herr
PREVIOUSLY ON CARDS la
rovinosa partecipazione di Hilda al talk-show, la quale non le era
stata permessa, conduce al suo licenziamento. Ad Opelucid, Shauntal ha
ottenuto abbastanza informazioni per proseguire con il suo piano assieme
a Looker.
La
giovane si rigirò il biglietto fra le dita, non sicura di capire cosa
fosse. O meglio, capiva cosa stesse succedendo ma non riusciva a
spiegarsene il motivo di quello strano oggetto.
« Un volo? »
« Esatto, Sherlock, un volo per domani pomeriggio per Nimbasa City, assieme a due giorni in uno dei migliori hotel in circolazione. Non sei contenta? »
Hilda era restia dal mostrare le sue più crude emozioni, Bianca e tutto quanto ne seguitò sarebbe riaffiorato come sale sulle ferite, e si limitò a sorridere, gli incisivi affondati nel labbro inferiore.
N la squadrò « Non sembri entusiasta »
« Oh, lo sono, è un periodo un po’ così, ma credimi, sono veramente contenta »
Cacciò il biglietto aereo in tasca, ed aspettò che il verde continuasse il discorso, trovandosi così ad assistere ad un piuttosto imbarazzante silenzio e incrocio di sguardi.
« E tu…? Cosa farai? »
« Rimarrò in città, sì. Non ho pensato bene a cosa fare di preciso, ma troverò qualcosa »
« … un’altra giornalista… » fece, cercando di soffocare una risata.
« Ehi! » le diede una pacca beffarda sulla spalla, ridendo assieme alla ragazza « ok, penso di essermela meritata »
« Puoi contarci »
« Un volo? »
« Esatto, Sherlock, un volo per domani pomeriggio per Nimbasa City, assieme a due giorni in uno dei migliori hotel in circolazione. Non sei contenta? »
Hilda era restia dal mostrare le sue più crude emozioni, Bianca e tutto quanto ne seguitò sarebbe riaffiorato come sale sulle ferite, e si limitò a sorridere, gli incisivi affondati nel labbro inferiore.
N la squadrò « Non sembri entusiasta »
« Oh, lo sono, è un periodo un po’ così, ma credimi, sono veramente contenta »
Cacciò il biglietto aereo in tasca, ed aspettò che il verde continuasse il discorso, trovandosi così ad assistere ad un piuttosto imbarazzante silenzio e incrocio di sguardi.
« E tu…? Cosa farai? »
« Rimarrò in città, sì. Non ho pensato bene a cosa fare di preciso, ma troverò qualcosa »
« … un’altra giornalista… » fece, cercando di soffocare una risata.
« Ehi! » le diede una pacca beffarda sulla spalla, ridendo assieme alla ragazza « ok, penso di essermela meritata »
« Puoi contarci »
Chapter VIII
Before the Flood
Before the Flood
Sembrava tutto così bello quando il ragazzo le aveva proposto quella pausa dalla caotica città per un più rilassante viaggio a Nimbasa, ma si sarebbe aspettata tutto fuorché un ritardo nella crew dell’aereo. Così si immaginava che avesse pensato anche l’uomo in giacca e cravatta che imprecava di fronte al check-in dei bagagli ad un display telefonico.
Poteva dirsi, comunque, sollevata ché l’aeroporto TheGuardian, poco fuori la city, aveva già avuto effetti rilassanti sulla giovane. Il caffè ed il cornetto al cioccolato inclusi nel prezzo del biglietto, gustati di fronte agli sferzanti raggi di luce porpora che attraversavano le ampie vetrate, si erano rivelati incredibilmente rilassanti alla giovane.
Buttò l’occhio sul cellulare, e sospirò.
♦︎ ♦︎ ♦︎
Tra Grimsley e Zinzolin non vi era mai stato un buon rapporto. La loro, se così vogliamo chiamarla, relazione, si era sempre limitata ad un mero incontro di interessi. Laddove le loro necessità trovavano uno sbocco comune, si adoperavano per far sì che la propria posizione potesse ottenere quanto più successo aiutando l’altro parallelamente, ma ora, in quel momento, l’anziano Saggio non vedeva alcun motivo per spingersi oltre la linea. Trovava privo di scopo il loro incontro quel giorno, ed allo stesso modo era restio a concedere un ausilio all’Elite Four senza ottenere un vantaggio infine.
Dopo un lungo scambio di sguardi, Grimsley si decise a parlare. « Abbiamo un problema »
« Ti prego di moderare la persona alla quale ti riferisci »
« Io » s’interruppe « noi abbiamo un problema. Sì, riguarda entrambi »
Zinzolin agitò la mano, a segno di continuare.
« Penso che Shauntal Livingstone, l’Elite Four di tipo Spettro, sia in possesso di documenti che provano il nostro — il mio ed il tuo — coinvolgimento, se così vogliamo dire, nell’elezione del Campione »
Il Saggio rise, lasciando interdetto il corvino che, al contrario, pareva tutt’altro che in vena di sarcasmo. Proseguì. « Credimi, non è colpa mia, non pensavo che—
« I dettagli della tua incompetenza non sono di mio interesse » lo interruppe il vecchio, sorridendo all’uomo « verranno certamente presi provvedimenti »
« Davvero? » esclamò « ti sono veramente grato per questo, cercherò—
« Non verrano mica presi provvedimenti su Shauntal, spero di essermi spiegato »
Il viso del giovane si rabbuiò « Cosa… cosa intendi? »
« La signorina Shauntal sono più che certo che abbia già trovato qualcuno a cui mandare quanto preso, e se non fosse così non vi sono dubbi che ci siano già quante? — migliaia di copie. Non avrebbe senso curare la ferita, verrà piuttosto fatta sparire l’arma »
La voce tremante ed un volto basito « Non ti seguo, Zinzolin »
« Il nostro patto è finito. Considera i nostri contatti come chiusi » e dicendo questo si alzò dalla sedia, mantenendo le labbra dispiegate in un malizioso sorriso.
« Tu— tu non puoi fare questo! »
« Hai intenzione di portare avanti una scenata in pubblico? Non hai fatto chilometri sin a Castelia per ritrovarti in un attimo sulle riviste scandalistiche di mezza Unova, Grimsley. Arrivederci »
♦︎ ♦︎ ♦︎
Hilda non aveva mai trovato il coraggio di affrontare Bianca e di aiutarla, semplicemente aveva eluso ogni contatto che la ragazza avesse tentato di avere con la castana, e più volte aveva avuto la sensazione che questo suo comportamento non facesse che peggiorare il problema. Imparando a convivere con i suoi sensi di colpa andare avanti diveniva più facile, ma ci mise poco a capire che quanto successo alla bionda, quanto lei le aveva causato, era solo un riflesso di ciò che le sarebbe capitato in ritorno.
Neanche lo skyline di Nimbasa, un arcobaleno di palazzi scintillanti e pittoreschi, riusciva a calmare in ella quel senso di malessere che la pervadeva ogni volta che le capitasse di ripensare alla sua amica. Ma non avrebbe reso vano il regalo di N, nossignore, si sarebbe impegnata quanto più possibile per divertirsi ed avrebbe voltato pagina. Era sicura.
Afferrò la brochure datale dalla ragazza alla reception e si diresse verso la prima meta segnata.
ϡ
« È la fine! »
La ragazza piangeva, rivoli di lacrime solcavano il suo volto ed il vento scompigliava i suoi biondi capelli. Come il treno si avvicinava, lei lo sapeva, ogni sua speranza era destinata ad essere infranta. Lo sferragliare del bolide riecheggiava nella valle montana.
« No! No! Come puoi dire ciò?! »
Un ragazzo, poco lontano da lei, impugnava un grosso bagaglio ed aveva tutta l’aria di esser pronto per salire sul mezzo di trasporto. Il suo viso era rilassato, sebbene il tono di voce si stesse alzando e facendo via via più forte.
« Non possiamo andare avanti così, Genevieve! Devo dirti addio, rimanere qua non sistemerebbe nulla »
« Andartene lo farà, Charlemagne? Io ti amo! »
« Non ho altra scelta! »
I violini saturarono l’aria. Il loro suono dolce si fece un crescendo di tensione, mentre l’addolorata ragazza osservava il suo amante svanire dietro il corridoio del vagone numero tre. La ripresa s’alzò, offrendo una panoramica delle montagne circostanti.
Fu il trillo di un campanello a svegliare Julie dalla visione del film. Condusse gli occhi castani alla finestra, nella speranza di capire chi fosse stato a suonare il citofono, ma con suo disappunto non vide nessuno. L’unica opzione rimasta era quella più faticosa: qualcuno doveva aver suonato al cancello del giardino, ciò voleva dire che sarebbe dovuta scendere le scale sino alla città. Fermò la pellicola, per poi uscire dall’abitacolo.
La ragazza era alta, dei capelli rossicci cadevano in modo scompigliato sino alle spalle ed aveva una carnagione olivastra. Si mosse dinoccolata sino alla porta, ancora assonnata e stordita, e indossata una giacca si preparò a mettere piede fuori.
Ad accoglierla fu il panorama boschivo di Accumula Town, una piccola cittadina nel sud di Unova. Una distesa di alberi si estendeva a perdita d’occhio, nascosto l’orizzonte dal lussureggiare di quercia ed abeti. L’aria gelida e secca la risvegliò dal letargo autunnale, facendole trasalire. Una coltre bianca accompagnava ogni suo respiro, il freddo s’infiltrava nelle sue vesti e penetrava nella pelle.
Percorse il perimetro della sua magione e le scale che la separavano dalle altre abitazioni, osservando dall’alto della sua collina le case e le strade della città che s’incrociavano e confluivano nella piazza principale. Poco più sotto, il cancello che cingeva l’entrata alla sua proprietà, dove giaceva una busta. Non v’era un’anima nei paraggi, solo uno strano pacco ad aspettarla.
Raccolse la busta, immaginando contenesse una lettera, ed una volta tornata al calore del suo caminetto la aprì. Recava all’esterno un sigillo verde dorato, sul quale figurava uno scudo araldico ed al suo interno una lettera ripiegata con cura. Anche il materiale era pregiato, constatò tastando le fibre di cellulosa.
« Cara Julie Jackson, le scrivo da Castelia City… »
Lesse le prime righe ad alta voce, perdendosi con velocità nella lettura.
« gradirei tenere la mia persona segreta, e spero che ciò non pregiudichi la credibilità delle informazioni che le dirò. Sono un suo lontano conoscente, non penso si ricordi di me. Con molta tristezza ho accolto la morte del suo amico, so quanto lei ed il signor Hilbert foste vicini »
Abbassò la lettera, portando lo sguardo oltre di essa. Non capiva come mai qualcuno che non conoscesse né che avesse intenzione di conoscere le stesse dicendo tali cose. Perché rivangare una questione chiusa nel passato?
« Se le scrivo è per una questione a me molto vicina. Sono venuto a conoscenza che, il ragazzo che ha per molto tempo cercato, si trova in città. Non posso darle altre informazioni, ma le allego un recapito, grazie al quale potrà venire in contatto con il ragazzo. Spero che questo le sia di aiuto e rinnovo i saluti »
Fece scorrere lo sguardo al di sotto, e vide un recapito in parte al quale era scritto un nome. “Chiedi di Hilda” recitavano le parole.
§
6:49 PM
N
Divertente finora la vacanza?
N
Divertente finora la vacanza?
Sorrise.
6:52 PM
client — N
Non mi lamento
client — N
Non mi lamento
♦︎ ♦︎ ♦︎
Un vento freddo spazzava il mare di Castelia, increspava le onde e scompigliava la fluente chioma verde smeraldo del ragazzo. Era sera quando Zinzolin aveva richiesto di incontrarlo al porto cittadino, e ciò fu motivo per N di dubbio dal momento che il saggio era, a giudicare dall’immagine che si era fatto, un uomo riservato e discreto.
Nell’oscurità della sera, trovarono difficile mantenere il contatto visivo.
« Mi hai chiamato, Zinzolin? »
« Sì, N, avevo intenzione di dirti una cosa »
Il ragazzo si mostrò preoccupato. « Cos’è che non potevi dirmi a telefono? »
« Ho bisogno che tu interrompa la corrispondenza telefonica con Hilda »
Nascose un’espressione delusa, rimanendo in silenzio.
« D’ora in poi sarò io a recapitarle gli articoli ed a comunicarle quanto debba esser comunicato, ho altri piani per te »
« C’è un motivo? »
« Sì. Abbiamo rischiato troppo con la giornalista, non permetterò più che accada una cosa del genere »
N esitò. « È tutto? »
Zinzolin asserì, senza proferire parola, e poco dopo scomparì dentro una limousine nera.
Beata ignoranza
Volevo rendere tutti partecipi del fatto che il titolo del quarto capitolo è (era) sbagliato. Drown non è un participio, yeee! /but who cares/ e quindi insomma non aveva senso.
Se la frase ora abbia senso non lo questiono, ma almeno non ci sono errori così.
herr
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