Buonsalve
a tutti.Oggi ho scritto una RedRed (Ruby X Fiammetta). Bah, in ogni
caso fatemi sapere. Piccola comunicazione, per le storie di Rachel
bisognerà aspettare un po'!
“Rossa come il fuoco. Era anche calda come il fuoco, io me la ricordo. Ed era la donna più bella che avessi mai visto, oggettivamente parlando. Non è importante il fatto che io abbia potuto amare altre donne nella mia vita, ma resta il fatto che i suoi occhi ardevano e che io prendevo fuoco grazie alle scintille che provocava quando le sue labbra schioccavano un bacio da lontano.
Ed il suo sorriso, quel sorriso così vivo, così pieno di vita, era in grado di farmi avvampare e sciogliere.”
Ruby rifletteva e pensava ad alta voce a qualcosa che non c’era. Fiammetta, la Capopalestra di Cuordilava, un bellezza più unica che rara.
E poco importava se erano passati più di dieci anni dall’ultima volta che l’aveva vista; la sua ammirazione era stata un crescendo continuo, tanto che spesso aveva pensato di lasciar perdere tutto e presentarsi da lei, con la faccia tosta e la sfacciataggine di chi sa quanto vale, di chi è sicuro di ciò che vuole dalla vita.
Ora era diventato un uomo, e lei una donna. Ed immaginava già il calore della sua pelle, l’odore dei suoi capelli, il colore dei suoi occhi.
Rossi, proprio come i suoi.
Forse avrebbe dovuto perder meno tempo, in dieci anni aveva lavorato su sé stesso per riuscire a trovare il coraggio di diventare grande, e prendersi la responsabilità di fare una domanda, di stringere una mano, di provare a dare un bacio.
Ruby sapeva che lei volesse.
E quindi non c’era più niente da fare, lui sarebbe partito per Cuordilava, avrebbe dapprima gentilmente bussato alla porta della sua Palestra e semmai non l’avessero fatto entrare lui avrebbe usato la forza.
“Al cuor non si comanda” pensava, ed era vero. Tuttavia si comandano i gesti, i movimenti, i pensieri.
Cuordilava era rimasta totalmente identica, intatta, immutata nel cellophan. L'inverno lì era solo un'opinione, in quanto la temperatura costante di quel posto, almeno in quella stagione, era di venti gradi.
Il Monte Camino vegliava severo sulle casette dai tetti neri, ed in piazza tre ragazzini giocavano col pallone davanti alla fontana.
Il sole donava luce bianca, probabilmente le nuvole avrebbero fatto incetta del cielo molto presto.
I passi di Ruby si susseguivano come formiche di una colonia. Adesso però erano passi più sicuri, maturi, consapevoli.
Era diventato un allenatore, suo malgrado; aveva raggiunto gli obiettivi che si era prefissato, aveva dimenticato Sapphire e le delusioni che aveva avuto vivendo con lei, con il pensiero costante a quella bellissima donna dai capelli rossi, legati in alto sulla testa.
Arrivò fuori la palestra. Note dolci di musica e risate fuoriuscivano e la porta era semischiusa.
La aprì il tanto che bastava per guardarvi dentro: tutto era rimasto identico, stesso tetto in legno, stesse mattonelle verdi, stesse nuvole di vapore che si accumulavano in alto, stessa temperatura.
Quella, sorrise Ruby, dipendeva da Fiammetta, e lo sapeva.
Al centro della sala c'era lei. Rideva e ballava. Ballava da sola, si divertiva.
Era chiaro che fosse diventata una donna. I segni del tempo erano stati clementi con lei, sembrava ancora la ragazza appena sopra i vent'anni di dieci anni prima.
Indossava un abito lungo, color crema. I fianchi erano leggermente più larghi, i seni erano rimasti prosperosi. Un paio di ballerine dello stesso colore si muovevano in corrispondenza dei suoi passi.
Il suo sorriso era lo stesso, come anche lo sguardo, rosso e vivo.
I capelli erano sciolti, e lunghe ciocche color magenta scivolavano sulle sue spalle.
Era bellissima.
Il suo cuore si era sintonizzato su quella frequenza. Doveva assolutamente averla per sé, ottenere il diritto di poterla stringere al petto, e baciare quelle labbra esplosive e sorridenti.
"Ti amo..." sussurrò, sorridendo. Lei non lo aveva sentito, e continuava a ballare su quelle note gioiose.
Aprì un altro po' la porta e raccolse il coraggio a due mani, quindi la spalancò, decidendo di fare il suo ingresso lì.
"Permesso" fece, sorridendo. Fiammetta dapprima fermò la sua danza, sorpresa, quindi sorrise.
"Oh. Ruby! Sono anni che non ti vedo"
Il volto di Ruby però rimase contrito.
Accanto a lei c'era un uomo, della sua età, con in braccio una bambina di più o meno tre anni, dagli occhi rossi e dai capelli color magenta.
D'improvviso un rumore sordo gli fece comprendere che il suo cuore era spezzato. L'occasione che aveva avuto era andata via, spezzata. Aveva aspettato troppo tempo, ed un uomo più fortunato le era entrato nel cuore, sloggiando i suoi ricordi come libri vecchi e stracci sporchi.
Si sentiva perso. Atterrito.
L'unica cosa che voleva era sparire. Andare via, lontano, e dimenticare tutto.
"Che ci fai da queste parti?"
"Ero... Ero venuto a fare un saluto. Ma ora vado. Vado subito".
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“Rossa come il fuoco. Era anche calda come il fuoco, io me la ricordo. Ed era la donna più bella che avessi mai visto, oggettivamente parlando. Non è importante il fatto che io abbia potuto amare altre donne nella mia vita, ma resta il fatto che i suoi occhi ardevano e che io prendevo fuoco grazie alle scintille che provocava quando le sue labbra schioccavano un bacio da lontano.
Ed il suo sorriso, quel sorriso così vivo, così pieno di vita, era in grado di farmi avvampare e sciogliere.”
Ruby rifletteva e pensava ad alta voce a qualcosa che non c’era. Fiammetta, la Capopalestra di Cuordilava, un bellezza più unica che rara.
E poco importava se erano passati più di dieci anni dall’ultima volta che l’aveva vista; la sua ammirazione era stata un crescendo continuo, tanto che spesso aveva pensato di lasciar perdere tutto e presentarsi da lei, con la faccia tosta e la sfacciataggine di chi sa quanto vale, di chi è sicuro di ciò che vuole dalla vita.
Ora era diventato un uomo, e lei una donna. Ed immaginava già il calore della sua pelle, l’odore dei suoi capelli, il colore dei suoi occhi.
Rossi, proprio come i suoi.
Forse avrebbe dovuto perder meno tempo, in dieci anni aveva lavorato su sé stesso per riuscire a trovare il coraggio di diventare grande, e prendersi la responsabilità di fare una domanda, di stringere una mano, di provare a dare un bacio.
Ruby sapeva che lei volesse.
E quindi non c’era più niente da fare, lui sarebbe partito per Cuordilava, avrebbe dapprima gentilmente bussato alla porta della sua Palestra e semmai non l’avessero fatto entrare lui avrebbe usato la forza.
“Al cuor non si comanda” pensava, ed era vero. Tuttavia si comandano i gesti, i movimenti, i pensieri.
Cuordilava era rimasta totalmente identica, intatta, immutata nel cellophan. L'inverno lì era solo un'opinione, in quanto la temperatura costante di quel posto, almeno in quella stagione, era di venti gradi.
Il Monte Camino vegliava severo sulle casette dai tetti neri, ed in piazza tre ragazzini giocavano col pallone davanti alla fontana.
Il sole donava luce bianca, probabilmente le nuvole avrebbero fatto incetta del cielo molto presto.
I passi di Ruby si susseguivano come formiche di una colonia. Adesso però erano passi più sicuri, maturi, consapevoli.
Era diventato un allenatore, suo malgrado; aveva raggiunto gli obiettivi che si era prefissato, aveva dimenticato Sapphire e le delusioni che aveva avuto vivendo con lei, con il pensiero costante a quella bellissima donna dai capelli rossi, legati in alto sulla testa.
Arrivò fuori la palestra. Note dolci di musica e risate fuoriuscivano e la porta era semischiusa.
La aprì il tanto che bastava per guardarvi dentro: tutto era rimasto identico, stesso tetto in legno, stesse mattonelle verdi, stesse nuvole di vapore che si accumulavano in alto, stessa temperatura.
Quella, sorrise Ruby, dipendeva da Fiammetta, e lo sapeva.
Al centro della sala c'era lei. Rideva e ballava. Ballava da sola, si divertiva.
Era chiaro che fosse diventata una donna. I segni del tempo erano stati clementi con lei, sembrava ancora la ragazza appena sopra i vent'anni di dieci anni prima.
Indossava un abito lungo, color crema. I fianchi erano leggermente più larghi, i seni erano rimasti prosperosi. Un paio di ballerine dello stesso colore si muovevano in corrispondenza dei suoi passi.
Il suo sorriso era lo stesso, come anche lo sguardo, rosso e vivo.
I capelli erano sciolti, e lunghe ciocche color magenta scivolavano sulle sue spalle.
Era bellissima.
Il suo cuore si era sintonizzato su quella frequenza. Doveva assolutamente averla per sé, ottenere il diritto di poterla stringere al petto, e baciare quelle labbra esplosive e sorridenti.
"Ti amo..." sussurrò, sorridendo. Lei non lo aveva sentito, e continuava a ballare su quelle note gioiose.
Aprì un altro po' la porta e raccolse il coraggio a due mani, quindi la spalancò, decidendo di fare il suo ingresso lì.
"Permesso" fece, sorridendo. Fiammetta dapprima fermò la sua danza, sorpresa, quindi sorrise.
"Oh. Ruby! Sono anni che non ti vedo"
Il volto di Ruby però rimase contrito.
Accanto a lei c'era un uomo, della sua età, con in braccio una bambina di più o meno tre anni, dagli occhi rossi e dai capelli color magenta.
D'improvviso un rumore sordo gli fece comprendere che il suo cuore era spezzato. L'occasione che aveva avuto era andata via, spezzata. Aveva aspettato troppo tempo, ed un uomo più fortunato le era entrato nel cuore, sloggiando i suoi ricordi come libri vecchi e stracci sporchi.
Si sentiva perso. Atterrito.
L'unica cosa che voleva era sparire. Andare via, lontano, e dimenticare tutto.
"Che ci fai da queste parti?"
"Ero... Ero venuto a fare un saluto. Ma ora vado. Vado subito".
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