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Gaia Bessie - Still Alice: The annoying evidence of Moore’s Paradox - 20


Still Alice:
The annoying evidence of Moore’s Paradox
 
20.

Durante l’autunno del nostro secondo anno insieme.
Con amore,
Alice

Dicembre.

Cosa collega il pensiero all’azione?


È arrivata una montagna di regali in anticipo, per la gioia di Adriano che, quando si dimentica cosa è un regalo, si diverte a osservare quella moltitudine di colori e forme diverse, che nascondono mondi inimmaginabili. O quasi.
Un completino intimo, possibilmente rosso, da parte di Fiammetta. Un angelo di ghiaccio da Frida.
Le persone sanno essere prevedibili, e certi regali non vale nemmeno la pena di scartarli, né prima né dopo Natale.
Rocco Petri ha inviato un pacchetto e una lettera, che lei ha nascosto in fondo all’armadio, senza farli vedere ad Adriano, che a volte, in brevi lampi di lucidità, chiede di lui.
Non è però riuscita a trattenersi, ha dovuto stracciare quella carta, che sembrava chiamarla per nome. Dentro, vi ha trovato una pietra.
È un vetro di mare. O, come dice la lettera, di lago: Ceneride ha donato un vecchio coccio di bottiglia al suo Capopalestra, del colore delle acque che, fino a due anni prima, avevano bagnato la casa di Adriano.
È vagamente a forma di cuore e questo, e la lettera di Rocco, spingerebbero Alice a frantumarlo sotto i propri piedi. Solo che non lo fa.
Lo nasconde in una scatola, che un tempo aveva contenuto un anello, e la lascia lì: l’anello è sparito due anni fa, in un caminetto acceso, tra le urla di lei.
Ti odio così tanto, aveva detto. Sparisci dalla mia vita.
E adesso è lì, nella sua stanza, che gioca a disegnare con un pastello azzurro su un foglio giallo, figure che non hanno alcun senso logico. Lo volevano entrambi ed entrambi l’hanno perso.
Ma, dei due, è rimasta solo lei: Rocco ha solamente scritto una lettera e trovato un vetro di mare. Qualcosa, in questo mondo o in quello successivo, dovrà pur contare. O no?
 

***
Alice,

Non un “cara Alice” o “ciao, Alice” o anche un sincero, ma probabilmente più apprezzato, “vaffanculo, Alice”. No. Solo Alice, sempre Alice, ancora Alice.
È stata Alice per Adriano, Alice per Rocco, Alice per sé. Alice e basta.
E, adesso, questa lettera non è altro che l’ennesima fortissima spinta a strapparsi di dosso il proprio nome: se nessuno sa come ti chiami, si può dire che esisti ancora?

Per prima cosa, spero tu stia trascorrendo un buon Natale: ho ricevuto una chiamata di Adriano, qualche giorno fa, e l’ho trovato più lucido del solito. È un bene.

Sapere che Adriano continua a chiamarlo, nei suoi momenti di lucidità, è un colpo al cuore. Probabilmente, crede di amarlo.
E, altrettanto probabilmente, lo ama per davvero e lei non può farci proprio niente.
Non più.
Non può semplicemente staccare il telefono, o mettere Adriano in punizione come quando ha rotto la sua pallina di Natale preferita, o farlo sventrare dal suo Altaria. Ci sono cose che semplicemente non si possono controllare.
Un po’ come Adriano che, con il sorriso di un bambino, si specchia nel vetro di mare che lei, incautamente, ha lasciato sul tavolo della cucina.

So che è egoista da parte mia, ma ti chiederei di cercare di farlo smettere di contattarmi (e di non farlo tu stessa, qualora te lo chiedesse: entrambi sappiamo che non sei mai stata brava a negargli qualcosa): io non posso più aiutarlo, non più di quanto non riesca a farlo tu, che di certo stai svolgendo un lavoro migliore del mio.
C’è una parte di me, probabilmente la più importante, che in qualche modo lo amerà sempre. Ma non posso guardarlo svanire così.

Nemmeno lei ci riesce. E vorrebbe urlare a Rocco quanto è stupido e infantile il suo comportamento, loro se ne erano andati e adesso, cosa è rimasto?
Un vetro di mare e una lettera che finirà a bruciare nel camino. Non avrebbe nemmeno dovuto leggerla.
Non ne leggerà mai più altre, si ripromette, non più. E, forse, Rocco non ne scriverà più, cos’altro avrebbe da dirle?

Mi dispiace, non lo auguravo a me e non avrei mai voluto che toccasse a te, guardarlo mentre smette di essere lui.
Ti sembrerà stupido… ma so che, prima o poi, avrei dovuto vederlo mentre mi dimenticava e iniziava a ricordare te. E ho avuto paura.

Anche Alice ha paura, per la maggior parte del tempo, ma ormai si è così assuefatta alla sensazione che quasi non vi fa più caso.
I primi giorni, mesi, avrebbe voluto scappare anche lei. Poi, guardando Adriano dormire, come un bimbo, sul loro letto, non ne aveva avuto la forza.
Qualche volta si chiede se non abbia sbagliato a scegliere. Ma questo Rocco Petri non lo saprà mai.

Tu e lui… avete qualcosa in comune, soprattutto durante questo mese. Non sai quanto sono dispiaciuto per la tua perdita, nonostante siano passati un paio d’anni.
Mi dispiace tanto.
Rocco.

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