That
feeling I can't ignore...
"Come
devo fare per essere baciato dalla Dea Bendata?" con
quest'insolita domanda Noland aveva rotto il ghiaccio con la sua
interlocutrice, nientemeno che Lucy, la Regina della Serpe Lotta.
Entrambi erano seduti, uno di fronte all'altra, ad un tavolino in un
anonimo locale del Parco Lotta di Hoenn, un locale poco conosciuto e
tanto meno frequentato, aperto per tutta la notte, adatto anche a
chi, come lui, cercava semplicemente un luogo tranquillo ed appartato
in cui passare una serata in intimità con un'altra persona,
lontano
da sfidanti e fans; non era certo rilassante la vita di un Asso del
Parco come lui, ancora giovane, bello e single poiché, oltre
che da
allenatori, era soprattutto circondato dalle pretendenti, ma nessuna
di loro lo aveva mai allettato sul serio.
"Beh, innanzitutto togliti quel berretto, siamo in un locale" sibilò lei, a bassa voce, facendosi intendere più con un cenno delle pupille dal basso verso l'alto che con le parole, per non destare l'attenzione di altri. Era sempre il solito sciatto, non cambiava quasi mai il proprio look, costituito in quell'occasione dal tipico basco bordeaux, dal lungo cappotto beige senza maniche, da un paio di jeans strappati ed infine dalle scarpe che facevano pendant col copricapo. Non aveva neppure la maglietta attillata, quella sera. Non era certo raffinato ed elegante, anzi… eppure piaceva, aveva il suo fascino, per chi sapeva apprezzarlo.
"Beh, innanzitutto togliti quel berretto, siamo in un locale" sibilò lei, a bassa voce, facendosi intendere più con un cenno delle pupille dal basso verso l'alto che con le parole, per non destare l'attenzione di altri. Era sempre il solito sciatto, non cambiava quasi mai il proprio look, costituito in quell'occasione dal tipico basco bordeaux, dal lungo cappotto beige senza maniche, da un paio di jeans strappati ed infine dalle scarpe che facevano pendant col copricapo. Non aveva neppure la maglietta attillata, quella sera. Non era certo raffinato ed elegante, anzi… eppure piaceva, aveva il suo fascino, per chi sapeva apprezzarlo.
"Come
vuoi" -rispose lui un po' stizzito, odiava prendere ordini, ma
obbedì a quel comando, scoprendosi il capo- "adesso
però
rispondi alla mia domanda".
"Hmm, sai come si dice, alla Fortuna piacciono gli audaci…" replicò la donna con naturalezza, mescolando il proprio drink alcolico con la cannuccia.
"Tutto qui? Basta essere audaci? E i sapienti non le piacciono?" chiese, un po' allarmato.
"Hmm, sai come si dice, alla Fortuna piacciono gli audaci…" replicò la donna con naturalezza, mescolando il proprio drink alcolico con la cannuccia.
"Tutto qui? Basta essere audaci? E i sapienti non le piacciono?" chiese, un po' allarmato.
Era
un ometto impaziente, non gli piaceva la vaghezza, voleva risposte
precise e concise.
La sua irrequietezza entrava in netto contrasto con la musica leggera che colmava il sottofondo di quel posticino delizioso, in cui tutti parevano trovare pace e relax; vi erano poeti in cerca di ispirazione, cuori infranti che volevano dimenticare, giovani promesse musicali e qualche povero artista squattrinato in cerca di attenzioni, e poi loro due che di certo si distinguevano da quella massa.
"Oh i sapienti, se sono anche belli e giovani certamente" esclamò con sicurezza, dopo aver vagheggiato per almeno due minuti.
"Allora ho qualche chance di essere baciato anche io da lei, giusto?" proruppe, con una certa impulsività. Quella situazione per lui era una vera tortura, non era abituato né a quell'ambiente, dal momento che preferiva di gran lunga prendersi un bel boccale di birra nei pub più caotici, né a disquisire su argomenti che non fossero strategie di lotta e aeroplani, né tanto meno a stare così in intimità con una donna come Lucy. Eppure Noland era sempre stato circondato dalle ragazze senza sentirsi a disagio, tutte fans sfegatate ovviamente, che avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di avere le sue attenzioni, mai concesse ad alcuna. Con la Regina tutto era così diverso, lei era dannatamente misteriosa e imprevedibile, impossibile da domare per un semplice uomo, proprio come la Fortuna. Ed era questo, forse, a farlo impazzire; sì proprio lui, quel ragazzone rozzo dalle meningi d'acciaio che non perdeva mai il controllo su ciò che faceva, si era lasciato catturare da quel fascino capriccioso e inafferrabile.
La sua irrequietezza entrava in netto contrasto con la musica leggera che colmava il sottofondo di quel posticino delizioso, in cui tutti parevano trovare pace e relax; vi erano poeti in cerca di ispirazione, cuori infranti che volevano dimenticare, giovani promesse musicali e qualche povero artista squattrinato in cerca di attenzioni, e poi loro due che di certo si distinguevano da quella massa.
"Oh i sapienti, se sono anche belli e giovani certamente" esclamò con sicurezza, dopo aver vagheggiato per almeno due minuti.
"Allora ho qualche chance di essere baciato anche io da lei, giusto?" proruppe, con una certa impulsività. Quella situazione per lui era una vera tortura, non era abituato né a quell'ambiente, dal momento che preferiva di gran lunga prendersi un bel boccale di birra nei pub più caotici, né a disquisire su argomenti che non fossero strategie di lotta e aeroplani, né tanto meno a stare così in intimità con una donna come Lucy. Eppure Noland era sempre stato circondato dalle ragazze senza sentirsi a disagio, tutte fans sfegatate ovviamente, che avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di avere le sue attenzioni, mai concesse ad alcuna. Con la Regina tutto era così diverso, lei era dannatamente misteriosa e imprevedibile, impossibile da domare per un semplice uomo, proprio come la Fortuna. Ed era questo, forse, a farlo impazzire; sì proprio lui, quel ragazzone rozzo dalle meningi d'acciaio che non perdeva mai il controllo su ciò che faceva, si era lasciato catturare da quel fascino capriccioso e inafferrabile.
"Ma
tu non ne hai bisogno!" ridacchiò lei, poi si mise a
sorseggiare la fresca bevanda.
"Come fai a dire una cosa simile? Certo che ne ho bisogno!" -sbuffò e si sistemò a braccia conserte, battendo ripetutamente il piede per terra quasi a seguire il ritmo della musica, per scaricare la tensione- "Infatti è per questo che ti ho invitata… più o meno".
"Noland caro, conosco un detto che fa proprio al caso tuo"- bisbigliò lei, posando le proprie mani sulle sue, e lui si accostò curioso di sentirlo- "meglio essere senza fortuna ma saggi che fortunati e stolti".
Quel contatto lo fece avvampare, tanto che non appena lei ebbe ritirato le mani lui afferrò il berretto ed iniziò ad usarlo come fosse un ventaglio, per farsi aria e provare a placare quel rossore sulle gote, mentre lei ordinava un secondo cocktail. Noland cominciò a meditare una risposta sensata, ma in mente aveva la confusione più totale, mai gli era successo di dover perdere così tanto tempo per formulare una frase; non osava neppure incrociare il suo sguardo, quegli occhi scarlatti sembravano fatti apposta per penetrare nell'anima di chi osava fissarli, esattamente come lo Sguardo Feroce del suo adorato Seviper.
"Come fai a dire una cosa simile? Certo che ne ho bisogno!" -sbuffò e si sistemò a braccia conserte, battendo ripetutamente il piede per terra quasi a seguire il ritmo della musica, per scaricare la tensione- "Infatti è per questo che ti ho invitata… più o meno".
"Noland caro, conosco un detto che fa proprio al caso tuo"- bisbigliò lei, posando le proprie mani sulle sue, e lui si accostò curioso di sentirlo- "meglio essere senza fortuna ma saggi che fortunati e stolti".
Quel contatto lo fece avvampare, tanto che non appena lei ebbe ritirato le mani lui afferrò il berretto ed iniziò ad usarlo come fosse un ventaglio, per farsi aria e provare a placare quel rossore sulle gote, mentre lei ordinava un secondo cocktail. Noland cominciò a meditare una risposta sensata, ma in mente aveva la confusione più totale, mai gli era successo di dover perdere così tanto tempo per formulare una frase; non osava neppure incrociare il suo sguardo, quegli occhi scarlatti sembravano fatti apposta per penetrare nell'anima di chi osava fissarli, esattamente come lo Sguardo Feroce del suo adorato Seviper.
Finalmente
si decise a dire qualcosa: "stai… stai forse dicendo che
devo
accontentarmi della mia saggezza e non aspirare alla Fortuna? Non
sono abbastanza bello e giovane per poter aspirare al suo bacio?"
"Certo che lo sei, soprattutto questa notte" Lucy pronunciò tali parole con malizia e, leccandosi le labbra, spostò la propria visuale sui suoi pettorali esposti, appena illuminati dalla bassa luce blu del locale.
"Perché, le altre notti no?" -domandò ingenuamente, inclinando appena la testa a sinistra, non capiva cosa lei stesse fissando- "allora non me lo merito?"
"Anche le altre, ma questa di più" mormorò piano, mentre ammirava con bramosia le parti scoperte del suo corpo, le braccia, il petto, gli addominali, squadrava ogni angolo che in altre occasioni era sempre stato celato dalla maglia, si rese conto che quel Noland non era niente male: per quanto la sua statura fosse piuttosto bassa per un uomo (qualità che lei, ahimè, disprezzava), presentava una muscolatura asciutta e possente che avrebbe fatto invidia persino a Ivan, il capo del Team Idro. S'immaginava già a giacere con lui in un confortevole letto, con le sue mani nodose avviluppate attorno alle proprie membra, cinta in un rassicurante abbraccio, al sicuro tra quei bei bicipiti scolpiti…
"Allora? Lucy sto parlando con te! Me lo merito o no?" la sua voce graffiante aveva interrotto quello scorrere di pensieri.
"Ah già, il bacio…"- tornò coi piedi per terra, sorridendogli distrattamente- "te ne meriteresti tanti, ma non so quanto ti converrebbe, poiché un soffio di Fortuna spesso scatena una tempesta di disgrazie. Saresti disposto a rischiare, per così poco?"
"Così poco? Scherzi?!"- stava bevendo anche lui il suo drink, ancora il primo, lentamente, a momenti rischiava di farselo andare di traverso o di sputarglielo in faccia- "sarei felicissimo se la Dea Bendata mi baciasse, non chiederei di meglio!"
"Bravo, bravo, mi piacciono i tipi temerari" e così dicendo, anche il secondo cocktail era stato bevuto. La donna si apprestava ad ordinare un terzo, sempre dello stesso tipo.
Noland la guardò sconcertato, contati gli altri due bicchieri vuoti: "Lucy non credi di… stare esagerando? Lo sai che sono alcolici, vero?"
"Certo che lo so, Noland; e so anche quello che faccio"- ringraziò il cameriere che aveva appena poggiato sul tavolino la nuova ordinazione- "tu, piuttosto, hai esagerato questa sera".
"Io? Guarda che questo è solo il mio primo drink, so come regolarmi!" affermò, tutto impettito.
"Non mi riferivo a quello, sciocchino…"- ridacchiò, deliziata e divertita dalla sua ingenuità, non immaginava che Noland avesse anche un lato così innocente e puerile, in contrasto con il suo aspetto grezzo e l'atteggiamento un po' zotico- "intendevo dire… mi sembra un po' esagerato presentarsi così ad un primo appuntamento con una donna, non trovi?"
"Così… come? Questo è il mio stile, sono sempre vestito così, fa parte di me stesso! Sono una persona schietta, io. Ti aspettavi di vedermi in smoking e papillon? Non sono quel tipo di signore…" replicò tutto d'un fiato, si stava preoccupando. Era davvero così importante l'abbigliamento per far colpo su una persona? Non le aveva fatto una buona impressione?
"No, lo smoking no, ma almeno una maglietta sì, sai… non siamo in spiaggia" intervenne Lucy, con finto sussiego, faceva la snob solo per provocarlo, dal momento che in realtà quella visione era ben gradita.
"In che sens…" si accorse solo allora di essersela dimenticata nella fretta di arrivare puntuale, e che anche altri occhi erano puntati sul suo torso quasi spoglio, e non solo da parte di ragazze. Tutto il suo volto improvvisamente divenne rosso come una Baccamodoro e, piano piano, iniziò a farsi piccolo piccolo, quasi scivolando sotto il tavolo per non farsi vedere.
"N-Non è come pensi, è che questa sera è così afosa!"- provava a giustificarsi, ricominciando anche a farsi aria col berretto- "Non volevo presentarmi tutto sudato, non sarebbe stato carino e p-poi… ah, che sete!" agguantò il drink e lo bevve in un solo sorso, senza usare la cannuccia, in un modo così cafone che finì per sbrodolarsi anche i pantaloni. Si pulì il grugno con l'avambraccio e poi gridò: "cameriere, un altro per favore! E ci metta tanto ghiaccio!"
Lucy rideva sguaiatamente, aveva le lacrime agli occhi per quella scenetta e la mano davanti alla bocca per trattenersi. Dove l'avrebbe mai potuto trovare un tipo così? Era unico, senza dubbio, pieno di difetti, ma unico e decisamente adorabile.
"Certo che lo sei, soprattutto questa notte" Lucy pronunciò tali parole con malizia e, leccandosi le labbra, spostò la propria visuale sui suoi pettorali esposti, appena illuminati dalla bassa luce blu del locale.
"Perché, le altre notti no?" -domandò ingenuamente, inclinando appena la testa a sinistra, non capiva cosa lei stesse fissando- "allora non me lo merito?"
"Anche le altre, ma questa di più" mormorò piano, mentre ammirava con bramosia le parti scoperte del suo corpo, le braccia, il petto, gli addominali, squadrava ogni angolo che in altre occasioni era sempre stato celato dalla maglia, si rese conto che quel Noland non era niente male: per quanto la sua statura fosse piuttosto bassa per un uomo (qualità che lei, ahimè, disprezzava), presentava una muscolatura asciutta e possente che avrebbe fatto invidia persino a Ivan, il capo del Team Idro. S'immaginava già a giacere con lui in un confortevole letto, con le sue mani nodose avviluppate attorno alle proprie membra, cinta in un rassicurante abbraccio, al sicuro tra quei bei bicipiti scolpiti…
"Allora? Lucy sto parlando con te! Me lo merito o no?" la sua voce graffiante aveva interrotto quello scorrere di pensieri.
"Ah già, il bacio…"- tornò coi piedi per terra, sorridendogli distrattamente- "te ne meriteresti tanti, ma non so quanto ti converrebbe, poiché un soffio di Fortuna spesso scatena una tempesta di disgrazie. Saresti disposto a rischiare, per così poco?"
"Così poco? Scherzi?!"- stava bevendo anche lui il suo drink, ancora il primo, lentamente, a momenti rischiava di farselo andare di traverso o di sputarglielo in faccia- "sarei felicissimo se la Dea Bendata mi baciasse, non chiederei di meglio!"
"Bravo, bravo, mi piacciono i tipi temerari" e così dicendo, anche il secondo cocktail era stato bevuto. La donna si apprestava ad ordinare un terzo, sempre dello stesso tipo.
Noland la guardò sconcertato, contati gli altri due bicchieri vuoti: "Lucy non credi di… stare esagerando? Lo sai che sono alcolici, vero?"
"Certo che lo so, Noland; e so anche quello che faccio"- ringraziò il cameriere che aveva appena poggiato sul tavolino la nuova ordinazione- "tu, piuttosto, hai esagerato questa sera".
"Io? Guarda che questo è solo il mio primo drink, so come regolarmi!" affermò, tutto impettito.
"Non mi riferivo a quello, sciocchino…"- ridacchiò, deliziata e divertita dalla sua ingenuità, non immaginava che Noland avesse anche un lato così innocente e puerile, in contrasto con il suo aspetto grezzo e l'atteggiamento un po' zotico- "intendevo dire… mi sembra un po' esagerato presentarsi così ad un primo appuntamento con una donna, non trovi?"
"Così… come? Questo è il mio stile, sono sempre vestito così, fa parte di me stesso! Sono una persona schietta, io. Ti aspettavi di vedermi in smoking e papillon? Non sono quel tipo di signore…" replicò tutto d'un fiato, si stava preoccupando. Era davvero così importante l'abbigliamento per far colpo su una persona? Non le aveva fatto una buona impressione?
"No, lo smoking no, ma almeno una maglietta sì, sai… non siamo in spiaggia" intervenne Lucy, con finto sussiego, faceva la snob solo per provocarlo, dal momento che in realtà quella visione era ben gradita.
"In che sens…" si accorse solo allora di essersela dimenticata nella fretta di arrivare puntuale, e che anche altri occhi erano puntati sul suo torso quasi spoglio, e non solo da parte di ragazze. Tutto il suo volto improvvisamente divenne rosso come una Baccamodoro e, piano piano, iniziò a farsi piccolo piccolo, quasi scivolando sotto il tavolo per non farsi vedere.
"N-Non è come pensi, è che questa sera è così afosa!"- provava a giustificarsi, ricominciando anche a farsi aria col berretto- "Non volevo presentarmi tutto sudato, non sarebbe stato carino e p-poi… ah, che sete!" agguantò il drink e lo bevve in un solo sorso, senza usare la cannuccia, in un modo così cafone che finì per sbrodolarsi anche i pantaloni. Si pulì il grugno con l'avambraccio e poi gridò: "cameriere, un altro per favore! E ci metta tanto ghiaccio!"
Lucy rideva sguaiatamente, aveva le lacrime agli occhi per quella scenetta e la mano davanti alla bocca per trattenersi. Dove l'avrebbe mai potuto trovare un tipo così? Era unico, senza dubbio, pieno di difetti, ma unico e decisamente adorabile.
Una
volta calmatasi, Lucy provò a calmare lui: "dai, non fa
niente,
ti perdono: almeno hai avuto la decenza di farti la barba, a quanto
vedo. L'ultima volta pungeva assai…"
"Certo che me la sono fatta, ammira…"- alzò fieramente la testa, accarezzandosi la mandibola liscia e sbarbata- "mi preferisci così allora?"
"Personalmente sì ma, se per rasarti così bene ti procuri quei tagli, forse è meglio che tu te la tenga" osservò Lucy, contando una ad una le piccole ferite che doveva essersi procurato col rasoio, nella fretta di sistemarsi per lei, quasi si sentiva in colpa, ma al tempo stesso lusingata.
"Già, hai ragione, sono un po' maldestro…"- rispose imbarazzato, sforzando un sorriso e grattandosi la nuca- "ma non voglio correre il rischio di non… p-piacerti più".
"Alla Dea Bendata piacerai ugualmente. Non mi avevi chiesto proprio di lei, a inizio serata?" -la donna fingeva di non intendere le sue allusioni sin da principio, voleva dargli del filo da torcere con dolce sadismo- "è una Dea molto esigente e viziata, si ingelosirà se proverai ad entrare nelle grazie di un'altra donna al di fuori di lei". Quell'ultimo intervento aveva ammutolito il suo interlocutore, che ora fissava tristemente un punto in basso, perso tra le bizzarre cromature variopinte del pavimento in ceramica; sapeva che non sarebbe mai riuscito ad essere diretto nel dichiarare il proprio innamoramento, motivo per cui aveva preferito esprimersi usando riferimenti velati (e neanche troppo), ma ciò a quanto pare gli si era ritorto contro lasciandolo in una situazione spinosa. Era decisamente più abile coi fatti, che con le parole.
L'arrivo della cameriera con il suo cocktail ghiacciato parve destarlo da quell'ingombrante silenzio che si era posato tra i due, ma dopo che ebbe poggiato il bicchiere sul tavolo e si fu allontanata, Noland afferrò pigramente la cannuccia tra i denti molari e, iniziando a suggere l'alcolico col lato della bocca, tornò con l'insofferente espressione di prima, adagiato sui gomiti. Lucy non poteva saperlo, ma lui in quella posizione si stava spremendo le meningi come mai aveva fatto in vita sua, per cercare di cavarsi da quell'impaccio che aveva creato con le sue stesse parole, ma il suo cervello non lo aiutava affatto, poiché continuava a proporgli e riproporgli l'immagine del crop top indossato dalla donna, attillato e viola scintillante, che metteva in risalto le sue irresistibili forme femminili; a momenti gli sarebbe uscito fumo dalle orecchie.
"Noland, va tutto bene?" domandò ad un certo punto la ragazza, stufa e un po' preoccupata da quel mutismo improvviso. Allungò la mano ad accarezzargli una guancia e il mento, la sua pelle era ancora un po' ruvida ma comunque piacevole al tatto, le ricordava molto quella del suo caro Seviper. Il ragazzone alzò leggermente gli occhi a quel tocco, gradiva la coccola, così sorrise timidamente smettendo di bere e provò a spiccicare parola: "sai, Lucy… non sono mai stato un grande oratore…"
"E nemmeno un romantico" aggiunse lei.
"…e nemmeno un romantico"- confermò, con gli occhi al cielo, conscio del suo difetto- "però almeno…"
"Però almeno sei un grande stratega" ci pensò lei a finire la frase, lasciandolo ancora più spiazzato di prima. Non si era mai trovato così interdetto in vita sua Noland, e più quella donna lo sbalestrava, più lui si arrovellava per lei.
"Fai così anche con i tuoi sfidanti? Per questo la tua specialità si chiama Dilemma Lotta?" il tono brusco con cui sentenziò la domanda lasciava ben intendere il suo trovarsi in difficoltà.
"No, non ne ho ancora avuta occasione"
"In che senso? Nessuno ha mai superato tutte e ventisette le sale?"
"Nel senso che ancora nessuno è riuscito a farmi impazzire come te".
Noland sussultò appena, lo sguardo di Lucy era indecifrabile, non riusciva neppure a capire se fosse carico d'astio o di passione, a stento ce la faceva a reggerlo. Si prese coraggio e balbettò qualcosa: "b-beh in senso positivo o… negativo?"
"Prova ad indovinare, dai! Hai il cinquanta per cento di probabilità di farcela" suggerì infine lei. Lui allora, col volto ancora accoccolato sulla sua mano, cominciò a calcolare: quella serata non era iniziata nel migliore dei modi e aveva pure fatto qualche figuraccia ma, d'altro canto, era stato riempito di apprezzamenti e gesti carini. Or dunque?
"Non lo so, davvero… m-mi limito a sperare in positivo, ecco" -pronunciò titubante- "ci ho p-preso?"
"Hm, ma bravo, hai indovinato!"- applaudì piano, gioiosa- "peccato però… che tu abbia già un'altra per la testa" incupì gradualmente la voce, rendendola dispiaciuta e sistemò le proprie cose per fingere di andarsene via.
"Lucy aspetta!"- Noland si alzò di scatto, facendo strisciare rumorosamente la sedia sul pavimento e batté i palmi delle mani sul tavolo, attirando l'attenzione di tutti gli altri rimanenti- "L'unica dea da cui voglio essere baciato… sei tu! Non ho nessun'altra per la testa che non sia tu, Lucy!"
Ansimava, travolto da mille emozioni; Lucy gli dava ancora le spalle e a sentire il suo sfogo sorrise deliziata, senza che lui potesse vederlo. Si girò quindi, e andò verso di lui nuovamente con quell'aria maliziosa; erano uno di fronte all'altra e il divario di altezze non era indifferente, esasperato ancor di più dai suoi tacchi elevati, cosa che lo mise un po' in soggezione, non ricordava fosse così alta.
"Pensavi che non lo avessi capito?" sibilò la Regina chinandosi al suo orecchio, poi gli posò le mani sulle robuste clavicole; lui fece lo stesso sui suoi esili fianchi, anche se le dita gli tremavano: "p-perché non me l'hai detto subito?"
"Potrei farti la stessa domanda"- sogghignò e gli impresse un bacio sulla fronte che gli lasciò l'impronta del rossetto color cinabro- "e poi mi andava di torturarti un po', che gusto ci sarebbe stato altrimenti?"
"Mi sono proprio innamorato di una ragazza perfida, a quanto pare…"- commentò lui ironicamente, compiaciuto dal bacetto- "perché non vieni a straziare anche le mie labbra?"
"Volentieri mio caro Noland, avrei voluto farlo molto prima… chiudi gli occhi".
Il ragazzo serrò le palpebre e strinse a sé il corpo dell'altra, ebbro di desiderio, aveva bramato per varie notti insonni quel momento e lei finalmente aveva posato le proprie labbra sulle sue, mentre con le mani celeri accarezzava i contorni dei suoi muscoli contratti e rigidi; l'Asso ardeva di passione non meno di lei e quando le due lingue si intrecciarono lasciò insinuare le proprie dita sotto l'aderente top, libere di tracciare la sua sinuosa silhouette.
Per fortuna di gente ne era rimasta poca, per cui quasi nessuno assistette al culmine della loro foga, quando la furtiva mano di Lucy scivolò sotto i jeans strappati del compagno, facendolo sussultare: "L-Lucy, non qui!"- mugolò flebilmente, bloccandogliela- "Qualcuno potrebbe vederci…" e la donna in silenzio allentò ogni presa su di lui, resasi conto che si stava spingendo un po' troppo oltre per quell'occasione, tornando però ad assaporare la sua bocca. Noland aveva ancora gli occhi chiusi quando lei si staccò anche da quella, voleva continuare a fantasticare sull'esperienza appena avuta senza diradarla con le luci della realtà.
"Certo che me la sono fatta, ammira…"- alzò fieramente la testa, accarezzandosi la mandibola liscia e sbarbata- "mi preferisci così allora?"
"Personalmente sì ma, se per rasarti così bene ti procuri quei tagli, forse è meglio che tu te la tenga" osservò Lucy, contando una ad una le piccole ferite che doveva essersi procurato col rasoio, nella fretta di sistemarsi per lei, quasi si sentiva in colpa, ma al tempo stesso lusingata.
"Già, hai ragione, sono un po' maldestro…"- rispose imbarazzato, sforzando un sorriso e grattandosi la nuca- "ma non voglio correre il rischio di non… p-piacerti più".
"Alla Dea Bendata piacerai ugualmente. Non mi avevi chiesto proprio di lei, a inizio serata?" -la donna fingeva di non intendere le sue allusioni sin da principio, voleva dargli del filo da torcere con dolce sadismo- "è una Dea molto esigente e viziata, si ingelosirà se proverai ad entrare nelle grazie di un'altra donna al di fuori di lei". Quell'ultimo intervento aveva ammutolito il suo interlocutore, che ora fissava tristemente un punto in basso, perso tra le bizzarre cromature variopinte del pavimento in ceramica; sapeva che non sarebbe mai riuscito ad essere diretto nel dichiarare il proprio innamoramento, motivo per cui aveva preferito esprimersi usando riferimenti velati (e neanche troppo), ma ciò a quanto pare gli si era ritorto contro lasciandolo in una situazione spinosa. Era decisamente più abile coi fatti, che con le parole.
L'arrivo della cameriera con il suo cocktail ghiacciato parve destarlo da quell'ingombrante silenzio che si era posato tra i due, ma dopo che ebbe poggiato il bicchiere sul tavolo e si fu allontanata, Noland afferrò pigramente la cannuccia tra i denti molari e, iniziando a suggere l'alcolico col lato della bocca, tornò con l'insofferente espressione di prima, adagiato sui gomiti. Lucy non poteva saperlo, ma lui in quella posizione si stava spremendo le meningi come mai aveva fatto in vita sua, per cercare di cavarsi da quell'impaccio che aveva creato con le sue stesse parole, ma il suo cervello non lo aiutava affatto, poiché continuava a proporgli e riproporgli l'immagine del crop top indossato dalla donna, attillato e viola scintillante, che metteva in risalto le sue irresistibili forme femminili; a momenti gli sarebbe uscito fumo dalle orecchie.
"Noland, va tutto bene?" domandò ad un certo punto la ragazza, stufa e un po' preoccupata da quel mutismo improvviso. Allungò la mano ad accarezzargli una guancia e il mento, la sua pelle era ancora un po' ruvida ma comunque piacevole al tatto, le ricordava molto quella del suo caro Seviper. Il ragazzone alzò leggermente gli occhi a quel tocco, gradiva la coccola, così sorrise timidamente smettendo di bere e provò a spiccicare parola: "sai, Lucy… non sono mai stato un grande oratore…"
"E nemmeno un romantico" aggiunse lei.
"…e nemmeno un romantico"- confermò, con gli occhi al cielo, conscio del suo difetto- "però almeno…"
"Però almeno sei un grande stratega" ci pensò lei a finire la frase, lasciandolo ancora più spiazzato di prima. Non si era mai trovato così interdetto in vita sua Noland, e più quella donna lo sbalestrava, più lui si arrovellava per lei.
"Fai così anche con i tuoi sfidanti? Per questo la tua specialità si chiama Dilemma Lotta?" il tono brusco con cui sentenziò la domanda lasciava ben intendere il suo trovarsi in difficoltà.
"No, non ne ho ancora avuta occasione"
"In che senso? Nessuno ha mai superato tutte e ventisette le sale?"
"Nel senso che ancora nessuno è riuscito a farmi impazzire come te".
Noland sussultò appena, lo sguardo di Lucy era indecifrabile, non riusciva neppure a capire se fosse carico d'astio o di passione, a stento ce la faceva a reggerlo. Si prese coraggio e balbettò qualcosa: "b-beh in senso positivo o… negativo?"
"Prova ad indovinare, dai! Hai il cinquanta per cento di probabilità di farcela" suggerì infine lei. Lui allora, col volto ancora accoccolato sulla sua mano, cominciò a calcolare: quella serata non era iniziata nel migliore dei modi e aveva pure fatto qualche figuraccia ma, d'altro canto, era stato riempito di apprezzamenti e gesti carini. Or dunque?
"Non lo so, davvero… m-mi limito a sperare in positivo, ecco" -pronunciò titubante- "ci ho p-preso?"
"Hm, ma bravo, hai indovinato!"- applaudì piano, gioiosa- "peccato però… che tu abbia già un'altra per la testa" incupì gradualmente la voce, rendendola dispiaciuta e sistemò le proprie cose per fingere di andarsene via.
"Lucy aspetta!"- Noland si alzò di scatto, facendo strisciare rumorosamente la sedia sul pavimento e batté i palmi delle mani sul tavolo, attirando l'attenzione di tutti gli altri rimanenti- "L'unica dea da cui voglio essere baciato… sei tu! Non ho nessun'altra per la testa che non sia tu, Lucy!"
Ansimava, travolto da mille emozioni; Lucy gli dava ancora le spalle e a sentire il suo sfogo sorrise deliziata, senza che lui potesse vederlo. Si girò quindi, e andò verso di lui nuovamente con quell'aria maliziosa; erano uno di fronte all'altra e il divario di altezze non era indifferente, esasperato ancor di più dai suoi tacchi elevati, cosa che lo mise un po' in soggezione, non ricordava fosse così alta.
"Pensavi che non lo avessi capito?" sibilò la Regina chinandosi al suo orecchio, poi gli posò le mani sulle robuste clavicole; lui fece lo stesso sui suoi esili fianchi, anche se le dita gli tremavano: "p-perché non me l'hai detto subito?"
"Potrei farti la stessa domanda"- sogghignò e gli impresse un bacio sulla fronte che gli lasciò l'impronta del rossetto color cinabro- "e poi mi andava di torturarti un po', che gusto ci sarebbe stato altrimenti?"
"Mi sono proprio innamorato di una ragazza perfida, a quanto pare…"- commentò lui ironicamente, compiaciuto dal bacetto- "perché non vieni a straziare anche le mie labbra?"
"Volentieri mio caro Noland, avrei voluto farlo molto prima… chiudi gli occhi".
Il ragazzo serrò le palpebre e strinse a sé il corpo dell'altra, ebbro di desiderio, aveva bramato per varie notti insonni quel momento e lei finalmente aveva posato le proprie labbra sulle sue, mentre con le mani celeri accarezzava i contorni dei suoi muscoli contratti e rigidi; l'Asso ardeva di passione non meno di lei e quando le due lingue si intrecciarono lasciò insinuare le proprie dita sotto l'aderente top, libere di tracciare la sua sinuosa silhouette.
Per fortuna di gente ne era rimasta poca, per cui quasi nessuno assistette al culmine della loro foga, quando la furtiva mano di Lucy scivolò sotto i jeans strappati del compagno, facendolo sussultare: "L-Lucy, non qui!"- mugolò flebilmente, bloccandogliela- "Qualcuno potrebbe vederci…" e la donna in silenzio allentò ogni presa su di lui, resasi conto che si stava spingendo un po' troppo oltre per quell'occasione, tornando però ad assaporare la sua bocca. Noland aveva ancora gli occhi chiusi quando lei si staccò anche da quella, voleva continuare a fantasticare sull'esperienza appena avuta senza diradarla con le luci della realtà.
"Eheh,
sai mi hai piacevolmente sorpreso…" -biascicò,
nel mentre si
leccava le labbra che avevano conservato quel dolce sapore fruttato-
"adesso vorrei il bis, mi sento bello carico, sai? Magari qui
fuori…" ansava per l'eccitazione, ancora ben visibile sotto
la
sua cintola; eccitazione che presto svanì nell'udire dietro
di sé
una voce tutt'altro che femminile: "ne sono contento, signore, e
questo è il conto". Schiuse le palpebre e notò
che la Regina
non era più lì, dunque si voltò e
cacciò una smorfia disgustata
nel vedere il vecchio cameriere alle sue spalle con in mano il
foglietto contabile. Si
calò subito il basco sulla fronte e senza dir nulla
pagò per tutti
e due, infilò le mani in tasca e, soddisfatto,
uscì via discreto
come un Duskull ai primi raggi d'aurora.
Commenti
Posta un commento