Capitolo I.
-Guarda, Valerie… la finestra è rotta.
Valerie fece qualche passo in avanti, instabile sui tacchi alti.
Il vento le aveva spettinato i capelli, arrossato il volto piegato dalla disperazione.
Ma il vero danno lo aveva fatto la notizia di quella scomparsa, ancora non del tutto assorbita. I suoi occhi grigio perla gridarono di dolore quando si posarono sui cocci di vetro sparsi sul pavimento.
La finestra era rotta.
Del tutto.
Qualcuno l’aveva spaccata, era entrato e l’aveva portata via. Semplice quanto terribile.
Non appena realizzò del furto appena accaduto, il dolore amplificò d’intensità, penetrandole nelle vene con la stessa violenza di un acido corrosivo. Ogni scossa equivaleva ad un organo lacerato, ogni sobbalzo ad una lacrima che minacciava di uscire. Il cuore perse un battito mentre si chinava per guardare da vicino il disastro che nessuno era riuscito ad intercettare.
Non riusciva a pensare a nient’altro che a quei maledetti pezzi di vetro lì davanti a lei, sparsi sulla moquette perfettamente tirata a lucido. Più li fissava, più questi la ferivano con i loro spigoli taglienti, provocandole ancora più dolore di quanto già non sentisse dentro.
Se avesse potuto forzarli a parlare… a raccontare ciò che era successo in quella maledetta stanza, dannazione…
-I miei altri Pokémon…?- domandò, l’unica cosa che riuscì a dire mentre si voltava verso le altre tre ragazze.
Le tremava il labbro inferiore, le bruciavano le iridi.
Sentiva l’impellente bisogno di piangere, ma non l’avrebbe fatto. Né davanti a loro, né davanti a quella tragedia. Non sarebbero certo state un paio di gocce a riportarla indietro.
A casa, sana e salva.
Quando queste tardarono a rispondere, una rabbia ceca montò dentro di lei, costringendola ad alzare la voce. -Dove. Sono!
-Sono con noi, Valerie. E’ stata presa soltanto lei.
-Fatemeli vedere. Chiamate un agente.- aprì la porta con una manata nervosa, incapace di respirare. Tutto girava e si contorceva intorno al suo corpo devastato, pronto a precipitarle addosso nel caso si fosse fatta sopraffare dal troppo dolore.
Cosa che sarebbe successa, presto o tardi.
-C-chiamate un agente al più presto, quel bastardo deve morire, la rivoglio indietro, chiamatelo! Ora!
-Subito, Valerie!- pronunciò una ragazza, mentre altre due stavano già correndo giù per le gradinate.
Verso il cellulare che le avrebbe avvicinate un po’ di più alla verità.
-Delphox. Magifiamma.-
Il Pokémon Volpe ruotò il bastone di legno tra le zampe e, con una calma glaciale, lanciò una potente spirale di fuoco contro la barriera protettiva creata dal Gogoat avversario. La fiamma macinò metri e si schiantò bruscamente contro il muro virtuale; perse efficacia, e quando si dissolse, migliaia di brillanti si persero nell’aria, intrecciandosi alla forza impetuosa del vento.
Calem si portò una mano al cappello per impedirgli di fargli prendere il volo, lievemente divertito.
E per niente stupito.
-Ehi, ragazzo.- sbottò l’avversario da dietro il pelo arruffato del Pokémon Cavalcatura, in evidente stato di noia. -Sto usando Protezione. Perché non trovi un’altra strategia?
Il corvino lo guardò con un cipiglio imperscrutabile, poi ripose tutta la sua concentrazione su Delphox. Sentì l’altro sbuffare, ma lo ignorò con una scrollata di spalle. Doveva funzionare. Quella era l’unica cosa che gli importava in quel preciso istante, non aveva tempo per badare a ciò che lo circondava. Presto il tipo si sarebbe rimangiato tutto. Questione di minuti, anzi, di secondi. <<Delphox, Magifiamma. Aumenta la potenza. >>
La volpe obbedì ai comandi, risoluta, e le fiammate raddoppiarono di grandezza, il rovente ruggito tenuto a bada dallo scudo celeste che, ancora una volta, resistette rigido sotto cotanta potenza distruttiva.
-Ragazzo, che cazzo fai? Possiamo continuare così per tutta la giornata, tanto non, o-oh!
All’improvviso, il Gogoat avversario lanciò un acuto verso di dolore, e le parole del suo allenatore scemarono sotto quel gemito impotente. Il calore delle fiamme stava indebolendo il Pokémon, costringendolo a sbuffare per impedire al sudore di oscurargli la vista.
Faceva un caldo infernale, era circondato da pura afa, circa cinquanta, insopportabili gradi. Protezione o meno a difenderlo, si stava letteralmente sciogliendo, disturbato dall’aria rovente che gli si era riversata intorno come una cappa ermetica.
Quando le fiamme vennero ulteriormente alimentate dal vento, il calore divenne insopportabile, e la barriera cominciò a cedere.
Due intermittenze.
Poi un’altra.
E il Magifiamma di Delphox si fece bruscamente spazio tra i cespugli del percorso, investendo con violenza Gogoat. Il montone andò K.O sul colpo, finendo riversato contro un albero, e lo sfidante di Calem dovette scostarsi di qualche metro per non rimanere incenerito dalla travolgente fiammata.
Questa brillò incandescente, prima di svanire in una pioggia di brillanti.
-Porca miseria, ragazzo!
Era scioccato, sconvolto da quello che era appena successo. -Sei un portento!- raccolse il Gogoat sconfitto, facendolo rientrare nella Pokéball, e andò a congratularsi col corvino.
Calem sorrise, un guizzo appena visibile in mezzo al grigio monotono del suo sguardo affilato. Ce l’aveva fatta.
Allora Protezione non era poi così infallibile come tanto si andava dicendo.
Si strinsero le mani, un gesto saldo e carico di ammirazione.
-Pensavo stessi andando di cattiveria, invece il Magifiamma ripetuto era perfettamente volto allo scopo di sfruttare il vento per affaticare Gogoat! Wow! I miei complimenti. Mai avuto uno sfidante tanto intelligente quanto forte.
-Anche Gogoat si è impegnato molto. Per essere partito in svantaggio di tipo, ci ha tenuto testa come un vero combattente.- si sentì in dovere di dire Calem, fiero che la sua strategia fosse andata a buon fine.
Delphox annuì alle parole del suo padrone, prima di infilarsi il bastone nella coda arruffata con un gesto risoluto.
-Ti prego di accettare questi soldi. Grazie a te ho imparato più di quanto una…
-Tieniti i soldi.- Calem gli prese le mani. Sorrideva, ma il suo tono gentile e pacato non ammetteva repliche. Lo sfidante fu costretto a tenersi i guadagni, un po’ riluttante all’idea di non poter premiare quel pargolo della lotta dai capelli neri e lo sguardo freddo come una landa invernale. -Spero di incontrarti presto. Per un’altra lotta.
-Ci conto.
Con quelle ultime parole, Calem chiuse la conversazione e si avviò verso la sua prossima meta: Laverre City. Non era per niente stupito della sua vittoria, da un po’ a questa parte non faceva altro che collezionare vincite - no, non se ne stava vantando -, ma era grato di aver potuto donare al Magifiamma di Delphox un’utilità tutta nuova. Si sentiva stranamente soddisfatto, felice dei progressi che lui e il suo Pokémon avevano fatto fino ad ora.
Se avessero continuato a crescere in quel modo, la Lega sarebbe stata davvero un gioco da ragazzi.
Ne era sicuro.
Anzi.
Ne era assolutamente certo. Per Calem il grigio esisteva solo nei suoi occhi tersi: il resto, o era bianco, o era nero.
Niente vie di mezzo.
Così pensando, camminò tra rami rotti e pantani di fango fino a quando la placida Laverre City non gli si presentò dinanzi allo sguardo in tutto il suo antico sfarzo. Era magnifica, così bella immersa in quel dolce candore autunnale. Ricordava vagamente Johto, con le sue strade ricoperte di foglie e le sue case avvolte da una fitta edera smeraldina.
Ma l’atmosfera che lo accolse fu tutto meno che splendida.
E no.
Non era il vento a renderla instabile, ma qualcosa di più intricato, di più… grave; o forse erano semplicemente le sirene della polizia in lontananza a impregnare l’aria d’ansia. Non lo sapeva dire con certezza. Ad ogni modo, non erano fatti suoi. Si recò subito al primo ostello che trovò, pagò una camera e decise che il giorno dopo avrebbe battuto la Capopalestra della città.
Il suo obbiettivo era quello di raggiungere la Campionessa, e niente lo avrebbe distratto da quel traguardo personale.
Commenti
Posta un commento