In fondo avevo accantonato la mia vecchia me da tempo ormai, e con
essa anche gli amici e i parenti che ne conseguivano. Non ero più
nessuno. Zero.
Nero
Il Passato - Seconda parte.
Quattro anni fa.
Pioveva,
pioveva molto forte.
Ma non era
un temporale qualsiasi: gocce furiose cadevano ad alta velocità da un cupo
cielo grigio, spesso, uniforme e denso che pareva appiattire i colori, inghiottendoli
nella sua coltre scura.
Qualsiasi
suono era sovrastato dal forte scroscio dell'acqua sul terreno e dal ruggito
dei tuoni sopra di noi mentre lampi continui illuminavano improvvisamente
l'oscurità trasformandola, solo per pochi istanti, nuovamente nel giorno che
sarebbe dovuto essere, anche se forse in quei momenti la luce era fin troppo
bianca, abbagliante.
Innaturale.
Mi scostai
rabbiosamente parte dei capelli dalla faccia, ormai completamente fradici,
contribuivano soltanto a darmi fastidio, entrandomi in bocca e negli occhi.
Sentivo tutto il peso degli abiti, anch'essi bagnati, appiccicato addosso. Ma
nonostante tutto, il mio sguardo non si staccava mai da quello del mio
avversario.
Ivan.
"Lascia
perdere ragazzina, non puoi vincere."
Se soltanto
lo avessi ascoltato.
"Io non
ho nessuna intenzione di arrendermi." La mia mano si posò automaticamente
sulle sfere che portavo al fianco e voltandomi incontrai l'iridi azzurre della
mia fedele Mightyena. "Anzi, noi non abbiamo nessuna intenzione di
arrenderci! Per lei e per tutti i Pokémon che avete fatto soffrire!"
Sostenendo
il mio animato discorso, la lupa dal manto dorato ululò.
Ormai non
aveva più paura, la cucciola spaurita che avevo accolto in squadra aveva
cessato di esistere.
C'era
costato molto lavoro, molti allenamenti, ma alla fine ce l'avevamo fatta.
Insieme.
Insieme.
L'avevo
aiutata a diventare forte, sempre più forte, perché non temesse più niente,
nemmeno il Team Idro.
Mi ero
illusa che fosse pronta, che fossimo pronte, a porre fine a una delle due piaghe
che attanagliavano e attanagliano tutt'ora Hoenn. Mi sentivo invincibile solo
perché ero stata capace di sconfiggere due o tre reclute incapaci.
Camminavo a
testa alta, sicura che nessuno di tanto infimo avrebbe mai potuto battermi.
"Vedo
che sei molto decisa, bene. Voglio mettere fine a questa farsa una volta per
tutte: Swampert, tocca a te!". Dei miei cinque Pokemon, quattro erano
troppo esausti per lottare.
Whopper era
crollato dopo essere riuscito a sovrastare, anche se per un pelo, lo Sharpedo
del Capo Idro. Gli altri, Sable (Vibrava), Yu (Milotic) e Hono (Ninetales),
avevano ceduto mano a mano che affrontavo gli Idrotenenti o le reclute.
"Aurum,
è finalmente giunto il momento." L'uomo di fronte a me, ridendo di gusto,
incrociò le braccia al petto.
"Mi
ricordo di lei, mi ricordo di questa Pokemon... una piccola, stupida e
debole cacasotto. Vedo che le cause perse vanno sempre a braccetto." Lei
ringhiò.
"Hai un
bel dire, proprio tu che derubi e corrompi questa regione con i tuoi sporchi
affari, a chi l'hai sottratto lo Swampert che hai messo ora in campo?
Certamente gli starter non vengono a darli a tipi come te." Avevo usato un
tono affilato per cercare di colpirlo, ma l'occhiata disorientata che mi lanciò
mi lasciò più stupita che mai.
A quei tempi
ero sicurissima di quello che avevo detto. D'altra parte Ivan non era sempre
stato a capo di un'associazione criminale.
Non che una
possibilità simile potesse anche solo passarmi per l'anticamera del cervello.
In ogni caso
lui non rispose alla mia domanda, e nemmeno io me ne interessai più di tanto.
Allora c'era solo una cosa che volevo veramente: la vittoria.
Allora c'era solo una cosa che volevo veramente: la vittoria.
Eravamo a un
punto morto.
Intorno a
noi la tempesta non accennava a diminuire, alimentata dal potere appena
risvegliato di Kyogre, solo parzialmente controllato dalla Sfera Rossa in
possesso di Ivan e da quella Blu nel mio zaino.
Si poteva
sentire il ruggito del Leggendario provenire dal cuore della Grotta dei Tempi.
Noi,
all'esterno, combattevamo per decidere chi alla fine si sarebbe guadagnato il
potere o la fiducia (nel mio caso) del Pokémon.
O almeno,
questo era il nobile motivo che avevo usato come scusa.
In realtà io
volevo solo raggiungere l'obiettivo che mi aveva spronato ad allenarmi per sei
lunghi anni.
Aurum e
Swampert si guardavano fissi con odio, studiandosi a vicenda, approfittandone
per riprendere fiato mentre le loro zampe affondavano in pozzanghere sempre più
larghe.
"Idrocannone."
"Schivalo!"
Ma la Mightyena non fu abbastanza veloce e venne colpita in pieno dall'attacco,
un fortissimo getto d'acqua ad alta pressione, un concentrato di litri e litri
di potere, capace di incrinare le rocce se non romperle. Aurum uggiolò di dolore,
cercando di non cadere, le zampe che le tremavano violentemente, lottando
contro il desiderio di accasciarsi a terra. La sua coda era bassa e la schiena
imbarcata verso il terreno: non l'avevo mai vista così malridotta.
"Forza
piccola! Non mollare, io e te possiamo farcela... dobbiamo farcela, ce lo
siamo promesso... ricordi?"
"Ritirala,
non lo vedi in che stato è? Dammi la Sfera Blu e lasciami entrare una volta per
tutte."
No. No. No.
Non era così
che doveva andare, perdere non era incluso nel mio vocabolario, non ora, non
oggi.
"I
Buoni non possono perdere contro i Cattivi." Sussurrai, aggrappandomi ad
una certezza esistente solo nei film e nei cartoni animati.
"Ti
prego, Aurum! Combatti!"
Non so se
furono le mie parole o il suo desiderio di vendicarsi per quello che le era
stato fatto da cucciola, fatto sta che la vidi digrignare i denti e socchiudere
gli occhi mentre si costringeva a rimettersi in una posizione solida, smettendo
di tremare, per poi alzare fiera la testa contro lo
Swampert
nemico.
I miei occhi
brillavano, erano animati dal rosso fuoco vivo della speranza, dell'ingenuità e
della superbia.
In quel
momento perfino Ivan parve sorpreso.
Questo era
il mio turno di sorridere.
"Visto?
Visto cosa si ottiene grazie al potere dell'amicizia?!" Gridai, convinta.
Credetti che
lo sguardo allibito che il Capo Idro mi rivolse fosse dovuto allo stupore,
credetti di aver dimostrato quale fosse il valore di un "vero"
allenatore di Pokémon, invece ebbi modo di scoprire amaramente in seguito che
il suo era si, stupore, ma per la pazzia che stavo combinando.
E
l'espressione che mi rivolse dopo, stranamente piatta, non più rude, non era
quella di chi sa di stare per perdere, ma di pena.
"Se
questo è quello che vuoi..."
"Certo
che è quello che voglio, che discorsi sono? Vai Aurum...Gigaimpatto!" La
lupa reagì molto più lentamente di quanto facesse di solito, dando tempo al
Pokémon avversario di raccogliere le forze.
"Non
appena sei pronto, Gigaimpatto anche tu Swampert. Approfitta della sua stanchezza."
Quando i due
si scontrarono ci fu un forte schianto, un tonfo sordo, poi più niente.
L'impatto li
aveva scagliati in direzioni opposte così adesso ogni allenatore aveva ai piedi
il proprio Pokémon.
Ci vollero
diversi minuti prima che riaprissero gli occhi, mostrandoci la patetica scena
in cui, sfiniti oltre ogni limite, tentavano faticosamente di risollevarsi.
Alla fine, fu la Mightyena a rimanere sulle proprie zampe, ancora più incerta
di prima, mentre il nemico rovinava a terra.
"Abbiamo
vinto." La mia bocca si allargò in una grassa risata di felicità.
"Abbiamo
vinto, alla faccia tua Ivan!" Puntai pure il dito contro il suo petto, mi
aspettavo che dicesse qualcosa, brontolasse o almeno urlasse, però si limitò a
rimanere silente, osservandomi e scuotendo piano piano la testa.
Capii che
c'era qualcosa che non andava quando lo vidi sorridere.
"E qui
ti sbagli ragazzina, quella ad aver perso sei tu. Solo che ancora non lo
sai."
Indicò un
punto ai miei piedi.
"Aurum?"
La mia Pokemon era distesa sulla dura roccia, ansimando a occhi quasi chiusi,
una piccola pozza di sangue si era formata in prossimità della sua bocca.
"Aurum!?" Caddi in ginocchio, incredula.
Sentii dei
passi pesanti, poi una grossa mano callosa si appoggiò sulla mia spalla minuta
e un alito umidiccio mi soffiò nell'orecchio, sapeva di sale. Di mare.
"Se
proprio ci tieni così tanto sono sempre disposto a darti la Sfera Rossa che ti
sei tanto duramente guadagnata... ma credo che tu abbia ben altre cose a cui
pensare." Poi lo sentii frugare nel mio zaino, prendere la Sfera Blu,
alzarsi ed iniziare ad incamminarsi dentro la Grotta dei Tempi.
"Grazie
mille per Kyogre, Katrina. Vedi? In fondo non siamo poi così diversi, io e te.
A entrambi ci piace sfruttare i Pokemon."
E con queste
parole se ne andò.
Io non
riuscivo a staccare gli occhi da quelli di Aurum, che mi fissava dal basso
della sua posizione, forse senza vedermi, forse accusandomi per quello che le
avevo fatto.
Fu in quel
momento che le notai per la prima volta.
Cicatrici.
Erano
ovunque, sul muso, sulle zampe, sul dorso... bianche strisce senza pelo che
risaltavano orribilmente sotto la chiara luce dei fulmini occasionali.
Avevo
passato gli ultimi anni della mia giovane vita inseguendo il mostro che aveva
sfregiato la mia Mightyena quando io le avevo fatto la stessa identica cosa,
giorno dopo giorno, combattimento dopo combattimento.
L'abbracciai
piangendo, premendomi contro il corpo snello di lei.
Le affondai
il viso sul collo, la mia guancia liscia contro la sua ruvida cicatrice, e poi
immersi le dita delle mie mani nel suo irsuto pelo dorato, ancor più lucido a
causa della pioggia.
"Mi
dispiace, mi dispiace tanto... io non volevo, non sapevo..."
Non fui
capace di mormorare altro, dentro di me sapevo che le mie scuse erano arrivate
troppo tardi.
Lei guaì,
potevo quasi sentire il suo sguardo farsi più opaco e scivolare lontano,
lontano.
Aspettammo
la sua morte insieme.
Quindi mi
legai il nastro, ormai sbiadito, che per tanto le aveva cinto il collo, al
polso.
Non saprò
mai se abbia trovato la forza di perdonarmi.
Il giorno
dopo liberai tutti i miei Pokémon, poi presi il primo traghetto disponibile per
Porto Selcepoli.
Non potevo
tornare a casa, troppa era la vergogna che provavo verso me stessa, ma non
potevo nemmeno rimanere a Hoenn, dove i ricordi mi tormentavano ad ogni angolo.
Decisi che
sarei andata a Kanto.
E che mi sarei
arruolata nel Team Rocket.
Il Nero era
proprio quello che mi ci voleva.
Note:
Ammetto di essere stata un po' troppo tragica, sembra quasi che abbia perso
l'amore della sua vita più che un Pokemon. Questo è il capitolo intorno al
quale ho praticamente costruito tutta la storia
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