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Capitolo Diciassettesimo - 17

Ave a tutti. Nuovo capitolo di Hoenn's Crysis oggi.
Scrollate più giù, Barks ci ha regalato un frammento.

Go!


Esci da questo corpo


"Se il buongiorno si vede dal mattino torniamo a dormire... Ci sveglieremo quando questo tempaccio sarà andato via" fece Martino, sospirando con la fronte poggiata al vetro della finestra. Albanova era macchiata da pozzanghere nere, che riflettevano il colore di quelle nuvole iraconde.
Fiammetta gli si avvicinò, spostandolo delicatamente, sovrappensiero.
"Già. Il tempo non è buono. Chris, dov'è Silver?"
"Non lo so". La voce di Crystal era compressa. Era seduta sul letto, con le spalle poggiate allo schienale rivestito e le gambe piegate al petto.
"Tutto bene?"
"Non ho riposato al meglio. Sono stanca..."
"Beh, mi spiace. Oggi ci avvieremo verso Ciclamipoli, per poi avvicinarci a Forestopoli. Magari Alice ha notizie di Groudon"
"Basta contattarla con l'Holovox. Andare fino a Forestopoli per fare una domanda è da folli. Non siamo più nel medioevo. Semplifica, sorella" intervenne in gamba tesa Martino.
"Tu zitto"
"Ha ragione" appoggiò l'altra. "La chiameremo dopo"
Erano le nove, quella mattina se l'erano presa comoda, aspettando con calma che spiovesse, ma sarebbero dovuti essere in marcia già da un paio d'ore. Ristagnavano al buio, immobili, piccoli pipistrelli impotenti in quella grotta, mentre un rumore di passi sul parquet lucido della casa di Birch li raggiunse.
La porta si aprì, Silver entrò, accendendo la luce.
"Bluruvia è sott'acqua. Non esiste più."
"Eh?!" esclamò Fiammetta. Sul palcoscenico del suo volto terrore e sorpresa si dividevano la platea. "E Rudi?! Come sta Rudi?!"
"Non ho idea di chi sia"
"È il Capopalestra di Bluruvia! Insomma!"
"Fiammetta, non lo so."
Gli occhi vermigli della donna si riempirono di calde lacrime. Crystal si alzò dal letto, avvicinandosi a lei e stringendola in un abbraccio.
"Forza. Vedrai che starà bene"
Martino fissava Silver. Il suo volto era solido, nessuna emozione traspariva da quegli occhi argentei. I pugni erano chiusi e le braccia conserte davanti al petto, in una sorta di chiusura al mondo.
"Dovremmo andare."
"Dobbiamo andare a Bluruvia! Dobbiamo controllare che Rudi sia vivo!" urlava Fiammetta.
"Bluruvia non esiste più, Fiammetta. Perderemo solo tempo, che dovremmo sfruttare per catturare Groudon."
"È stato Groudon a causare l'affondamento dell'isola?" chiese Crystal. Tutti gli sguardi erano puntati come riflettori su Silver.
"L'isola non è affondata. Un'onda anomala l'ha sommersa. Pochi sopravvissuti, tutti i presenti nel Palazzo di Cristallo"
"Che cos'è il Palazzo di Cristallo?" domandò l'altra ragazza di Johto. Fiammetta si prese la libertà di rispondere, cercando di calmare il pianto ed il singhiozzo.
"I-Il Pa-palazzo di Cri-stallo è... è un enorme... un enorme palazzo pieno di vetrate"
"Si trova a Bluruvia?"
Silver annuì. "Hanno già mandato i soccorsi per liberare quelle persone."
"Un problema in meno"
"Non proprio" fece Martino. "Ora c'è un'incognita. Un'onda anomala, qui ad Hoenn può essere provocata da più cause. Una di queste è sicuramente Groudon. Insomma, un terremoto nelle zone marine causerebbe la subduzione e la conseguente sovrapposizione delle placche oceaniche su cui la regione, di natura vulcanica, si appoggia. Ciò sposterebbe una grande quantità d'acqua in diverse direzioni, creando appunto un'onda anomala."
Crystal annuì, sorpresa. "Non ti facevo così preparato su queste cose"
"Sono un Ranger e so il fatto mio. La questione è che ad Hoenn dorme Kyogre, il potentissimo rivale di Groudon."
Silver sospirò, poi prese parola. "Ha ragione. Lui controlla i mari. Non vorrei che l'assidua attività di Groudon possa aver compromesso il riposo di Kyogre. Dovremmo catturare due Pokémon in quel caso"
"Non riusciamo a prendere Groudon, figurarsi Kyogre"
Birch entrò in stanza. Il suo sguardo era contemporaneamente stanco e scosso. Guardò subito Fiammetta, sedutasi sul suo letto.
"Rudi non si trova." esordì.
Fiammetta strinse i pugni ed abbassò il capo. Si morse un labbro, così forte che le sembrò quasi di non sentire più il dolore. Dallo zigomo destro cadde una lacrima, quindi un sospiro le pulì l'animo.
"Bene. Questo deve servirci da monito e carburante. Dobbiamo far presto, o altre persone moriranno."
"Dovreste cercare di attirare Groudon"
"E Kyogre" aggiunse Martino.
"Sì" annuì Birch. "Probabilmente quella è opera sua. In ogni caso dovete fare in modo che vengano da voi"
"Cosa potremmo fare?" chiese Crystal.
"Beh, so che Sapphire utilizzò delle particolari sfere per controllarli. Magari potreste fare lo stesso"
"Dove si trovano?"
"Non lo so. Ma anche nel caso le troviate mantenete la calma. Bisogna fare attenzione, sono pericolose"
"Urge mettersi in contatto con Alice" concluse Fiammetta.

"Come sta?" domandò Marina, a braccia conserte. La sciarpa era ben stretta attorno al collo, baciandone la pelle con la sua morbidezza. Il suo sguardo si abbassò preoccupato su Gold, steso nel letto di quella piccola stanza. Un lettino ad una piazza stava tra due finestre. Sulla sinistra c’era il comodino, quindi di fronte un grande armadio.
A destra, sulla parete, c’era una scrivania. Ester vi era seduta silenziosa, dando le spalle ai presenti mentre armeggiava con pozioni e strani miscugli da strega.
Marina non riusciva a non pensare all’accaduto. Fuori pioveva ancora, ma il suo respiro era secco ed arido, come se stesse per esalare gli ultimi fiati della sua vita, anche se fin troppo bene.
Negli occhi ancora lo sguardo sadico e pazzo di Xander.
Nella tranquillità che dimostrava riusciva lo stesso a diventare totalmente folle, e questa cosa la turbava. Se era riuscito a celare così bene la rabbia, probabilmente lo avrebbe potuto fare chiunque.
Rivalutò il mondo per quel che era: uno sporco, lurido, putrido antro, in cui viviamo come pipistrelli vampiri, pronti a scattare sulla preda non appena essa entri in casa nostra per errore.
L’umanità e le sue beghe.
Il suo sguardo era ancora fisso su Gold. Era stato liberato dalla felpa nera, ed ora il freddo dicembrino svegliatosi quella mattina gli poggiava direttamente su petto e torace.
I capelli erano spettinati, come sempre, forse un po’ di più. Non riusciva a respirare con regolarità, difatti il suo volto pareva contrito e di tanto in tanto acute fitte di dolore lo costringevano a stringere pugni e denti nonostante la totale incoscienza.
“Soffre” osservò il Ranger.
“È stato vittima di un attacco Maledizione” sospirò il Superquattro, voltandosi per un istante.
Ester era una donna piccolina, di poco oltre il metro e sessanta. Aveva qualche anno sopra i trenta, ma il suo viso era quello di una diciottenne. La carnagione olivastra mal si accostava a quel temporale grigio. Era dicembre, e in inverno indossava maglioncini a collo alto e pantaloni aderenti. Quel giorno il pezzo di sopra era un comodo maglioncino di lana azzurro appoggiato sulla sua pelle morbida.
Nonostante la capigliatura a maschietto era parecchio femminile. I capelli neri erano spettinati, alti sulla testa, che mettevano in risalto collo e volto, ma in particolare i due grandi occhi, di quel blu così profondo.
Ester si voltò di nuovo a lavorare su polveri particolari e piante violacee, e Adriano sospirò, seduto su di una sedia accanto alla porta, di fronte al letto.
“Di solito gli attacchi dei Pokémon sono diretti verso altri Pokémon. Questo però no…” sbuffò il Campione della Lega. “Sono scorretti e senza regole, e ce ne siamo accorti da come hanno ridotto Porto Alghepoli”
“Io sono accorsa subito qui quando ho saputo che la mia città era sotto attacco” spiegò Ester. “Ma quando sono arrivata era già tutto finito, tutto fermo. Avevate già sgomberato la zona”.
“La questione è che è un attacco premeditato!” esclamò a metà tra la rabbia e la sorpresa Adriano. “Non è una mossa che puoi evitare; Gold non è stato colpito per errore, era lui il destinatario. E questa cosa ci fa capire chi abbiamo di fronte”
“Lo so. Purtroppo non è la prima volta che vedo una cosa del genere…”
“Tra quanto tempo è pronto questo rimedio, Ester?” domandò Marina, sedutasi ai piedi del letto, delicatamente, per non dare fastidio al ragazzo.
“Pochi minuti ancora”
“In tal caso scusatemi qualche minuto…”
“Prego” sorrise Adriano.
Marina aprì la porta della stanzetta e si ritrovò in un piccolo corridoio, con le mura ricoperte di carta da parati a tematiche floreali, ingiallita e spenta. I lampadari polverosi donavano una luce bassa, che creava ombre e dubbi nella testa di chi calpestava la morbida moquette sul pavimento.
Marina puntò l’Holovox verso il volto, quindi premette un tasto; pochi secondi dopo la figura di un altro Ranger apparve in ologramma.
“Qui Pokémon Ranger Martino” sentì dall’altra parte.
“Sono Marina”
“Aspetta, il segnale è disturbato. La pioggia modifica la tua immagine”
“Io ti vedo”
“Ok. Anche io. Sei arrivata ad Hoenn?”
“Sì, sono a Porto Alghepoli, ma probabilmente dovrò starci ancora, forse un giorno”
“Che è successo?”
“Uno strano gruppo di persone ha attaccato Porto Alghepoli utilizzando armi e Pokémon”
“Addirittura armi?!”
“Sì, ma armi bianche… Siamo intervenuti io e Gold e…”
“Gold?! Sei con Gold?!” esclamò Martino, contrariato.
“Sì, l’ho beccato al Porto di Olivinopoli”
“E non l’hai ammazzato?!”
Marina sorrise. “Ero quasi riuscito a disarcionarlo da Togebo, ma…”
“E che cavolo sarebbe un Togebo?!”
“Il suo Togekiss”
“Che razza di nome è?!”
“Comunque non volevo fargli del male…”
“Sei stata troppo buona… Almeno gli hai ricordato quello che ti ha fatto?!”
“Zitto, testone! Andiamo avanti, ci sono cose più importanti!”
“Cambiamo discorso, va’… Come mai dovrai sostare un giorno in più a Porto Alghepoli?”
“Gold è stato maledetto da uno di quei brutti ceffi e ora si trova in un letto, sofferente”
“Maledizione, eh? Meglio… Anche se attaccare un umano con dei Pokémon è scorretto assai… Si direbbe opera di uno dei due guastafeste…”
“Li avete incontrati?!”
“Io no, ma Silver e Crystal sì ed anche Fiammetta. In ogni caso sembrano l’ebola… Non ti si staccano più da dosso finché non li debelli”
“Sei con i due Dexholder?”
“Già. Con me c’è anche Fiammetta Moore, ex Capopalestra di Cuordilava”
“Dove siete?”
“Siamo appena usciti da casa del Professor Birch”
“E dove sta?!”
“Albanova…”
“Bene… siamo dalla parte opposta di Hoenn…”


“Che succede?” chiese Crystal, mentre cercava di evitare le pozzanghere profonde e nere createsi per via della pioggia di quel mattino.
Non era un vero e proprio acquazzone, era piuttosto quella pioggerella fine, fredda. La temperatura era scesa parecchio quel giorno. Silver camminava silenzioso in avanti, avvolto nella sua sciarpa, con il giaccone ben chiuso.
“Martino! Chi è?!” chiese ancora la ragazza.
“Lei è Marina, l’altro Ranger che doveva raggiungere Hoenn”
“Ciao Marina”
“Sì, ciao Crystal, piacere. In ogni caso Gold sta per essere medicato da Ester, ma non so se ci saranno tempi di recupero più o meno brevi, quindi il giorno che ho menzionato prima è relativo e poco indicativo”
“Medicato?! Gold?! È con te?!” esclamò forte la ragazza. Silver si fermò, girandosi verso la ragazza. Poochyena, che camminava accanto all'allenatore, prese ad annusare in giro.
"Sì... Diciamo che non sta molto bene..."
"Che ha?!"
"Crystal, calmati... Niente di che, se ne sta occupando Marina, tu stai tranquilla" fece Martino. "Beh, ora è il caso di chiudere il collegamento. Noi raggiungeremo Ciclamipoli entro stasera"
"Ottimo. Mi farò viva non appena Gold si sveglierà"
"Cosa?! Che succede a Gold?! Perché dorme?!"
"Ciao Marina, ciao...". Martino concluse il collegamento e poi guardò accigliato Chris. "Ma che diamine ti prende?!"
Silver s'inserì velenoso. "Non lo vedi? Si preoccupa per Gold. Teme che senza di lui non riusciremmo a fermare Groudon"
Crystal rimase sgomenta, giusto un attimo, prima di esplodere rabbiosa. "Ma che ti dice la testa?! Sei anche geloso?! Gold è un nostro amico! È importante per me sapere che stia bene!"
Silver avrebbe voluto investirla con parole al vetriolo, ma si limitò a sospirare e a ringhiargli contro nella sua testa. Quel sentimento che provava nei suoi confronti, quella voglia di starle accanto, era tutto svanito nel nulla, come il respiro fumoso di una giornata d’inverno.

Ester si alzò dalla sedia ed andò verso il letto.
Marina era seduta accanto a lui, mentre gli stringeva la mano e gli premeva una pezza umida sulla fronte.
Gold si era risvegliato, era cosciente.
“Porco mondo, Marina... Che mi hai fatto?” chiese non appena sveglio, suscitando in lei il sorriso.
“La prossima volta impari a dire che sono l’antisesso”
“Stronza...” ghignò lui, tossendo, per poi sputare sangue ed urlare di dolore.
Poi si era calmato, ma lo stesso il dolore atroce che lo martoriava lo stava portando all’autodistruzione.
“È pronto” annunciò Ester.
Adriano era davanti alla finestra con le mani dietro la schiena, congiunte. Guardava dritto, guardava davanti, mentre la pioggia aveva ripreso a battere radente sul suolo dilaniato dal sangue e dai vetri rotti di Porto Alghepoli. Alle parole di Ester si voltò, per assistere.
“Gold, allora...”
Il ragazzo aprì gli occhi lentamente, quindi vide la sua interlocutrice e sorrise come un ebete.
“Paradiso?”
“No, Gold, io sono Ester, Superquattro della Lega di Hoenn, e tu stai per morire”
“Ah, ottimo...”
“Sei stato colpito da un attacco Maledizione” fece Marina.
“Per levare da te questa maledizione dovrò applicare una pressione al tuo torace, che risulterà dolorosa. Tu non mollare però”
“Io non mollo mai...”
“Buono a sapersi. Marina, bloccagli i piedi”
Gold spalancò gli occhi. Vide Marina sedersi letteralmente sulle sue gambe, rendendogli impossibile il movimento.
“Pesi” fece quello.
“Smettila”.
“Adriano” lo chiamò Ester. “Bloccagli le spalle”.
L’uomo sospirò, dando un ultimo e trascinato sguardo alla città, per poi porre le sue grandi mani sulle spalle del ragazzo.
Ester poi gli salì a cavalcioni sullo stomaco, facendolo sorridere. “Hey... Non ci conosciamo nemmeno...”. La sua voce era flebile, breve, quasi inesistente.
“Dobbiamo fare presto. Mi raccomando ragazzi. Gold...” Ester prese uno straccio che aveva preparato precedentemente e lo mise in bocca al ragazzo. “... mordi questo”.
Pose una mano al centro del torace del giovane, quindi vi pose l’altra mano sopra ed esercitò una leggera pressione. Gold strinse i denti e gli occhi. Il dolore era forte.
“Bene. Pronto?!”
Ester premette forte sul suo petto ed il dolore si espanse per tutto il corpo. Gli occhi del ragazzo si spalancarono e le braccia presero a tremare. Il suo istinto primordiale fu quello di prendere Ester e sbatterla contro la parete di fronte, ma Adriano gli bloccava le spalle. Avrebbe scalciato, ma Marina gli impediva di fare anche quello.
“Forza, Gold!” urlò Ester, strappandogli il canovaccio da bocca. Il ragazzo prese ad urlare con tutte le forze che gli rimanevano.
“Tieni la bocca aperta!”
Gold ascoltò la donna, e poco a poco vide del fumo nero addensarsi e fuoriuscire da lui.
“Ecco qua... Forza”
La pressione sul petto diventava sempre più forte e, dal punto di vista di Gold, dolorosa. Quel fumo nero saliva in aria e si addensava sul soffitto, cercando spazio per salire.
Il ragazzo era solo dannatamente spaventato; ormai non urlava neppure. Guardava con terrore ciò che stava uscendo dal suo corpo, mentre il dolore gli pulsava nelle tempie.
“Si... si sente proprio una massa... Si muove qui, nel tuo petto”
“Levala!” urlava lui.
“Non parlare!”
“Gold, ascolta Ester” faceva Adriano, spingendogli le spalle contro il materasso.
In quel momento sentiva come se stesse vomitando l’anima. Certo, un’anima malvagia. Tirava con sé la paura del giovane e tanto dolore. Gold si sentiva come paralizzato, stava per esplodere, per arrivare al limite, il suo cuore stava per scoppiare.
E poi Ester sospirò.
“Ecco fatto”. La donna scese dal suo corpo, quindi fece cenno agli altri due di lasciarlo andare. Marina subito prese il canovaccio che il ragazzo stringeva tra i denti e pulì il sangue che era uscito a rivoli dalle sue labbra.
“Come stai?” chiese lei.
Gold non rispondeva, si limitava solo ad ansimare con gli occhi spalancati.
Ester raggiunse poco dopo il ragazzo, e gli pose un sacchetto piccolino di velluto sul petto con una cordicella.
“Fanne una collana, Gold, e tienila sempre con te. Purtroppo lo spirito che ti ha maledetto non è totalmente uscito dal tuo corpo, ma è nettamente più debole. Il composto che c’è qui ti permetterà di catturarlo e bloccarlo. Mi raccomando, non permettere mai che il sacchetto si rompa o che si apra. In tal caso lo spirito uscirà fuori e nessuno sa come agirà”.
Gold si calmò. Marina gli passò la cordicella attorno al collo per poi preparargli fare un nodo; la collana era sul suo petto.
Adriano sospirò, sollevato. Vide Ester far uscire il suo Shuppet nella stanza, che prontamente andò a divorare quel fumo nero e cattivo.

Poochyena abbaiava. Erano a metà strada tra Albanova e Solarosa. La natura tutt’intorno era rigogliosa e dalle foglie degli alberi pendevano le gocce di pioggia catturate dalla mano verde del bosco.
Fiammetta camminava davanti agli altri; era silenziosa come non mai. Nella sua testa vorticavano i pensieri sulla morte di un caro amico, su tutta la situazione e sul fatto che solo la fiammella di una candela, molto ma molto corta, stesse alimentando e riscaldando la sua speranza di salvare Hoenn, per evitare altri spargimenti di sangue. Voleva solo rimanere a rimestarsi nei suoi pensieri, impastata nel dolore. Già Petra, poi Rudi. Erano andati via.
Quei due si amavano.
Poi con una capriola mentale la sua testa la portò ad analizzare la composizione di quel gruppo che si era andato a creare.
C’era Crystal, che era il fulcro centrale di tutto. Lei aveva le capacità per catturare Groudon e la preparazione per farlo. La ragazza di Johto sembrava molto ligia al dovere ma sembrava sorpresa e deliziata dai luoghi di Hoenn, sebbene parzialmente distrutti. La natura di Hoenn, così forte e rigogliosa la faceva stare bene.
Poi c’era Silver, il tenebroso e silenzioso ragazzo dai capelli fulvi. Era stato lui a salvare lei e Jarica, la sua piccola sorellina, dalla colata lavica del Monte Camino, a Cuordilava. Era forte, agile, intelligente, astuto. Quel giorno però sembrava parecchio turbato da qualcosa, anche se non era in grado di capire cosa fosse. Senza Silver non avrebbero avuto un giusto scudo dagli attacchi del Team Magma.
C’era anche quel testone di Martino. Certo, infantile e quant’altro ma il ragazzo ci sapeva fare con lo Styler, lo aveva dimostrato nell’occasione del Bosco Petalo, quando salvarono il piccolo Curtis dalle grinfie dei Pokémon Coleottero. La Lega di Hoenn aveva contattato l’Associazione Ranger di Oblivia chiedendo due specialisti; se lui era uno dei due un motivo ci doveva essere.
Infine c’era lei. Era una Capopalestra. Aveva un forte temperamento e motivazioni da vendere; la sua testa era dura come non molte, ed il fatto che suo nonno fosse stato un grande Capopalestra le dava ancora più stimoli a fare meglio.
Tuttavia non era una delle allenatrici più eccelse presenti nella Lega di Hoenn, ed il suo fare competitivo le faceva pesare altamente questa cosa.
Lei soffriva per questo e intanto le voci su di lei si susseguivano come fari sull’autostrada.
“Non la vedi? È buona per le passerelle, non per le Palestre”
“Sicuramente l’avrà data a Rocco o a qualche altro componente della Lega per stare lì”
“Quella deve ringraziare soltanto che suo nonno l’abbia raccomandata per la sua successione. Ha avuto un calcio così forte che le fa ancora male il sedere”
Tutto condito da risa di scherno. Lei non era assolutamente tipo da abbattersi e, levando la corruzione sessuale, tutte quelle accuse infondate si rivelavano essere tarli nella sua testa.
Si chiedeva se effettivamente non fosse stata dov’era stata per via di suo nonno, o del suo aspetto.
Fu Poochyena a risvegliarla da quelle turbe mentali. Abbaiava troppo concitatamente per essere ignorato.
"Poochyena, che c'è?" chiese la rossa, guardandosi attorno.
Silver si voltò dopo l'ultima e fulminante occhiata rancorosa a Crystal, quindi spalancò gli occhi.
Il terreno stava gradualmente cedendo in una frana spaventosa. La depressione del pavimento boschivo interessava tutta la zona dove i ragazzi camminavano, colpendo poveri ed ignari alberi, lì da Dio solo sapeva quanto tempo, che si ritrovavano a cadere in quella voragine.
"Che succede?!" esclamò Crystal.
"È Groudon! È pochi metri qui sotto!” Martino analizzò velocemente la situazione.
“Poochyena, rientra!” fece invece Silver.
Pochi secondi dopo un forte terremoto scosse il terreno sotto i loro piedi. Fiammetta cadde per terra, ma alla vista delle creste rossicce che cominciavano a fuoriuscire dal cratere ai loro piedi cominciò ad indietreggiare velocemente. Il calore aumentò velocemente, magma incandescente e gas sulfurei si facevano largo verso l’alto, mentre le gocce di pioggia si trasformavano in vapore acqueo a pochi metri dalla grossa depressione nel terreno.
Il magma era denso, ed i gas cercavano di farsi strada attraverso di esso formando enormi bolle che, una volta scoppiate, rilasciavano fumi dall’odore pungente.
Tuttavia la loro attenzione fu catturata da un evento particolare.
Proprio davanti a loro, Groudon stava emergendo dagli abissi della terra.

 

 

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