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Blue Eich - Speciale per Halloween - Buried Alive Wants to Battle!

Buried alive wants to battle!





Fosse dipeso da Red non sarebbe mai rientrato in quella Torre da incubo. Sì, aveva davvero fatto degli incubi a riguardo. Purtroppo ricordava nitidamente quando là dentro un esercito di Pokémon-mannari riuscito addirittura a soggiogare Green lo stava per usare come spuntino: una delle esperienze più agghiaccianti della sua giovane vita.
Però Mister Fuji aveva un'aria così afflitta, mentre gli chiedeva aiuto… I cittadini avevano di nuovo smesso di visitare i loro cari Pokémon e quando arrivava il giornale tutti controllavano con enfasi gli annunci di appartamenti in affitto ad Azzurropoli. Di questo passo lì non sarebbe rimasto più nessuno, diventando una città fantasma a tutti gli effetti.


«Ma chi me l'ha fatto fare?» bofonchiò il moro, dopo aver salito cautamente le scale del primo piano. Non c'era anima viva nei dintorni, ma qualcuna defunta magari lo stava spiando beffarda. Non era un pensiero rassicurante, per nulla.
La nebbia dell'altra volta…” constatò, a denti stretti. Non c'erano dubbi: era la stessa cortina violacea e tossica della sua ultima visita ad avvolgere la stanza.
C'erano delle finestre, ma la luce non riusciva a filtrare all'interno. Lo stato nel quale era ridotto il pavimento, sicché i Netturbini avevano smesso di pulirlo da settimane per la troppa paura, lo rendeva un luogo ancora più desolato. Non c'era un solo petalo che non fosse avvizzito dinnanzi alle tombe, ormai solo una schiera di blocchi tutti uguali.
Il ragazzo attendeva un passo falso da parte del nemico, ancora senza volto e senza nome. Lo immaginava come un'entità in grado di sprigionare una potenza malefica smisurata. Le sue orecchie erano in ascolto, ansiose di udire scricchiolii, mormorii macabri o versi di Haunter e Gastly. Anche loro sembravano essere spariti e ciò lo portò a chiedersi se fossero stati cacciati via oppure scappati.
Dietro di lui un'ombra si propagò sul muro. Qualcuno sorrideva furbamente. Poco dopo una voce gli alitò all'orecchio, roca e maliziosa: «Buh.»
Sussultò. Prima di venire afferrato da ciò che credeva essere artigli assassini, cercò di allontanarsi correndo per elaborare una strategia di lotta a distanza.
«Red, no! Non–»
L'avvertimento fu inutile, perché l'Allenatore ormai era già troppo lontano. Infatti inciampò nell'ultimo gradino delle scale inferiori, trovandosi con la faccia violentemente stampata sul marmo sporco.
«Ouch…» borbottò, tirandosi a sedere, un po' confuso. Aveva sbattuto sulla fronte, un colpo secco e doloroso. Starnutì, con una smorfia di fastidio per via della polvere che oltre a sporcargli la giacca gli era entrata nelle narici.
Blue si sporse sulle ginocchia e chiese innocentemente dall'alto: «Stai bene?» fingendo di non essere stata lei a organizzare quello scherzo di pessimo gusto. Per carità, se l'avesse fatto in mezzo alla strada non ci sarebbe stato niente di male. Ma si dà il caso che fossero in una Torre presumibilmente infestata da una qualche essenza oscura, nella città più tetra del mondo Pokémon, secondo i depliant su Kanto e i libri che ne narravano mille leggende.
«Più o meno…» Il moretto sospirò, rimettendosi in piedi. «Mi vuoi dire perché l'hai fatto?!»
«Non volevo, davvero…» In realtà, la tentazione alla quale resistere era solo stata troppo forte. Era un'occasione che non poteva lasciarsi sfuggire, una di quelle che non ricapitano. Infatti nessuno dei due aveva in mente di tornare lì, in futuro.
La rabbia di Red andò scemando quando due lacrime comparvero luccicanti a margine degli irresistibili occhi della rivale. «D-Dai, ormai è acqua passata…» l'assecondò, provando un immediato imbarazzo. Cosa avrebbe detto sua madre in merito? Di sicuro non si sarebbe aspettata un comportamento così brusco da suo figlio nei confronti di una donna. Rigido come un Elgyem, provò a sporgersi nel tentativo di abbracciarla.
Lei sgusciò agilmente via, non lasciandogliene il tempo. «Ops!» trillò, facendolo scivolare di nuovo, ma stavolta contro le piastrelle.


«Allora, tu cosa ci fai qui?» chiese Red, mentre camminavano adagio. Se non altro la ladra gli aveva applicato con cura un cerotto sul naso, per scusarsi dell'incidente, ossia della seconda botta che aveva preso sempre a causa sua. Si trovavano ormai al piano numero due, che di differente dal primo aveva ben poco a parte la disposizione delle lapidi celate alla vista dalla foschia.
«Se c'è un Pokémon dietro a tutto ciò, con la mia Spettrosonda sarà facile sconfiggerlo… Tutti parleranno di me come un'eroina e verrò di sicuro ricompensata!» affermò la ragazza, ridacchiando. Ebbe una fantasiosa visione di se stessa dentro una vasca da bagno colma di Pokémonete splendenti. Così gran parte dei suoi problemi si sarebbero risolti, per sempre.
«Sempre la solita» appurò Red, rassegnato. Ammetteva che un compenso non gli sarebbe dispiaciuto, in fondo non erano mica delle Agenti Jenny, ma dubitava di ricevere in cambio qualcosa a parte la gratitudine.
Prima che potessero proseguire, la gamba di Blue venne agguantata all'improvviso e la ritrasse con un urlo, scattando di lato. Il suo compagno fu veloce nel mandare in campo Pikachu e ordinargli un repentino Fulmine. Con sgomento, i due scoprirono che ciò che aveva cercato di attaccarli era una mano cerea, scorticata alla base, dalle unghie spropositatamente lunghe affilate come uncini. Dopo alcuni secondi cessò di tendere le dita.
«Che diavolo è?» commentò lei, inorridita.
«Non lo so, ma faremo meglio ad andarcene prima che si riprenda» decretò il corvino, gettando uno sguardo diffidente al disgustoso arto immobile sul pavimento.
Accelerarono il passo, anche se più salivano e più la nebbia s'infittiva, quindi non era prudente muoversi in fretta. Notando che la rivale continuava a scrutare in basso, inquieta all'idea di poter subire un altro attacco, Red la prese per mano. Non voleva rischiare di perderla in quella nebbia traditrice, pregna e soffocante. Fu un gesto che la sorprese: erano un po' come una coppia di innamorati nella casa degli orrori di un parco divertimenti, con la differenza che lì nulla era né finto né divertente.
«Red… Hai qualche idea?» gli chiese, aumentando la forza della stretta. Per ciò che entrambi ne sapevano, potevano essere trascinati nelle viscere della terra da un momento all'altro, verso la morte. In fondo erano in un cimitero, che sarebbe potuto diventare anche quello dei loro corpi senza lasciarne traccia. Immaginavano già la notizia in prima pagina: “Scomparsi in circostanze misteriose il primo e la terza classificata all'Indigo League.”
In risposta alla sua domanda, Red scosse mestamente la testa. Okay, era l'uomo, avrebbe dovuto prendere il comando della situazione… Ma dopotutto era Blue il genio che trovava sempre le soluzioni più originali, come quella volta in cui si era infilata due Poké Ball nel reggiseno. Non avendo un piano poterono solo avanzare, senza mai abbassare la guardia.
Quando arrivarono al settimo piano, il più spazioso e lineare, si arrestarono in simultanea. Possibile che non ci fosse davvero niente di niente? E se davvero non c'era niente, perché una mano viva aveva cercato di agguantarli? Stavano per tornare indietro e concludere lì quell'avventura surreale, ma al fischio silente del vento si aggiunse un rantolo. Pareva quasi una risata.
Blue si avvinghiò di riflesso al braccio di Red, entrambi col fiato sospeso. No, non se l'erano immaginato, né loro, né gli abitanti di Lavandonia. In quella Torre c'era qualcuno o qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. E sapeva fin dall'inizio che loro si trovavano lì, anzi, li aveva aspettati pazientemente.
L'errore della ladra fu di voltarsi con uno scatto circospetto. Strabuzzò gli occhi e gridò, con tutto il fiato che aveva in gola, tremante. Desiderò solo di non aver mai portato con sé la Spettrosonda, anzi, di non averla mai inventata e in seguito venduta alla Silph SpA. Attraverso quelle lenti l'aveva visto.
«Blue? Che ti prende, Blue?» Red la scosse un po' per le spalle. «Rispondimi, Blue, non è il momento di scherzare!»
Ma questa volta la ragazza non stava scherzando. Era così terrorizzata che non riusciva a muoversi, come se un attacco Tuononda le avesse paralizzato i muscoli, rendendola incapace di reagire.
«Mi sento così solo… Venite via con me.»
«Chi sei?» mormorò Red, piccato. Si premurò di adagiare Blue svenuta in ginocchio accanto a lui, delicatamente, prendendole il marchingegno. Se lo sistemò addosso e poté così scorgere attraverso la nebbia, che nascondeva e uniformava tutto. Il suo cuore sussultò: un cadavere era riemerso dal terriccio fino al busto scheletrico. Qualcosa nei suoi occhi vitrei e stralunati non lo rendeva più umano. Emanava un fetore di carne marcia così forte da impestare l'intera area.
Piano piano si materializzò la sagoma di un Gengar ghignante, dalle iridi di un rosso evanescente. Quindi doveva lottare con… Quella cosa? Come se fosse un normalissimo Allenatore?
Il moro fece un'espressione determinata stringendo la Poké Ball di Pika: era ora di dare una lezione a quei fantasmi a suon di Tuoni e Fulmini.


Le prime luci dell'alba schiarivano il cielo, mentre un Meowth sul tetto di una casetta lilla si stiracchiava aprendo le fauci in uno sbadiglio.
Udendo il pigolio dei Pidgey proveniente dalle fronde degli alberi, Red aprì gli occhi; sentiva un peso gravargli sulla spalla. Si trattava di Blue, addormentata, che lo stava tenendo per mano. Si incantò al vederla per una volta innocua e bella, così da vicino, senza bisogno di sorrisi mielosi o moine. La sua pelle era vellutata come un fiore e riusciva a sentire il ritmo dei respiri che le uscivano dalle labbra. Scosse impercettibilmente il capo per riscuotersi, cercando di far mente locale. Non ricordava cosa fosse successo durante lo scontro, però gli era rimasto impresso il grido di dolore dell'orrida creatura che veniva trascinata verso la fossa, prima di essere accecato da un potente flash.
La ragazza mugolò e spostandosi finì ad abbracciare il rivale, la più vicina e morbida fonte di calore. Lui arrossì di botto, ma decise di portare il suo braccio tremante a cingerle con dolcezza la vita, perché non voleva rovinare quel momento delicato. Lei trattenne un ghigno, per non fargli capire che in realtà era sveglia. All'inizio pensava di lasciargli un biglietto di ringraziamento nello zaino e andarsene subito, ma era comoda... Quindi perché fare la fatica di alzarsi?


 Angolo Autrice
Image and video hosting by TinyPic
Salve. Ho prodotto questa shot al buio, alle quattro di notte, dopo aver passato un'ora su Youtube alla ricerca di video sulle leggende Pokémon. Infatti tutto si ispira a quella del Buried Alive, collegata alla White Hand che qui però ha solo un ruolo marginale. Avrei potuto descrivere il combattimento, è vero, ma sinceramente mi sembrava un po' inutile.
È stato il mio primo esperimento vagamente horror, ma non poteva mancare il fondo di fluff alla fine, lol.
Spero che vi sia piaciuta, nient'altro da dire. Alla prossima!

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