Il
sole continuava a battere, ma l’aria di Flemminia era fresca. Il vento
pettinava la valle ai piedi del Monte Corona, attraversava la piana e spostava
i capelli biondi di Barry. Lui li tirava indietro, umidicci di sudore e forse
fin troppo lunghi per i suoi gusti, ma ammettere di non avere tempo per andare
a tagliarli un po’ gli pesava.
Sì,
perché erano ormai quattro giorni che la proprietaria della pensione era
allettata, e lui e Lucas non erano più riusciti a godersi un momento per loro.
La
loro giornata tipo cominciava presto, molto presto; si lavavano, si davano
appuntamento accanto all’ultimo lampione prima della piazza centrale, quella
con le lastre di marmo bianco e nero, e assieme si muovevano verso la periferia
a sud.
Poi
Barry pensava ai Pokémon e Lucas ai pastoni, alla pulizia delle stalle e, una
volta arrivati a mezzogiorno, andava a comprare due panini. Poi si
allontanavano e mangiavano all’ombra dell’antico pozzo, e poi si addormentavano
per una ventina di minuti.
Quindi
ricominciavano daccapo, fino a quando il cielo non diventava scuro e le luci
del paese si alzavano, nascondendo lucciole e stelle.
Si
rincontrarono accanto al vecchio cancelletto arrugginito, Barry era arrivato
per prima mentre guardava Lucas arrancare stanco sul vialetto polveroso.
Stringeva sulla spalla destra la sacca beige, mentre sospirava, vistosamente
pensieroso.
-
E anche un’altra giornata è andata… - fece, aprendo il cancelletto, che rispose
cigolando.
Barry
lo richiuse e annuì. – E domani sarà proprio uguale a oggi.
-
Questo posto mi piace… ma è noioso.
-
Un sacco! – esclamò l’altro, alzando le mani al cielo. – Ogni giorno la stessa
storia, ogni giorno le stesse cose! In più è tornata Lucinda e ancora non siamo
riusciti a stare con lei!
-
Già… - disse l’altro, abbassando lo sguardo. – Ci servirebbe un po’ di tempo.
-
Tsk. Ci servirebbe che la signora
stesse meglio… Almeno torneremmo alla nostra vita.
Lucas
sorrise. – La nostra vita tranquilla…
-
No! La nostra vita in cui studiamo, usciamo, lottiamo coi Pokémon e giochiamo!
-
E mangiamo!
-
Mangiamo anche adesso…
-
Sì, ma non sul divano, mentre guardiamo la tv…
-
Sì! Proteam Omega! Non vediamo una
puntata di quell’anime da una settimana!
Lucas
annuì lentamente, mentre si avviavano verso il paese.
-
Già – fece. – Ma solo perché la vecchia signora sta male…
-
E non guarirà mai a questo punto! – urlò Barry, calciando spazientito un
ciottolo, che terminò in uno stagno poco lontano da lì.
-
Calmati – lo ammonì Lucas, più placido. – Vorrei poter fare qualcosa per farla
stare meglio… - fece poi, guardando l’amico di sempre che camminava davanti a
lui, ingobbito, mentre si fermava.
Un
soffio di vento portò con sé qualche goccia di pioggia. Lucas alzò il volto,
vedendo una grossa nuvola nera avvicinarsi, prima di fermarsi poco prima di
sbattere su Barry.
-
In realtà…
Si
voltò verso di lui, poi lo guardò come se avesse avuto l’idea della vita.
-
Cosa? – domandò confuso Lucas, mentre infilava il basco rosso.
Il
biondo sorrideva. Diede una pacca sulla spalla all’altro e annuì.
-
In realtà potresti. E ti costerà soltanto un nichelino.
Il
buio aveva raccolto ogni angolo del cielo, e un grosso lampione accanto al
vecchio Pozzo Memoria lo illuminava. I due gli si avvicinarono, poggiando le
mani sulla pietra fredda.
Barry
guardò Lucas, che annuì. Nella sua mano riluceva già il quartino che aveva
preso dal portamonete qualche secondo prima.
-
Sei pronto? – domandò Barry, sorridendo.
-
Non puoi farlo tu?
-
La moneta è tua e quindi lo fai tu! Poi che ci vorrà mai?! Basta esprimere un
desiderio! Che sarà mai?!
Lucas
guardava la moneta al centro della sua mano. Pareva bruciare.
-
Ma… e se poi sbaglio qualcosa e si avverasse il desiderio sbagliato?
Barry
sbuffò, portando le mani ai capelli e spalancando gli occhi.
-
Cazzo, Lucas! Ma come diamine potresti sbagliare una cosa così semplice?! Devi
esprimere un desiderio ad alta voce!
-
Sì… - titubò l’altro. – M-ma non è
meglio… provare?
-
E come?!
-
Con…
Il
ragazzo col basco poi si guardò attorno e spalancò gli occhi, quando vide un
sassolino.
Si
abbassò e lo raccolse.
-
Con questo! – esclamò.
Barry
lo guardava con sufficienza, poi gli occhi ambrati del ragazzo si poggiarono
sul sassolino.
-
E prova! Quante difficoltà inutili! Meriteresti una multa di un milione!
-
Fanculo tu è queste multe... Ne hai mai riscossa qualcuna?
-
No, ma è il mio sogno – sorrise l’altro. – Ora vai.
Lucas
annuì, quindi sospirò.
-
Allora… Pozzo dei desideri… io vorrei che… che la signora Miley guarisca…
stanotte. E poi lancio il sassolino – disse, e guardò la pietra che veniva
gettata oltre il bordo muschioso di mattoni del pozzo. Pochi secondi dopo
produsse un rumore profondo.
Lucas
guardò Barry, col volto appuntito, appoggiato con la spalla al montante di
ferro battuto della vecchia costruzione. Una folata di vento fece muovere il
secchio, che probabilmente non veniva usato da decine d’anni. Sentì poi il
cigolio del gancio che lo teneva.
La
ruggine stava mangiando lentamente il ferro.
-
Allora? Com’è andata? – chiese quello dai capelli scuri.
-
Beh, le prove generali sono andate abbastanza bene. La prima a quando, nei
teatri?
-
Smettila, coglione… - sbuffò Lucas.
-
Forse ci affitterebbero la cattedrale di Cuoripoli per qualche giorno. La gente
verrebbe a vedere la tua grande performance…
-
Smettila, ho detto.
-
Puoi andare, ora? – domandò Barry, spazientito.
-
Sì, posso andare… -. Lucas sbuffò e chiuse gli occhi, prima di prendere un bel
respiro. – Allora. Pozzo dei desideri… io… - poi si fermò. Si voltò verso
Barry, che annuì, come a dirgli di continuare. – Io vorrei che la signora Miley
guarisca stanotte…
-
Lancia la moneta.
-
Sì.
E
lo fece e, così come per il sassolino, anche la monetina produsse un suono
gutturale quando affondò nel pozzo. Il vento si alzò. I due si guardarono,
stava cominciando a piovere.
-
Ora? – domandò il più titubante tra i due, sistemandosi meglio il basco rosso
sui capelli.
-
Ora aspettiamo.
-
Vuoi venire a mangiare da me, stasera? La mamma ha preparato i daifuku.
Barry
annuì, felice. – I daifuku di tua madre sono i migliori.
E
s’incamminarono verso nord, guidati dalle luci gialle del paese.
*
Passarono
una serata piacevole.
I
due erano stanchi, ma ebbero comunque piacere nell’invitare Lucinda, quando la incontrarono
per strada, sulla via del ritorno.
- Daifuku, dici?
– chiese quella, sorridendo. – Quelli di
tua madre sono i migliori! Accetto volentieri.
Mangiarono,
trascorsero il loro tempo a giocare ai videogiochi e poi, a una certa ora,
Lucas si addormentò sul divano, seduto, perfettamente dritto.
Barry
e Lucinda sorrisero, gli scattarono una foto col cellulare e si ritirarono
nelle proprie case. Solo qualche ora più tardi la mamma del ragazzo lo svegliò
e lo lanciò nel letto.
Ma
si svegliò di buon mattino, come sempre.
Andò
in bagno, aprì la finestra e vide che quella notte vi fosse stata tempesta.
Ma
il sole splendeva di nuovo, sui campi di grano tutt’intorno a Flemminia.
Come
faceva ogni giorno, fece colazione col cellulare tra le mani, scorrendo la home
di Instagram e cliccando il cuore a qualsiasi post vedesse. Poi, una volta
autorizzato dall’orario, chiamava Barry.
-
…
Squillava.
-
…
-
Lucas…
-
Hai la voce assonnata. Stai dormendo ancora?
- Beh, sì. Stanotte ho
fatto le ore piccole.
-
Hehe, sì, con Lucinda. Bravo, il marpione.
- Eh? Ma che diamine
dici?! No, quando ce ne siamo andati da casa tua ci siamo salutati e poi ognuno
per la sua via… che diamine vai a pensare?! Dovrei farti una multa di mille
milioni!
-
Sarebbe un miliardo.
- Esatto. Mille
milioni!
-
Beh, signor mille milioni, credo sia arrivato il momento di sbrigarsi,
altrimenti la signora Miley…
- So che starà per
arrivarmi un cazziatone sia da te che dalla vecchiaccia ma giuro che non è una
scusa: ieri sera, quando sono tornato a casa, mia madre è caduta dallo
scaletto.
-
…
- Lucas?
-
Che ci faceva tua madre sullo scaletto?
- Prendeva qualcosa
sulla mensola alta, che ne so. In ogni caso si è spezzata la gamba in più punti
e…
-
Per Arceus, Barry, così sembra che tua madre si sia distrutta in mille pezzi.
Parli di lei come se fosse fatta di terracotta.
- Beh, terracotta o
meno io devo aiutarla, oggi. Ho tutte le faccende da fare, poi devo cucinare e…
-
Ho capito. Mi stai appendendo.
- Esattamente. Ma a
malincuore! Sai che mia madre è un sergente di ferro!
-
Beh, va beh. Se avessi bisogno chiamami.
- Sì, ma non
preoccuparti. Domani arriverà anche papà, a darmi una mano…
Lucas
spalancò gli occhi.
-
Wow. Palmer?
- Sì, mio padre è
proprio lui! -. Lo si percepì sorridere. – Gli farò vedere quanto sono migliorato coi
Pokémon e mi farò dare qualche consiglio!
-
Allora va bene. Ora vado, non voglio tardare.
- Tratta bene quel
Ponyta… ieri mi sembrava strano…
-
Sì, sì, lo tratterò bene. Ciao.
- Ciao, zuccone.
L’umidità
era ancora nell’aria, quando Lucas uscì di casa. Il basco ben saldo sulla
testa, la sciarpetta avvolta attorno al collo e il gilet caldo che lasciava
scoperte le braccia. Quelle erano aggredite dal freddo, ma tutto sommato a lui
non dispiaceva quel brivido.
Il
paese era ancora perlopiù rinchiuso nei letti, a quell’ora, e poche persone
giravano per le vie di Flemminia. Lì non vi erano facce poco raccomandabili,
tutti conoscevano tutti e ognuno lavorava per la comunità.
Una
bella realtà, dove la vita scorreva lenta.
S’invecchiava
bene, si cresceva coi propri ritmi.
Si
nasceva poco.
Sì,
perché i giovani tendevano a trovare lavoro nelle grandi città della regione,
Arenipoli e Cuoripoli su tutte. I pochi che rimanevano lì lo facevano per
l’amore della natura, per la tranquillità di quei silenzi pomeridiani, o per
qualche promessa fatta a qualcuno.
Lucas
personalmente stava bene lì, dove tutto scorreva con calma. Lì poteva passare i
pomeriggi in tutta calma, steso sull’erba a guardare le nuvole rincorrersi
stanche.
Poi
si addormentava.
E
in quel momento, con le primi luci bianche del sole mattutino, la sua voglia di
passare una giornata sotto i lavori forzati era ai minimi storici. Però doveva
farlo, neppure Barry quel mattino si era presentato e la cosa lo faceva sentire
in obbligo anche per lui. Difatti, una volta arrivato davanti al cancello della
Pensione, smontò la maschera assonnata per indossare il sorriso delle migliori
occasioni.
Ma
quando spinse il cancelletto, che cigolò proprio come la sera precedente,
quando l’avevano chiuso, fu però colto dalla sorpresa.
La
signora Miley, tracagnotta com’era, dalle guance rosse e grandi come mele
appena colte, stringeva un grosso forcone e raccoglieva la biada umida in
montoni più o meno grandi. I Ponyta mangiavano calmi, pascolavano tranquilli
mentre l’erba scricchiolava sotto gli stivaloni di gomma verde della donna in
salopette.
-
Oh... – disse Lucas, sorpreso di vedere la donna in piedi. Poi sorrise. – Sono
contento di vedere che stia meglio.
Fu
immediatamente dopo che ricordò del desiderio, della moneta e del pozzo. Annuì.
Funziona, pensò.
-
Lucas! – esclamò la vecchia Miley, stringendo il forcone tra le mani e
sorridendo. – Sono contenta di vederti! Ecco, ho dimenticato di avvisarti,
stanotte mi sono sentita meglio e… beh… - allargò il sorriso, mentre ciuffi
candidi le coprivano lo sguardo. – Ecco, insomma… tu e Barry avete finito!
Passate più tardi, preparerò una torta di pesche e ve ne darò una bella fetta!
-
Con piacere – annuì gioviale il ragazzo, portando la mano destra al copricapo.
– Arrivederci! E riguardi quel Ponyta, che non lo vedo per niente bene.
-
Oh, lo so! – esclamò l’altra. – Ma starà benone, tranquillo.
*
-
Sì, ora scendi, Lucinda, sono proprio davanti al Centro Pokémon.
Barry
attaccò, infilò il cellulare in tasca e sospirò, non riuscendo a smettere di
pensare alle parole di Lucas.
-
Ha funzionato… Abbiamo espresso il
desiderio e la vecchia Miley stamattina stava bene… ci ha addirittura invitati
a prendere una fetta di torta, oggi pomeriggio.
- Quindi il pozzo
funziona davvero?! Non ci posso credere!
- E neppure io ci
credo, a dire il vero... non vedo l’ora di dirlo a tutti!
- Macché! Ma stai zitto
e non fare stupidaggini!
- C-come?
- Questo deve essere un
segreto! Al massimo lo diremo a Lucinda!
- E perché a lei sì,
scusa?
- Perché… perché sì!
Ora ti lascio, che devo andare da mamma… Oggi pomeriggio ci sei?
- No. Voglio dormire.
- … Hai l’età per
distruggere il mondo. Davvero vuoi dormire?
- Sai, mio caro,
stamattina non sono rimasto nel letto, io…
- E neppure io! Mi hai
svegliato!
- Lasciamo perdere…
-
Oi, scusami per il ritardo – diceva Lucinda, apparendo oltre le porte
automatiche del Centro Pokémon. Dall’interno proveniva un gran vociare, e un
leggero pianoforte veniva suonato in diffusione.
Tutto
sparì quando le porte si chiusero, a mo’ di ghigliottina. Barry guardava la
ragazza con le braccia incrociate, e il solito volto impaziente.
-
Ce ne hai messo di tempo.
-
Dovevo finire di prepararmi. Dove vuoi portarmi?
-
Ti racconto tutto per strada.
Quel
pomeriggio Flemminia pareva un tantino più viva. Il sole splendeva sulle case
dai tetti verdi. Alcuni bambini s’inseguivano divertiti, e più in là due donne
passeggiavano stringendosi per mano, sorridenti. Lucinda inspirò profondamente,
annuì e si guardò intorno.
-
È proprio una bella giornata, oggi.
-
Già. Come vanno le ricerche? Bene, vero?
-
Sì – annuì lei. – Il Professor Rowan troverà interessanti alcuni dati che ho
raccolto.
-
Bene.
-
Ma dove stiamo andando?
Barry
sorrise a mezza bocca e voltò verso sinistra, immettendosi sulla via principale
del paese. Lì c’erano più persone. Gli occhi del ragazzo si poggiarono su di
una donna molto bella, dal cappello bianco a tesa larga, che guardava
silenziosa una vetrina. Indossava un abito molto elegante, dello stesso colore,
mantenendo con le unghie smaltate il grosso paio di occhiali neri.
-
Oi. Allora?
-
Al Pozzo Memoria – replicò l’altro, infilando una mano nella tasca. Il rumore
di due monetine catturò l’attenzione della ragazza. Si grattò la guancia,
sospirò. Sembrava confusa.
-
E perché?
-
Tra un’ora arriverà papà.
Lucinda
sorrise. – Palmer? Non lo vedo da tempo! Come sta?
-
Bene… lavora sempre! Però la mamma non sta bene e quindi lui ritorna qualche
giorno. E potrà valutare i miei progressi nella lotta!
-
Già. Ma questo non risponde al mio quesito…
-
Ecco, in questi giorni non ho avuto l’opportunità di allenarmi per…
-
Sì, la questione della vecchia Miley alla Pensione…
-
Sì, Miley alla Pensione. Ecco perché… - e poi si fermò. Si avvicinò a lei, come
se stesse per confidarle un segreto, prima di guardarsi attorno con fare
sospettoso.
-
Cosa? – chiese lei, a bassa voce.
-
Ecco perché esprimerò un desiderio al Pozzo Memoria…
Lucinda
si bloccò immediatamente, Barry lo fece pochi passi dopo.
-
Prego? – tuonò lei, col sopracciglio destro alzato.
-
Sì! Esprimendo questo desiderio mio padre sarà fiero di me!
Lucinda
sospirò e portò le mani ai fianchi. La gonnellina rosa a balze danzò sotto la
spinta di una brezza leggera.
-
Sei serio?
-
Sono sempre serio.
E
quelle parole la fecero alterare.
-
Davvero credi che quel pozzo possa esaudire un desiderio?! Che diamine blateri!
-
E non urlare! – ribatté quello, abbassandosi ancora e avvicinandosi a lei,
guardingo. - Ne abbiamo avuto la dimostrazione io e Lucas…
-
Cioè?
-
Cioè pioveva! – esclamò, in barba al rimprovero che aveva fatto all’amica. – E
dopo il desiderio non ha più piovuto!
La
ragazza portò una mano alla fronte, quindi sospirò.
-
Il meteo lo diceva da una settimana che i rovesci sarebbero terminati…
Barry
aggrottò la fronte, schiudendo leggermente le labbra. S’innervosì, le umettò e
annuì
-
Beh! Non è il meteo! È stato il pozzo!
-
Sono solo coincidenze… - sospirò ancora Lucinda.
-
E la vecchia Miley?! Ieri abbiamo espresso il desiderio di farla stare meglio e
stamattina puff! Guarita! Anche questa è una delle tue coincidenze?! – domandò quello, accompagnando l’ultima parola con
un movimento di dita.
-
Senti, Barry… Io credo a tutto ciò che possa essere dimostrato. Faccio studi,
ricerche… Sicuramente ci sarà una storia dietro quel vecchio pozzo, ma pensare
che possa esaudire dei desideri alla prima richiesta, beh, mi pare…
-
Ma che prima richiesta?! Lo paghiamo!
Quella
inarcò le sopracciglia.
-
Pardon?
Lui
diede uno schiaffo sulla propria coscia, facendo tintinnare le monete. –
Queste! Le monete! E smettila di urlare! – blaterò, prendendo la ragazza per il
polso e cominciando a tirarla verso l’ingresso sud del paese.
-
E non tirare! – sbraitò l’altra, strattonando la mano e liberandosi, ma
continuando a seguire l’amico. Lo vide voltare sulla destra e immettersi nel
percorso in terra battuta che portava alla Pensione di Miley, per poi deviare
subito dopo verso la strada alberata.
Pochi
metri dopo, il vento li accompagnò verso la vecchia costruzione. Tutt’intorno
la zona era desolata, l’erba alta attorniava i mattoni consunti e ingrigiti e
danzava spinta dal vento.
-
Siamo arrivati – sentenziò Barry.
-
Lo vedo.
Quello
si voltò e la fissò.
-
E mettici un po’ d’entusiasmo!
-
Senti…
-
Insomma! Ti ho appena rivelato un grande segreto! Dovresti esserne felice!
Lucinda
sbuffò.
-
Già… Forza, facciamo presto… ho molto da studiare.
-
Sì! Certo! Sarò velocissimo! – esclamò. Estrasse rapido la monetina e sospirò,
immobile. Lucinda continuava a guardarlo scettico, col berretto che le spingeva
la frangetta contro la fronte e il respiro greve. Lo vide sospirare e gettare
il quartino, con gli occhi spalancati e il sorriso largo sul volto.
-
Pozzo dei desideri! Io vorrei che i miei Pokémon siano i più forti di tutta
Flemminia!
E
lanciò il soldino.
Lucinda
incontrò il suo sguardo a metà strada, sbuffando.
-
Mi hai fatto perdere un casino di tempo per questa cosa?
Barry
annuì.
-
Vedrai! Domani i miei Pokémon saranno in grado di competere con quelli di
Corrado e Omar!
-
Mhm. Già. Andiamo?
Barry
camminava contento, qualche passo avanti alla ragazza, più morigerata e
dubbiosa.
-
La torta! – esclamò poi il biondo, voltandosi rapido. Vide l’altra sobbalzare,
poi sorrise.
-
E non farmi spaventare in questo modo! Che cosa, la torta?
-
Lucas ha detto che la signora della Pensione ha preparato una torta! Andiamo a
prenderne una fetta!
Lucinda
sbuffò e portò le mani ai fianchi.
-
Non credo sia il caso di andare a casa della gente a chiedere della torta. Non
è per niente buona educazione…
-
Ma che educazione e educazione! Ho pulito le stalle così a fondo che i Pokémon
avevano dimenticato come fosse fatto il pavimento! È quasi come se me la
dovesse, una fetta di torta.
-
Mhm…
-
Non ti vedo convinta.
-
Andiamo. Ma facciamo presto. Sta per diventare buio.
E
così fecero. Raggiunsero in pochi minuti la pensione, Barry aprì il cancelletto,
che come sempre rispose con un cigolio, e lo chiuse solo dopo che la ragazza fosse
entrata.
-
Comincia a far freddo – fece quella, stringendosi nelle spalle. Affondò il naso
nella sciarpetta rosa e avanzò. Barry la raggiunse, ancora elettrico, vedendo
in lontananza le luci del porticato. La Pensione era a una ventina di metri, e
grossi lampioni, dallo stelo sottile che terminava a palla, illuminavano il
loro passeggio. Lucinda aguzzò la vista, vedendo la porta della grossa fattoria
spalancata e un manipolo di persone raggruppate sulla destra, verso il piccolo
sentiero battuto che portava all’ingresso della stalla dei Ponyta, e mano a
mano che si avvicinavano il vociare, dapprima sommesso, diventava forte
chiacchiericcio.
-
Era piccolo, no? – sentivano.
-
Sì. Se non sbaglio l’ultimo arrivato.
-
Dannazione! – urlava qualcun altro.
I
due si guardarono per un attimo, poi aumentarono il passo e si ritrovarono
proprio alle spalle della vecchia Miley, accovacciata con le ginocchia sul
terreno umido, accanto a quello che pareva essere il cadavere di un Ponyta. Le
fiamme sul suo corpo erano totalmente spente, ma impressionanti erano gli
occhi, spalancati, neri e vacui, persi. La lingua era lunghissima, terminava in
una pozza di sangue, che usciva proprio dalla bocca.
Barry
spalancò gli occhi per poi distogliere lo sguardo, mentre Lucinda si limitò a
dire oddio e a voltarsi dall’altra
parte, impressionata dalla vista del Pokémon. L’odore era nauseabondo.
-
Signora… - fece il ragazzo, mettendo una mano sulla spalla della donna. Quella
alzò il volto, seria e dispiaciuta, e sospirò.
-
Non stava molto bene, Pepper…
-
Era il Ponyta giù di morale…
-
Sì. Lucas mi aveva di averlo visto strano ma…
-
Beh… Noi eravamo venuti per una fetta di torta ma…
-
Barry! – esclamò Lucinda, voltandosi, senza però guardare il Pokémon. – Ma ti
sembra il caso?! Ci scusi, signora. Ci spiace molto esser venuti a disturbarla!
Se ha bisogno di me o di Barry, o di Lucas, ci chiami pure! Siamo a sua
disposizione!
Parlò
velocemente, poi tirò lontano il ragazzo, fino a quando il cancelletto
cigolante non si chiuse alle loro spalle.
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