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KomadoriZ71; - Sinking Madness: The beast and the diary - Cap 2


yoyoyo




29 Ottobre, Lunedì




Era mattina presto quando Leilani si destò dal sonno, si drizzò sull'angolino di fortuna che si era creata la sera precedente e si stropicciò gli occhi ancora appiccicati tra loro. Solo dopo un'esame veloce dell'ambiente si ricordò della sua triste avventura, di come il fulmine l'aveva sfiorata e della corsa che l'aveva condotta dentro a una stazione di polizia popolata da felini dispettosi. L'idea di svegliarsi in un posto che non era il suo letto la riempiva di emozioni negative e contrastanti, era una sensazione che aveva provato anche nel periodo in cui aveva lasciato i suoi cari per entrare nel Team Skull. Ma le percezioni che provava in quel momento presentavano una netta differenza, erano molto più negative e accentuate, come se sulla sua testa gravasse il peso di una minaccia. Non si biasimava se le tremavano le gambe o le mani, era stata abbandonata dalle persone che reputava una famiglia, in più era costretta a sistemarsi nel posto sbagliato. Non sapeva dove fosse finito il famoso Augusto, ma Rudy l'aveva descritto come una sottospecie di mostro, poteva aprire la porta da un momento all'altro e coglierli con le mani nel sacco. Rabbrividiva solo all'idea, era la prima volta che combinava un grosso guaio all'interno dell'organizzazione, non voleva deludere i superiori. Plumeria e Guzma erano stati molto gentili e comprensivi, non aveva il coraggio di ammettere il proprio sbaglio e di affrontare i loro sguardi pieni di amarezza. Rudy era una causa persa, ma lei? In breve tempo era riuscita a farsi un nome all'interno del Team Skull, aveva fatto qualche dispetto da matricola, ma niente di così grave. Aveva Wimpod che l'aiutava ad affrontare ogni difficoltà, i suoi risultati nel famoso Giro delle Isole le avevano concesso il privilegio di essere una stella se messa a confronto con gli altri. Non poteva cadere così in basso e possedere un'etichetta sbagliata, era un'opzione che non si meritava. Né ora, né mai.
Portò le ginocchia contro al petto e posò il mento sopra di esse, ogni tanto conduceva lo sguardo sul corpo addormentato e mascolino del compagno. Si era addormentato sul divanetto, questo lo aveva reso il materasso dei vari Meowth.  Si domandava come riuscisse a vivere senza preoccuparsi delle conseguenze, di come fosse capace di addormentarsi con il cuore in pace. Non aveva mai approfondito niente con lui, ogni volta che si mettevano a confronto finivano a litigare come due bambini dell'asilo. Non sapeva cosa si nascondeva nel cuore del compagno, delle emozioni che provava quando Plumeria o Guzma lo sgridavano.
Leilani sospirò, pronta a lasciare il suo giaciglio per darsi da fare.
La stazione di polizia aveva un'aria meno minacciosa durante il giorno, si trattava di un bilocale dal pavimento in cotto e le pareti bianche, queste erano decorate da finestre in legno dipinte di blu. L'entrata era separata dalla parte interna da un unico bancone bianco, come se creasse una sottospecie di sala d'aspetto ingombrata da un divano di modeste dimensioni e un distributore dell'acqua. Dietro alla recinzione fittizia spuntavano un tappeto verdognolo le cui composizioni floreali possedevano delle tonalità più chiare, un secondo divano pieno di scatoloni vuoti, un tavolino munito di computer che affiancava un terzo sofà e una scrivania a soppalco colma di cucce per felini e sedie a rotelle ammassate tra loro.
La ragazza arricciò la punta del naso, notava il metodo grazioso in cui la quotidianità entrava in contatto con il lavoro svolto dall'inquilino, era facile comprendere che quel luogo era perfetto per ospitare una sottospecie di eremita. Leilani cominciò a sorridere e sospirò per abbandonare il malessere interiore, riconosceva quella mascotte e ciò l'aiutava a trovare un po' di conforto.
Ma la tempesta non era finita, il silenzio veniva interrotto costantemente dai rumori prodotti dalla pioggia. L'acqua che si infrangeva sui vetri delle finestre con un ticchettio infinito, il continuo ululare del vento faceva da sottofondo. La ragazza si avvicinò alla finestra per monitorare la situazione, il paesaggio del Percorso 17 sembrava devastato dalla forza degli agenti atmosferici. Non aveva dato alcuna attenzione alle previsioni del tempo, riconosceva la forza dei temporali tropicali, ma non immaginava che riuscissero a spingersi a così tanto.
Si passò una mano tra i capelli color nocciola e andò verso il bagno, voleva dimenticare ogni accaduto per riflettere con più razionalità. Aprì l'acqua per pulirsi il viso dal trucco sbavato, ma fu presa alla sprovvista dal getto che schizzò fuori dal rubinetto: era gelida. A quanto pare la corrente non era ancora tornata, questo significava che non poteva fare affidamento sul riscaldamento o la caldaia.
Sospirò. Era in piedi da poco, ma si considerava già esausta e spossata.
Leilani cercò di combattere contro quelle condizioni inadeguate per sistemarsi, quando uscì dalla toilette trovò Rudy sveglio. Il ragazzo sembrava tranquillo come al solito, era inginocchiato davanti a una radio e muoveva le levette analogiche con estrema cura.
«Yo, che stai facendo?».
«Non è ovvio?» esordì lui. «La corrente è saltata e la televisione non funziona, sto cercando di mettermi in contatto con qualche stazione radio».
«Non credo che succederà, il temporale avrà interrotto i contatti»
«A quanto pare dobbiamo accettare l'idea, ma non mi arrendo. Sono curioso di sentire i risultati delle Battle Royal di ieri sera!»
Leilani sospirò e si spiattellò la mano sul volto. Rudy era incorreggibile.
«Spoiler: Mister Royal ha sconfitto gli avversari con quattro e semplici mosse!».
«Spoiler: mi hai appena rovinato la giornata» e quello fu il momento in cui Rudy terminò di armeggiare con l'apparecchio, zampettò sul divano per tuffarsi su di esso.
Leilani non sapeva come si doveva comportare con lui, se prenderlo a calci o provare a utilizzare le buone maniere per trovare una soluzione al problema.
«Non possiamo tornare in città?».
«Stai scherzando, spero!» lui alzò in aria la mano per agitarla, come se stesse scacciando una mosca. «Hai visto il tempo che c'è fuori? Quello è un vero e proprio ciclone, se mettiamo i piedi fuori rischiamo di essere portati via dal vento. Stiamo qua, siamo molto più al sicuro di quel che pensi».
Leilani sbuffò, tornò sopra alla coperta che aveva disteso per terra e si accomodò a gambe incrociate. «La corrente non c'è e l'acqua calda non funziona, siamo isolati dal resto del mondo. Come fai a credere di essere al sicuro?».
«Questo posto è un vero bunker, di sicuro la dispensa sarà piena di cibo per sfamare tutti quanti. Compresi i nostri Pokémon, ovviamente» spiegò lui con tranquillità, chiudendo gli occhi.
«Già i nostri Pokémon...» bisbigliò lei, indecisa se liberare Wimpod per concedere una piccola colazione a tutti quanti. Scrollò le spalle, era meglio limitare le porzioni per avere più scorte a disposizione. «Non sappiamo quanto durerà questa tempesta, e se andasse avanti per più di una settimana?! Il cibo è tanto, ma non infinito.
E poi non credo di resistere, sono una donna e ho bisogno di soddisfare le mie esigenze!».
«Leilani, ti preoccupi troppo» mormorò lui, accarezzando la testolina pelosa di un Meowth. «Rilassati per una volta...Ti prometto che, quando userai il bagno, aspetterò cinque minuti prima di entrare. So che voi donne volete tenere nascosto quello che scaricate, cercherò di mantenere il segreto se questo ti può essere di conforto».
«Rudy» sospirò. «Sei un imbecille!»

Le ore passavano e le precipitazioni erano incessanti, Leilani cominciava a percepire i morsi della fame, ogni tanto sentiva lo stomaco gorgogliare e chiedere pietà. Anche i vari Meowth sembravano affamati, da un po' avevano cominciato a essere più fastidiosi del solito, miagolavano di continuo e non smettevano di scorrazzare lungo il perimetro della stanza. Rudy non sembrava fare caso alla situazione, aveva passato gran parte della mattinata a ciondolare sul divano, solo alla fine si era alzato per tornare a giocare con la radio. Ma non succedeva niente, da questa uscivano rumori distorti e statici, quel che bastava per far capire che le trasmissioni erano interrotte per colpa del temporale.
Leilani non dava importanza alla fissazione del compagno, anche se quel fastidio sonoro metteva a dura prova i suoi nervi. Non voleva sembrare una donna noiosa e capace solo di lamentarsi, perciò aveva ignorato i gesti del compagno per classificarli come un hobby. In effetti era impossibile intrattenersi e la noia faceva da sovrana, nemmeno i felini sembravano essere di aiuto o volenterosi di unirsi a qualche gioco, trascorrevano le ore a sonnecchiare sui mobili e li riempivano con i loro peli grigiastri, si svegliavano solo quando era l'ora di riempire le ciotole. La ragazza desiderava tanto qualcosa per riuscire a smorzare la tensione, se continuava di quel passo rischiava di impazzire o di soccombere sotto al peso delle preoccupazioni.
Fu quello il momento in cui si alzò, afferrò la propria sfera e si avviò in direzione della fila di cassettiere che se ne stava al di là del bancone. Si inginocchiò per raggiungere l'altezza giusta e cominciò a rovistare nei cassetti.
Non trovò niente di commestibile, solo documenti importanti e altri fogli che non se la sentiva di sfiorare nemmeno con il pensiero. L'attenzione della ragazza fu rapita quando aprì l'ultimo cassetto, si poteva considerare vuoto, ma al c'entro era posto un quadernetto dalla copertina anonima.
Non c'era nessun nome, soltanto pagine ingiallite e ridotte in pessimo stato.
Leilani afferrò il piccolo oggetto, pulì la parte superiore con la mano. Restò ferma per svariati secondi, la superficie della fodera era ruvida e vischiosa.
Arricciò la punta del naso, voleva aprirla per investigare sul contenuto ma fu interrotta da una voce robotica che fuoriuscì dagli altoparlanti della radio.


“ – Ieri sera il ciclone Polunu si è abbattuto su Ula Ula ” la voce femminile cominciò a riempirsi di rumori distorti e tetri, ciò era causato dalle varie interruzioni della trasmissione. “ Il maltempo ha causato gravi danni in ogni perimetro dell'isola, portando gli abitanti di Malie a evacuare la zona per rifugiarsi negli alloggi offerti dai centri Pokémon. I cittadini impossibilitati a viaggiare, gli Allenatori che sono rimasti bloccati durante il Giro delle Isole, sono pregati di restare al sicuro fino all'arrivo dei soccorsi.
Non ci sono delle novità a riguardo, solo che il brutto tempo si prolungherà fino al termine della settimana.
Attualmente, un gruppo di volontari capitanato dal Professore della regione, si è diretto sul Picco Hokulani per soccorrere gli studiosi che sono rimasti bloccati dentro all'Osservatorio.
Attendiamo aggiornamenti, linea allo studio

«Siamo fregati».
Esclamò Rudy dopo aver spento l'oggetto, rifugiandosi sul divanetto. «E io che volevo partecipare alla festa di Halloween della Villa»  
«Ci sono altre cose più importanti di una festicciola, non credo che il Boss e la Sis daranno una festa con questo maltempo» mormorò Leilani con un sospiro, posò il quadernetto sul bancone per andare a rovistare in giro. La notizia le aveva chiuso lo stomaco, ma non voleva lasciare i Pokémon a digiuno, Wimpod e i piccoli Meowth dovevano restare in forze per dare una mano nel momento del bisogno. «Mi chiedo solo se stanno tutti bene, a quanto pare a Poh sono nella nostra solita situazione!».
«Non penso che ci sia da preoccuparsi, il Boss e la Sis ci sanno fare»
«Se lo dici tu...» borbottò lei e scrollò le spalle.


Solo in quella situazione Leilani cominciò a rendersi conto del cambiamento dell'ora solare, un particolare a cui non aveva mai fatto caso prima di allora. Verso le cinque e mezza del pomeriggio le tenebre avevano iniziato ad avvolgere la stazione di polizia, la ragazza si era fatta dare una mano dal proprio compagno per provvedere al cibo e all'illuminazione. La stanza era fredda a causa del  riscaldamento spento, ma aveva un'aria più confortevole grazie alla fonte di luce creata dalle candele. Quell'atmosfera le regalava una sensazione di pace, ma la tensione era sempre dietro l'angolo: il ciclone metteva a dura prova la sua resistenza mentale, non si sentiva al sicuro negli attimi in cui gli agenti atmosferici scatenavano la loro potenza sulla costruzione.
Sospirò e provò a chiudere gli occhi, voleva farsi cullare da pensieri positivi e pieni di speranza, ma il “letto” era così scomodo che non riuscì ad addormentarsi. Si alzò solo dopo una lunga meditazione, intenzionata a trovare un intrattenimento per conciliare il sonno.
Solo allora le iridi della ragazza terminarono sulla figura del quadernetto, era rimasto nel posto in cui l'aveva posato. Rudy non aveva detto niente di interessante a riguardo, secondo lui si trattava di un taccuino che Augusto utilizzava per scribacchiare appunti di vario genere.
Presa dalla curiosità, si avvicinò al bancone per recuperarlo.
Tornò sul proprio giaciglio per stendersi in una posizione comoda e, dopo aver sistemato la candela, iniziò a sprofondare nella lettura.










Diario di XXX
( scrittura manuale )






10 ottobre



Ore 10,00 pm - Finalmente ho l'occasione di mettere per iscritto le mie esperienze e i miei pensieri; è stata una settimana molto dura, sette giorni di totale isolamento dal resto del mondo in mare aperto. Dopo circa una settimana dalla mia partenza, siamo dunque approdati al "Villaggio del Mare", un delizioso borgo nell'isola aloliana di Poni, dove abbiamo fatto rifornimento viveri e dove ho avuto l'occasione di comprare questa piccola agenda da usare come diario.
Non ho mai avuto la passione per la scrittura, ad essere sincero, ma la solitudine provata in queste giornate monotone mi ha dato modo di fare i conti con me stesso, con le mie paure, le mie aspettative, le mie emozioni, e sarebbe un peccato se me le lasciassi sfuggire via come soffi di tramontana tra le dita.
E poi, Giulietta cara, non pensi che sarebbe magnifico, un giorno, tra qualche anno, nella nostra umile casetta, leggerne le pagine ai nostri futuri bambini? Saranno fieri del loro papà!
Non ho fatto altro che pensare a te, durante il viaggio, a quanto mi manchi, a quanto vorrei abbracciarti, al nostro ultimo bacio…  ma presto ci rivedremo, purtroppo non posso scriverti né mandarti una lettera vera e propria come vorrei, dunque devo accontentarmi di questa misera agenda, che custodirò con estrema cura, dal momento che non voglio che nessun altro, all'infuori di te, vi possa sbirciare dentro.
Mi duole dirlo, ma qui nessuno dell'equipaggio sembra intenzionato a far amicizia con me; son stati tutti freddi e scontrosi sin da subito, mi hanno rivolto la parola solo per darmi ordini, molti dei quali, oltretutto, poco avevano a che fare col mio ruolo di timoniere, bensì con quello di un mozzo, solo perché sono l'ultimo arrivato. Fatico a capire la gerarchia di questa nave, ma sai una cosa? Sono disposto a sopportare questo ed altro, pur di guadagnarmi il mio stipendio: con esso, potremo finalmente saldare l'acquisto della casa e concederci anche qualche vizio! E non vedo l'ora!
Adesso però mi tocca interrompere questa  prima pagina di narrazione, è ormai notte, e il capitano ci ha raccomandato di andare a dormire presto, poiché domani ci farà svolgere un lavoro, a suo dire, alquanto oneroso. Non ho la più pallida idea di cosa significhi, ma sembra una mansione importante, mi tocca scappare a letto!






    11 ottobre




Ore 7,30 pm - Abbiamo passato l'intera giornata a lavorare sia sulla terraferma, sia sulla nave.  Siamo tutti un po' stanchi, e ne approfitto della cena per buttare giù qualche riga.
Il capitano ci ha svegliati più presto del solito questa mattina, assegnando ad ognuno un compito diverso. C'era una strana atmosfera a bordo, nessuno parlava, erano tutti muti e con lo sguardo basso, e la cosa non mi è piaciuta nemmeno un po', cara Giulietta. Ho come l'impressione che stiano facendo qualcosa di losco, di cui non sono al corrente, probabilmente perché, in quanto ultimo arrivato, non hanno completa fiducia in me.
Ma io ho semplicemente eseguito ciò che mi diceva uno dei miei superiori, dovevo trasportare dei pacchi di dubbia provenienza da un magazzino al vascello, e viceversa, cosa che mi ha tenuto occupato l'intera mattina. Dopo il pranzo, il capitano ha preso con sé gli altri sottufficiali per un'importante riunione, lasciando a me a due colleghi il compito di ripulire gli ambienti interni  dell'imbarcazione. Ho provato ad attaccare bottone con loro, spesso durante questi lavori siamo soliti intonare degli stornelli per sentire di meno la fatica e darci il ritmo, ma erano più muti di un Magikarp. Ho anche chiesto loro se sapessero qualcosa in più, circa lo strano comportamento del capitano, ma mi hanno liquidato in fretta e furia, ribadendo di non saperne assolutamente nulla. Non ci siamo più parlati. Sono sempre più stufo del loro comportamento, non vedo l'ora di tornare tra le tue braccia, mia cara Giulietta! Mi manca così tanto conversare normalmente con un altro essere umano, prendere un caffè, farci due risate…  sono gesti così scontati e  banali quando si è circondati da amici e famiglia, ed ora la loro assenza mi crea un vuoto incolmabile.
Beh, adesso devo proprio lasciarti, la pausa è finita e mi toccherà tenere il timone per il primo turno di notte, il capitano ha improvvisamente deciso di ripartire e pare essere alquanto irrequieto.
Ammetto di essere in ansia.





    12 ottobre



Ore 5,00 am - Ci siamo spinti in alto mare, a qualche chilometro dalla costa del Villaggio, ancora visibile con l'uso di un buon cannocchiale. Nonostante il mio turno fosse finito, sono rimasto sveglio e vigile per cercare di capirne di più, e mi è sembrato di capire che il capitano ha intenzione di recuperare qualcosa in fondo al mare, forse un carico perduto? Ora, però, sono troppo stanco per fare speculazioni, mi metto a letto, ho bisogno di recuperare sonno e forze. Ti penso sempre, Giulietta.



Ore 9,00 pm - Mi son svegliato per l'ora di pranzo, e subito dopo essermi rifocillato, sono andato sul ponte della nave per ricevere nuovi ordini e, con mia grande sorpresa, ho trovato il resto dell'equipaggio intento ad assemblare una sorta di grossa carrucola, in grado di reggere varie tonnellate di peso. Il capitano, senza darmi spiegazioni, mi ha ordinato di collaborare, e così ho fatto, aiutando i miei colleghi nella pesante impresa. Abbiamo finito verso sera, il capo sembrava molto soddisfatto del nostro lavoro, ma non voleva darlo a vedere. Ci ha comunque concesso una cena più abbondante del solito.
In questo momento, ho appena finito di mangiare e sono nel mio giaciglio, sono esausto ma ancora non ho sonno, quindi cercherò di  buttar giù qualche altro pensiero in attesa di sentire la morsa di Morfeo.
Ti dirò, cara Giulietta; il fatto di essere lasciato alquanto in disparte dal resto della ciurma mi innervosisce un po', insomma! Ho passato con questi uomini diversi giorni ormai, sono nuovo, questo è vero, e loro lavorano insieme da chissà quanto tempo, ma ho fatto del mio meglio, devi credermi! Ho svolto non solo ciò che mi hanno assegnato, ma anche lavori in più, non ho mai dato problemi a nessuno e sono stato sempre gentile con tutti, vorrei avere almeno più considerazione a bordo.
Il capitano, poi… è un uomo alto e forzuto, spalle larghe, sulla cinquantina, sguardo sempre torvo e saccente, è inevitabile sentirsi costantemente giudicati sotto i suoi occhi. Gli unici a cui pare dare ascolto sono il nostromo, il medico di bordo e il commissario. Ogni tanto il quartetto si riunisce nella sua stanza per discutere di chissà che cosa, e a quasi nessuno è consentito interromperli.
Ad ogni modo, oggi si respirava un'aria diversa, che forse si stiano aprendo un po' di più verso di noi?
Come se non bastasse, cerco sempre di entrare più in confidenza con gli altri subordinati, ma, non saprei se per timidezza spontanea o per altri motivi, non vogliono socializzare con me più di tanto. Sembra quasi che abbiano paura di essere sgridati dal comandante! Sarà un uomo burbero ed estremamente esigente, ma non credo che farebbe storie per una cosa del genere.
Ora però si è fatto tardi, e domani sarà un altro giorno pieno di lavoro, sono curioso di vedere all'opera quello strano marchingegno! Aggiornerò il prima possibile!

              







Leilani aggrottò le sopracciglia dopo la prima lettura, era stanca e questo la motivò a fermarsi. Per svariati attimi restò a fissare ogni angolazione del quadernetto, ad accarezzare le pagine ridotte in pessimo stato. La sua mente faceva spazio a un sacco di domande e teorie, in cuor suo sperava di ottenere delle risposte nelle righe successive.
A giudicare dalla narrazione, dall'ambiente descritto e dall'odore di salsedine emanato dalla rilegatura, il diario non apparteneva ad Augusto. L'origine era sconosciuta, forse si trattava della prova di un caso. Magari il poliziotto era diventato famoso grazie a quel ritrovamento, oppure aveva sfruttato la testimonianza scritta per risolvere un mistero, lo stesso che l'aveva fatto entrare nelle grazie del Tapu che l'aveva scelto come Kahuna dell'isola.
Più volte la ragazza aveva provato ad identificare l'identità del proprietario ma, la pagina in cui vi era la firma del possessore, era zuppa d'acqua e i caratteri scritti a mano erano illeggibili.  
Sospirò e infilò il taccuino sotto al cuscino, si era fatto tardi e anche lei voleva concedersi un po' di riposo. 

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