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KomadoriZ71; - Sinking Madness: The beast and the diary - Cap 3


skskskull







30 Ottobre, Martedì





Leilani aveva trascorso gran parte della mattinata a osservare il diario, la curiosità cresceva ogni volta che accarezzava la copertina rovinata. Era un attaccamento che reputava strano e, quando interrompeva il suo operato per dare importanza alle azioni di Rudy, nella testa percepiva una sottospecie di richiamo che la invogliava a riprendere con la lettura.
«Certo che oggi sei proprio strana!» esordì Rudy, riportandola alla realtà.
Mancava poco all'ora di pranzo, lui era fisso sul bancone a occuparsi del pasto. Era l'unico che sapeva i posti in cui Augusto nascondeva le vivande, perciò Leilani gli aveva permesso di preoccuparsi delle preparazioni. Ma non era un bravo cuoco senza i fornelli, non avevano un Pokémon capace di sprigionare fiamme, da quando era lì dentro doveva accontentarsi di un pastone di cereali al cioccolato e latte freddo.
«Cosa vorresti dire?» domandò lei, aggrottando un sopracciglio.
«È tutta la mattina che accarezzi quel coso, Wimpod diventerà geloso se continui di questo passo!».
«Non vedo dove sia il problema» esclamò lei. «Wimpod è un Pokémon, ma non è stupido come pensi. Riesce a comprendere la differenza tra sé stesso e un semplice quadernetto».
«Oggi sei più nervosa del solito, sei sicura di non essere nel periodo rosso?»
«RUDY!»
«E va bene, e va bene» lui alzò le mani in segno di resa. «Il fatto è che comincio ad annoiarmi a stare qui dentro, non c'è niente di divertente da fare. E poi domani sarà Halloween, pensare che starò rinchiuso insieme a te mi riempire di tristezza» sospirò. «Di solito passo la notte fuori insieme ai ragazzi, facciamo scherzi per le vie di Malie e rubiamo caramelle. A quanto pare quest'anno ci dovrò rinunciare...»
«Pensi solo a te stesso» borbottò lei. «È anche colpa tua se siamo confinati qui, oppure ti devo ricordare del bisticcio che hai creato da solo?»
«Non pensare che il mondo giri intorno a te» continuò lui, scuro in volto. «Ti ricordo che ero venuto a prenderti: hai disobbedito alle regole, ti sei allontanata dal gruppo e non hai mai spiegato il perché. Lo so che provieni da una situazione agiata, che sei la stella della Sis perché hai avuto degli ottimi risultati nel Giro delle Isole, ma questo non ti rende speciale o diversa dagli altri».
Leilani si innervosì, le fu difficile inghiottire il rospo. Ne aveva abbastanza delle frecciatine di Rudy, ogni volta doveva fare i conti con discussioni di quel calibro.
«Sei soltanto un bamboccio invidioso» affermò e intrecciò le braccia contro al petto. «Sei il primo a non rispettare le regole, dovresti essere l'ultimo a farmi la predica»
«Mi dispiace, ma continuo a essere della mia idea».

Dopo la litigata il pomeriggio continuò con una lentezza lancinante, l'atmosfera che si respirava dentro alla stazione era tesa come una corda di violino. Leilani non aveva rivolto la parola al suo compagno, si era rintanata nel suo angolino per trascorrere le ore in compagnia dei giochi goffi e affettuosi di Wimpod.

La situazione non cambiò nemmeno quando Rudy liberò il suo Rockruff, il Pokémon abbaiava di continuo e inseguiva i Meowth senza concedersi un momento di riposo, i felini erano costretti a correre ai ripari e a trovare nascondigli nei luoghi più impensabili della stanza.
La ragazza sospirò e intrecciò le braccia contro al petto.
Voleva rimproverare Rudy e sfogare su di lui la frustrazione del momento, ma era troppo annoiata per aprire una discussione, non aveva alcuna intenzione di tornare a discutere con il compagno di disavventure.
Preferì mettere Wimpod a riposo e recuperare il diario, pronta a immergersi di nuovo nella lettura.








Diario di XXX
( scrittura manuale )





13 ottobre




Ore 10, 30 pm - Che giornata intensa! Ho appena finito di cenare e mi sono messo a letto, trepidante di mettere per iscritto tutte le peripezie di oggi, sperando di non addormentarmi con la penna in mano.
Subito dopo la colazione, il capitano in persona è venuto a chiamarmi, dicendomi "giovanotto, mi servi", con un tono serio che non accettava rifiuti. L'ho seguito fino al ponte, ove il giorno prima avevamo allestito quella carrucola, e ho ricevuto gli ordini: voleva che mettessi lo scafandro e mi immergessi nelle profondità marine, con l'aiuto del Flash della mia Lumineon, per recuperare tutto ciò che fosse possibile recuperare da un antico relitto posato sui fondali, proprio sotto di noi. L'ho guardato un po' incredulo, e gli ho chiesto "ma capitano, è un relitto vecchio di secoli, non dovremmo avvertire le autorità?" ma lui mi ha subito messo a tacere, dicendo di disporre di tutti i permessi necessari. E come contraddirlo? Mi sono dunque cambiato, indossando la tuta protettiva e liberando nell'oceano la dolce Lumy (anche lei sente la tua mancanza, Giulietta!) e mi sono gettato in acqua.
La visibilità non era ottimale, e senza l'aiuto del mio Pokémon non sarei riuscito nell'impresa; il relitto che giaceva consunto sulla sabbia, una sorta di modesta caravella, della quale si conservavano giusto la chiglia, la carena, gli alberi ormai caduti e la stiva, era quasi completamente ricoperta dalle alghe marine, mimetizzata con la vegetazione locale. Lumy a quel punto, usando Scacciabruma, è riuscita a smantellare gran parte della mucillagine, portando allo scoperto i pezzi che ho già citato.  Non era rimasto granché, dunque, ero pressoché deluso finché… non ho scorto qualcosa di particolare. Un forziere! Sì Giulietta, un vero e proprio forziere, come quelli di cui tanto si parla in fiabe e leggende, pieni di monete d'oro e gioielli. Era assai pesante, legato tramite robuste alghe (che non siamo in alcun modo riusciti a spezzare!) ad un timone e un'ancora (che parevano ben conservati, se equiparati al resto) dunque l'ho assicurato con del cordame al gancio della gru e sono risalito in superficie per dare l'ok: a quel punto gli altri uomini si son dati da fare per tirare su la refurtiva, e in pochi minuti era già lì, non senza fatica, in tutto il suo splendore, issata sul ponte della nave. Gli occhi del capitano e dei suoi tre uomini fidati scintillavano, come quelli di un bambino alla vista di un nuovo giocattolo, e ben presto hanno esultato ad ampie grida, seguiti a ruota dagli altri subordinati.
Ci hanno poi ordinato di tornare ai nostri posti, per discutere sul da farsi, negando quasi l'entusiasmo precedente. Abbiamo obbedito.
Sono tornato al mio posto,  e ho potuto udire le varie fantasticherie ciarlate dai miei colleghi: si parlava di un'enorme ricchezza che avrebbe reso ricco ognuno di noi, di pietre preziose grosse come delle Baccagrana e di corone d'oro di antichi re.
Devo essere sincero, però: l'idea di portare a casa una ricchezza tale da assicurarci un futuro agiato a noi e ai nostri futuri figli mi riempie il cuore di gioia, ma, dall'altro lato… quei tesori dovrebbero appartenere a tutti e sarebbe cosa buona e  giusta donarli ad un museo, piuttosto che venderli sul mercato nero, e spero che tu possa capire la mia titubanza sul da farsi. Tuttavia, è ancora troppo presto per pensarci: lo scrigno deve ancora essere aperto, e non è detto che all'interno vi sia qualcosa del genere.
Attendiamo ansiosi gli aggiornamenti.



14 ottobre



Ore 10,00 pm - A quanto pare l'ora di cena è l'ideale per aggiornare questo diario.
Questa mattina sono stato svegliato prima del solito dal capitano in persona! E mentre dormivo, sognavo proprio te, Giulietta, dunque ti lascio immaginare la mia sorpresa mista a disgusto nel ritrovarmi la faccia baffuta di quell'uomo, anziché il tuo bel visetto al mio risveglio!
Mi ha fatto mangiare in fretta e furia e mi ha condotto di nuovo sul ponte della nave, dove giaceva ancora intatta la refurtiva, attorno alla quale erano seduti i suoi tre consiglieri. Non c'era nessun altro.
Il comandante allora mi ha ordinato di trovare un modo per separare lo scrigno dall'ammasso di ferraglia, poiché, a detta sua, voleva mettermi alla prova per vedere se meritassi o no la promozione. Credo. Ma ero ancora frastornato, non ci ho capito molto, in più avevo le occhiatacce di quel trio puntate addosso come dei Malosguardo, non riuscivo a concentrarmi. Ho fatto un bel respiro, mi sono calmato e ho afferrato il mio coltello, ripetendo i fendenti del giorno precedente: nulla. Per qualche motivo, la lama non riusciva a recidere le alghe che tenevano incollato il tutto. Allora ho avuto una brillante idea! Ho fatto uscire Lumy dalla sua sfera, e le ho ordinato di usare Ventogelato: abbiamo così congelato quelle erbacce, che ho poi fatto sbriciolare con le mani. Sono o no, un tuttofare, mia cara?
A quel punto, gli uomini hanno fatto qualche passo indietro, stupiti, quasi spaventati, direi, e mi hanno chiesto di sbarazzarmi degli altri due pezzi inutili. Ho provato a spingerli con tutte le mie forze, ma erano pesantissimi, per cui, approfittando dell'assenza del capo (che insieme agli altri era andato a portare il forziere nella sua camera), sono andato a chiamare altri colleghi. E qui… cosa strana… una volta tornato sul ponte, con altri due uomini, i ferri erano già spariti! È una cosa che non riesco a spiegarmi in nessun modo, e gli altri marinai mi hanno persino preso per pazzo, arrabbiandosi per averli svegliati per un nonnulla. Ciò, ovviamente, non ha fatto altro che peggiorare il rapporto non proprio pacifico che avevamo già instaurato.
Durante l'ora di pranzo, il capo mi ha di nuovo preso in disparte, mi ha chiesto se mi fossi sbarazzato da solo di quelle zavorre, al che ho risposto di sì. Cosa altro avrei potuto dirgli? "No, sono miracolosamente sparite!" ? Ovviamente no. Mi avrebbe preso per pazzo anche lui, e poi sembrava soddisfatto della mia risposta.
Dopo pranzo, siamo tornati ai nostri lavori e verso sera abbiamo levato l'ancora, al momento siamo in viaggio verso Poni per gli ultimi rifornimenti prima della traversata di ritorno a Sinnoh! Manca ancora poco, Giulietta, e presto potrò rivederti!




15 ottobre


Ore 10,00 pm - Giornata strana quella di oggi.
Devo essermi svegliato in ritardo, non saprei, ma una volta uscito dal dormitorio la mia attenzione è stata attirata da un gran vociare proveniente dal ponte della nave: mi sono diretto lì e ho visto il capitano, scortato dai tre, che cercava di tenere a bada il resto della ciurma in rivolta. Da quello che ho potuto udire, a quanto pare il forziere tanto acclamato è risultato vuoto, dunque la rivelazione ha gettato i marinai in un misto di rabbia e delusione, sfociate in quel tumulto. Molti di loro non hanno accettato la cosa, e hanno insistito affinché il comandante li facesse entrare nelle sue stanze private, convinti che abbia nascosto lì la refurtiva, cosa che ovviamente lui ha negato, ordinando a tutti di tornare ai propri posti.
Una volta sciolto quel disordine, mi son rimesso al timone, ma appena il nostromo mi ha visto all'azione, è venuto e mi ha praticamente spinto via, dicendomi "questo compito non spetta più a te, tornatene coi mozzi".
Non c'era bisogno di usare quell'aggressività! Che diamine! Ho fatto come mi ha detto, sono sceso negli ambienti interni per aiutare gli altri due addetti alle pulizie, ma uno appena mi ha visto mi ha intimato di stargli assolutamente lontano, e l'altro mi ha detto, con un tono misto di minaccia e raccomandazione "stai molto attento a quello che fai, d'ora in poi".
A quanto pare credono che io sia impazzito, dopo il sortilegio di ieri, quindi vogliono che io stia alla larga da loro, per quei pochi giorni che ci rimangono da trascorrere insieme.
Però, sai una cosa, mia cara? Da un lato sono contento che quel forziere si sia rivelato vuoto, è come se mi fossi tolto un peso di dosso, poiché non sarebbe stata un'azione molto legale far soldi vendendo tesori proibiti, dunque adesso posso riposare più sereno. Non so se condividerai il mio pensiero, forse tu speravi in una bella collana  di perle e diamanti, ma avremo modo di discutere la questione faccia a faccia non appena sarò tornato, mi manca tanto dialogare con te! Ti amo tantissimo, Giulietta.




16 ottobre




Ore 11,00 pm - Oggi è stato persino peggio di ieri, a stento trovo la forza di scrivere, sono terribilmente stanco.
Questa mattina i due mozzi, sì quelli che ieri mi hanno ordinato di starmene alla larga da loro, sono misteriosamente scomparsi. Non sono venuti a fare colazione, non erano nei loro letti, non erano ai loro posti e i loro averi sono rimasti nei loro armadi e, indovina? Hanno dato la colpa a me! Sì, proprio a me! Solo perché qualcuno ha detto che ieri ci ha visti litigare, dunque pensano che io mi sia liberato di loro, gettando i loro corpi in acqua. Ne hanno di fantasia e cattiveria, mia cara!
Ovviamente non mi sono stato zitto, ho detto quel che penso: era più che evidente, almeno a me, che quei due fossero più che amici. Il capitano ci ha sempre proibito di portare a bordo persone a noi particolarmente care perché, a detta sua, ci avrebbero distratto dal lavoro, dunque quei due facevano tutto di nascosto e, sebbene qualche volta mi sia capitato di adocchiarli insieme, mi son sempre fatto gli affari miei, quando avrei potuto benissimo accusarli al capitano.
Ma accusarmi di omicidio è troppo! Come avrei potuto, poi, far fuori due uomini, insieme, più alti e grossi di me? Roba da pazzi.
Dunque, ho spiegato loro la mia tesi: quei due sicuramente avranno trovato l'occasione propizia per scapparsene senza dir nulla, una volta persa la speranza di quel prezioso tesoro. Avranno approfittato della relativa vicinanza con l'isola di Poni per gettarsi in mare e raggiungere la costa con i loro Pokémon, ne sono alquanto certo.
E credimi, spero davvero che ce l'abbiano fatta, poiché noi siamo stati colti improvvisamente dalla burrasca, cosa decisamente inaspettata, con nebbia e foschia, e ci è stato impossibile proseguire verso l'isola Aloliana. Al momento siamo fermi in mezzo all'oceano.
Comunque, la mia tesi è sembrata abbastanza convincente per la metà dell'equipaggio, per cui non hanno preso particolari provvedimenti… si fa per dire.
Semplicemente, ora dovrò lavorare anche per quei due, sì, fare il triplo del lavoro che mi spetta di solito! Peggio di così non può andare! Sono esausto, spero che la tempesta cessi presto, così potremo finalmente tornare! Mi manchi tanto, Giulietta.

17 ottobre



Ore 1,00 am - Troppo stremato per scrivere. Aggiorno domani.









«Allora?».
Rudy era tornato all'azione.
Leilani terminò di leggere le righe custodite nel diario, portando lo sguardo sulla figura mascolina e massiccia della Recluta Skull. Era confusa e frastornata, era talmente presa dalla storia che non si era resa conto dello scorrere del tempo.
Il tramonto era vicino.
«Cosa c'è?» domandò, ma stavolta con più calma.
«Ancora non hai soddisfatto la mia curiosità» borbottò lui, accomodandosi sul bracciolo del divano. «Non mi hai mai detto come mai ti sei allontanata dal gruppo per andare al Prato Ula Ula»
Leilani scrollò le spalle, si issò per sedersi e si sgranchì le braccia.
Erano passati giorni dall'episodio che l'aveva trascinata lì dentro, ma la tempesta e la reclusione nella stazione di polizia non erano bastati a infossare l'accaduto. Ricordava perfettamente quella scena, dove vedeva qualcosa di sinistro muoversi tra la foschia che precedeva il campo color cremisi.
«Non l'ho detto perché non sono sicura di ciò che ho visto» mormorò con un filo di voce, la stanchezza la portò a stropicciarsi gli occhi assonnati.
«Cioè?» provò a insistere.
«Credo che un mostro si aggiri da queste parti» affermò con una certa convinzione. «Non l'ho visto con esattezza, si muoveva nella nebbia e procedeva verso il Prato. Riconosco un Pokémon quando lo vedo, ma quell'essere non si avvicinava a ciò che conosciamo»
Leilani osservò la reazione di Rudy, la guardava con gli occhi fuori dalle orbite.
«Ne sei sicura, Leilani?».
«Sì, perché me lo chiedi?».
«Perché anche io sono sicuro di averlo incontrato!» esclamò lui. «Tutto è cominciato prima che la Sis mettesse il Coprifuoco, non era la prima volta che vedevo qualcosa di inumano muoversi nella nebbia...» deglutì.
Leilani non riusciva a crederci, percepì il cuore battere a mille nel petto. La testimonianza di Rudy le aveva fatto comprendere che non erano più al sicuro, qualcosa di sconosciuto si aggirava nel Percorso 17 e loro si potevano considerare in serio pericolo. Non conosceva l'origine di tale apparizione, sperava che quell'insolita creatura non uscisse dal suo nascondiglio durante la tormenta.
«Dobbiamo cominciare a prendere delle precauzioni» esordì.
«Sì, ma come?!».
«Prima di tutto non dobbiamo agitarci» sussurrò per tranquillizzare il compagno. «Mettiamo da parte le nostre divergenze e collaboriamo, solo in questo modo possiamo sperare di sopravvivere fino al termine della settimana»
Respirò per mantenere la calma. «Da oggi inizieremo a fare dei turni notturni, così possiamo dormire sonni tranquilli.
Hanno detto che il maltempo terminerà tra qualche giorno, se stringiamo i denti possiamo resistere fino alla fine. Appena il ciclone si sarà dileguato, scapperemo fuori e raggiungeremo la città. Solo allora ci potremo considerare davvero al sicuro!»
«E se quell'affare ci coglie di sorpresa?!».
«Lo affronteremo!».


Quella sera Leilani si era offerta volontaria per iniziare il turno di guardia, aveva notato la stanchezza di Rudy e di come si accasciava sul divano, aveva preferito sacrificarsi per permettere all'altro di riposare. Non voleva rischiare la vita a causa di una distrazione, la situazione era complicata e si sentiva in dovere di procedere con la massima cautela. Sospirò per distaccarsi dalle riflessioni negative e si portò le gambe al petto per stringerle, l'ansia non voleva lasciarla andare, provò a tranquillizzarsi tenendo lo sguardo fisso sull'orologio rotondo appeso al muro. Lei era costretta a restare vigile fino allo scoccare della mezzanotte insieme a Wimpod, poi avrebbe svegliato Rudy per fargli monitorare la situazione fino alle tre di notte.
Ma non era sicura di dormire sonni tranquilli, era terrorizzata dall'idea che qualcosa di sconosciuto poteva presentarsi da un momento all'altro. Era vero che aveva ottenuto dei buoni risultati nel Giro delle Isole, si era fermata poco prima di raggiungere la famigerata isola di Poni, ma mai prima di allora si era ritrovata a combattere contro un mostro. Erano due cose diverse, anche Wimpod non sembrava capace di reggere il peso della situazione.
Il piccolo Pokémon sussultava a ogni scricchiolio, lo spavento lo costringeva a scappare per rintanarsi sotto alla coperta che Leilani sfruttava per tenere al caldo le spalle. Ogni Pokémon all'interno della stazione sembrava aver compreso la situazione, anche i felini si erano rintanati nell'ombra per cercare qualche nascondiglio improvvisato.
Leilani scrollò le spalle e allungò la mano in direzione del diario, mancavano due ore alla mezzanotte e sentiva il bisogno di isolare la mente. Aveva troppi pensieri negativi che le frullavano nella testa, era sicura che una lettura leggera le avrebbe permesso di compiere il proprio dovere senza rischiare di impazzire.







Diario di XXX
(scrittura manuale)



18 ottobre



Ore 6,00 pm – È successa una cosa terribile! Le mie mani tremano ancora adesso, mentre scrivo questo aggiornamento.
Questa mattina, mentre ero assorto nel mio turno di pulizie degli ambienti interni, ho sentito un odore nauseabondo provenire dalla sala macchine. Non sapendo a cosa fosse dovuto, sono ovviamente entrato e ho fatto una macabra scoperta: lì, accanto ad uno dei motori, giacevano i corpi senza vita dei due mozzi scomparsi.
Mi sono sentito male, ho prima cacciato un urlo e poi ho vomitato. Devo essere svenuto, ero nel panico.
Al mio risveglio, mi sono ritrovato accerchiato dal resto della ciurma. Mi guardavano con occhi torvi, qualcuno sbraitava "è stato lui, è colpa sua! Lo sapevo!", qualcun altro era troppo scosso per poter parlare, e il capo non faceva altro che camminare su e giù, pensieroso, davanti a me. Si è poi fermato, si è girato nella mia direzione e ha detto "dobbiamo disfarci di quei corpi. Il prima possibile" con una calma glaciale.
Con non so quale forza, gli ho risposto "no, non possiamo, due nostri amici sono morti, non possiamo disfarci di loro come se nulla fosse! Dobbiamo avvertire le forze dell'ordine affinché aprano un'indagine!"
Ma sono stato zittito quasi subito da un sottufficiale che mi ha urlato in faccia "non essere ridicolo, è palese che sei il colpevole!" seguito a ruota dagli altri che appoggiavano la sua accusa. Non sono riuscito a dire più niente, avevo troppa paura.
Il comandante, dopo interminabili minuti di riflessione, ha gridato "smettetela! E tu, giovanotto, vieni con me".
L'ho seguito, più per non essere linciato dai marinai, che per mio volere. Mi ha riportato in sala macchine e mi ha chiesto di gettare i due corpi in mare.
Che potevo fare? Ho obbedito.
Ho preso prima uno, poi l'altro, li ho avvolti in un grosso telo, li ho trascinati fino al ponte e poi gettati tra le onde.
Mi sento un mostro.
Mentre svolgevo quell'azione nefasta, mi sono accorto di un particolare che probabilmente risulterà importante per le future indagini, se mai ce ne saranno. Lo scrivo qui, non si sa mai, prima che me ne dimentichi, qualora questo diario venisse sequestrato: quei due corpi erano ricoperti di alghe verdi. Sì, alghe verdi e freschissime, non sono pazzo, le ho toccate con mano, il capo ha insistito affinché ne eliminassi ogni singolo filo. Non riesco proprio a capirne il senso.
Dopo l'operazione di pulizia, sono stato preso di forza e rinchiuso a chiave nel mio dormitorio: sono il sospettano numero uno, e ora tutti mi temono. E sai che ti dico? Meglio, diamine! Meglio! Almeno non dovrò sgobbare tutto il giorno! Sono sicuro che ben presto si ricrederanno e mi libereranno.
Si renderanno ben presto conto della mia innocenza!
Aggiornerò il prima possibile, son successe troppe cose oggi, mi gira la testa, ho bisogno di riposare.
Mi manchi tanto!



19 ottobre



Ore 7,00 am – Questo è troppo!
Al mio risveglio, la camera era a soqquadro e la mia agenda era per terra, sgualcita, alcune delle pagine presentano come delle chiazze d'umido, qualcuno deve averla sfogliata con le mani bagnate, e come se non bastasse ci ha pure infilato delle alghe all'interno! Ma che razza di scherzo imbecille è questo? Che cosa significa? Si credono divertenti? Fino a pochi giorni fa mi evitavano come un appestato, e ora entrano di soppiatto nel mio dormitorio per prendersi gioco di me? Sono una ciurma d'idioti!



Ore 1,00 pm – Per tutta la mattinata non ho fatto altro che gridare avvinghiato alla porta, ma nessuno ha preso sul serio le mie parole. Verso mezzogiorno il nostromo s'è avvicinato e mi ha detto "piantala di dire queste idiozie, stai forse dando i numeri? Vedi di darti una calmata, o nessuno verrà a portarti i pasti".
Ho cercato di calmarmi e  ho messo ad asciugare le pagine. Poco fa mi hanno portato il pranzo, una razione alquanto scarna. Ma è giusto così, non ho svolto alcun lavoro e il cibo scarseggia, chi più lavora più mangia. 
La burrasca inoltre continua ad imperversare, non dandoci pace. Spero che toccheremo presto la terraferma.


Ore 8,00 pm – Nessuno è venuto a portarmi la cena. Saranno tutti impegnati a gestire l'imbarcazione, non è facile con tre uomini in meno. Vado a dormire, non mi resta altro da fare. Buonanotte.

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