto a rinunciare a ciò che più bramava. Mollare la preda, rassegnarsi all’evidenza che mai sarebbe stata sua, prendere a schiaffi il suo egoismo senza fine.
Non era mai stato abituato a scrollarsi da ciò che pretendeva di avere, era cresciuto male, egoista, sfacciato, orgoglioso e prepotente. Non si era mai fermato a realizzare quando facesse pena. Quanto fosse stupido.
E faceva così male quel brusco cambio di strada, dannazione. Faceva così male aver devastato il cuore di Crystal, averlo schiacciato e stressato col suo fare da ragazzino.

Così male.


______________________________________
Nda.
Ehi adorabili Pokémelle carinosee (?) come va?
Questa probabilmente sarà una delle ultime storie di agosto, se non l’ultima, perché da domani purtroppo comincio a lavorare - 8 ore al giorno, lo so, ‘no strazio dio mer, dalle 10 di mattina alle 18, fate voi - e siccome ho anche un debito da saldare - perché se matematica non mi accompagna anche d’estate non è matematica (?)  - il tempo di scrivere per me diventa mooooolto limitato. L’esame di riparazione è a settembre, capite bene che la mia libertà da domani sarà MORTA.
Parlando della storia.
Questo qui è il sequel di “And Now”, una MangaQuestShipping che, devo dire, ha avuto anche il suo porco successo a mio parere. Lo tenevo in cantiere da un po’, ed ero riluttante a postarlo, perché non mi convince per niente, ma ehi, l’ho fatto leggere ad un paio di persone e loro ne sono soddisfatti. Ditemi voi <3
Il marito di Crystal è fatto così apposta per risaltare la figura di Gold, meh, non sono ne maschilista ne femminista ne altro, tantomeno a favore della violenza sulle donne, se per caso qualcuno l’avesse pensato. Non so chi sia sto qui, non gli ho dato un volto, scegliete pure il ragazzo che preferite. Non Calem grazie. (?)
Non ho dato ai due l’happy ending perché mi sembrava un po’ banale concederglielo. Del resto Crystal è molto confusa, non sarebbe mai potuta finire con Gold. Ho preferito quindi far arrendere il ragazzo, rimasto impressionato dal casino che ha visto coinvolta la sua dolcina. Siccome la adddddora a folliah sceglie di andarsene e così evitarle altri problemi.
Un gesto eroico a cui non è per niente abituato, e anche se fa male, lo vuole fare lo stesso.
Il finale è molto aperto, lascio a voi immaginare cosa accadrà dopo (?)
Confido in qualche recensione, se vi è piaciuta la storia fatemelo sapere eeeee niente, ci si sente a inferno finito popolo.

Lila

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