Il Centro Del Potere
Bellocchio, Bianca e Valerio avevano ripercorso la
strada fino a tornare a Nevepoli. Mamoswine aveva corso quanto più velocemente
possibile, falciando piccoli arbusti lungo il percorso. Quando arrivarono alla
loro destinazione, Mamoswine era ormai senza più forze, ansimava e, dalla bocca,
delle gocce di saliva cadevano ritmicamente al suolo. Era ormai pomeriggio
inoltrato, e la Palestra di Nevepoli era avvolta da un silenzio surreale.
- Sei sicuro che sia qui? – chiese Bianca mentre
smontava dalla groppa di Mamoswine.
- Sicuro. “Il
ghiaccio infine verrà spezzato e ridotto in granelli dalla forza delle radici”.
Ha voluto darci un indizio, attaccherà la Palestra.
- Perché mai avvisarci allora? Potrebbe essere una
trappola.
- Non ne sono sicuro. So soltanto che Bloodborne
vuole che io scopra il suo passato. Molti criminali provano gusto nel sapere di
essere inseguiti e sono orgogliosi della loro storia. Forse vuole darci il suo
punto di vista, come se si stesse giustificando per quello che sta facendo.
Ormai all’ingresso dell’edificio, Bellocchio ne
iniziò a osservare i vari particolari. Le finestre laterali non presentavano
segni d’effrazione e la porta d’ingresso sembrava in regola. Il grande tetto,
verde, a cupola era ricoperto dalla neve della bufera precedente, ma sul manto
bianco Bellocchio non individuò impronte di alcun tipo.
- Valerio, va a controllare il retro, qui davanti
sembra essere tutto intatto. Speriamo di essere arrivati in tempo – disse
Bellocchio.
- Ci penso io. Al minimo segno d’effrazione vi
chiamo.
Nel mentre, Bianca e Bellocchio fecero il loro
ingresso, con Croagunk e Glaceon ai loro fianchi. Muovendosi con circospezione,
osservarono l’interno. La sala accettazioni era completamente vuota. La
televisione era accesa e impostata su un canale musicale, senza però l’audio.
Bellocchio osservò intorno, cercando indizi.
- Ellie, rilevi qualcosa?
L’I.A. s’accese, illuminando per un attimo le
lenti di Bellocchio.
- Ci sono tracce di vegetali sul pavimento, si
dirigono verso la porta sulla destra. Nessuna presenza di sangue all’interno di
questa sala.
- Dietro quella porta cosa c’è? – chiese lui a
Bianca.
- La sala d’allenamento, perché?
- Ci sono delle tracce che vanno lì. A quest’ora
doveva esserci qualcuno?
- Certo, i miei assistenti. La Palestra è stata
dichiarata chiusa per far fronte alla minaccia ma ciò non significa che non
continueremo ad aiutare la città. Erano qui in attesa di nuovi ordini.
Bellocchio estrasse la pistola dal fodero. Tolse
la sicura e spostò l’indice verso l’esterno del grilletto.
- Attenti, potrebbero esserci altri Pokémon
infetti qui dentro.
Lentamente, aprì la porta che dava sulla sala
d’allenamento. Diede un’occhiata all’interno, senza notare alcun movimento.
Decise d’entrare, e per poco quello che vide non gli fece credere di avere
delle allucinazioni. Delle immense radici fuoriuscivano dal terreno, il ring
era stato completamente distrutto. Più simili a delle vene pulsanti di una
scura tonalità del verde, che a delle radici d’albero, si erano fatte strada
nel ghiaccio posizionato sul suolo e si erano innalzate verso il soffitto della
Palestra, compiendo più e più nodi su loro stesse, distruggendo qualsiasi cosa
intralciasse il loro movimento.
Vedendo Bellocchio immobilizzato, Bianca entrò a
sua volta.
- Che cosa stai guardando? – chiese lei, ma si
fermò a sua volta quando conobbe la risposta.
La sua Palestra era stata invasa. Il ring, gli
spalti, la postazione degli arbitri, i tabelloni, era tutto andato distrutto.
- Ellie, analizzala.
- Sostanza a me sconosciuta, Bellocchio. Non
presenta però segni di vita, è morta. Rilevo tre corpi umani in fin di vita
all’interno.
- Dove?
- Lì al centro, ti evidenzio il punto. Sono
avviluppati dalle radici.
- Bianca, c’è qualcuno stretto fra quelle radici,
aiutami! – Bellocchio sentì un’improvvisa scarica d’adrenalina pervadergli il
corpo.
- Croagunk, liberali.
Il suo fedele compagno raggiunse in pochi balzi la
zona, aprendo la strada per lui. Le radici cedevano abbastanza facilmente,
diventando però sempre più grosse mano a mano che si avvicinavano al loro
obbiettivo. Bianca rimase pietrificata, osservava la scena da lontano, senza
poter muovere un muscolo.
Bellocchio iniziò a spazzare la stanza con lo
sguardo, in cerca di qualcosa che potesse aiutarlo a tagliare.
- Un lungo frammento di acciaio è conficcato in
quella radice – gli fece notare Ellie.
Lui gli si avvicinò, era un pezzo d’acciaio simile
a una lama spezzata, affilatissimo su di un lato e più lungo del suo braccio.
Conficcato fra due radici relativamente piccole, era ostico da liberare.
- Croagunk, aiutami qui – Bellocchio indicò i due
lati della lama.
Croagunk agì rapido, liberandola con relativa facilità.
Aveva lasciato una parte di radice da un lato, in modo da poterla utilizzare
come elsa. Bellocchio la impugnò con entrambe le mani e iniziò a colpire
insieme a Croagunk lì dove aveva indicato Ellie. Si bloccò di colpo quando vide
apparire un viso, e subito dopo altri due, tutti e tre allineati.
- Sono qui, sono stati completamente assorbiti.
Bianca, aiutami!
Le sue parole però parvero non raggiungere la
diretta interessata. Bellocchio si voltò, cercandola con lo sguardo. Era ancora
lì dove l’aveva lasciata, immobile e con gli occhi che sembravano persi nel
vuoto.
Bianca sentiva la testa girare, le orecchie le
fischiavano e tutto il mondo sembrava muoversi al rallentatore. La sua palestra
era stata completamente invasa, mentre lei non aveva fatto praticamente nulla
per impedirlo. In lontananza sentiva la voce di Bellocchio che la chiamava ma
le pareva ovattata, come se ci fosse un velo d’acqua fra i due.
Bellocchio si girò, per poi iniziare a colpire quell’enorme
miscuglio di radici che occupava l’intera sala, concentrandosi in un punto
esatto. Frammenti verdi misti a uno strano liquido volavano via dalla sua arma
improvvisata, imbrattando i resti del ring. Ad ogni colpo, il rumore che
giungeva nelle orecchie di Bianca aumentava d’intensità, fino a riempirle
completamente ogni pensiero, riverberando nella sua testa. Le sembrò quasi di
essersi risvegliata da un lungo sonno.
I suoi occhi finalmente vedevano di nuovo il mondo
che la circondava. Le ci vollero diversi secondi per collegare gli ultimi
avvenimenti e, quando posò nuovamente il suo sguardo su Bellocchio, il suo
corpo fu pervaso dall’impulso di lanciarsi lì, ad aiutarlo. Tirò con tutte le
sue forze quelle strane radici, allentandole quanto basta per permettere a
Bellocchio di inserirci la lama, facendo ben attenzione a non ferire i suoi
assistenti. Non appena anche l’ultimo laccio fu tagliato, i tre furono liberi
all’unisono, cadendo fra le braccia sue e di Bellocchio. Leon e Melania caddero
addosso a Bellocchio, mentre Annie cadde su di lei. Tutti e tre iniziarono a
vomitare e a tossire, ricoperti da una vischiosa sostanza verdastra, simile
alla linfa fuoriuscita dai tagli fra le radici.
- Annie! Che cosa è successo, state bene? – chiese
Bianca, aiutando l’altra a sedersi.
- Stiamo bene, tutti e tre. Quella… cosa, è uscita
all’improvviso dal terreno e ha iniziato ad attaccare a caso. Ci ha afferrati e
stretti fra di sé, non riuscivamo a respirare lì dentro, ma non ci ha fatto del
male – rispose l’altra, respirando a fatica.
- Non vi ha feriti?
- No, per fortuna c’eravamo soltanto noi,
altrimenti non so cosa sarebbe successo.
- I soccorsi stanno arrivando – avvertì Bellocchio,
intento a prestare le prime cure ai tre.
Bianca si girò a osservare il bozzolo dove erano
stati tenuti prigionieri i suoi tre assistenti. C’era qualcosa che fuoriusciva
dalla linfa, anche se ne era visibile soltanto una piccola porzione. Bianca si
alzò e gli si avvicinò. Infilò la mano dentro, quasi vomitando nell’istante in
cui toccò quella sostanza dal tanfo nauseabondo. Ne estrasse, senza fatica, un
piccolo diario malandato, protetto da una pellicola di plastica in cui era
avvolto. Stringendolo fra le mani, tornò da Bellocchio. Valerio era, nel
frattempo, ritornato da loro e stava aiutando quest’ultimo con le ferite di
Annie, Leon e Melania.
Bianca strappò la protezione dal diario e lo
mostrò ai due.
- Ne ho trovato un altro – constatò, aprendolo.
“La stanza d’incubazione
funziona alla meraviglia. Non solo Prim si è stabilizzata, ma siamo stati anche
in grado di avviare un possibile processo di guarigione, grazie alle
particolarità rigenerative di quel fiore da noi tanto temuto. Scrivo queste
parole nella sicurezza della mia camera. Non sono sicuro di quale posizione
abbia preso Sabrina, temo possa essere una spia inviata qui per spiarmi e poi
rubare il lavoro, per poi rivenderlo come arma, sono stato costretto ad
allontanarla. Sono sicuro che l’incidente sia stato premeditato, in modo da
spingermi a lavorare oltre il limite delle mie forze, giorno e notte. Seguendo
sempre il consiglio dello psicologo di Nick, mi accingo a scrivere gli ultimi
avvenimenti, magari con la speranza, o fortuna, di aiutarmi a riordinare le
idee e avere un quadro più ampio della situazione. Ecco cosa successe quel
giorno.”
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