•PAURA•
Frammenti.
Semplici frammenti, come cristalli di luce.
Ora persi nella memoria.
- Accendete le luci - fece Astolfo scorrendo il suo indice su un interruttore - Forza! Avete sentito cosa ha detto il capo? Accendete le luci! - un uomo sulla quarantina sbraitava gesticolando ordini a destra e manca.
- Stupidi - sussurrò l’uomo dirigendosi in direzione del suo ufficio - Da cosa crede sia causato il black-out signore? - fece Baptist seguendo a ruota il suo capo - vuole rimanere con le mani in mano?
- No Baptist. Scenderò a controllare il quadro elettrico ma voglio prima vedere che sia tutto a posto con i pazienti - lo raggelò lui distanziandolo di qualche metro. Lo sguardo del maggiordomo restò fisso per minuti chino sull’ombra del suo capo che mano a mano diveniva un puntino nero sul legno pregiato
- Il signor Rebuchet andrà di persona a controllare il quadro elettrico, ma per ora possiamo stare sicuri che— - il suo discorso venne interrotto subitaneamente. Il buio crollò nella stanza, lasciando attoniti i presenti, che non poterono fare altro che guardarsi in giro distratti dalla paura. L’ansia prese il sopravvento ed in breve tempo il frastuono si faceva più alto e confusionario. Carl, il capo della ditta chiamata per controllare che tutto fosse apposto cercava di tranquillizzare invano i suoi dipendenti, che in preda al panico si agitavano e correvano in lungo e in largo alla disperata ricerca di qualcosa.
- Calma! Ho detto calma! - la voce di Vincent congelò in pochi secondi il movimento nella sala. La sua figura snella, per quanta poca luce ci fosse era intravisibile, quel poco che al crepuscolo ottobrino era concesso ardire - bene, vedo che vi siete calmati. Questo è un ospedale, non un circo menchemeno una tavola calda. Si parla in ordine uno ad uno.
- Mi scusi signore… - sussurrò il maggiordomo Baptist avvicinando la sua voce tremolante all’orecchio dell’uomo - cosa dovremmo fare adesso?
Vincent si schiarì la voce con tre colpetti alla gola, per poi avvicinarsi all’ampia finestrata dove avrebbe potuto godere della luce naturale - Ascoltate tutti. Io e Carl ci avvieremo verso il quadro elettrico generale, già, mentre voi controllerete che nessuno esca dalle proprie stanze e che tutto il resto sia apposto, intesi?
Una voce titubante si fece strada fa il mugolio generale - Ma signore è possibile uscire dall’edificio? - esclamò richiamando l’attenzione della squadra - No, non è possibile purtroppo - rispose poco dopo Vincent - essendo questa una struttura ospedaliera per pazienti con problemi neurologico-psicologici ogni porta è controllata da un centralino. Per cui no, finché la corrente non torna nessuno può uscire da qua.
I passi dei due rimbombavano lungo le grigie pareti delle scale. I loro visi scuri e severi si guardavano attorno con una leggera vena di paura. Ogni rumore estraneo era visto come segno di allarme.
- Signore a cosa pensa sia dovuta questa situazione? - domandò calmo l’uomo puntando il fascio luminoso della torcia oltre la ringhiera delle scale, giù diretta allo scantinato. Da quell’altezza era possibile vedere una parte del sistema elettrico dell’edifici.
- Non lo so - rispose l’altro apatico puntando la sua torcia dritta davanti - le conviene usare la sua torcia, o rischierà di cadere - quelle parole suonarono come una condanna all’uomo che prontamente indirizzò la luce verso i gradini successivi.
- E così lei è il capo di questo manicomio? - cercò di intrattenere un discorso Carl - Esatto - fece di rimando Astolfo, facendo intendere di non volere intrattenere alcun tipo di chiacchiera con l’uomo.Siamo arrivati.
- Lei rimanga qua, io proseguo avanti… - gli ordinò Astolfo puntando la luce in direzione di un corridoio lugubre e polveroso. La sua ombra si muoveva spettrale lungo le pareti, la sua figura spettrale proiettata in un tetro gioco di ombre.
Un’immagine alquanto strana troneggiava sulla parete, a destra del quadro elettrico. Di ristrette dimensioni, pareva avere delle braccia svolazzanti ed un capo allungato, quasi a goccia. Lentamente l’immagine prese a danzare sul tappeto, una miriade di immagini simili vennero proiettate sui muri, la stessa cosa che danzava e mano a mano che Astolfo si guardava attorno si moltiplicava, sino a che la sua torcia non si spense.
Per pochi secondi pensò di esser morto, finché un fascio luminoso proveniente dal suo attrezzo illuminò la sala. Una figura grossa e deforme si stagliava in fronte a lui, accompagnata da un magby infuocato. Una smorfia di terrore prese il sopravvento sul viso di Astolfo, con brevi passi raggiunse la soglia della porta, ma purtroppo non v’era alcuna porta. La sala stessa era vuota, v’erano solo loro due.
L’uomo sorrise, un gihgno diabolico che si trasformò in una risata malefica. Il suo eco rimbombò nella testa di Astolfo come un pugnale nel cuore.
- Ze… Zeno… - balbettò l’uomo aggrappandosi alle pareti - cosa— - la sua voce fu spezzata da un turbinio di fuoco che investì l’uomo. Il magby fissava sadico Astolfo, mentre le fiamme circondavano Astolfo.
- Vattene! Vattene! - sbraitò Astolfo rialzandosi. Le fiamme continuavano a danzare proiettando immagini inquietanti e tetre sui muri. Quella cosa, quella stessa cosa che aveva visto poco tempo prima si era riproposta come ombra sui muri. Nei suoi occhi il riflesso delle fiamme pareva peggiore di ciò che in realtà era.
Un altra risata riempì la stanza, rimbombando nella mente dell’uomo. Strinse i pugni e portò i palmi della mano alle orecchie, coprendo il rumore malefico. Ora pareva essersi attenuato.
La figura di Zeno lentamente sembrava dissolversi, le fiamme affievolirsi e le spettrali immagini sui muri erano venute meno. Una luce accecante illumino gli occhi dell’uomo dopodiché il nulla.
Un vociare sommesso ed inquieto riempiva la sala grande.
Lentamente le palpebre di Astolfo si aprirono, rivelando una sala illuminata a giorno. I visi della ditta facevano capolino uno ad uno nel campo visivo, per quanto ristretto, dell’uomo. Poco dopo la figura aquilina di Carl si avvicinò al padrone che, disteso, strabuzzava gli occhi.
- Signore, è svenuto! Mentre si stava dirigendo nel corridoio è improvvisamente svenuto, non si sa come mai. Ma ora è salvo! - fece squillante l’uomo esibendo un sorriso a trentadue denti - Cosa… non è possibile! - fece Astolfo portando le gambe a se.
Si mise seduto sul lettino, e mentre le figure dei dipendenti si facevano sempre più sottili nel corridoio si esaminò i palmi della mano. Vi erano alcune bruciature sopra.
Magione De La Rouge:
Buongiorno!
In diretta dalla casa di Ocabelle la nuova OneShot di Frammenti!
È cortissima, lo so, ma non importa.
Spero vi sia piaciuta :D
Sicuramente ci sarà quello di _beatlemania is back. Tipo l'11.
Snobbate pure, quella di Son of Mumford. Il 16 guardate una bella cosa in televisione.
Levyan invece uscirà il 21.
Auranera_ si farà gli affari propri, ma pubblicherà tipo il 26.
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