•AMORE•
Frammenti.
Semplici frammenti, come cristalli di luce.
Ora persi nella memoria.
Il profilo snello ed elegante della Professoressa Labouche gettava un’ombra molto volubile sul giardino del manicomio. La sua borsa ondeggiava a destra e sinistra, in sincronia con le sue anche. - Quando la smetterà di fissarla, signore? - fece Baptist con malizia, scrutando divertito il suo padrone fissare senza sosta la professoressa dall’alto del suo ufficio, al quarto piano - Non la sto fissando, in realtà. Controllando, direi.
- Uhm… - Astolfo ruota il capo in direzione dell’altro - Ritorna al lavoro, muoviti. Vai a prendere gli antidepressivi per il paziente 24 - concluse in totale calma Astolfo senza rivolgere il minimo sguardo all’altro.
- Il paziente 24 non soffre di depressione! Cosa… - la voce di Baptist assunse toni sottili e pretestuosi - Ti prego, annoia qualcun altro con le tue domande inutili - e liquidò il suo maggiordomo.
- Davvero? - esclamò Rebecca fissano entusiasta Astolfo - ti hanno scelto per la guida del manicomio di Amarantopoli? È… fantastico! - continuò, abbracciando con forza il suo amico - Lo so!
Astolfo tornò a sedere, distendendosi sullo schienale della sedia. I suoi occhi scivolarono sulla scrivania, consci di non poter spazzare via il disordine con un battito di ciglia. Ma continuarono a fissarla, in preda a qualche assurdo magnetismo.
Poi scorsero sulla parete lucida sino ad incontrare una foto, incastonata in una pregiata cornice da tavolo. La donna alla destra sorrideva, ma il suo sguardo non puntava verso l’obbiettivo, bensì verso qualcos’altro. O qualcun altro. I suoi splendidi occhi cerulei fissavano fermi nel tempo l’altro, alla sua sinistra, che però non ricambiava lo sguardo.
Avvertì un brivido di freddo, così si alzò ed escì dalla stanza, battendo il tempo col suo ombrello in tartan.
Una sedia vuota. Una luce quasi artificiale per la sua potenza irraggiava la sala d’università, vuota. Dei passi flebili riecheggiavano lungo le pareti, senza che anima viva li desse ascolto. Si perdevano nell’etere confusa e con essa si dissolvevano. Inutili.
- Me ne devo andare. Unima… - la sua voce era flebile, interrotta da brevi pause - ma tornerò. E tu mi aspetterai? - concluse, una lacrima le rigò il volto. Esile, scivolò lungo la guancia e cade sul parquet.
- Rebecca Labouche è attesa all’entrata della facoltà di Medicina - una voce stridente riempì l’aula universitaria - Oh, è per me. Addio Astolfo…
Astolfo continuava a camminare, senza una precisa meta. Poi sentì quella voce, quella melodiosa e bellissima voce che pensava se ne fosse andata ore fa. Ma si era voltata, ed era tornata indietro.
- Professoressa Labouche, cosa ci fa qui? La sua visita settimanale non si era appena conclusa? - chiese Astolfo freddo, mantenendosi ad una certa distanza dalla stessa - Sì, ma mi ero dimenticata questa… - concluse, cercando lo sguardo dell’altro che però faticava a fissarla negli occhi.
- Non abbiamo mai avuto la possibilità di parlarne… - ribattè secca, dirigendosi verso la porta - Di cosa, di grazia? - risposee lui, senza che però nessuno gli rispondesse. Vuoto.
Magione De La Rouge:
Buongiorno!
In diretta dalla casa di Ocabelle la nuova OneShot di Frammenti!
È cortissima, lo so, ma non importa.
Spero vi sia piaciuta :D
Quindi tenete d'occhio la raccolta.
_beatlemania is back. Tipo il 11.
Son of Mumford. Tipo il 16.
Levyan. Tipo il 21.
AuraNera_. Tipo il 26.
Buon proseguimento sui nostri canali.
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