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John Hancock - Bloodborne - 9. Tulipano




9.Tulipano


Ventinove ore.

Bellocchio ne portò mentalmente il conto utilizzando il cronometro del suo orologio. L’unica cosa che ancora funzionava. Erano intrappolati lì sotto da ventinove ore. L’inizio era stato orribile, aveva impiegato circa un’ora e mezza per rimuovere i detriti che bloccavano lui e Bianca. Sentiva l’intero corpo che urlava di dolore, probabilmente si era stirato qualche muscolo. Aveva dovuto fabbricarsi una stampella di fortuna utilizzando una vecchia radice che spuntava da una parete, per evitare di zoppicare. Almeno finché Bianca non aveva insistito per farlo appoggiare a lei.
Lì sotto nessun attrezzo elettronico sembrava funzionare: il telefono, Ellie, le torce, nulla funzionava come doveva. Soltanto le Poké Ball sembravano essere operative.
I due avevano aspettato un po’, affannati e stanchi, dopo aver liberato i loro corpi da terreno e radici. Poi, appena i loro occhi si erano abituati al buio, avevano iniziato a camminare lentamente fra quei cunicoli sotterranei.
Quella che loro stavano seguendo doveva essere la galleria principale, in quanto Bellocchio notava aperture a distanza variabile su ambo i lati, le quali si aprivano su dei cunicoli che erano sempre più piccoli di quello da loro attraversato.
Bianca avanzava alla sua sinistra, impugnando una radice nodosa come fosse un bastone, una ben misera arma improvvisata. I due decisero di avanzare tenendo i propri Pokémon celati all’interno delle Poké Ball sotto insistenza di Bellocchio che, lì sotto, non si sentiva solo e non voleva rischiare di attirare l’attenzione.
Tutto quel tempo passato a vagabondare, praticamente senza meta, dormendo poche ore in quella che diventava sempre più simile a una ghiacciaia, li portò rapidamente a perdere tutte le loro forze.
- Non ce la faccio più, ho bisogno di riposarmi… - Bianca gli si appoggiò addosso, stremata.
- Fermiamoci un attimo qui.
I due erano arrivati in un’immensa sala sotterranea, dove s’incrociavano diversi tunnel.
Bellocchio aiutò Bianca ad arrivare fino a una grossa roccia che sbucava dal pavimento. Bianca e pallida, era totalmente ricoperta di muschio nella sua metà inferiore, mentre verso l’alto non presentava alcun tipo di imperfezione. Un ovale perfetto, sembrava quasi un uovo gigante rivolto verso il cielo. Tutt’attorno, si trovavano decine e decine di tulipani di vario colore.
Questo fece scattare un allarme interiore in Bellocchio. Ma i due erano troppo stanchi per proseguire, decise quindi di andare contro il suo istinto che gli stava dicendo che lì avrebbe trovato qualcosa di simile a quel Delibird. L'altra, invece, stanca com'era, non gli diede molto peso.
Una volta che Bianca si fu seduta sulla roccia, Bellocchio diede uno sguardo in giro. Loro erano arrivati in quel crocevia tramite il tunnel subito dietro di lui, e nella penombra gli sembrava ci fosse più di un’apertura su quella primordiale stanza circolare. Estrasse nuovamente i suoi occhiali dalla giacca, cosa che faceva ormai ogni dieci minuti, sperando che la tecnologia ritorni a dare segni di vita.
Tuttavia, anche questa volta rimase deluso. Con un sospiro di accettazione, ripose le lenti al loro posto e, con l’utilizzo di un pezzo di radice, si avviò tentoni a esplorare il circostante. La strana sensazione di venire osservato non gli si tolse di dosso neanche per un istante. Anzi, avvicinandosi al tunnel che arrivava da destra, gli parve di sentire un suono, simile al frusciare delle tende, provenire da quella direzione.
Improvvisamente, senza saperne spiegare il perché, Bellocchio fu certo che qualcosa di malvagio si stesse avvicinando, gli sembrava di sentir scorrere sulla pelle la brama di sangue di quel qualcosa, in agguato nelle tenebre.
Istintivamente, si ritrasse da quel tunnel e tornò quanto più rapidamente poté da Bianca, ancora intenta a riprendere le forze, seduta su di quella pietra.
- C’è qualcosa, qui sotto, ne sono sicuro. Fino a ora mi è sembrato di sentire dei rumori, pensavo fosse semplice suggestione ma ora ne sono certo: siamo seguiti, qualcuno o qualcosa ci sta per raggiungere da quel tunnel – Bellocchio indicò alle sue spalle.
Come a confermare le sue parole, alcuni strani rumori li raggiunsero quasi istantaneamente.
- Che cos’è? – gli chiese Bianca, sbiancata d’improvviso.
- Non lo so. Credo non sappia di essere stato scoperto, proverò a tendergli una trappola.
In quel momento, lo stesso rumore li raggiunse nuovamente, stavolta molto più vicino. Bellocchio ipotizzò che il loro inseguitore si trovasse, all’incirca, all’imboccatura della stanza circolare.
Bianca gli parve troppo impaurita e stanca anche solo per reagire. Lei si limitò a iniziare a sudare freddo, non abituata a pressioni di questo tipo, pareva essersi arresa ancor prima di lottare.
Bellocchio le si parò davanti, in posizione difensiva. Chiamò a raccolta il suo Croagunk, che si mise al suo fianco, silenzioso e immobile.
Quel suono iniziava a farsi sempre più vicino, molto simile a un ronzio d’insetto. D’un tratto, Bellocchio non lo udì più provenire dal basso, bensì dall’alto del soffitto terroso. La distanza che li separava veniva ormai contata dalle briciole di terreno che andavano a cadere, scivolando sul pavimento, dal soffitto.
Aspettò fino all’ultimo istante, col fiato sospeso, concentrando tutto il suo corpo nell’udire quei movimenti sinistri.
Chiuse gli occhi, per ridurre le distrazioni.
Inspirò, regolarizzando il battito cardiaco.
Espirò, posizionandosi in posizione ottimale, con la pistola tenuta di fianco il capo.
Per un istante, il mondo parve fermarsi.
“La calma prima della tempesta” pensò.
Qualcosa iniziò a discendere dal soffitto, Bellocchio riusciva a sentirne la presenza e le movenze. Sembrava quasi che un corpo si stesse muovendo su di una corda ben oliata, lasciandosi scivolare verso il basso. Per un istante Bellocchio ripensò al suo viaggio a Johto, dove aveva assistito allo spettacolo delle Kimono Girl, con le loro sete e i velluti che frusciavano, quasi silenziosi quanto un Noctowl, al vento. In particolare, quel rumore rievocò l’immagine di una delle Kimono Girl intenta a calarsi da una lunga strisci di seta, affissa al soffitto, compiendo diverse acrobazie e piroette, utilizzando quella seta come se fosse un semplice pavimento su cui camminare.
Però, poi, sentì i capelli rizzarsi e capì che era giunto il momento: la tempesta.
Sicuro che Croagunk avrebbe seguito i suoi movimenti, Bellocchio puntò verso l’alto, tirando indietro il cane.
Croagunk non si fece aspettare e unì rapidamente i palmi delle zampe. Delle scintille sprizzarono dalle sue dita, per poi dare vita a un’incandescente sfera luminosa fatta di puro fuoco. Croagunk lanciò il suo Giornodisole verso l’alto, inondando di luce la sala.
La sfera viaggiò rapida e implacabile, passando di fianco il loro aggressore che, a contatto con essa, sibilò di dolore e furia.
Per un istante, Bellocchio rimase bloccato dalla sorpresa, quando vide quello Spinarak perdere la presa sulla sua tela e cadere con un tonfo al terreno. Abbassò immediatamente la pistola, portandola di fianco alla gamba destra, reggendola tuttavia ancora con due mani.
Il sibilo che fino ad allora aveva prodotto quello Spinarak, parve trasformarsi tutto d’un tratto in un lamento, mentre il Pokémon cercava inutilmente di rimettersi in piedi sulla zampa scottata.
- No! – Bianca scattò immediatamente in piedi, dirigendosi verso lo Spinarak.
- Bianca, ferma! – Bellocchio cercò di fermarla, invano.
Il braccio della ragazza scivolò dalle sue dita, mentre correva verso il Pokémon ferito.
- Cosa diamine hai fatto, Bellocchio, non vedi che è un cucciolo?
Bianca s’inginocchiò di fianco lo Spinarak, allungando una mano verso di lui, cercando di confrontarlo. Bellocchio si trovava alle spalle della ragazza, e quindi non vide la scena per intero. Sentì soltanto Spinarak soffiare furioso, mentre saltava verso di Bianca. Lei cercò di scansarlo, finendo con l’inciampare, urlando.
Bellocchio stava alzando il braccio per mirare e sparare, quando le mandibole dello Spinarak scattarono all’altezza del collo della ragazza.
Un istante prima che riuscisse ad azzannarla, Croagunk gli fu addosso, colpendolo con un violento Tuonopungo alla base dell’addome, scaraventandolo lontano da loro, quasi fuori dal raggio di luce del Giornodisole.
Lo Spinarak parve riprendersi in niente: dopo essere ruzzolato per terra balzò immediatamente sulle zampe, emettendo un orribile acuto. Della bava nerastra si sprigionò dalla sua bocca piena di collera, andando a imbrattare tutto il pavimento davanti a sé.
“Sembra quasi sangue…” pensò Bellocchio, con l’arma pronta davanti a sé.
Prima che ebbe il tempo di pensare a qualsiasi altra cosa, lo Spinarak partì nuovamente all’attacco, venendo però intercettato una seconda volta da Croagunk. I due lottarono avvinghiati uno all’altro, cercando di colpirsi a vicenda. Bellocchio era immobile, con la pistola puntata verso di loro, timoroso di colpire il proprio compagno.
Sebbene Spinarak riuscì a morderlo un paio di volte all’altezza della spalla destra, alla fine Croagunk lo riuscì ad allontanare, colpendolo con una veloce raffica di pugni all’addome e sul volto.
Bellocchio ebbe appena il tempo di osservare più attentamente quello Spinarak, prima che una potentissima folata di vento gelido e ghiaccio lo spazzasse via, verso la parete. L’impatto gli fece perdere i sensi, per poi cadere immobile al terreno.
Bellocchio si voltò, vedendo Bianca e, di fianco a lei, il suo Glaceon. Apparentemente, la ragazza si era ripresa dallo shock; molto più velocemente di quanto lui pensasse ci sarebbe voluto.
- Stai bene, Bianca? – le si avvicinò, controllandole la pelle del viso e del collo.
- S-sì, è tutto ok. Croagunk come sta?
Il Pokémon si avvicinò ai tre, massaggiandosi la spalla destra con la zampa sinistra. Bellocchio lo ispezionò, controllandogli le ferite: un lungo taglio si era aperto sulla spalla, arrivando a metà braccio ma, per il resto, sembrava in ottima forma.
- Ce la fai a continuare?
Croagunk riassunse il suo solito assetto, senza mostrare alcun segno di difficoltà.
Bellocchio lo prese come un assenso.
- Sta bene, ma noi dobbiamo andarcene di qui.
- Hai ragione, questo posto diventa sempre più orribile.
Bellocchio prese Bianca per mano, più trascinandola che guidandola, verso uno dei tanti tunnel rimanenti. Non fecero neanche metà strada dal centro della stanza che un forte brusio si sollevò tutt’attorno a loro. Bellocchio s’immobilizzò immediatamente, facendo segno a Bianca di stare in silenzio. Il rumore, proveniente da tutti i tunnel, si faceva di secondo in secondo più forte.
- Croagunk, luce, presto!
Il Pokémon si mise immediatamente all’opera, generando una decina di fuochi dalle mani, lanciandoli in ogni angolo della stanza circolare, illuminandola a giorno. Improvvisamente, il freddo lasciò il posto a un tiepido e piacevole caldo da divano di fianco il camino.
Il sollievo durò poco, poi il brutto presentimento di Bellocchio si avverò: decine, anzi centinaia di Spinarak fuoriuscirono da ogni cavità nelle pareti, accompagnati da diversi Ariados che spiccavano nell’orda per dimensione e velocità.
- Cerchio! – urlò Bellocchio, sperando che Bianca capisse.
Lei estrasse una a una tutte le sue Pokéball, con una velocità degna di un pistolero del vecchio West: Glaceon, Mamoswine, Froslass, Abomasnow, Weavile e Glalie apparvero davanti a lei, già pronti al combattimento. L’attimo dopo, Bellocchio perse la cognizione di spazio e tempo. Si districava fra vari nemici, coordinando i pugni e i calci con Croagunk, il caricatore della pistola finito in un nulla. Ogni qual volta uno Spinarak o un Ariados si avvicinava troppo, ecco uno dei Pokémon di Bianca arrivare in loro soccorso, alternandosi e cambiando lato in continuazione. Bellocchio si ritrovò, non sapendo come, schiena contro schiena con Froslass, in un turbinio di colpi, girando costantemente su sé stesso. Il Pokémon generava a raffica delle lance di ghiaccio puro, infilzando chiunque gli capitasse a tiro. Bellocchio, invece, raccoglieva quelle stesse armi dai corpi morenti dei loro avversari, solo per poi lanciarle una seconda volta, verso un nuovo obiettivo.
Rapidamente, braccia e gambe si fecero pesanti, mentre gli stivali facevano scricchiolare il terreno, zuppo di sangue, sotto i loro piedi. Un Ariados stava quasi per infilzarlo con uno dei suoi artigli, quando un’enorme sfera infuocata andò a impattare sul suo cranio, scaraventandolo di nuovo nell’orda, per poi esplodere in una vampa di calore. L’odore di carne bruciata andò a conficcarsi nelle sue narici, mista al puzzo di sangue ed escrementi.
L’istante dopo, ebbero finalmente un attimo di pausa quando, d’improvviso, i Pokémon ragno smisero di attaccare e si ritirarono, lasciando una decina di metri abbondanti tra loro e ciò che avevano designato come preda.
Per una terza volta, calò un silenzio surreale e mortifero su di loro.
La terra iniziò a tremare, spaccandosi in più punti. Il sangue accumulato scomparì fra le fessure, andando a inquinare il sottosuolo col suo tanfo.
Dalla strana pietra al centro della stanza arrivò un orripilante lamento, così forte da far credere a Bellocchio di stare per impazzire. Poi, quella stessa pietra, iniziò a innalzarsi verso l’alto, trasportando con sé macerie e grosse radici. Continuò a salire, con la sua superficie perfettamente liscia, intervallata dalle radici che la sostenevano, apparendo dal terreno, nere e pulsanti.
Arrivò quasi fino al soffitto, prima di fermarsi. Un continuo pulsare s’insinuò nelle orecchie di Bellocchio, forte come un tamburo da guerra.
- Che diavolo… - Bellocchio s’interruppe quando capì cosa stava vedendo.
Quelle non erano radici, ma una specie di vene, che stavano trasportando un qualche liquido all’interno della pietra.
- Non è una pietra… è un bozzolo.
Scioccato, Bellocchio rimase senza parole. Era come incantato, a osservare quella superficie che, piano piano, iniziava a curvarsi e a frammentarsi, lacerando guscio e le ragnatele che lo avvolgevano così tanto da farle apparire lisce e dure come una pietra.
Un’enorme zampa, viola e gialla, spuntò da uno dei buchi, andando a conficcarsi nel terreno: era lunga almeno cinque metri. Subito dopo ne spuntò un’altra, e un’altra ancora, fino a che ormai il guscio era quasi del tutto rimosso. Con uno stridente ruggito, l’essere si liberò anche dei pochi residui, liberando del tutto il suo corpo.
Un mastodontico Ariados si trovava davanti agli occhi di Bellocchio, con un corpo lungo almeno una ventina di metri. Gli enormi occhi erano puntati dritti su di loro.
Aprì le mandibole, inondandoli con un grido così forte da trafiggergli i corpi, privandoli di ogni energia, fisica e mentale.
Mosse una delle immense zampe verso di loro, col terreno che vibrava al suo movimento. Quel poco di movimento bastò per ridestare Bellocchio.
- Croagunk, ora! Colpisci con tutto quello che hai!
Il suo compagno annuì, per poi allargare le braccia verso l’esterno. Generò un arco di sfere infuocate al di sopra del capo e, nello stesso istante, i Giornodisole dispiegati tutt’intorno nella grande sala iniziarono a tremare. Croagunk mosse rapidamente in avanti entrambe le zampe, andando a incrociarle a fine tragitto: al suo comando, le sfere di Giornodisole posizionate sulla sua testa partirono rapide e implacabili verso il viso dell’Ariados enorme, mentre quelle posizionate tutt’intorno nella sala andarono a impattare col terreno, creando un’assordante cacofonia di esplosioni multiple. L’intera grotta si riempì di luce e grida di dolore dei Pokémon che avevano perso la ragione, mentre le fiamme iniziavano a dispiegarsi ovunque.
Quell’Ariados gigante, però parve quasi non sentire il colpo. Fu la volta di Bianca, i cui Pokémon iniziarono a colpirlo con tutto ciò che avevano, nella penombra delle fiamme che erano esplose tutt’attorno a loro, dando all’abominio un aspetto ancor più macabro. Quello parve rallentare, ma solo per un attimo. Dopodiché, tutti i Pokémon superstiti all’attacco di Croagunk, iniziarono a cingerli d’assedio, non dandogli via di fuga.
- Bianca, è inutile, dobbiamo aprirci un varco per fuggire via, seguitemi!
Impugnando una delle ultime lance di ghiaccio, Bellocchio iniziò a fare strada nell’orda senza fine, seguito da tutti gli altri. Insieme, cercavano di muoversi più velocemente dell’Ariados, ma invano. Il Pokémon, seppur lento, aveva una falcata talmente ampia da percorrere in un solo passo tutta la strada che loro si erano dovuti aprire fra sangue e budella.
Improvvisamente, tutti i Pokémon insetto si allontanarono da loro, come impazziti. Bellocchio fece in tempo a voltarsi e vedere le mandibole dell’Ariados che si stringevano attorno a loro, metri e metri prima e dopo, senza dare via di fuga.
Cercò in qualche modo di fare da scudo a Bianca col proprio corpo. Poi udì il suono, orribile, del tristo mietitore che lo chiamava a raccolta.
Clang.
- Cosa… metallo? – Bellocchio azzardò una sbirciata, troppo impaurito di vedere il proprio corpo tranciato in due.
Ma non c’era sangue, non c’era dolore. Bianca era viva e sana fra le sue braccia, e i loro Pokémon erano indenni.
Si girò intorno, cercando una spiegazione logica, quando venne quasi abbagliato dalla luce riflessa da un qualche metallo che fluttuava a pochi centimetri da loro. Ci un forte stridio, poi le mandibole di Ariados andarono ritirandosi, mentre il Pokémon arretrava.
- Un uccello di metallo? – Bellocchio aveva appena messo a fuoco il loro salvatore.
Davanti a loro, uno Skarmory atterrò sul suolo, le sue ali luccicavano alla luce delle fiamme circostanti.
- Appena in tempo vedo. Valerio, Polizia Internazionale. Parliamo dopo, saltate in groppa!
Così dicendo, Valerio sganciò due Pokéball dalla cintura, dalle quali uscirono un Pidgeot e un Braviary. Dopodiché saltò di nuovo in groppa al suo Skarmory e si levò in aria.
- Bianca, fa rientrare i tuoi Pokémon, prendi tu Braviary, io vado su Pidgeot.
Vedendo che l’altra era ancora sotto shock, la scrollò per le spalle.
- ORA! Dobbiamo approfittare della confusione prima che ci siano di nuovo addosso.
- S-sì, hai ragione.
In un attimo, i due erano in groppa ai rispettivi Pokémon e iniziarono a volare in circolo nella grotta, evitando gli attacchi che provenivano da pareti, soffitto e terreno. Valerio, in groppa a Skarmory, apriva loro la strada.
- Dobbiamo passare di lì – urlò nel vuoto, indicando il tunnel protetto dalla mole dell’Ariados.
- Come intenti fare? – rispose Bellocchio.
- Sta a vedere.
Valerio si curvò su di Skarmory, le cui ali iniziarono a risplendere come di vita propria. L’acciaio stridette, si allungò e si affilò, mentre il carapace s’induriva e prendeva sempre più velocità.
I due si spinsero fin sotto le fauci dell’Ariados, voltando all’ultimo istante con una piroetta a mezz’aria, evitando le mandibole e colpendo con precisione chirurgica la zampa posteriore sinistra del Pokémon gigante, tranciandola di netto all’altezza dell’articolazione. Sangue schizzò ovunque, imbrattando decine e decine di Pokémon.
L’Ariados iniziò a dimenarsi, furioso e dolorante, schiacciando molti suoi simili e provocando un crollo di massi dal soffitto.
Pidgeot e Braviary si mossero senza bisogno di sentire ordini, seguendo il loro allenatore. Scansarono con movimenti fluidi e perfetti tutto ciò che si parò loro davanti, volando sotto il corpo dell’Ariados, diretti verso il tunnel d’uscita. Una volta superato, Pidgeot si fermò di colpo, sotto insistenza di Bellocchio.
- Dobbiamo fermarli.
Il Pokémon Uccello seguì l’ordine, nonostante la fatica del viaggio da poco volto al termine, e si voltò. Tutti i loro inseguitori, capitanati dall’Ariados gigante, furioso e impazzito, si stavano accalcando all’ingresso del tunnel. Bellocchio sentì un calore risalire il corpo di Pidgeot, mentre il suo piumaggio si rizzava.
Fluttuando a mezz’aria, aspettò che l’enorme Ariados arrivasse quasi all’imboccatura, per poi colpire con il suo potente Iper Raggio il soffitto, provocando un istantaneo crollo di enormi macigni che andarono a colpire l’Ariados, facendolo barcollare e stordendolo. In pochi attimi, l’intero soffitto crollò, seppellendo l’intero corpo dell’immane Pokémon, tranne la testa, la quale si dimenava ancora, mentre veniva ricoperta sempre più dai detriti, terra e pietre.
Ci fu un rombo assordante e Bellocchio fu sicuro che l’intera caverna stava implodendo su sé stessa. Si allontanarono quando gli occhi dell’Ariados persero la scintilla della vita e una cascata di sangue, nero e putrido, andava a inzaccherare il terreno alla base dell’ostruzione della galleria.
Solo allora Bellocchio fece voltare Pidgeot e si affidò alla sua vista acuta per volare lì, nell’oscurità.
In pochi attimi raggiunsero gli altri.
- Tutto bene? – gli chiese Bianca, affiancandosi.
- Sì, tranquilla. Ho fatto ciò che andava fatto.
- Mh…
Scura in volto, Bianca non disse più nulla per tutto il tragitto.
Bellocchio fece accelerare Pidgeot, raggiungendo Valerio, che volava in testa, la strada illuminata dal Giornodisole del suo Skarmory.
- Che diavolo erano quei così? Pensavo di essere in un film di Tarantino, tanto dal sangue che c’era.
- Ti spiego una volta fuori di qui, manca molto?
- No, siamo quasi arrivati. Penso sia meglio che vi facciate una doccia al più presto, o alla gente, vedendovi, verrà un infarto – così dicendo, Valerio aumentò l’andatura.
Solo allora Bellocchio si accorse di essere zuppo di sangue, e iniziò a sentire l’impellente necessità di strapparsi di dosso la pelle utilizzando una retina di ferro, tanto era sgradevole la sensazione, ora che l’adrenalina aveva finito il suo corso.
Si voltò, vedendo Bianca ridotta al suo stesso stato, sporca di sangue sulla maggior parte del corpo. Le sorrise cercando, stupidamente e ne era consapevole, di farla riprendere dallo shock. Forse per questo il sorriso di lei, che ricevette in ricambio, gli parve fuori luogo e forzato.
Per fortuna, l’aria iniziava a diventare più respirabile e di un odore diverso da muffa, sangue o feci.
In un attimo, furono di nuovo all’aria aperta. I loro Pokémon presero quota rapidamente, distanziandosi dal terreno, diretti verso Nevepoli.
Bellocchio volse lo sguardo a ovest, dove il Sole stava tramontando.
Mai gli fu così cara quella vista.
 

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