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KomadoriZ71; - Sinking Madness: The beast and the diary - Cap 1


madness





28 Ottobre, Domenica



Quel pomeriggio il Prato Ula Ula non sembrava più lo stesso.
Leilani aveva abbandonato la passerella in legno per camminare nel vasto tappeto cremisi, la quiete concedeva alla zona un'aura tetra e intrisa di mistero; non c'era alcuna traccia dei Pokémon selvatici che abitavano nei paraggi e, gli Allenatori che frequentavano il parco per rinfrescarsi tra le acque scure dei laghetti, sembravano dissolti nel nulla. La Recluta Skull non riusciva a fermarsi, proseguiva a piccoli passi tra la natura fiammeggiante mentre teneva lo sguardo fisso sulla foschia grigiastra che oscurava l'orizzonte. Ricordava il motivo che l'aveva spinta fin lì, di come i suoi occhi fossero riusciti a cogliere una figura nera scomparire tra la densità della nebbia.
«Yo, Leilani!»
La voce di Rudy, il suo superiore, echeggiò in tutto l'ambiente.
Leilani sospirò con aria afflitta, quel ragazzo dalle spalle larghe non le dava mai tregua, con una semplice mossa era riuscito a interrompere la magia del momento. Si sistemò il fazzoletto nero per oscurare i lineamenti delicati del proprio viso, un gesto che aveva imparato a utilizzare dal giorno del reclutamento, poi si girò.
Ma non trovò nessuno. Solo il vuoto.
Aggrottò le sopracciglia per guardarsi intorno con aria frastornata, era sicura di aver udito il richiamo del proprio collega.
Qualcosa le afferrò il braccio destro. D'istinto la giovane donna iniziò a urlare con tutto il fiato che aveva in gola, a divincolarsi con una certa forza per mettere alla prova la resistenza del proprio assalitore.
«Leilani, ti vuoi dare una calmata?!»
Il fiato della fanciulla iniziò a farsi meno pesante quando intravide il volto di Rudy, lo spavento si era dissolto nel nulla, ma sentiva il cuore batterle nel petto con una potenza fuori dal comune.
«Ma sei imbecille o cosa?!» gracchiò lei, liberando il braccio dalla stretta ferrea del compagno. «Potevi farmi morire! Lo sai che mi stava per venire un infarto?! Questo non è il modo più adatto per attirare l'attenzione di una ragazza!»
Rudy sospirò e scrollò le spalle. «Amica, sei tu quella che è scappata. Io sono venuto fin quaggiù per recuperarti» si giustificò. «Non è la prima volta che succede, ancora mi domando come mai ci tieni così tanto a cacciarti nei guai. Lo sai che le Reclute del Team Sk-sk-skull viaggiano sempre in coppia, non possiamo andare in giro da soli».
«Io...Non sono da sola».
Affermò Leilani con sicurezza, infilò la mano nella tasca degli shorts bianchi per recuperare la Pokéball di Wimpod. Schiacciò il pulsante centrale per ingrandire l'oggetto, poi lo mostrò al ragazzo più grande con una certa strafottenza. «Lo sai che non mi separo mai dal mio piccolo amico, so che posso fare affidamento su di lui».
«Sì, ma quello scricciolo non ti ha aiutato in questa occasione».
«Solo perché non mi hai dato la possibilità di farlo uscire fuori dalla sfera» tuonò lei, intrecciando le braccia al petto. «E non ti conviene parlare così del Pokémon preferito del Capo. Se ti sentisse ti butterebbe fuori a calci!»
«Yo, Leilani, dovresti imparare così anche il codice» la canzonò, dandole una spintarella molto amichevole per alleviare i toni della conversazione. «Mi dispiace, ma questa volta la Sis non vorrà sentire ragioni. Se non trovi un motivo valido per giustificare la tua ennesima fuga, dovrai fare i conti con una delle sue punizioni»
«Sei sempre il solito guasta feste!» sbuffò lei, scrollò le spalle e levò di mezzo la sfera.
Cominciò a seguire Rudy in direzione della passerella, saltellando di scalino in scalino per raggiungere l'altura in legno.Portò lo sguardo in direzione della volta celeste, i colori del crepuscolo erano offuscati da pesanti nuvole nere dall'aria minacciosa. Il clima tropicale di Alola era un'arma a doppio taglio, quando arrivava la stagione delle piogge poteva diluviare per giorni interi e con una violenza allucinante.
Leilani rabbrividì sotto alla carezza gelida del vento, pronta a tornare alla realtà e mettersi in marcia.


Il Prato Ula Ula non era distante dal quartier generale, bastava mettere piede nel Percorso 17 per intravedere la silhouette delle mura che racchiudevano la città di Poh.

Leilani era nuova del posto e ancora doveva ambientarsi, era nata nella tranquilla Mele Mele e faticava ad accettare i paesaggi grigi e desolati dell'isola. Ricordava il mare cristallino delle baie dalla spiaggia bianca, fitte foreste di palme in grado di creare dei deliziosi punti d'ombra e così via. Ula Ula era molto più vasta se messa a confronto, specialmente la zona settentrionale in cui sorgeva la cittadina recintata dalla muraglia. La pioggia era molto più costante, l'erba aveva un colorito giallastro e poteva capitare di essere aggrediti dai Fearow aggressivi che facevano i nidi sull'altura che affiancava il percorso. Leilani aveva capito subito quali erano i punti sicuri, quelli in cui poteva mettere i piedi senza rischiare di ritrovarsi un becco affilato nel collo, ma era annoiata dall'idea di prestare attenzione e di vivere a stretto contatto con il pericolo.
«Ehi, Rudy».
«Yo!» esclamò lui, accompagnando il parlato con dei gesti sconnessi. «Cosa c'è?»
«Ti hanno mai detto come mai ci sono quelle mura a circondare la città?» domandò a bruciapelo.
«Non lo so» borbottò in risposta. «La città era già così quando ci sono arrivato, dovresti chiedere alla Sis, magari lei ha qualche informazione in più!».
Leilani roteò gli occhi, si pentì di averlo interpellato. Rudy non era famoso per la sua intelligenza, anzi, quando parlava dimostrava di avere un quoziente intellettivo sotto allo zero. Leilani lo aveva accettato come compagno solo perché possedeva un lato impulsivo, non era capace di contenersi e questo lo portava in mezzo ai guai. Finiva in punizione solo cinque giorni alla settimana, ormai per Plumeria e Guzma era diventato un divertimento architettare un castigo fantasioso e adatto all'occorrenza. A volte esagerava e portava problemi anche agli abitanti delle cittadine vicine, come quella volta in cui si era scappato dalla furia del Dominante di Mele Mele perché aveva osato chiamarlo “Trump”. Lui era uscito fuori con qualche graffio e le ginocchia sbucciate, ma era tornato all'opera dopo un'ora dall'incidente.
«Ma si può sapere che utilità hai qui dentro?!» sbottò lei. «Non combini mai niente di buono, rubi il cibo agli altri e sei una frana con i Pokémon!»
«Yo, non c'è bisogno di arrabbiarsi così tanto!» si giustificò. «E poi la Sis dice che sono bravissimo quando faccio le pulizie! È un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo. No?!»
«Certo, ma non parlavi così quando ti hanno messo a pulire i cessi della Villa» schioccò la lingua contro al palato, circondando le spalle dell'amico con un unico braccio. «Però, beh, ha ragione. Splendevano così tanto che ci si poteva specchiare nel pavimento!»
«Oooh, smettila di prendermi in giro!» urlò Rudy, liberandosi dalla stretta. «Anche io sono capace come gli altri, non mi manca niente. E poi lo sanno tutti che solo il Boss è l'Allenatore più forte di tutto il Team Skull. Noi non dobbiamo superarlo per forza, basta stargli vicino ed essere delle ottime spalle!».
«Ma allora sei più testardo di un Mudbray!» tuonò, intrecciando le braccia al petto. «Lo sanno tutte le ragazze che è la Sis ad essere l'Allenatrice più abile della zona!» e sospirò. «Però non ci possiamo fare niente, è risaputo che voi maschi non siete capaci di vedere più in là del vostro naso!».
«E ci credo, è coperto dallo scaldacollo!» il silenzio calò tra i due, Rudy aveva fatto una battuta così orrenda che pure lui si vergognò di quest'ultima. «E poi, che diamine, il Boss è diventato forte utilizzando dei Pokémon Coleottero! Pensi davvero che sia così facile allenarli?!».
«Certo, pure un bambino sarebbe in grado di mandarli in campo e ordinare qualche mossa! La Sis utilizza tecniche velenose e letali, è questo a renderla più forte di chiunque altro!».
Leilani mandò avanti la discussione per minuti, era tentata dall'idea di lanciargli una scarpa quando un fulmine colpì un alberello poco distante da loro. Restò immobile dallo spavento, a fissare gli occhi sgranati del compagno con un'espressione terrorizzata. Voleva aprire bocca per dire qualcosa di confortante, ma la pioggia iniziò a scendere dal cielo, fitta e tagliente come il becco di un Fearow.
«Dannazione!» finalmente Rudy tornò in sé, riparandosi la testa con le braccia anche se aveva indosso il cappello. «Dobbiamo muoverci a trovare un riparo!»
«Sbrighiamoci, forse siamo ancora in tempo a rientrare in città».
«Mi dispiace, ma alle otto le porte vengono chiuse e non si apriranno fino alla mattina successiva» sospirò lui, ormai zuppo d'acqua. «Ne so qualcosa, non è la prima volta che vengo lasciato fuori perché mi sono dimenticato del coprifuoco»
«Rudy, tu sei proprio incredibile!»
«Smettila di lamentarci e muoviamoci, ho una soluzione!».
Leilani, seppur titubante, cominciò a correre dietro al compagno.
In quella situazione aveva le mani legate, la pioggia le impediva di prendere direzioni diverse e le porte della città erano state chiuse a causa del Coprifuoco. Si trattava di una legge nuova e molto improvvisata, erano diverse le Reclute che si scordavano di tornare per le strade di Poh prima del calar del sole.  La ragazza ancora non aveva capito come mai Plumeria e Guzma avevano preso quella iniziativa, ma sta di fatto che ora faceva parte degli sbadati che dovevano passare la notte fuori e provvedere da soli.
«Qui dentro!» esclamò Rudy, aprì la porticina di una struttura e si infilò all'interno.
Leilani non era convinta dall'idea di seguire l'impulsività del collega, ma non voleva beccarsi un malanno per colpa dell'acqua. Per questo entrò dentro a una sottospecie di abitazione, era saltata la corrente e le luci dei fulmini rivelavano dei mobili abbastanza diversi del solito. Sembrava una casa comune, ma possedeva qualcosa in più.
«Dove ci troviamo, di preciso?».
Domandò, mentre Rudy era occupato a frugare nei dintorni per cercare una fonte di luce.
«Mi dimentico sempre che sei nuova del posto» sospirò lui. «Si tratta di una stazione di polizia, qui dentro ci abita Augusto. È un piede piatto dal comportamento molto inquietante, si diverte a seguire le nostre disavventure» spiegò brevemente, accendendo una candela per illuminare l'ambiente. «Cerca di non fare la maleducata, Augusto è anche il Kahuna dell'isola, quindi la punizione vale doppio se viene a sapere che siamo entrati qui!».
Leilani rabbrividì, facendosi piccola nelle proprie spalle.
La situazione non le piaceva così tanto, in più la narrazione di Rudy era servita soltanto a complicare le cose. Era invasa da una sensazione di soggezione, questa la costringeva a vedere ombre distorte o che si muovevano in continuazione.
Sussultò quando sentì un rumore provenire dall'oscurità, si voltò e notò un paio di occhi scintillanti apparire sotto al tavolo. La ragazza saltò dallo spavento, andando a ripararsi dietro al corpo muscoloso del compagno.
Gli occhi si erano moltiplicati, si sentiva colpita da sguardi ambigui e affilati.
«Cosa c'è?» domandò Rudy con una tranquillità quasi insolita.
«Non hai vist-» voleva finire la frase, ma si calmò quando spuntò fuori un esemplare di Meowth forma Alola. Si tranquillizzò subito e tornò a respirare, anche se con un certo affanno.
«Non dirmi che ti fai spaventare da un paio di gattini» scherzò lui, inginocchiandosi per accarezzare il dorso grigiastro del felino. «Vengo spesso qui, ormai questi monellacci mi riconoscono come secondo padrone!»
«Davvero?!».
«Certo, non è la prima volta che vengo arrestato o messo in castigo da Augusto!» parlò lui, agitando la mano con dei movimenti abbastanza frenetici. «E poi è andato via per un po', è stato lui a chiedermi di passare qui di tanto in tanto per dare da mangiare ai Meowth. Sono davvero tanti, quindi fai attenzione a dove metti i piedi».
«Non avevi detto che era vietato stare qui?».
«Certo, è così» affermò lui, mettendosi comodo su un divanetto anche se i suoi vestiti perdevano acqua da tutte le parti. «Infatti ci posso stare per dieci minuti, massimo, se scopre che ho dormito qua dentro...Beh... È la volta buona che mi fa la festa!»

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