Passa ai contenuti principali

Couragers - Sei Abbastanza

Sei abbastanza
Una storia di LilaMay, sakichan24 e Doppiakappa



Avvertimenti: questa storia è compresa nell’universo originale.
Rating: verde.
Elementi obbligatori utilizzati: salice e palude.
 


Per quanto il carattere solare, i capelli luminosi e gli occhi vispi come quelli di un Vivillion appena nato facessero di Yellow una ragazza con tutti i requisiti della coraggiosa eroina, beh, nella realtà dei fatti non era proprio così che funzionava. Non per lei, lei che, contrariamente a quanto tutti si sarebbero mai aspettati, possedeva un'autostima pari allo zero, o forse più sotto. I motivi erano semplici. Era bassa, troppo bassa, con troppo poco seno e un deficit nell'abbigliarsi che non corrispondeva affatto a quello che ci si aspetta da una bella signorina bionda e graziosa. E fossero stati solo quelli.
Ultimamente tutto le andava storto. Si svegliava la mattina consapevole che qualcosa le avrebbe rovinato la giornata, e puntualmente quel qualcosa veniva a farle visita, senza che nessuno lo avesse chiamato, o desiderato, o anche solo cercato. Più tentava di evitare i guai, più questi si fissavano con lei. E non parlava dell'ultimo disastro che aveva combinato in cucina, rischiando di far esplodere la casa e ammazzare tutti, o del fatto che nessun ragazzo le tessesse un po' di lodi per farla rinsavire nello spirito. Parlava della sua impossibilità nel sentirsi appagata. Si sforzava, tentava, si buttava, e mai che avesse ricevuto qualche piccola soddisfazione indietro, qualche complimento partito da se stessa. Arrivavano sempre gli altri a sistemare la situazione. A cavarla dall'impiccio, a rendersi utili al posto suo. E lei rimaneva lì, indietro, a guardare e maledirsi per aver dimostrato, ancora una volta, di essere un'incapace. Sfumata, nel ricordo di una ragazza schiacciata dal peso eccessivo delle critiche e della poca considerazione di sé. Non era mai stata vanitosa, mai aveva chiesto o preteso ammirazioni... si trattava semplicemente di potersi sentire bene, sentirsi in grado di poter tendere quella piccola manina che si ritrovava verso il pericolo, fiduciosa del fatto che avrebbe aiutato e sollevato chiunque, in primis se stessa. Ma di quel passo non sarebbe mai stata in grado di tentare ancora.
Di buttarsi, senza frenare sempre per timore di non riuscire.
E allora, quando succedeva così, quando Yellow si rendeva conto di non saper fare niente di buono, di essere diventata un rimpiazzo, di aver perso interesse in tutto, prendeva e usciva. Si allontanava. E camminava, camminava senza una meta ben precisa, affondando gli stivali lilla nella terra pensando di star schiacciando ancora di più il suo ego martoriato e sconquassato che a momenti smetteva pure di farle prendere sonno. Anche quel giorno era andata così.
Anche quel giorno si era alzata senza fare colazione e si era lanciata fuori dalla porta di casa, pronta a marciare come un'anima in pena verso il primo punto che aveva trovato dinanzi a sé. Un salice, contornato da metri e metri di silenziosa palude. Là si diresse. Senza nemmeno sapere perché.
Si lasciò cadere seduta sotto i rami del salice, portandosi le ginocchia al petto e appoggiandovi il mento. Tutto sommato non si stava male là.
I rami ricadevano dolcemente verso il suolo, mossi da una leggera brezza, e sembravano formare una cortina che separava Yellow dal resto del mondo, facendola sentire protetta. Lì poteva raccogliere i suoi pensieri, sfogarsi. Nessuno l’avrebbe sentita: non era un posto molto frequentato.
In pochi minuti si stufò della posizione seduta e si sdraiò a pancia in sù, allargando braccia e gambe in fuori.
I rami del salice, muovendosi, facevano apparire e sparire i raggi del sole, in un gioco che abbagliava la giovane ragazza. Ma non le dava fastidio più di tanto: lei era sempre stata in sintonia con la natura, era abituata a lasciarsi accarezzare dalla luce del sole, a rotolarsi nell’erba, a tuffarsi nei fiumi. Niente la faceva sentire più viva che immergersi nel verde.
Forse anche per quello quel salice le piaceva tanto.
Lì si sentiva se stessa.
Chiuse gli occhi e insiprò profondamente, inebriandosi dell’odore della terra umida e immergendosi nel ronzio che i Pokémon Coleottero di quella zona producevano volando affaccendati avanti e indietro. Si sentiva già meglio.
Ma la pace non era destinata a durare: Yellow sentì un urlo. Era abbastanza flebile, non doveva venire da un’area vicina.
Si concentrò ancora di più, ma non sentì altro. Forse si era confusa.
Pochi secondi dopo lo sentì di nuovo. Schizzò in piedi: non poteva aver avuto la stessa allucinazione due volte.
Si avvicinò alle fronde del salice e le scostò timidamente, facendo vagare lo sguardo intorno. Non vide nulla.
Sentì urlare di nuovo e si allontanò in fretta dall’albero, strizzando gli occhi per vedere meglio. E finalmente scoprì la fonte del rumore: qualche metro più in là, una bambina si stava sbracciando sulla riva della palude. Ora che era più vicina, riuscì anche a sentire quello che diceva: - Meowth! Meowth, torna qui!
Yellow guardò nella direzione in cui guardava la bambina e si rese conto che un Meowth stava annaspando nell’acqua paludosa, tentando di restare a galla.
Non ebbe tempo di chiedersi come mai quel Pokémon fosse arrivato fin lì o cosa ci facesse quella bambina lì da sola: seguì il suo istinto e corse più veloce possibile nella loro direzione.
La bambina la notò e cominciò a saltellare e a sbracciarsi, come se Yellow non l’avesse notata.
- Signorina, signorina! Aiuto! Per favore, salvi Meowth! Non riesce a...
Si interruppe e scoppiò a piangere.
Raggiuntala, Yellow fece per consolarla, ma si bloccò. Girò la testa verso il Pokémon, che piangeva disperato a sua volta.
Non era sicura di farcela.
Non aveva fatto altro che fallire nell’ultimo periodo, aveva paura di non riuscire a salvare nemmeno quel Pokémon. Sarebbe dovuta correre a cercare qualcun altro?
La bambina la tirò per il vestito, ormai in preda alla disperazione.
- A-aiuto...
Quell’ultima richiesta fu decisiva. Non c’era tempo di questionare, di decidere, di pensare.
Era tempo di agire.
Yellow entrò nell’acqua, con cautela e decisione assieme. La palude non doveva essere troppo alta, tutto quello che doveva fare era arrivare a Meowth, che ormai a malapena teneva la testa fuori dall’acqua. Mentre avanzava sul fondale fangoso e cedevole, sentiva a malapena gli incitamenti che quella bimba le gridava. Era troppo concentrata.
Quando riuscì a raggiungere Meowth e a tirarlo fuori, l’acqua le arrivava alle ginocchia. Lo sollevò all’altezza delle spalle.
Rimase per qualche secondo lì ferma, a pensare a quello che aveva fatto.
Ce l’aveva fatta. Aveva salvato un Pokémon.
Ci pensarono gli artigli di Meowth conficcati nella sua spalla a riportarla sulla terra: evidentemente aveva paura di cadere di nuovo.
Tornò verso la riva, riuscendo a malapena a rendersi conto di quello che c’era attorno a lei.
- Ecco qua, Meowth è al sicuro adesso. Fai attenzione la prossima volta, la palude può essere pericolosa.
Il suo sorriso calmò la bambina, che si asciugò le lacrime e corse ad abbracciare il suo Pokémon.
- Grazie mille, signorina! Le prometto che starò attenta! Grazie ancora, arrivederci!
Yellow guardò i due allontanarsi, pervasa da uno strano sentimento: inquietudine, orgoglio, felicità, sollievo, non era sicura di cosa stesse provando esattamente in quel momento.
Decise di tornare indietro, verso il salice, ancora spaesata per quanto era appena accaduto.
Eccolo davanti a lei, quel salice, quella gabbia silenziosa nella quale si era sentita protetta da tutto. Da tutti.
Da se stessa.
Perché era di se stessa che ormai da tempo non riusciva più a fidarsi, convinta di non poter fare altrimenti che sbagliare ogni cosa.
Guardò un’ultima volta i lunghi rami: le foglie danzavano leggere spinte da un fresco vento, lo stesso vento che la ragazza seguiva quando voleva scappare dalla vita, spiragli di luce fendevano la piccola zona ombrosa dinnanzi a lei.
Cadde a terra, seduta lì, con il cuore le batteva forte.
Una lacrima le percorse la guancia, poi un’altra e un’altra ancora, sempre più veloci. Incontrollabili.
Aveva salvato una vita. Era riuscito a farlo lei, proprio lei, da sola, nonostante la sua sbadataggine, la sua inadeguatezza.
Le emozioni erano troppe per poterle contare, di colpo il suo più grande desiderio si era avverato: potersi sentire normale, potersi dire “ben fatto, sei stata brava” da sola.
Ripensò al passato, a quando si era rassegnata di essere una buona a nulla e ormai lasciava fare tutto agli altri, convinta di essere solamente d’intralcio.
Ripensò a tutte quelle volte che non era riuscita a chiudere occhio la notte, turbata dalla sua debolezza, da qualcosa che non era riuscita a fare. Non da sola.
Aveva sempre attribuito al destino la colpa di tutte le sue disgrazie, del suo essere maldestra, dei suoi errori.
Finalmente, si era accorta che la causa di tutto non era altro che il suo atteggiamento.
Se non si fosse rassegnata ogni volta che si trovava di fronte un ostacolo, forse avrebbe scoperto da subito di non essere poi così un caso perso: aveva delle abilità, era capace di fare molte cose. Tutto quello che le mancava era la consapevolezza e qualcuno che le facesse capire che quando pensava di essere inutile, si sbagliava.
Per un attimo si sentì frustrata per aver esitato così a lungo, per essersi svalutata così tanto, ma subito capì che non era ancora troppo tardi per rimediare.  Aveva davanti a sé una vita intera, infinite possibilità di dimostrare a se stessa nuovamente, e a gli altri, che anche lei valeva qualcosa.
La ragazza si sollevò da terra.
Se qualcuno l’avesse guardata in quel momento, probabilmente non sarebbe riuscito a riconoscerla: la sua espressione era totalmente cambiata, l’insicurezza sembrava come fluita via dal suo corpo, le sue iridi paglierine si erano accese di una nuova e luminosissima scintilla.
Non era più la Yellow sbadata e maldestra di un tempo, non avrebbe più cercato di scappare dalle difficoltà che la vita le avrebbe posto davanti.
Con un gesto deciso, scostò alcuni rami del salice e uscì alla luce del sole.
La gabbia che prima l’aveva fatta sentire al sicuro ora non le serviva più.
Era finalmente libera.
Libera dalla paura di se stessa.




Note degli autori
Doppiakappa: È la prima volta che lavoro ad un testo con altre persone e devo dire che tutto sommato ce la siamo cavata. Ero un attimino teso poiché ehi, sono l’ultimo arrivato, sono il novellino, quello meno esperto, lavorare con persone che ne sanno più di te mette soggezione.
Sono soddisfatto di ciò che abbiamo prodotto perché è come un puzzle in cui ognuno di noi ha aggiunto un suo pezzo, costruendo qualcosa di (a mio avviso) carino e piacevolemte leggibile.
LilaMay: Ciao a tutti! Mi è piaciuto rientrare in questa collaborazione a tre, nonostante gli stili diversi siamo riusciti a creare qualcosa di davvero unico e sinceramente non mi aspettavo un risultato tanto ottimo, sono soddisfatta!
Sakichan24: Da coordinatrice del progetto, mi sento veramente soddisfatta. Non ho mai scritto qualcosa a più mani (anche perché normalmente preferisco lavorare da sola), ma la stesura di questa storia mi ha fatta decisamente divertire. Come primo esperimento direi che non è andato male, abbiamo scelto un argomento abbastanza leggero e “semplice” anche per non complicarci troppo la vita.
Speriamo che questo pezzo vi piaccia!

 
 

Commenti

Post popolari in questo blog

Zack vs Campione della Lega

Ciao ragazzi! Finalmente è arrivato il momento di leggere come va a finire l'avventura, ambientata nel recente passato di Zack, in cui sfida la Lega Pokémon di Adamanta. Come semrpe troverete tutte le informazioni sui nostri blog ed altro sulla pagina Facebook Pokémon Adventures ITA , dove DOVETE passare! Troverete di tutto! Martedì prossimo uscirà il nuovo capitolo del manga di Pokémon Back To the Origins! Non mancate! Andy $ Ok. L’ultima porta era stata chiusa. Ora l’unica cosa da fare era calmarsi un attimo e rilassarsi. Quella giornata aveva regalato fin troppe emozioni. Una piccola anticamera buia, poco illuminata, precedeva un lungo corridoio, che si concludeva con un’enorme porta dorata. Zack decise di tirar fuori tutti i suoi Pokémon. Gyarados, Torterra, Lucario, Braviary ed Absol. E Growlithe, naturalmente. Tutti lì, tutti fermi, tutti in   ansia, tutti in attesa che qualcosa fosse accaduto. Aspettavano che le parole uscissero dalla bocca di

Frammenti - Shot 1 - Levyan

Frammenti - Orizzonte Frammenti. Deboli soffi di vita nella violenta tempesta che è l’esistenza. A volte destinati a sparire, a volte pronti a moltiplicare. Come un soffio di vento trasporta il polline che andrà a fecondare un'altra pianta dalla quale nascerà la vita, alcuni momenti, per quanto brevi, danno il via a qualcos’altro, qualcosa di più grande.   L’aria era fredda, il gelido inverno era alle porte e i sempreverdi costellavano i boschi innevati che circondavano la cittadina di Nevepoli. Quell’anno, le grandi nevicate erano arrivate prima e già, il ventesimo giorno di dicembre, i fiocchi di neve scendevano copiosi sui tetti della città. Lo spettacolo che davano quelle minuscole e complesse opere d’arte di cristalli di ghiaccio, passando di notte sotto la luce dei lampioni per poi andare a posarsi a terra sciogliendosi, era qualcosa di meravigliosamente inquietante. Un gelido calore pervadeva le strade, ridotte ormai a soffici torrenti di neve. Nell’attimo

Quindicesimo Capitolo - 15

Salve ragassuoli, mi dispiaccio ogni volta per il ritardo nella pubblicazione, e mi rendo conto che sta diventando un disagio. Ecco perchè, dalla settimana prossima, per problemi di lavoro, la fan fiction sarà pubblicata il MARTEDì. Chiedo ancora scusa, e spero di non aver recato disagio. Ringrazio tutti quelli che hanno messo mi piace alla pagina   Pokémon Adventures ITA . Vedere il seguito crescere ogni giorno di più è una grande soddisfazione. Sei su EFP? Vieni a recensirci anche lì!  Andy Black, autore su EFP Ricordo sempre che il nostro progetto, Pokémon Courage ha bisogno di sostegno da parte vostra...niente soldi, tranquilli, basta solamente un po' di partecipazione. Siamo davvero così pochi a leggere questa bellissima storia? Entrate anche voi a far parte della famiglia di Pokémon Courage . Ho finito con le raccomandazioni. Cominciamo. Stay Ready...Go! Andy $   “Rachel...sei davvero tu?” chiese sgomento Ryan, quasi commosso. Zorua fece un