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Andy Black - Unravel Me - 10. Dieci (X)

UNRAVEL ME.
ovvero risolvimi, nel senso di districami, sbrogliami.

UNA FRANTICSHIPPING (ma per finta) di Andy Black (ma lo sapevate).
 


Unima, Austropoli, 30 aprile 20XX

Dove lo portate?!”.
Yvonne inseguì per qualche metro la barella che trasportava Ruby in ospedale sui marciapiedi di Gorgon Street. Infermieri dalla divisa catarifrangente lo caricarono sull’ambulanza, che colorava di rosso e di blu le facce dei presenti. Una delle operatrici, una latina non molto alta ma dal petto prominente e dai fianchi larghi, le rispose.
Al West Memorial, sulla quarantasettesima”.
West... West Memorial...” ripeté la donna, mantenendo un fazzoletto davanti alle labbra. La donna la guardò per un secondo, prima che due poliziotti le si avvicinassero.
Uno aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri; non indossava il cappello e aveva la divisa ben stesa sul corpo tonico. L'altro era un detective, col classico impermeabile, ma nero. Più basso dell'altro, più magro, forse con un filo di pancetta che s'intravedeva oltre il bordo della camicia bianca, e che per i suoi quarant'anni e oltre era giustificato. Aveva i capelli scuri e la barba sul volto di un paio di giorni.
Fu quest'ultimo a parlare per primo, prendendo penna e blocchetto dalla tasca interna del soprabito.
Immagino sia lei la signorina… mhm... Yvonne Gabena...” lesse.
Polizia di Austropoli” fece l'altro, portando le mani ai fianchi e squadrandola col sopracciglio destro inarcato. L'uomo sostava proprio sotto la luce di uno degli alti lampioni, dalla base in ferro battuto.
La donna si sporse verso destra, avanzando lentamente e fissando con attenzione l'ambulanza che si allontanava. Sentiva nel petto l'ansia che cresceva.
Ruby si allontanava e lei era lì.
Doveva andare da lui.
Ho bisogno di un taxi...” fece, allungando nuovamente un passo verso destra, quando alto e muscoloso le si pose davanti.
Deve rispondere prima a qualche domanda” le disse l'altro.
Yvonne incrociò lo sguardo con lui. Quei poliziotti erano d'ostacolo al suo obiettivo.
Come una leonessa, fiera, mostrò i denti.

Je dois aller àu West Memorial! Je dois aller àu Ruby!”.

È di Kalos, questo bocconcino” sorrise il biondo, con ancora sul viso la stessa espressione.
Yvonne fece per avanzare ancora, quando il detective le strinse il polso.
Non capisco il francese, signorina, ma aspetti un attimo: sarà libera di andare dopo aver risposto qualche domanda”.
Una Sabre verde sorpassò l'ennesimo taxi, che accostò pochi metri davanti a loro. Una coppia di anziani vi uscì, per entrare subito in un'alta palazzina.
Le urla di Yvonne, però, continuava a squarciare le interferenze della città.
Devo andare! Devo andare da Ruby!”.
Parla della vittima” riprese il biondo.
Sì, Specter, l'ho capito”.
Gli occhi di quello senza divisa si spostarono dal collega alla modella. “A me servono solo cinque minuti. Un paio di domande...”.
Uff! Avanti!” ribatté Yvonne, portando la mano destra al fianco, mentre la sinistra ancora premeva sul labbro superiore.
Il signore al secondo piano del palazzo ha dichiarato che l'uomo coi capelli ricci la teneva stretta per il collo... e poi ha visto Ruby Normanson venire in suo soccorso”.
Sì... è così”.
Un soffio di vento le congelò il sangue. La voce del detective le rimbombava nella testa.
Conosceva l'aggressore?”.
Era il mio... ex fiancè...”.
I due poliziotti si scambiarono un'occhiata fugace. L'investigatore segnò diverse cose sul taccuino.
Può darci qualche informazione in più su quest'uomo?”.
Yvonne fece spallucce e sbuffò ancora, non riuscendo a nascondere l'impazienza di voler raggiungere Ruby all'ospedale.
Che dovrei dirvi?” domandò, sconfitta.
Le generalità, per esempio”.
Quella cercò nello sguardo dell'agente Specter una definizione per quella parola, che non riconosceva.
Generalità?”.
Nome, cognome...”.
Sergei Burian...”.
Russo?” domandò il detective.
L'altra annuì. “Russo. Ha trentasei... trentasette anni... li ha compiuti la settimana scorsa...”.
Continui”.
Che cos'altro dovrei dirvi?! Non so più niente!”.
Si calmi, dolcezza” s'inserì nuovamente Specter. “Conosce il suo lavoro? O dove abita ora?”.
Non ho idea di cosa faccia, erano mesi che non lo vedevo. Vivevamo assieme in una comune... a Bellevie Avenue...”.
In periferia. Spacciava?”.
Prima sì”.
La radio di Specter suonò, facendo allontanare il poliziotto.
Poi?” continuò l'altro.
Poi non lo so! Devo andare da Ruby!”.
Gli occhi color nocciola del detective indugiarono sulla testimone.
Non sparisca. Può andare”.

La donna prese a correre. Il freddo aggrediva il suo volto, strappandole lacrime incandescenti dagli occhi. Aveva paura.

West Memorial… quarantasettesima…”.

Ormai lo ripeteva come un mantra.
Nella sua mente rivedeva il sangue di Ruby che gl’impregnava la camicia, al di sotto del soprabito scuro. E il suo sguardo che si perdeva nella paura, le sue gambe che si piegavano.
Il cuore della ragazza stava per esplodere e intanto il respiro diventava fumo e si alzava in cielo.
Raggiunse l’uscita dell’hotel ma non c’era alcun taxi ad aspettarla.
No!” urlò. Premette il fazzoletto davanti alla bocca per cercare d’arrestare la discesa del sangue e intanto si guardava attorno.
Guardò l’orologio. La mezzanotte sarebbe scoccata dopo appena una decina di minuti, non era tardi.
Continuò a guardarsi attorno, con la testa che girava e il cuore che esplodeva.
Un taxi! Sacrebleu!”.
Non rimase ferma.
Riprese a correre mentre i polmoni bruciavano per l’aria congelata che li riempiva. Voltò l’angolo, verso la sesta e Skylar Avenue, e continuò a macinare metri su metri lungo quel marciapiede, superando, poco prima di un vecchio bar, una coppia che si baciava romanticamente.
Passarono sessanta secondi prima che un paio di luci calde illuminassero il suo volto.
Taxi!” urlava Yvonne, agitando la mano libera.
Il fazzoletto che aveva davanti alla bocca era impregnato ormai di sangue seccato.
La mano tremava, le lacrime non riuscivano a fermarsi e il cuore batteva.
Pensava soltanto a Ruby e al coraggio che aveva avuto per difenderla, e sentiva il panico attanagliarle lo stomaco.
Era colpa sua. Tutta colpa sua.
Taxi! Taxi! Ferma, taxi!” fece, saltando in strada, proprio davanti alla vettura.
I freni stridettero e le ruote s'aggrapparono all'asfalto, prima che un uomo d'origini mediorientali s'affacciasse dal finestrino.
Che cazzo stai facendo?!” urlò, pieno di rabbia, con accento arabo.
Al West Memorial!” ribatteva a tono la donna, balzando in avanti e aprendo la portiera, per poi sedersi sui sedili posteriori.
Quella macchina puzzava, i sediolini erano impregnati d'un mix di sudore e spezie. Qualcuno aveva dimenticato un guanto di pelle nera, che era caduto sul tappetino.
Dove vai?! Devo andare al centro a prendere un cliente!” urlò ancora quello, voltandosi repentino.
West Memorial! Sulla quarantasettesima! Ti prego!”.
Non posso adesso!”
Yvonne lo fissò: aveva la pelle mulatta e la barba folta, ispida e corvina.
Poggiato sul naso aveva un doppio paio di lenti, di quelle semplici, senza montatura e con le asticelle sottili. I capelli erano sporchi, oleosi, corti ma non troppo.
Le darò tutto ciò che ho in borsa!” piangeva quella, spalancando la pochette e rivoltandola sul sediolino. Caddero quattordici dollari e svariati centesimi, la tessera della stanza d'albergo e un Tampax ancora imbustato.
Forse fu la disperazione che trasmetteva, mista a quell'ansia, a quella frenesia che le attraversava lo sguardo, o forse le lacrime che le colavano dal mento, ma Rajesh Khalehed, così si chiamava il tale, rimase convinto.
Va bene...”.
Grazie!” urlò Yvonne, sorridente. Strinse il braccio dell'uomo con entrambe le mani, in segno di riconoscenza.
Dove hai detto che dobbiamo andare?”.
West Memorial!”.
Quarantasettesima?”.
West Memorial! Quarantasettesima!” esclamò, piena di paura. Pensava ancora a Ruby.
Pensava al peggio.
Il taxi si mise in moto e in sette minuti arrivò fuori al complesso ospedaliero.
Lasciò i soldi e l'assorbente sul sediolino e uscì fuori, alzando gli occhi davanti al grande edificio. Non tutte le finestre erano illuminate, forse per via dell'ora tarda.
Percorse il vialetto d'ingresso correndo velocemente, fino a raggiungere delle scalinate, che salì due a due, ad ampie falcate.
Il cuore pulsava, le luci bianchi dei neon inondarono il suo volto non appena mise piede nell’atrio, ampio, dai grossi pavimenti in marmo.
Molte persone sostavano in piedi, alcuni di loro indossavano un camice ma nessuno pareva degente o in attesa di soccorsi.
Del resto quello era l’ingresso principale.
Spedita, si gettò verso il bancone che aveva davanti, dove un infermiere era a colloquio con una signora attempata dal taglio d’occhi orientale.
Yvonne la spostò di peso, col panico sul volto e le lacrime agli occhi.
Ruby Normanson! Dov’è?! Ruby! Si chiama Ruby! L’hanno portato qui! West Memorial!” sbraitava, totalmente sconvolta.
L’uomo al di là del bancone si alzò in piedi, spaventato.
Signorina… si calmi…” faceva la vecchietta, stringendole un braccio.
Devo vedere Ruby!” ribatté. La voce della donna riecheggiava tutt’intorno, salendo in alto, amplificata dalla grande volta presente sulle loro teste.
Chi diavolo è Ruby?! Signorina, lei è in un ospedale! Non urli!”.
Devo vedere Ruby!”.
L’infermiere guardò per un attimo la vecchietta e poi alzò il telefono. Digitò un numero e portò la cornetta all’orecchio.
Yvonne strinse il bordo in marmo del bancone tra le mani. Aveva ormai gettato il fazzoletto, l’epistassi si era fermata ma aveva lasciato il labbro superiore sporco di sangue secco.
Sì, Marvin… Per caso in pronto soccorso avete ricevuto una certa… Ruby…” fece lui, guardando l’avventrice sconvolta con aria interrogativa.
È un uomo! Ruby Normanson!”.
È un uomo. Ruby Normanson… È passato di lì. Va bene”.
L’uomo abbassò la cornetta e guardò la donna.
È arrivato venti minuti fa al pronto soccorso. Non è grave... quindi si calmi”.
“È qui!” esclamò.
Sì, è qui… Imbocchi questo corridoio” fece, indicandolo con la mano, continuando a guardarla negli occhi. “Non il primo ascensore, il secondo… quinto piano. Lui è lì. Sta bene, attende di essere dimesso”.
Grazie!” urlò, correndo a perdifiato lungo il corridoio in cui era stata direzionata dall’infermiere. A quell’ora tutte le porte erano chiuse. Le poche persone che la videro arrivare si avvicinarono al muro.
Sorpassò il primo ascensore e raggiunse il secondo, premendo il tasto di chiamata più e più volte, con foga.
I secondi passavano, il cuore batteva e l’ascensore non arrivava. L’ansia che aveva in corpo non accennava a diminuire, nonostante le rassicurazioni dell’uomo all’accettazione.
Doveva vederlo coi suoi occhi.
Cominciò a saltellare sul posto, impaziente, mentre guardava il led dell’ascensore illuminare il numero tre: era ancora al terzo piano.
Forza! Putain, forza!”.
Undici secondi dopo, durati più di cinque minuti nella sua testa, le porte dell’ascensore si spalancarono. Lei si gettò nella cabina e premette il pulsante più e più volte, girandosi e guardandosi allo specchio.
Lo spettro che le si parò davanti era quello di una ragazza col volto e la maglietta sporca di sangue, i capelli biondi e spettinati e gli occhi arrossati, dai quali erano partiti fiumi di lacrime nere, che le avevano dipinto gli zigomi come acquerelli sulla tela.
Aveva freddo. Non le importava.
Si voltò quando il segnale sonoro l’avvertì che fosse arrivata al quinto piano. Aprì le porte e uscì dall’ascensore come se all’interno vi fosse stato appiccato un incendio.
Guardò a sinistra, dove diverse persone erano sedute in una sala d’aspetto, su poltroncine beige sdrucite, al pari delle loro facce.
A destra vi erano invece diversi dottori, tutti in camice bianco, affiancati da infermieri dal camice azzurro.
Davanti a lei un altro banco d’accettazione. Si mosse rapida.
Ruby Normanson. Dov’è?!”.
L’infermiera si chiamava Tonia; era una corpulenta donna di colore dai capelli ricci e scuri.
Il ragazzo accoltellato?” chiese, con una calma quasi irreale se messa a confronto con Yvonne.
Sì! Devo vederlo!”.
Lei è una parente?”.
Sì! Dov’è?!”.
Nella camera quarantacinque, ma deve aspettare un medico che la accompagni”.
Tutto fece, Yvonne, tranne che attendere. Dribblò dottori e infermieri mentre veniva richiamata, guardando i numeri accanto alle porte.
Quarante-trois… quarante-quatre… quarante-cinq! La voici!”.
Spalancò la porta e lo vide, seduto sul letto, senza maglietta e col torace fasciato da una grossa benda, che gli girava tutto attorno alle costole.
Alzò gli occhi, Ruby, la vide e li spalancò.
Yvonne…”.
Quella si lasciò andare al pianto, correndo verso di lui e stringendolo con delicato vigore al collo.
Fu intimo ed essenziale.
Solo due cuori, il dolore, il sangue, le lacrime, e i loro respiri.
I loro petti si stringevano. I loro battiti si presero per mano.
Sei sporca di sangue... Ti hanno medicato?” chiese lui, sentendo forte il suo profumo. L'odore che emanavano i suoi capelli era dolce e penetrante.
La sentì sussultare.
Mi rispondi?”.
Non importa”.
Importa a me”.
Yvonne sospirò. “Scusa... Se sei qui è solo colpa mia...”.
Non ti avrei mai lasciata nelle grinfie di quell'animale”.
Qualcuno bussò alla porta, alle loro spalle.
Senza neppure mollare la presa, la donna girò la testa, guardando un dottore dai capelli corti e radi sui lati.
Ruby Normanson” fece quello, leggendo la cartella che aveva tra le mani. “Ferita di coltello sul fianco, lieve perdita di sangue...”. Alzò poi gli occhi. “Spero non sia stata questa signorina a conciarla così”.
Il ragazzo sorrise. “Credo che questa signorina mi concerebbe assai peggio...”.
Meraviglioso. Bene... la Dottoressa Herbert le ha praticato la sutura e le ha prescritto i medicinali. Infine, e questo lo dico proprio alla signorina bionda: stanotte niente sesso. Non gli faccia fare sforzi... Domani non voglio venire a sapere che siete tornati perché gli si sono riaperti i punti”.
Mentre Ruby sorrise, il volto di Yvonne rimase granitico. I suoi occhi erano vuoti, senz’anima.
Il ragazzo la guardò e quindi sospirò.
È ancora scossa…”.
Comprensibile. Ora si vada a riposare e non faccia stupidaggini”.

Ripercorsero la strada inversa. Yvonne camminava come un fantasma, stringendo la mano dell’uomo che aveva accanto e mantenendo lo sguardo sul pavimento.
Entrarono nell’ascensore e mantennero il silenzio per tutta la discesa.
Fu quando tornarono in strada, in quella notte ormai troppo movimentata, che Yvonne percepì i primi accenni di stanchezza.
Il cuore rallentò il battito e le palpebre divennero più pesanti.
Ruby la guardava, mentre quella non faceva altro che fissare avanti col viso mezzo inclinato e gli occhi spenti.
Yvonne… È tutto finito”.
Quella non lo guardò neppure. Avanzarono fino alla farmacia notturna, presero i farmaci e salirono su di un taxi.
Fai piano” fece la donna, aprendogli la portiera e aiutandolo a salire quando quello gli si accostò accanto.
L'intero viaggio di ritorno fu un tappeto di silenzio steso sulle strade di Austropoli, interrotto ogni tanto da qualche osservazione di Ruby, che cercava di rincuorarla in qualche modo, vedendola attanagliata da un’angoscia quasi liquida.
Arrivarono all’hotel poco dopo. Ruby aprì la porta e vide Yvonne fare altrettanto, ma più velocemente, correndo dall’altra parte della macchina per aiutarlo.
Non sforzarti” gli disse.
Lo tirò fuori dall'auto, con delicatezza, e sospirò.
Non ho soldi con me… Ho dato tutto ciò che avevo all’altro tassista…”.
Non preoccuparti…” disse il ragazzo, stringendo i denti quando dovette incrociare il braccio destro verso l’anca sinistra per provare a prendere il portafogli nella tasca interna del soprabito.
La ragazza lo fermò.
Faccio io”.
Pagarono e salirono lentamente in stanza. Fu Yvonne a prendergli la tessera per aprire la porta della camera, ad accendergli le luci e a frugargli tra le tasche per passargli il cellulare.
Telefona White e avvertila. Cerca di non farla preoccupare…” gli disse, in un tono inaspettato di maturità.
Ruby guardò il telefono, poi guardò la mano e quindi annuì.
Io intanto vado a farmi una doccia…”.

Ti sto aspettando da quasi tre ore… Non le hai viste le sedici chiamate perse?”.
Ruby si limitò a sorridere, senza vedere Yvonne uscire dalla stanza, alle sue spalle, silenziosamente.
In realtà il cellulare era nel cappotto”.
Con questo freddo, voglio sperare che il cappotto tu ce l’abbia addosso”.
Ora no. Ora sono in stanza”.
Sentiva la donna respirare profondamente, dall’altra parte del ricevitore, mentre sentiva il dolore al fianco aumentare. Cercò meglio tra le tasche e staccò una compressa dal blister, mandandola giù senz’acqua.
Mi hai dato buca. Maturo, come comportamento. A maggior ragione quando ci sono i tuoi soldi in ballo…”. La sentì sospirare.
Yvonne rientrò nella camera con uno zaino tra le mani, e come qualche secondo prima, Ruby non se ne accorse.
In realtà sono finito all’ospedale… al… al…”. Non ricordava.
“West Memorial” s’inserì Yvonne.
Sì” annuì l’altro. “West Memorial”.
Che diamine stai dicendo?! E ora dove sei?!”.
A casa. Cioè, in camera… Yvonne è qui con me e mi sta aiutando ma…”.
E che ti hanno fatto?”.
Sono stato accoltellato al fianco”.
Ma porca puttana! Stai bene?!”.
Ma sì, ma sì…”.
Alle sue spalle Yvonne tirò fuori dallo zaino uno slip rosa e un maglione lungo. Buttò la borsa accanto al letto e levò prima il giubbino e poi la maglietta, rimanendo col reggiseno sportivo.
Gettò per terra anche i vestiti per poi entrare nel bagno.
Ruby non si era accorto di niente. Ascoltava White parlare.
Austropoli è una grande città, queste cose accadono…”. Vi fu una piccola pausa, prima che continuasse.
E così sei con Yvonne... Saprà sicuramente farti da infermierina….”.
È un tesoro. Comunque dovremmo rimandare questo briefing…”.
Già. Vado a mangiare qualcosa. Avverti Sapphire. A domani” chiuse, telegrafica.
Buonanotte”.
Attaccò e sentì l’acqua della doccia che scendeva, scrosciando.

Si stava lavando lì, da lui.

Lentamente, Ruby si voltò, camminando piano fino a raggiungere il letto, circumnavigandolo e sedendosi proprio davanti ai vestiti della ragazza.
Li guardò, sospirando.
Aveva davanti agli occhi l’espressione che indossava quando, trapelata, s’era presentata alla sua porta d’ospedale; non vedeva altro che paura.
Yvonne aveva paura.
Raccolse la maglietta da terra, sottile e leggermente sporca di sangue. Sgualcita e piccola, tra le sue mani.
Come poteva una donna così bella e forte vivere nel terrore?
Come potevano un paio d’occhi meravigliosi come quelli avere ancora la facoltà di piangere?
Come poteva, una donna come Yvonne, provare sofferenza a tal punto da diventare irriconoscibile?
Le domande si accalcavano una dopo l’altra, prima che la mente di Ruby si poggiasse sull’effettiva realtà dei fatti.

Quella donna era sola.

Sempre stata sola, da quando aveva messo piede a Unima, partita carica di speranza e arrivata ad assaggiare la realtà: la vita faceva schifo.
E lo aveva imparato sulla sua pelle.
Yvonne era soltanto una ragazza bellissima col sogno dell'America. Un sogno che aveva da bambina.
Un sogno che poi si dovette scontrare con l’effettivo andamento delle cose, visto che nessuno le aveva regalato niente.
E quando si è da soli si fanno degli errori, anche abbastanza grossolani.
Uno degli errori d’Yvonne si chiamava Sergei, e vedere quell’errore minacciare una delle poche persone che, in tutta la sua vita, le avessero mai dato fiducia l'aveva portata allo stremo.
Ruby era con White quando l’aveva pescata dal nulla, e lui s’era messo in prima linea per difenderla.
Yvonne era poesia per i suoi occhi, e non un pezzo di carne da fottere.
Per via del suo aspetto s'era sempre accerchiata di persone mai interessate ad andare oltre il guscio.
Levò lentamente il cappotto, ormai imbrattato di sangue e guardò la fasciatura.
S’era davvero beccato una coltellata per una sua modella?
Ma la domanda vera e propria era: perché non aveva ancora chiamato Sapphire?

L’acqua della doccia interruppe la propria discesa. Ruby aveva ancora la maglietta della ragazza tra le mani, quando quella uscì dal bagno, coi capelli bagnati e il maglione lungo a coprirle le cosce.
S’avvicinò lentamente, battendo coi talloni sulla calda moquette, gli si fermò davanti e s’accasciò sulle ginocchia, incontrando gli occhi rossi.
Metterò a posto domattina. Stenditi…”.
S’abbassò ancor di più, sciogliendogli i lacci delle scarpe e scalzandole.
Poi s’alzò. Ruby la vide sgambettare verso il frigobar, dove prese una bottiglia d’acqua e due bicchieri di plastica. Li portò, pieni, al ragazzo. Accese poi gli abat-jour e abbassò le luci, tornando in bagno.
L’urlo del phon coprì tutto.
Ruby si stese lentamente, buttando giù quel mix di antidolorifici in pasticche, e rimase a guardare la figura nello specchio, che di tanto in tanto incrociava lo sguardo con lui.
Doveva avvertire Sapphire, il cellulare era tra le sue mani, tuttavia gli occhi di Yvonne continuavano a fissare i suoi attraverso il riflesso, e sembravano parlare.
Doveva avvertire Sapphire ma il bruciore non accennava a diminuire e il pensiero di avere quella donna nel letto lo faceva impazzire.
Doveva avvertire Sapphire, e basta.


Amore… Scusami se ti contatto a quest’ora. Dormi? 01:03


Yvonne si era letteralmente voltata verso di lui, continuando a passare con la mano tra i capelli umidi. Il cellulare vibrò.


No. Non riesco a dormire 01:03
Perché non mi hai chiamato? 01:03

Credevo stessi riposando. Anche tu insonnia? 01:03
No. Non proprio. 01:03

Cosa succede? 01:04


Il ragazzo stava prendendo coraggio. Già immaginava la reazione.

In realtà ho avuto un piccolo problema. Sono finito al West Memorial. 01:04

Cos’è il West Memorial? 01:04

Praticamente un salto nel vuoto.


Ospedale. 01:04


Fu letteralmente come tagliare il filo rosso di una bomba. Il cellulare vibrò qualche secondo dopo.



Incoming Call

S A P P H I R E



Il nome della sua donna lampeggiava sullo schermo, dove la sua fotografia la mostrava in bikini, coi capelli bagnati, il primo giorno che raggiunsero Alola.
I suoi occhi erano più azzurri del cielo.
Stava per rispondere ma poi alzò gli occhi.
Yvonne lo guardava ancora, quando lui fece cenno con la mano di fermarsi.
Ci fu uno scambio di sguardi, in cui lui fu abbastanza abile da farle capire che qualcuno stesse telefonando e che non avrebbe dovuto capire che lei fosse lì.
Un po’ le dispiacque. Capì subito che fosse Sapphire.
Spense il phon e lo vide rispondere.

Cosa cazzo è successo, Ruby?!” esclamò quella. Il ragazzo riuscì a percepire il livello d’angoscia che stava vivendo l’altra, lontana circa un oceano.
Ma nulla, amore, stai tranquilla…” fece, abbassando la voce. “Stavo andando in atelier e ci… ci hanno fatto una rapina”.
E perché sei andato in ospedale?! Dannazione, hai reagito, Ruby?! Che diamine ti salta in testa?! Non sei stato per abbastanza tempo un eroe?!”.
Smettila di urlare. Era un ubriaco… ci ha aggrediti… e mi ha colpito col collo di una bottiglia…”.
Oddio… dimmi che non ti ha preso la faccia. Per favore”.
Ruby sorrise. “No. Mi ha soltanto graffiato il fianco”.
Ti hanno ricucito?”.
Certo”.
Ti hanno dato dei medicinali?”.
Ovviamente”.
“… Domani prendo il primo aereo e vengo lì. Sappilo”.
Ma che dici, no… non preoccuparti” sorrise ancora lui. In quel momento si ricordò perché la sua donna fosse tanto straordinaria. “Sto bene. Il medico mi ha detto di riposare e non fare sesso”.
Appunto. Dovrei venire ad accoltellarti ogni settimana, in pratica…”.
Potresti restare qui, a quel punto”.
Gli occhi di Yvonne si spalancarono, puntati su Ruby come fari nella notte.
Sai bene che non posso… Sei sicuro di star bene?”.
Sì, Sapph… Sto bene, sto bene. Stai tranquilla. Volevo solo avvertirti…”.
Chiamami domani appena ti svegli. Ti amo, Rù…”.
Anche io, Sapph”.

Poggiò il cellulare sul comodino e sospirò.
Amava la sua donna.
Alzò gli occhi e guardò Yvonne, prima di domandarsi:

Cosa diamine ci faceva quella donna coi capelli bagnati nella sua stanza?

Rimase in silenzio, lui, cercando il coraggio di cacciarla via di lì.
Sì. Rimase in silenzio, lui.
Si limitò a vederla mentre riaccendeva il phon, per asciugare le punte, stavolta con lo sguardo meno coraggioso, puntato a volte verso il pavimento, solo a volte verso lo specchio.
White era stata sottile quando lo aveva rimproverato, quella sera, dicendogli di non approfondire troppo il suo rapporto con Yvonne.

Nel senso più fisico del termine…

Ripensava a quelle parole.
Non doveva andarci a letto.
Forse, continuava a pensare, perché il coinvolgimento emotivo di Yvonne è a un livello superiore del mio.
Poco dopo aveva finito. Aveva spento l'asciugacapelli e aveva leggermente accostato la porta, sparendovi oltre.
Ruby intanto guardava il freddo del muro bianco che aveva difronte; continuava a macinare
quel pensiero.
A tirare i fili di quell'idea, accorciandone i lembi.

Yvonne è a un livello superiore...

La porta del bagno si spalancò e la donna ne uscì in fretta, a piedi scalzi e a gambe nude.
I capelli erano gonfi e vaporosi, biondi come spighe di grano. Nonostante non vi fosse traccia di trucco sul suo volto, Yvonne era sempre la donna più bella del mondo.
Manteneva con la mano destra il lembo del maglioncino, a righe orizzontali grigie e bianche, per paura che si sollevasse, mostrando più di quanto voleva che si vedesse. La mano sinistra, invece, reggeva una spazzola col manico in legno.
Ruby guardò per un attimo quelle gambe lunghe e affusolate, lucide e lisce. Profumate.
Si piegarono quando la donna si sedette sul letto, proprio accanto a lui.
Era Sapphire?” chiese, cominciando a spazzolare con delicatezza la lunga e folta chioma.
Il ragazzo annuì ma lei, di spalle, non riuscì a vederlo.
Era Sapphire, vero?” ripeté, voltandosi solo dopo qualche secondo. Continuava a pettinare i capelli, mentre i loro occhi s'abbracciarono.
Sì”.
Verrà qui, vero?”.
Yvonne...”.
Spazzolò un ultima volta i capelli, quindi si avvicinò al comodino e vi posò la spazzola.
Lascia stare” disse.
Il dolore al fianco lo pugnalò, in quel preciso istante. Lui lo aveva capito: Yvonne voleva lui.
Cosa?”.
Niente” disse, afferrando i lunghi capelli in una mano e legandoli stretti in una coda.
Io credo che le cose non siano state totalmente...”.
È tutto chiaro, Ruby” continuò. Alzò le lenzuola e fece in modo che le gambe del ragazzo vi s'infilassero sotto. Lo prese per mano e lo aiutò a stendersi, prima di seguirlo, voltarsi dall'altra parte e lasciare che le luci si spegnessero.


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Frammenti - Orizzonte Frammenti. Deboli soffi di vita nella violenta tempesta che è l’esistenza. A volte destinati a sparire, a volte pronti a moltiplicare. Come un soffio di vento trasporta il polline che andrà a fecondare un'altra pianta dalla quale nascerà la vita, alcuni momenti, per quanto brevi, danno il via a qualcos’altro, qualcosa di più grande.   L’aria era fredda, il gelido inverno era alle porte e i sempreverdi costellavano i boschi innevati che circondavano la cittadina di Nevepoli. Quell’anno, le grandi nevicate erano arrivate prima e già, il ventesimo giorno di dicembre, i fiocchi di neve scendevano copiosi sui tetti della città. Lo spettacolo che davano quelle minuscole e complesse opere d’arte di cristalli di ghiaccio, passando di notte sotto la luce dei lampioni per poi andare a posarsi a terra sciogliendosi, era qualcosa di meravigliosamente inquietante. Un gelido calore pervadeva le strade, ridotte ormai a soffici torrenti di neve. Nell’attimo

Quindicesimo Capitolo - 15

Salve ragassuoli, mi dispiaccio ogni volta per il ritardo nella pubblicazione, e mi rendo conto che sta diventando un disagio. Ecco perchè, dalla settimana prossima, per problemi di lavoro, la fan fiction sarà pubblicata il MARTEDì. Chiedo ancora scusa, e spero di non aver recato disagio. Ringrazio tutti quelli che hanno messo mi piace alla pagina   Pokémon Adventures ITA . Vedere il seguito crescere ogni giorno di più è una grande soddisfazione. Sei su EFP? Vieni a recensirci anche lì!  Andy Black, autore su EFP Ricordo sempre che il nostro progetto, Pokémon Courage ha bisogno di sostegno da parte vostra...niente soldi, tranquilli, basta solamente un po' di partecipazione. Siamo davvero così pochi a leggere questa bellissima storia? Entrate anche voi a far parte della famiglia di Pokémon Courage . Ho finito con le raccomandazioni. Cominciamo. Stay Ready...Go! Andy $   “Rachel...sei davvero tu?” chiese sgomento Ryan, quasi commosso. Zorua fece un