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Sakichan24 - Addictions - 10/11

Sakichan24
ADDICTIONS
 
10.
Shopping addiction...



Scorro con le mie dita sottili la rotellina del mouse. Come al solito, non so decidere: vorrei tutto quanto, ma non ho abbastanza soldi. I miei occhi si soffermano su un vestito estivo nero con un motivo a fiorellini: non mi piace affatto, lo potrebbe mettere mia nonna.
Costa venti dollari.
Con un clic deciso apro la pagina dell’articolo: spedizione gratuita sopra i venticinque dollari, arriverà in un tempo compreso tra i cinque e i dieci giorni lavorativi, le solite cose.
Il cursore bianco del mouse vola sull’opzione “Aggiungi al carrello”, come se non riuscissi a controllarla.
E in effetti non ci riesco: ogni sera accendo il mio computer e mi metto a navigare per cercare qualcosa da comprare. Ormai la mia casa strabocca di roba, non ho più spazio. Ma non riesco a smettere di acquistare.
È una strana sensazione quella del possesso, non saprei descriverla: forse c’è della soddisfazione, ma non solo.
Quando ho iniziato la mia carriera di modella, ero molto più attenta sui soldi: non sapevo se e quanto avrei lavorato e volevo tenere qualcosa da parte per sicurezza. Poi, quando ho iniziato a farmi un nome, ho provato a concedermi qualche sfizio in più, solo per vedere cosa provassi.
Non ne ho più potuto fare a meno.
Da cose particolari ma con un minimo di utilità ho iniziato ad acquistare le cose più disparate: vestiti che non ho mai messo, penne di ogni forma e colore, quadernetti rimasti intonsi, libri che non ho intenzione di leggere assolutamente. Ogni tanto regalo qualcosa, ma il più finisce in degli scatoloni nella cantina della mia casa.
Non è il modo migliore di spendere soldi, lo so: ogni sera mi riprometto che non comprerò mai più nulla di inutile. Cerco anche di non accendere proprio il computer per evitare la tentazione, ma dura poco: mi dico che darò solo un’occhiata ai miei siti di shopping preferiti senza comprare nulla, ma finisco sempre per spendere più del dovuto.
Do un’occhiata agli articoli che ho già scelto di comprare: ottantacinque dollari e ventisei centesimi. Mi dico che va già meglio di ieri, ne avevo spesi più o meno centoventidue. Per comprare cosa, poi? Non me lo ricordo.
Da piccola non avrei mai detto che lo shopping potesse essere così rovinoso. Guardavo le vetrine e sognavo di comprare tutti gli abiti che vedevo. Ora che ho la possibilità di farlo, è diventato un incubo. Vorrei tornare indietro di qualche anno solo per mettermi in guardia.
La possibilità in realtà non ce l’ho nemmeno più di tanto: sì, facendo la modella guadagno ben più di quello che mi serve per vivere. Ma i soldi non sono infiniti, mi ritrovo sempre in difficoltà: mi vedo costretta a chiedere prestiti ai miei amici o cerco qualche altro lavoretto per arrotondare. Cerco anche di mettere via qualcosa, non posso campare sulle spalle degli altri, ma non riesco mai. Appena mi ritrovo tra le mani dei soldi, devo spenderli in un qualunque modo.
Mi sfrego gli occhi e guardo l’ora: è quasi mezzanotte. Dovrei andare a dormire, domani mi dovrò alzare presto e non voglio ritrovarmi con le occhiaie.
Guardo esitante la pagina del pagamento: potrei chiudere tutto e non accadrebbe nulla. O meglio, avrei risparmiato ottanta e passa dollari.
Da qualche parte dovrò pur iniziare, se voglio disintossicarmi.
Eppure solo l’idea di premere sulla x rossa in alto a destra dello schermo mi fa stare male: un brivido mi percorre, mentre lo stomaco si attorciglia su se stesso. Domani quegli articoli potrebbero non esserci più, potrei non avere un’altra occasione di comprarli.
Che cosa stupida.
Ho comprato un vestito che non mi piace, un mattarello con delle testine di dinosauro ai lati, un fermaporte a pois e non voglio nemmeno vedere cos’altro.
Sono tutte cose molto belle da vedere, certo, ma che nessuno comprerebbe per usarle.
“Completa ordine”.
Non posso farne a meno: in questo momento ho più bisogno di stare tranquilla. E comprare mi fa stare bene.
Inserisco il numero della mia carta di credito con le dita che tremano e aspetto la mail che mi informa che il pagamento è andato a buon fine.
Finalmente posso mettermi a dormire.

 
11.
  Sex addiction...
 
 
 
Stringo forte tra le mie dita il lenzuolo bianco, senza riuscire a trattenere un gemito.
Dio, quanto sto bene.
Non mi ricordo nemmeno il nome dell’uomo che è con me e mi sta penetrando con foga crescente, ma non è quello che mi interessa. Sembra brutto da dire, ma al posto di quell’uomo potrebbe esserci chiunque.
Ormai non faccio più distinzione: uomo, donna, vecchio, giovane. Va bene chiunque purché mi provochi piacere. Non ne ho mai abbastanza.
In realtà un minimo di controllo ce l’ho, o almeno è quello che mi piace pensare. Certamente non vado con ragazzi o ragazze troppo giovani e cerco di evitare coloro che hanno una relazione stabile. L’idea di poter rovinare qualcosa di così bello come l’amore mi fa star male. Proprio io che l’amore non l’ho saputo tenere.
Da quando io e Alice ci siamo lasciati, ho iniziato a toccarmi sempre più spesso. Pensavo fosse normale, la relazione non si era chiusa molto bene. Era un modo come un altro per sfogarmi. Poi ho iniziato a cercare del sesso occasionale, solo per divertirmi un po’. Non ci vedevo nulla di male.
Ma ora la situazione mi è completamente sfuggita di mano: voglio sempre la compagnia di qualcuno, toccare ed essere toccato, arrivare all’orgasmo.
Stare da solo mi fa stare male: divento nervoso in fretta, inizio a tormentarmi le mani, la frustrazione diventa tale che devo aprire il primo sito pornografico che trovo e trovare qualcosa su cui sfogarmi. Spesso non mi interessa neanche tanto il contenuto o la qualità del video, mi basta godere.
Ho tentato più volte di mettere un freno a tutto questo, a controllarmi, a distrarmi. Però nemmeno l’allenamento coi miei Pokémon ha particolari effetti: sono sempre distratto, la mia mente è sempre là. Ormai quando vedo una coppia passeggiare penso subito a loro due soli in una stanza, ai tipi di rapporti che potrebbero avere.
È imbarazzante.
Non so nemmeno perché mi sono ridotto così. Cerco sempre di mettermi in mostra, di far vedere il mio corpo, di fare colpo su chiunque mi capiti a tiro.
Non è così che dovrei comportarmi.
Sento che il mio compagno è quasi vicino all’orgasmo. Lo capisco da come si muove e da quanto mi stringe i fianchi. Mi lascerà dei segni non da poco.
Forse nemmeno lui si ricorda chi sono io: ci siamo trovati in un locale la sera e siamo finiti nella camera da letto dell’hotel dove alloggia. Sarà un’avventura da una notte e via.
Tempo fa non sarei mai riuscito a comportarmi così. Non che ci sia nulla di sbagliato, semplicemente non era nelle mie corde.
Semplicemente non riesco ad accettare il fatto di essere solo. Con Alice stavo bene, non posso negarlo. Forse l’aver perso quella felicità mi ha fatto impazzire.
Ormai abbiamo finito tutti e due: il lenzuolo è un disastro. Nella mia mente chiedo scusa agli inservienti che dovranno pulire la camera domani, poi mi alzo e vado in bagno a darmi una sistemata. Quando uscirò di qui vorrei sembrare decente.
Ogni tanto vorrei chiedere aiuto, ma non ci riesco. Mi vergognerei troppo a spiegare a chicchessia cosa sono diventato. Parlarne ad Alice è completamente fuori discussione; Rodolfo è partito per allenarsi da quando ho assunto la direzione della Palestra, non me la sento di tediarlo coi miei problemi; con gli altri Capipalestra non ho un legame abbastanza stretto da riuscire a confidarmi.
Solo quando inizio a lavarmi mi rendo conto di quanto il mio corpo sia dolorante. Non lo posso biasimare: lo sto sottoponendo a troppi sforzi. Solo oggi ho avuto altri quattro rapporti oltre a questo, è un ritmo praticamente insostenibile.
Ogni tanto spero che mi venga un accidente che mi impedisca di continuare questa vita, ma finora non è mai accaduto nulla. Forse è una condanna che mi dovrò portare dietro ancora per lungo tempo.
Prima di tornare nella camera per rivestirmi, poso lo sguardo sullo specchio. Sono sempre io, non sono cambiato parecchio: i soliti capelli azzurrini, gli occhi dello stesso colore – e un vistoso succhiotto sul collo. Dovrò ricordarmi di coprirlo.
Mi rivesto in fretta e saluto bruscamente l’uomo: ho solo voglia di andare a casa.
 
 
NDA.
Ciao e bentornati a questa edizione di Addictions! Questo è il penultimo appuntamento, per cui stringete i denti che manca poco.
I protagonisti di questi due episodi sono stati Adriano e Camelia.
Adriano, beh... Carino il suo outfit in ORAS, per carità, ma mi ha proprio dato l’impressione di uno che si vuole mettere in mostra a tutti i costi (gli voglio bene, in ogni caso). Quindi non dico fosse una scelta obbligata, ma mi sembrava stesse bene.
Poi Camelia è Capopalestra e modella, sicuramente qualche buon introito ce l’ha. Mi dava l’impressione di una che potesse spendere tutti i suoi soldi in cose assolutamente inutili.
Non ho molto altro da dire per questo giro, ringrazio Andy Black per avermi concesso questo spazio, ringrazio voi per avere letto, alla prossima!
 

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