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Frammenti - Shot 3 - Auranera_

FRAMMENTI – PASSO DOPO PASSO

One shot 3 – Paura e Ansia.

Paura? Una parola comune.
La paura fa parte della vita di tutti i giorni. La paura frena, la paura immobilizza. La paura tradisce.
La paura è conosciuta a tutti. Ma il terrore, quello no.
Come tutti, ho avuto paura dei mostri, dei coleotteri e della morte. Ma non mi sono mai trovata di fronte a qualcosa che mi facesse impallidire, sudare freddo e farmi venire la tremarella alle gambe.
Ma come sarebbe mai potuto succedere, chiusa in quattro mura con dei genitori e un Pokémon che avrebbero dato la vita per me?
Non vedevo un palmo dal mio naso in quel dannato percorso. La strada che collegava Memoride a Flemminia era invasa dalla nebbia in tutti i periodi dell’anno. La terra dove non batteva ai il sole. Sbuffai, contrariata, stringendomi nel giubbotto.
Per prendere sulla fronte l’ennesimo ramo della giornata. Lanciai una decina di imprecazioni, sperando di essere sola in quel postaccio maledetto.
- Eclissi. Dammi una mano, per favore – bisbigliai poi attraverso la coltre bianca, che fu illuminata da un bagliore mentre la Pokéball si apriva e la mia compagna di viaggio emetteva un verso stupito nel non vedermi.
- Sono qui. Illumina la zona, per favore – le spiegai io sempre con voce contenuta.
La situazione non migliorò molto, ma almeno evitai di prendere altre testate. Avanzammo a tentoni per diversi minuti, inciampando in dei sassi nascosti dall’erba scura, che mi arrivava alla vita.
Faceva freddo, abbastanza. Ma non mi avrebbe dato fastidio, se non fosse stato per l’umidità di quel luogo.
Pregai una qualsiasi entità di proteggermi dal probabile malanno che ne sarebbe uscito.
La nebbia iniziò a diradarsi, e la luce di Umbreon non fu più sufficiente, ma la tenni comunque accanto a me.
Per fortuna.
Ormai ero fuori dalla coltre bianca e umidiccia, quando notai un gruppo di Pokémon sbarrarmi la strada.
Sembravano le classiche paperelle da bagno gialle, ma con un’aria più stupida e lo sguardo perso. Si tenevano la testa e ciondolavano, ripetendo lamentosamente il loro verso.
“Psyyyy.... duck....” mormorò uno di essi.
Tentai di aggirarli, o di farli sposare, senza successo. Intanto stava calando la sera.
Imprecai.
- Non ho tutta la sera. Eclissi, Neropulsar. – ordinai secca alla mia compare che subito caricò il colpo facendo brillare di una tetra luce i suoi cerchi blu. Poi un’onda d’urto si sprigionò dalla sua bocca, colpendo il gruppo di papere, che vennero scagliate ad alcuni metri di distanza.
Scattai verso il varco che il mio Pokémon mi aveva aperto, sottovalutando la capacità di ripresa di quei paperi, che ci attaccarono con Confusione unito a Pistolacqua.
La mossa psichica mi sollevò in aria, senza che io potessi muovermi, per poi ricadere sulla schiena picchiando i gomiti, mentre Eclissi mi raggiungeva, immune da Confusione e anche da Pistolacqua, mossa che aveva abilmente schivato.
- Ok, siamo intere. Andiamo, Cuoripoli è ancora lontana – le dissi, rialzandomi in piedi con una smorfia appena accennata.
Io non conoscevo il terrore, ma solo la paura più lieve. Eppure ne ho vista di gente terrorizzata. E sono arrivata alla conclusione che il terrore è frutto anche della conoscenza. Più cose conosci, più cose hai da temere. Ma anche l’ignoto e l’ignoranza spaventano.
Dentro di me non trovavo il terrore, non lo conoscevo. Le cose che non conosco mi inquietano. Ma alcune cose bisogna apprenderle dagli altri. Così io cerco le cose che mi mancano negli altri.
In Fabrian avevo trovato, probabilmente, l’amore. In Eclissi, l’amicizia. Avevo molto da imparare. Tanto da scoprire.
E cosa c’è di meglio della notte di Halloween per scoprire la paura?
Flemminia era una piccola cittadina tranquilla, e il silenzio regnava anche se il sole era appena calato. Probabilmente era popolata soprattutto da anziani, e i pochi giovani si erano ritirati a Rupepoli o Cuoripoli per divertirsi in quella notte di spaventi.
Anche io mi stavo dirigendo verso l’ultima città citata. La festa di Halloween di Cuoripoli era piuttosto famosa, ne avevo sentito parlare molto spesso. Ero curiosa di vederla con i miei occhi.
Mi fermai al centro Pokémon, un po’ acciaccata, per far riposare i miei amici e chiedere un paio di cerotti per i miei gomiti sbucciati.
Approfittai anche del servizio che il Centro offriva e mi concessi una cioccolata calda, mentre i miei compagni si rifocillavano con delle bacche.
Oramai era sera e, ironia della sorte, si stava annebbiando. Sospirai. Ne avevo abbastanza.
Pescai dal mio zaino un copri spalle, prima di lasciare il centro Pokémon del pacifico paesino.
Eclissi illuminava nuovamente i miei passi, mentre Phantump mi fluttuava attorno, gemendo inquieto. Era tutto silenzioso attorno a noi, sembrava che l’umanità fosse scomparsa.
Almeno fino a che non sentii un gridolino spaventato da un punto imprecisato di fronte a me.
Curiosa, anche se un po’ tesa, accelerai il passo... rischiando di atterrare in malo modo dopo essere sdrucciolata giù da una discesa fangosa.
Per fortuna mantenni l’equilibrio, riuscendo a notare in modo quasi immediato l’inquietante struttura che si innalzava a pochi metri da me.
Mi avvicinai cautamente per evitare di inciampare in qualche altro invisibile ostacolo, lo sguardo sempre fisso su quella... torre.
Era proprio una torre, realizzata in un materiale scuro e dalla forma a tronco di piramide, nonostante la differenza di area del pavimento tra primo e ultimo piano non sembrava essere così accentuata.
Immersa in quei pensieri, quasi non mi accorsi del singhiozzare sommesso di una ragazzina, caduta per terra dopo una probabile corsa fuori dal tetro edificio.
Mi avvicinai, per tentare di capire cosa diavolo fosse successo. La ragazzina si prese un mezzo infarto nel vedermi spuntare dalla nebbia, ma rispose ugualmente.
- E’ stato orribile! All’improvviso è spuntata un’ombra che ha trascinato via la mia sorella gemella... Io sono scappata, non sono mai stata coraggiosa... è Roxane quella senza paura. E lei non può dire di no ad una sfida... ma è una spericolata e allora l’ho accompagnata... Ma ora non so che fare! – singhiozzò la ragazza lacrimante.
Io lanciai uno sguardo alla cima della torre e sospirai.
- Se vuoi posso accompagnarti. – dissi semplicemente. Dopo qualche attimo di incredulità la ragazza sorrise e mi ringraziò profondamente.
- Ti ringrazio, davvero! Non sapevo che fare... oh, cielo! ... beh, comunque io sono Louise. Molto piacere.- disse con un timidi sorriso.
- Anneke – risposi secca, troppo concentrata a vedere dove mettevo i piedi per badare alle buone maniere. Per fortuna l’altra non lo diede a vedere, anche se ammutolì, spaventata dai suoi recenti ricordi.
Mi diedi una rapida occhiata attorno, lo sguardo che fendeva la leggera foschia. Mi morsi con un canino il labbro inferiore.
“Dannazione. Un cimitero” realizzai amaramente.
C’erano diversi Pokémon di tipo spettro che ghignavano, urlavano o sibilavano al nostro passaggio. Eclissi rispondeva ringhiando più o meno intensamente.
La maggior parte di essi si scansavano con una linguaccia, ma alcuni più spavaldi provavano ad ostacolarci, finendo inevitabilmente K.O. contro Umbreon, che aveva mosse superefficaci e era persino di livello di esperienza più alto.
- Accidenti, che forza. Sono stai i tuoi ad insegnarti? – mi chiese Louise dopo un po’ che andavamo avanti a tentoni tra il labirinto di lapidi.
- No. Ho appreso da me tramite esterni. – risposi semplicemente.
- Capisco... Roxane ha imparato così, mentre io ho lasciato che mio padre mi trasmettesse quello che sapeva... per questo sono più debole... sai, mio nonno è il proprietario della pensione Pokémon di Flemminia. Tutti lavoriamo lì. E le battaglie non mi servono a molto.” Continuò la ragazza. Probabilmente parlare la aiutava a calmarsi, e non le importava se le rispondevo o meno.
Salii un’altra scala per ritrovarmi immersa nel bianco, la mia visuale ridotta a un metro scarso dal mio naso.
- Cavolo... come si fa ad orientarsi adesso? – mi chiesi, sbuffando. La nebbia mi perseguitava.
- Ecco... forse questo può  aiutarti... esci, Togekiss. – mormorò Louise, liberando il suo Pokémon dalla sfera in un lampo di luce che illuminò per un momento i suoi capelli lunghi e lisci, di un bel lilla chiaro.
- Usa Scacciabruma – ordinò poi con voce appena udibile. Il Pokémon reagì sollevandosi in aria e iniziando a sbattere le ali che sembravano morbide come il cotone per creare del vento all’apparenza tagliente. La nebbia svanì piano piano, come se fosse stata ferita e dovesse ritirarsi per ristabilire la sua inconsistente materia.
Ringraziai la mia accompagnatrice e il suo Pokémon con un piccolo sorriso, per poi proseguire.
Le creature che abitavano quel piano erano di certo più inquiete. Urlavano, stridevano, facevano cariche improvvise o attaccavano con violenza maggiore rispetto ai compagni dei piani inferiori. Mi buttarono in terra un paio di volte, e un Gastly aveva leccato la faccia della mia accompagnatrice, che si era spaventata e era tornata al piano inferiore, con mio disappunto.
Salimmo un’altra scala. L’ultima.
L’apice della torre era invaso dall’oscurità, ed Eclissi non poteva fare un granché, poiché non conosceva la mossa Flash.
- Tua sorella è qui? – chiesi alla ragazza. Che era sparita, come realizzai non appena mi voltai in seguito alla mancata risposta.
- Santo piripillo. – ringhiai mentre tornavo verso la scala. La imboccai, sentendomi strana. Arrivata all’ultimo gradino, scoprii di essere di nuovo in mezzo all’ombra. Ma questa volta l’oscurità era totale, poiché Eclissi era scomparsa.
- Ma che diamine?! – strillai, infastidita. Non potevo tornare indietro. Ero bloccata all’ultimo piano da... qualcosa. Ed ero sola.
No. Non ero sola. Sfiorai la sfera liscia nella mia tasca.
- Phantump... – chiamai. Lui uscì con un piccolo gemito, per poi guardarsi attorno. L’oscurità era, dopotutto, l’ambiente che preferiva.
Fece un paio di giri, per poi fermarsi con lo sguardo tetro verso l’angolo opposto rispetto al quale mi trovavo io. C’era qualcosa lì.
Mi avvicinai, esitante. Sentii la creatura annidata nell’angolo ghignare, sbeffeggiandomi. Dalla sua posizione iniziò a diffondersi una lieve luce rossastra, sprigionata da quelli che sembravano rubini, disposti sotto l’ormai visibile ghigno della creatura. Gli occhi erano nascosti da quello che sembrava un cappello, quelli classici da stregone, con la punta. Era viola scuro con delle sfumature lilla. La parte inferiore del suo... corpo evanescente era composto da un drappo di stoffa irregolare che riprendeva i toni della testa.
- Che... che diavolo...? – domandai a me stessa, esitante, iniziando ad indietreggiare. Chi era quel... Pokémon?
Oh, certo che era un Pokémon. Ma perché mi stava bloccando lì? Che voleva?
Non feci in tempo a darmi una risposta che quello fece partire un strana fiamma spettrale sui toni del viola. Non era molto rassicurante, specialmente quando ce la lanciò contro.
“Fuocofatuo” riconobbi la mossa mentre prendevo Phantump in braccio per poi scartare di lato, onde evitare l’abbrustolimento mio e del mio Pokémon, tra l’altro di tipo Erba.
Ma il nostro avversario non demorse, e prima che riuscissi a fare qualunque cosa, era già sollevata in aria, in balia di un raggio rosato dalla consistenza psichica.
Attraversata da quell’energia non riuscivo a muovere un muscolo, ma gli occhi sì. Così riuscii a vedere Phantump, che era sdrucciolato via dalle mie braccia, guardarmi con curiosità, probabilmente indeciso sul da farsi.
- U-usa... Pallao..mbra – riuscii ad articolare con fatica.
Ci mise un attimo a recepire il comando, ma poi il mio Pokémon concentrò le sue energie in una sfera di medie dimensioni, la quale pareva fatta d’ombra che si confondeva con l’ambiente circostante, altrettanto buio.
Poi la lanciò, colpendo il signor cappello da strega, che bisbigliò minaccioso qualcosa. Intanto aveva perso la concentrazione, liberandomi da Psiconda e facendomi cadere da mezzo metro d’altezza, ossia dove mi aveva sollevata.
Atterrai in piedi per miracolo, traballando un secondo per l’impatto col terreno. Poi dovetti accucciarmi in fretta per terra, prima che un gruppo di foglie apparentemente affilate mi sfrecciasse sopra la testa, lasciando una scia violetta al loro passaggio. Si fermarono a mezz’aria dall’altra parte della sala.
“Fogliamagica” riepilogai alzandomi mentre la mossa infallibile scattava nuovamente verso il suo bersaglio, ossia la sottoscritta.
- Phantump, Fuocofatuo. – ordinai secca, indicando le lame vegetali che correvano verso di me, sperando nella prontezza del mio Pokémon.
Per fortuna quest’ultimo riuscì ad incenerirle prima che mi facessero a fettine.
- Ora finta! – sbottai, ordinando al mio Pokémon di attaccare l’avversario mentre questo preparava un ulteriore attacco, lasciandosi privo di difese. L’attacco andò a segno, facendo gemere lo spettro con il cappello.
Purtroppo sembrava avere ancora delle energie, per giunta era arrabbiato.
“Oh oh” pensai mentre caricava diverse sfere di energia oscura. “Palla Ombra” ragionai.
- Phantump stai in guard... – iniziai, ma una voce alle mie spalle mi face sobbalzare.
- Mismagius, ora basta! – esclamò una voce con forte accento francese alle mie spalle. Il Pokémon di fronte a me riassorbì le sfere, ubbidiente, permettendomi di voltarmi con maggiore sicurezza.
Avevo di fronte la donna più strana che avessi mai visto. Vestiva un lungo e ampio abito fucsia tendente al viola, tenuto in vita da una spilla a forma di croce gialla. Da sotto la gonna che pareva ricoperta di brillantini, si intravedevano due scarpe abbinate al vestito con il tacco basso. Ma la cosa più strana della donna erano i capelli, lilla come il resto e acconciati con chissà quanti quintali di lacca in quattro... sfere poste alle diagonali della testa. Due ciuffi più corti le incorniciavano ai lati il viso.
“Eccentrica” pensai.
- Devi scusare la mia disattenzione – esordì. Io mi limitai a guardarla, indecisa da che enfasi mettere nel mio sguardo.
- Sai... Mismagius è un mio Pokémon... doveva fungere da Boss finale per il gioco. – continuò quella, gesticolando con enfasi, come se fosse su un palcoscenico.
“Gioco?” pensai, mentre inarcavo le sopracciglia.
In risposta alla mia tacita domanda arrivò una voce conosciuta.
- Scusa, Anneke, è colpa mia. Mia sorella mi aveva fatto uno scherzo e io ci sono cascata, trascinando anche te. Appena ha saputo che eri finita contro Mismagius, siamo corse a chiamare Fannie. Questa doveva essere la prova di coraggio per la festa di Halloween di Cuoripoli... – raccontò una imbarazzatissima Louise.
Iniziai a capire. Era stato tutto un maledetto scherzo. Ero... infastidita. Sì, perché mi ero presa un colpo per niente.
-Olalà! – strillò Fannie accorgendosi di Phantump – Un Pokémon piuttosto raro da trovare a Sinnoh! Tres Bien! Ho trovato! – continuò a cianciare, lasciandomi confusa.
- Per scusarmi ti aiuterò a fare evolvere il tuo Pokémon! Oui? – chiese, raggiante della sua trovata.
Riflettei. Mi ero arrabbiata, sì, me l’ero presa per essere passata per una stupida. Ma dall’altro lato era difficile far evolvere Phantump in Trevenant, dato che quest’ultimo di evolve tramite scambio. Così accettai.
Arrivate a Cuoripoli facemmo subito lo scambio, approfittando del macchinario di cui era provvisto Centro Pokémon della città.
- Metti pure lì il tuo Pokémon... tres bien... io farò evolvere il caro Haunter, in un favoloso Gengar! – iniziò a cinguettare e piroettare l’eccentrica donna, che avevo scoperto essere la Capopalestra di Cuoripoli.
Per fortuna, nel giro di dieci minuti avevo di nuovo la sfera del mio Pokémon tra le mani, oramai evoluto in un albero un po’ più grande e tetro.
Ringraziai Fannie. Quella donna aveva la capacità di irritarmi e di starmi simpatica allo stesso tempo.
Scossi la testa mentre mi avviavo più a sud, a cercare ciò che ancora mi mancava.
~Angolino nascosto nell’ombra

E Aura se ne esce con uno schifo!
Perché non ne sono convinta? Beh... 1) non esprime paura nemmeno un po’; 2) al massimo è ridicolo; 3) Non so descrivere le lotte Pokémon e quindi ho fatto un macello; 4) ho tirato completamente a caso le mosse di Mismagius perché non me le ricordavo.
Linciatemi pure, se volete. Anzi, no, prima vorrei andare al Lucca, se permettete. Si, vi abbandono per un paio di giorni, ma niente di che. Forse tre se il giorno dopo sono un Phantom sul serio.
Allora. Non ho molto da dire. Anche perché so parlando ai muri dato che questa storia non se la caga  praticamente nessuno <3
Ah, non venitemi fuori a fare discorsi sull’autostima, perché voglio essere la sola che parla coi muri, non voglio trascinarvi al mio livello. E non scrivetemi nemmeno cose come “Ma io la seguo”. Ho detto “praticamente”, e questo, credo, avverbio esclude dalla cerchia i due poveri cristi che si rompono le palle a recensire e leggere. Anche se probabilmente è il contrario ahaha. *coffcoff*
Bene. Ho detto anche troppo.
Byeeeeeee!

Aura_
 

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